Era una calda sera
d’inizio agosto ed io mi sentivo un po’ goffa nella mia
abbondante tuta azzurra.
La città era deserta
e non si udivano rumori intorno alla casa. Anch’io me ne
stavo in silenzio, volevo godermi quegli ultimi attimi di
tranquillità; avevo la netta sensazione che l’avvenimento
più importante della mia vita stesse per verificarsi e che le
ore a venire sarebbero state intense e convulse.
Lo avevo
tanto atteso quel momento e non c’era giorno in cui non
avessi cercato di immaginare come sarebbe accaduto.
Continuamente mi chiedevo come sarebbe stato il suo volto, ma
come si fa ad identificare un viso mai visto? Più cercavo di
pensare ai suoi lineamenti più appariva davanti a me
un’immagine confusa, allora rivolgevo la mia attenzione a
quello che sarebbe stato il suo modo d'essere, ma anche in
questo caso senza risultato.
I pensieri si alternavano in modo
nebuloso, ma la tenerezza che già provavo per lui era
costante e senza fine.
Ricordo il suo primo
movimento quando, per la prima volta, sentii materialmente la
sua presenza. Fu un lieve tocco quasi volesse attirare la mia
attenzione, per dirmi con dolcezza che era lì.
Da allora i
miei giorni trascorrevano nella trepida attesa di un suo
cenno, per entrare in contatto con lui e per avere la certezza
del buon andamento della sua crescita.
Avevo scoperto che
quando ero distesa, il mio ventre si agitava maggiormente.
Probabilmente, essendo più rilassata, riuscivo meglio e con
meno fatica a percepire ogni minimo movimento. A volte, in
questi momenti di pace, gli parlavo ed ascoltavamo insieme la
musica. Dicono che piaccia la musica a questi esserini in
sviluppo! Ed io lo immaginavo attento all’ascolto di quelle
dolci note.
Fin dal primo momento
in cui venni a conoscenza della sua presenza dentro di me, il
mio modo di essere e le mie abitudini si erano automaticamente
modificate. Tutto era proiettato verso di lui.
Cercavo di evitare ambienti rumorosi per
paura che potessero infastidirlo. Durante il pranzo mangiavo
abbondantemente, pur non essendo mai stata di grande appetito,
per paura che potesse mancargli il nutrimento necessario.
Insomma la mia vita era già cambiata.
All’improvviso,
i miei pensieri furono interrotti. Mi si ruppero le acque e
senza pensarci su, presi la borsa con l’occorrente e
raggiunsi l’ospedale.
La sala d’attesa era luminosa,
avvolta anch’essa da un’atmosfera di pace. Pareva che
fosse deserto anche quel luogo e che inservienti e medici si
fossero presi una pausa dal gran caldo.
Ma ecco apparire
un’ostetrica che mi condusse dal primario per effettuare una
visita e subito dopo in sala "Monitoraggio", per
accertamenti sulle condizioni del bambino.
Sdraiata sul
lettino, mi abbandonai nuovamente ai pensieri. L’emozione
era fortissima: entro breve tempo l’avrei conosciuto.
Ero
talmente eccitata che quasi non mi resi conto che le prime
doglie iniziavano a farsi sentire. Tutto stava procedendo
regolarmente e ci fu detto di accomodarci in un’altra
saletta in quanto ancora la dilatazione non era tale da poter
avviare il parto.
Mio
marito mi fu di grande sostegno in quei momenti. Mi aiutò a
respirare nel modo giusto per poter sopportare meglio le
doglie, che pian piano aumentavano sempre più.
Quando
raggiunsero l’apice non ci fu niente per poterle calmare ed
il dolore divenne insopportabile. Trascorsi ore faticose, poi
l’ostetrica disse la frase che desideravo da tempo udire:
"Ormai sei pronta".
Intorno a me ostetrica,
ginecologo e due assistenti si alternavano. Ho un ricordo
frenetico di quei momenti, ricordo voci, rumori e tanto dolore
ma d’un tratto tutto si calmò e lo vidi.
Trattenni a stento
le lacrime in quanto ero troppo tesa per lasciarmi andare al
pianto, ma provai un’emozione senza eguali. L’ostetrica
che lo teneva in braccio, avvolto in un telo bianco, lo
avvicinò a me.
Non dimenticherò mai quel faccino affaticato
che pareva reclamare già tanto affetto ed amore! Una forte
sensazione di tenerezza s’impadronì di me e mi abbandonai
alla stanchezza.
Seguirono
giorni intensi ed ogni volta che lo avvicinavo al mio petto
per allattarlo, il legame tra noi diventava sempre più forte.
I suoi progressi erano giornalieri ed io adoravo trascorrere
molto tempo ad osservarlo.
Era
come un bocciolo che ogni giorno si schiude facendo scoprire
petali sempre nuovi.
Sono
trascorsi tre anni ed il mio fiore continua a sbocciare ogni
giorno ed a donarmi amore. La gioia più intensa la provo
quando mi dice fiero: "Tu sei la mia mamma!" e si
stringe a me forte forte, felice.