I primi pirati di cui si hanno notizie vissero moltissimi anni
fa. Derubavano le navi mercantili che navigavano lunghe le coste
dell'antica Grecia. Si nascondevano sulle isole vicino alle
coste e quando un mercantile passava in zona, raggiungevano a
remi la nave e sorprendevano i marinai. Razziavano il carico e
talvolta rapivano i marinai e si impadronivano dell'intera
imbarcazione. Si racconta che un gruppo di pirati rapì Dioniso,
dio del vino e delle feste. Dioniso si trasformò in un leone e
per sfuggirgli, i pirati saltarono in mare, dopodichè Dioniso li
trasformò tutti in delfini.
I pirati costituirono un
problema anche per l'antica Roma. Attaccavano le navi che
trasportavano merci da e per i porti romani e avevano
addirittura una propria nazione, sulle coste dell'attuale
Turchia. Il grande imperatore romano Giulio Cesare era molto
giovane quando fu catturato dai pirati, che lo tennero
prigionieri per moltissimi giorni. Lo liberarono solo dopo che
suo padre ebbe pagato un lauto riscatto. Dopo la liberazione,
Cesare si mise al comando di una flotta di navi e partì
all'inseguimento dei suoi rapitori. Li sconfisse e li fece
giustiziare tutti. Nel 67 a.C. il generale romano Pompeo
organizzò una campagna militare contro i pirati. La flotta
romana attaccò le navi pirata in mare aperto, mentre l'esercito
assaliva le basi dei pirati sulla terraferma. Più di tremila
fuorilegge furono catturati o uccisi in battaglia.
Intorno al 700 d.C. i
Vichinghi cominciarono ad attaccare i villaggi costieri
dell'Europa settentrionale. Venivano dalla Norvegia, dalla
Svezia, dalla Danimarca. Nell'antica lingua scandinava il
termine "vichingo" significa "colui che viaggia per mare". Le
lunghe imbarcazioni dei Vichinghi erano chiamate "karv". Erano
molto veloci e di solito dotate di una sola vela e numerosi
remi. Spesso la prua era ornata da una polena che rappresentava
la testa di un serpente. Quando i Vichinghi attaccavano un
villaggio, sbarcavano in massa, urlando e brandendo asce e
spade. Saccheggiavano case e chiese e riducevano gli abitanti in
schiavitù. Le scorrerie vichinghe proseguirono per quattrocento
anni. Ma poco a poco i Vichinghi cominciarono a colonizzare le
terre invase, dove costituirono fattorie e si dedicarono al
commercio.
Nel Medioevo le navi
venivano attaccate da un altro gruppo di predoni del mare: i
pirati barbareschi. I barbareschi erano marinai provenienti
dalle coste settentrionali dell'Africa. Erano più interessati
alla cattura di marinai e passeggeri che al bottino di merci e
oggetti preziosi. Spesso le loro navi speronavano quelle
cristiane che trasportavano ricchi cavalieri diretti alle
crociate, per catturarli e poterne ricavare un riscatto. Se
nessuno pagava, vendevano i prigionieri al mercato degli
schiavi.
Fin
dalla nascita della pirateria anche i mari dell'Estremo Oriente
furono infestati dai pirati. Attaccavano le navi e le città
costiere nei mari della Cina, del Giappone e del Borneo. Nel
XVII secolo il pirata Cheng Chihlung navigò alla testa di una
flotta di oltre mille navi pirata e una donna chimata Cheng I
Sao condusse più di settantamila pirati in una serie di
terribili scorrerie! Fino alla fine del XV secolo la pirateria
fu limitata ai mari dell'Europo, dell'Africa e dell'Estremo
Oriente. Ma con la scoperta dell'America, i pirati ebbero a
disposizione un nuovo mondo di navi da arrembare.
I PIRATI DEL NUOVO MONDO
Nel 1492 un grande
esploratore, Cristoforo Colombo, compì una traversata che cambiò
la storia del mondo. Colombo era finanziato dal re e dalla
regina di Spagna e voleva trovare un nuovo percorso per
raggiungere l'Asia. Colombo non raggiunse il continente
asiatico, ma sbarcò su un'sola del mar dei Caraibi. L'isola si
trovava in una parte del mondo che nessuno in Europa conosceva
ancora, quella che oggi si chiama "emisfero occidentale". Ai
tempi di Colombo fu conosciuto invece come "Nuovo Mondo". Dopo i
l viaggio di Cristoforo Colombo, navigatori ed esploratori
spagnoli occuparono aster aree dell'America centrale e
meridionale. Distrussero le civiltà dei nativi americani e
depredarono oro e argento, gioielli e pietre preziose. Gli
Spagnoli riempirono interi galeoni di tesori rubati d portare in
patria. E quelle navi presto divennero la preda ideale per i
pirati.
I bucanieri furono a lungo
il terrore delle colonie spagnole nel Nuovo Mondo. Si trattava
per la maggior parte di avventurieri e fuorilegge provenienti
dall'Inghilterra,, dall'Olanda e dalla Francia che nel XVII
secolo si stabilirono a Hispaniola e su numerose isole dei
Caraibi. Per vivere cacciavano bestiame e maiali selvatici e ne
affumicavano la carne per venderla alle navi di passaggio
che l'utilizzavano nelle traversate. Avevano imparato dai nativi
come cucinare la carne su graticole chiamate "boucan", per
questo motivo cominciarono ad essere chiamati bucanieri. Le
isole abitate dia bucanieri erano dominio spagnolo. Quando,
intorno al 1630, i governanti decisero di cacciarli, i
bucanieri, furiosi, si diedero alla pirateria contro le navi
spagnole. Si imbarcavano su lunghe canoe e a forza i braccia
raggiungevano i galeoni di passaggio, che arrembavano armati di
pistole, coltelli e asce per depredarne il tesoro.
I corsari erano pirati che
lavoravano alle dipendenze dei loro governi ed erano autorizzati
ad attaccare le navi dei paesi nemici. I corsari si
impadronivano dei tesori che trovavano sulle navi arrembate ed
erano tenuti a consegnarne una parte ai governi da cui
dipendevano. Il documento governativo che dava ai corsari il
permesso di esercitare la pirateria era la "lettera di corsa".
Nel XVII secolo i governanti di molti paesi volevano una parte
delle ricchezze del Nuovo Mondo, che era dominato dalla Spagna.
Per questo si servirono dei corsari che attaccavano le navi e le
città costiere spogliandole di ogni tesoro. Nei loro paesi
d'origine i corsari erano considerati eroi. Per i paesi
aggrediti, invece, erano pirati, predoni e fuorilegge.
Gli anni tra la fine del
XVII secolo e l'inizio del XVIII sono conosciuti come "il
periodo d'oro della pirateria". In quell'epoca molti governi
fornirono "lettere di corsa" a capitani e ciurme per attaccare
navi nemiche. I bucanieri si aggredivano reciprocamente, oltre
ad accanirsi contro gli Spagnoli. I pirati barbareschi
continuavano la loro attività in tutto il Mediterraneo e con lo
sviluppo delle colonie nell'America del nord, pirati di ogni
genere cominciarono ad arrembare le navi mercantili che
portavano i rifornimenti. I mari e gli oceani divennero così
pericolosi che alla fine molti paesi decisero di accordarsi per
combattere la pirateria. Furono emanate leggi molto rigide
contro i pirati e chiunque commerciasse con loro. Centinaia di
pirati furono uccisi in battaglia e molti altri processati e
impiccati per i loro crimini. Verso il 1720 il periodo
d'oro della pirateria era ormai concluso, ma numerosi pirati
erano già entrati nella leggenda.
NAVI PIRATA
Nel corso dei secoli, i
pirati hanno navigato sul mare con molti tipi di imbarcazioni.
Le prime navi erano le "galere". Una galera è una grande barca a
remi fornita di vele. Quando il vento era a favore, le vele
venivano sfruttate per accelerare la navigazione. I pirati
barbareschi avevano galere molto grandi, tanto che erano
necessari un centinaio di rematori per muoversi. Quelle navi
imbarcavano anche soldati e proprio per questo raramente navi
del genere partivano per lunghi viaggi oceanici. C'erano così
tanti uomini a bordo che non restava posto per le provviste!
Durante il periodo d'oro
della pirateria, la maggior parte delle navi pirata erano
velieri, che utilizzavano il vento come forza motrice per i loro
lunghi viaggi in cerca di tesori. Tutti i velieri erano
abbastanza simili fra loro. Erano di lego e avevano grandi vele
di tessuto pesante e resistente. Le vele erano appese a travi
trasversali chiamate "pennoni", che a loro volta erano fissati
ad alti pali chiamati "alberi". I velieri dei pirati avevano
spazi appositi per conservare le provviste e custodire il
tesoro. Molti erano armati di cannoni e altre armi da fuoco più
piccole per attaccare le navi ddi passaggio.
Un veliero è una nave
dotata di vele e ne esistono vari tipi: lo "sloop" è una delle
imbarcazioni preferite dai pirati. Era una piccola barca con un
solo albero. Gli sloop dei pirati non potevano trasportare tanti
cannoni e uomini come le navi pèiù grandi, ma in battaglia si
muovevano molto velocemente. Per i pirati la velocità era
fondamentale. Le loro imbarcazioni dovevano cogliere di sorpresa
le navi che intendevano attaccare e dovevano anche essere svelte
per sfuggire alle navi che volevano attaccare loro!
Le "golette" e i
"brigantini" avevano invece due alberi ed erano navi piuttosto
veloci. I brigantini a palo avevano tre o più alberi.
Erano più lenti delle imbarcazioni più piccole, ma alcuni pirati
li preferivano perchè potevano trasportare più cannoni e un
bottino più consistente.
VITA DA PIRATI
I pirati erano ladri,
assassini e rapitori. Non ubbidivano alle leggi di nessuna
nazione, ma rispettavano le regole stabilite a bordo delle loro
navi. I pirati chiamavano le loro regole di comportamento "il
Codice". Il Codice indicava agli uomini come dovevano
comportarsi a bordo. Elencava le punizioni previste per chi
infrangeva le regole e stabiliva come il bottino razziato alle
navi arrembate doveva essere diviso fra ciurma e capitano. Le
regole più comuni erano: il bottino viene diviso in parti uguali
fra tutti i marinai, è vietato azzuffarsi, è vietato il gioco
d'azzardo, le donne non possono salire a bordo, le armi devono
essere sempre pulite e pronte, la punizione per il furto e la
fuga in battaglia: la morte!
Il ruolo più importante su
una nave pirata era quello del capitano. Il capitano comandava i
pirati in battaglia, inoltre era suo compito "pilotare" la nave,
ciò significa che era responsabile di portare la nave a
destinazione. Anche il capitano della nave pirata doveva
rispettare il Codice. Se non lo faceva e se non si comportava
come doveva, la ciurma poteva decidere di gettarlo fuoribordo e
di eleggere nuovo capitano.
Anche il commissario di
bordo aveva un compito molto importante. Decideva cosa sottrarre
alle navi arrembate e divideva il bottino fra gli uomini e il
capitano Distribuiva le vettovaglie e organizzava il lavoro dei
marinai a bordo.
La ciurma doveva lavorare
duro per tenere in ordine la nave pirata. C'erano le vele, le
gomene e le sartie da riparare, i cannoni da pulire, i ponti da
lavare.
Era
difficile procurasi il cibo nel corso delle lunghe traversate in
mare. Qualche volta i pirati allevavano galline a bordo per
avere a disposizione uova fresche. Mangiavano carne secca e
gallette, quasi sempre rafferme e magari ammuffite. Nei lunghi
viaggi in mare era un problema rifornirsi di acqua dolce, per
questo i pirati ne caricavano a bordo grandi scorte. Le
traversate spesso prevedevano anche molti giorni di inattività e
la vita a bordo poteva essere davvero noiosa. Per passare il
tempo,i pirati giocavano a dadi e qualche volta scoppiavano
terribili risse. Il Codice vietava severamente il gioco
d'azzardo e le risse. Il commissario di bordo aveva il compito
di stabilire le punizioni per coloro che infrangevano le regole.
Molte storie di pirati
raccontano che chi non rispettava le regole del Codice spesso
venivano condannato a morte e gettato fuoribordo. Il condannato
aveva gli occhi bendati e le mani legate. Una larga tavola di
legno veniva fatta sporgere oltre il parapetto della nave e lui
era costretto a camminare sull'asse, fino a quando cadeva in
mare. Non esistono prove certe che questo tipo di esecuzione
venisse davvero messo in pratica. Una punizione terribile era
anche l'abbandono. I condannati a questa pena venivano
abbandonati su un'isola deserta e lasciati sulla spiaggia, senza
cibo nè acqua. le isole deserte erano quasi sempre molto piccole
e per il pirata abbandonato era difficile sopravvivere.
IL TESORO DEI PIRATI
Perchè i pirati
affrontavano le terribili condizioni di vita della navigazione
in mare? Perchè erano così feroci e crudeli? Perchè rischiavano
la pena di morte per i loro crimini? Per molti di loro la
risposta è semplice: per denaro. L'arrembaggio di un galeone
carico d'oro e gioielli poteva rendere ricchi per il resto della
vita il capitano e tutti i marinai di una nave pirata. I pirati
chiamavano "bottino" la refurtiva dell'arrembaggio. Il bottino
migliore era l'oro, ma anche l'argento era un bottino molto
ambito. Sfortunatamente le navi mercantili che trasportavano
forzieri pieni d'oro e d'argento erano poche, perchè di solito i
pirati dovevano accontentarsi di ciò che c'era. Quando
abbordavano una nave, si impossessavano di tutto ciò che aveva
un valore. Prendevano spezie e zucchero da rivendere una volta
tornati a terra, i gioielli dei passeggerei e tute le parmi. I
pirati arraffavano anche vele e cordami da riutilizzare sulla
loro nave. Rubavano cibo, acqua e ogni genere di vettovaglie.
Inoltre si impadronivano di tutte le medicine, perchè all'epoca
i medicinali erano rari e costosi. Qualche volta i pirati si
impossessavano dell'intera nave! La trasformavano in una navae
pirata e costringevano la ciurma a unirsi a loro.
Il Codice di ogni nave
stabiliva regole ferree riguardo al spartizione del bottino, che
di solito veniva rigorosamente diviso in parti uguali fra tutti
gli uomini della ciurma. Solo i capitano, il commissario
di bordo e il medico di bordo ricevevano qualcosa più degli
altri.
Molte storie raccontano di
pirati che seppellivano forzieri colmi di oggetti preziosi su
misteriose isole deserte e quasi sempre disegnavano una mappa
che indicava esattamente dove quel tesoro era sepolto. Può darsi
che non esistano tesori sepolti su isole misteriose, m a
sicuramente ci sono tesori di pirati in fondo all'oceano. Molte
navi pirati naufragarono a causa delle tempeste, altre furono
sconfitte in battaglia e affondate e quando una nave pirata
colava a picco, il tesoro che trasportava finiva in forno al
mare con il relitto.
ALL'ARREMBAGGIO!
Quando attaccavano una nave
i pirati utilizzavano molte armi, ma quella che preferivano non
era un fucile, un coltello o una spada. La loro arma prediletta
era la sorpresa! Spesso i pirati ingannavano la ciurma della
nave che intendevano attaccare. Fingevano che la loro fosse una
normale nave mercantile, nascondevano le armi e issavano la
stessa bandiera. Quando la nave pirata era abbastanza vicina
all'altra, all'improvviso gli uomini davano fuoco alle polveri e
issavano la bandiera pirata. Poi gettavano numerosi grappini
oltre il parapetto della nave avversaria, tiravano con forza le
gomene fissate ai grappini e facevano accostare le due
imbarcazioni. A quel punto glia assalitori potevano agevolmente
saltare sul ponte della nave per andare all'arrembaggio.
Urlavano a squarciagola, agitavano sciabole e stiletti e
sparavano a più non posso. I pirati facevano di tutto per
spaventare gli avversari durante l'arrembaggio, perchè volevano
che le vittime si arrendessero senza combattere. E di solito era
proprio così!La maggior parte dei marinai venivano pagati
pochissimo e non avevano nessuna voglia di rischiare la vita per
difendere un tesoro che non apparteneva a loro.
In combattimento i pirati
usavano molti tipi di armi. La "sciabola corta" era l'arma
preferita nel periodo d'oro della pirateria. Si trattava di una
spada corta, dalla lama larga e molto affilata, con un'elsa per
proteggere le dita del pirata. Era più adatta di una lunga spada
per combattere negli spazi ristretti delle navi ed era meno
facile che restasse impigliata fra le sartie. Spesso i pirati
combattevano anche con piccoli pugnali chiamati "stiletti",
adatti a combattimenti in luoghi ristretti. All'inizio del XVIII
secolo molti pirati cominciarono ad usare pistole a pietra
focaia, che sparavano un solo colpo e poi dovevano essere
ricaricate. Per questo spesso un pirata all'arrembaggio teneva
una pistola in ciascuna mano. I pirati usavano anche lunghi
fucili chiamati "moschetti". La mira di un moschetto era più
precisa di quella di una pistola a pietra focaia. Con un
moschetto era possibile colpire un bersaglio anche a novanta
metri di distanza. Talvolta i pirati davano inizio all'attacco
sparando un colpo di moschetto al timoniere della nave
avversaria. Il timoniere era l'uomo che governava la nave: se
veniva colpito, la nave andava alla deriva ed era più facile da
catturare. I pirati tagliavano le sartie e le gomene della nave
che stavano attaccando con poderosi colpi d'ascia. Senza sartie,
infatti, le vele cadevano sul ponte e la nave era "morta
nell'acqua", cioè non era più in grado di navigare. I pirati
usavano le asce anche per abbattere le porte delle cabine e
aprire i forzieri colmi di tesori. A volte usavano anche bombe
fumogene. Le preparavano riempiendo un vaso o una bottiglia con
catrame e stracci, poi davano fuoco al contenuto e gettavano la
bomba sul ponte della nave che stavano arrembando. Il denso fumo
nero che si sviluppava rapidamente accresceva la confusione e la
paura degli avversari. Durante l'attacco i pirati usavano anche
i cannoni. Le palle di cannone erano fatte di pietra o di ferro
e riuscivano facilmente a perforare le vele e a fracassare il
legno dello scafo.
Nel XIX secolo una serie di avvenimenti riuscì praticamente a
spazzare via la pirateria. Nel 1816 il porto da cui partirono i
pirati barbareschi fu distrutto. Nel 1849 la marina inglese
distrusse una grande flotta pirata in Asia. Nel 1856 molte
nazioni firmarono un accordo con cui si impegnavano a non
concedere più lettere di corsa. In quell'epoca, inoltre, si
erano ormai diffuse le navi a vapore, che non dipendevano dal
vento per navigare. I pirati, con i loro piccoli velieri, non
avevano speranze contro le grandi navi a vapore, possenti e ben
armate. Tuttavia i pirati continuarono a vivere nei
romanzi e nelle leggende che li riguardavano. "L'isola del
tesoro" è il più famoso romanzo di pirati che sia mai stato
scritto. Narra la storia di un ragazzo che combatte contro i
pirati alla ricerca di un tesoro nascosto. E poi tutti conoscono
Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere e combatteva
contro il malvagio pirata Capitan Uncino. I pirati di un
tempo arrembavano le navi, rubavano forzieri pieni di dobloni e
catturavano marinai e passeggeri e ancora oggi continuano e
continueranno a catturare per sempre la nostra immaginazione.