Pilly

(scritto da Monferrina)

 

Questa è la storia di Pilly… di come è entrata nella mia vita e di come mi ha insegnato tante cose… è una storia vera, accaduta poco tempo fa e la dedico a Giuseppe, un mio carissimo amico.

Giuseppe amava vivere in  campagna e amava molto gli animali. Viveva quasi ai piedi delle montagne in una grande casa circondata da un bel giardino, e quando lo conobbi  insieme a lui c’erano Linda e Bobi.

Linda era la padrona di casa, una bella cagnona, di colore  nero ed era grande, sembrava feroce, ma era dolcissima e le uniche cose che non poteva soffrire era quando i ragazzi venivano coi loro motorini a correre  nella strada davanti a casa, cioè, a dire il vero, erano i motorini che non poteva soffrire, e i leprotti che le correvano sotto il naso al di là del recinto, a cui avrebbe dato volentieri la caccia… A fare la guardia era aiutata da Bobi, un bel pastore tedesco, già un po’ avanti con gli anni, ma insieme formavano una coppia formidabile… con due guardiani come loro nessuno si avvicinava a casa senza essere annunciato dal loro abbaiare, e vivevano felici nel loro giardino, liberi di correre e giocare, coccolati e viziati da Giuseppe  che li amava moltissimo.

Purtroppo un giorno Bobi ci lasciò e andò  a giocare  al ponte  dell’arcobaleno… era già abbastanza anziano, ma lasciò un grande vuoto  specialmente a Linda che era stata sua compagna da quando erano cuccioli. Si intristì  moltissimo quando rimase sola e perse il suo amico… a nulla valevano le carezze del suo padrone, stava accucciata e indifferente a tutto.

Io andavo spesso a trovarla e cercavo di farla giocare, ma lei ne aveva perso la voglia, stava accucciata e  il suo sguardo era assente e lontano. Giuseppe  pensò di trovarle un nuovo amico, forse avrebbe ritrovato la voglia di giocare e correre…

Fu così che adottammo Pilly.

Pilly era una deliziosa cagnolina meticcia, bianca a macchie nere, forse era un incrocio con un setter, timida, spaventata e diffidente, e ne aveva ragione, perché era tenuta legata in un piccolo recinto vicino a delle caprette.  Non era maltrattata e non aveva patito la fame, ma poche carezze.

Appena portata a casa si nascose sotto il letto e ci vollero  parecchi giorni per conquistare la sua fiducia e amicizia… parecchi giorni, parecchie carezze e paroline dolci e parecchi biscotti, e alla fine la nostra costanza fu premiata… si avvicinava, voleva giocare ma sempre però con un po’ di diffidenza…

L’unico momento che si riusciva a coccolarla era al mattino, appena sentiva muovere veniva in casa e si lasciava accarezzare, le prendevo il musetto fra le mani e le parlavo e lei lasciava fare, perché  sapeva che dopo avrebbe avuto la sua ricompensa… un bel bocconcino o un biscotto. Poi per tutto il giorno si teneva a distanza di sicurezza, pur facendoti capire che voleva giocare… camminava vicino, ma come facevi per prenderla si ritraeva, ma il suo sguardo parlava.

Linda a vedere un nuovo cane sulle prime si sdegnò e si schivò altezzosa, mentre Pilly la guardava e studiava se poteva fidarsi di lei… anche Linda era già un po’ avanti con gli anni e quel nuovo arrivo forse turbava un po' la sua tranquillità e sicurezza, ma piano piano in lei prevalse l’istinto materno, si affezionò a Pilly, ritrovò la voglia di giocare e ritornò ad essere la cagnona allegra di prima.

Un mattino trovammo una sorpresa… Pilly aveva trovato un amico, un piccolo volpino beige… non si seppe mai da dove arrivava, ma si era accucciato vicino al cancello e ci guardava da dietro le sbarre con occhi imploranti e non si muoveva… anzi, riuscì a intrufolarsi nel cortile e non volle più andarsene… Forse aveva fame, forse l’avevano abbandonato o forse era stato maltrattato e aveva deciso lui di andarsene dalla casa in cui abitava e aveva scelto noi… Fatto sta che adottammo anche Lapo e nessuno venne mai a cercarlo o reclamarlo, così la famiglia crebbe. Lapo era un cane buono e affettuoso, si ambientò benissimo insieme a Pilly e Linda... anzi si nominò capogruppo, del resto era l’unico maschio e si rivelò un ottimo guardiano.

Ma anche per Linda venne il momento di raggiungere Bobi al ponte dell’arcobaleno… ultimamente era sempre stanca e stava in disparte limitandosi a osservare Pilly e Lapo che giocavano e provammo nuovamente il dolore della perdita… però stavolta il dolore fu mitigato dalla notizia che Pilly e Lapo avrebbero avuto i loro  cuccioli e questo ci riempì di gioia e aspettativa.

A volte Giuseppe doveva assentarsi da casa per qualche giorno, e io mi fermavo a casa sua coi cani.  Avevo notato che Pilly ultimamente era spesso pensierosa e il suo sguardo era diverso dal solito…sembrava volesse dirmi qualcosa… infatti un giorno, proprio mentre il suo padrone era assente ed eravamo sole, si accucciò vicino a me, posando la testa sulle mie ginocchia.

"Che succede Pilly", le dissi, "ti manca il tuo papà, vero… ma vedrai che presto ritorna."

Lei si allungò… l’accarezzai… e improvvisamente capii quello che voleva dirmi… sarebbe diventata mamma…

La vita toglie e poi dà… avevamo perso Linda e Bobi da poco e fra poco  ci  saremmo  trovati   con  una nidiata  di cuccioli.  Ne  nacquero sei… alcuni bianchi e neri come la mamma e alcuni neri  e  marroni,  forse come qualche nonno, di Lapo avevano solo qualche leggera sfumatura beige. Trovarsi con sei cuccioli, vederli nascere, aprire gli occhi, crescere piano piano, fare i primi passi, i primi giochi , le prime corse, le ciabatte rosicchiate… fu un’esperienza nuova. Pilly era una mamma premurosa e affettuosa, non li perdeva di vista, quando ci avvicinavamo stava sempre vigile e attenta, anzi teneva a distanza anche Lapo, perché li lasciasse tranquilli... Però giunse il momento che si dovette pensare a cercare una casa per i cuccioli, ma tre rimasero con noi.

Non ho dimenticato lo sguardo di Pilly e la sofferenza che ho visto  nei suoi occhi quando si vide portar via tre dei suoi figli… e si dedicò ancora con più amore a quelli  rimasti. Rimasero con noi Monfy e Bibina, bianche e nere come la mamma, Talpa, nera e marrone come i nonni.

Monfy era la più vivace, non stava mai ferma, Talpa la più dolce, cercava sempre coccole e Bibina la più viziata perché era più piccolina di tutti, ma insieme combinavano un sacco di guai, non so quante cose e scarpe sparirono, quante sgridate si presero, ma quanta allegria e risate portarono nella nostra casa.

Un giorno Giuseppe dovette nuovamente assentarsi, pensavamo  una breve assenza e non ritenemmo necessario trasferirmi. Un amico andava tutti i giorni a portare  da mangiare ai cani, ma quando capimmo che Giuseppe non avrebbe più fatto ritorno a casa andai e mi fermai.

Non so cosa pensassero i cani quando videro che il loro papà non tornava a casa, non so se avevano la nozione del tempo che passava, non so se si credettero  abbandonati… o se non vedendolo arrivare l’avessero dimenticato, se soffrissero la solitudine e la mancanza delle sue carezze… So solo che lo sguardo che mi rivolgevano  mi faceva male, specie quello di Pilly… vedevo tristezza, domande, attesa, fiducia e affetto… e quando piangendo le sussurrai che il suo papà non sarebbe più tornato, che anche lui era al ponte dell’arcobaleno, sono sicura che capì e pianse con me. L’abbracciavo  e mi chiedevo cosa sarebbe stato di loro, quale sarebbe stato il loro destino… senza più  padrone dove sarebbero finiti, in qualche canile chiusi in gabbia… o da qualche altra parte legati a una catena… li avrebbero separati… loro erano sempre stati liberi e sempre insieme… e penso che fu proprio stare uniti che consentì di sopravvivere nei rimanenti mesi, in attesa di trovare un modo per non dividerli.

Nei primi giorni  passati senza più vedere il loro papà non volevano mangiare, si erano intristiti, ora però li vedevo nuovamente giocare e correre, abbaiare ai leprotti o agli uccelli, fare la guardia, forse si erano abituati alla sua assenza, ma non tutti allo stesso modo penso. Monfy, Talpa e Bibina erano nate lì ed erano sempre state con Pilly e Lapo, ma Pilly che aveva già avuto cambiamenti? E Lapo, arrivato per caso? Si sarebbero sentiti nuovamente persi e soli?

Fu un periodo difficile per tutti, per i cani e per me che dovetti poi lasciarli e tornare a casa. Senza Giuseppe io non potevo restare in quella casa, passavo a volte a vederli, ma  era triste accarezzarli dalle sbarre del cancello. Io non potevo tenere animali,  forse uno si, ma quale? La timida Pilly? Separare nuovamente la mamma dai figli? O Monfy, scatenata e birichina? Talpa? Così dolce… o Bibina, più piccolina… o Lapo, il compagno di Pilly e loro papà?... era giusto separarli?… ma era anche difficile trovare chi li avrebbe accolti tutti…

Un amico si offrì di prenderne uno e scelse Bibina, e almeno lei dopo i primi giorni di smarrimento e distacco trovò una casa, affetto e carezze e altri amici con cui giocare, sono andata a trovarla e ho visto che sta bene e le vogliono bene. Gli altri rimasero nella casa ormai senza abitanti e un parente di Giuseppe portava da mangiare tutti i giorni, in attesa di trovare una soluzione.

Così trascorse l’estate, venne l’autunno e quando ormai la situazione sembrava precipitare ed era impensabile continuare a farli vivere così in inverno, una famiglia si fece avanti, accettò di prenderli tutti, di non separarli, di tenerli liberi e sopratutto di amarli…

So quanto Giuseppe amasse i suoi cani e si preoccupasse e pensasse al loro destino nei suoi ultimi giorni di vita. Io spero che da  dove si trova ora e se ci vede non ci giudichi troppo severamente, hanno certamente  sofferto in quei giorni, non la fame o maltrattamenti, ma solitudine e  mancanza di affetto…Bibina è lontana, in un’altra casa, ma sta bene ed è stato fatto il possibile per non separarli ancora.

Conosco le persone che li hanno presi… Ogni tanto vado a trovarli nella nuova casa, passo un po’ di tempo con loro e gioco, quando mi vedono arrivare mi fanno le feste, si ricordano di me… e mi chiedo se aspettano sempre di vedere arrivare Giuseppe. Si sono ambientati nel nuovo cortile, corrono e sembrano felici e spero  abbiano dimenticato il brutto periodo passato. Monfy, Talpa e Lapo mi coinvolgono nei giochi, poi tornano fra di loro.

Pilly invece mi viene incontro  sempre un po’ timida… l’accarezzo, le parlo, con la sua sensibilità di mamma è quella che si è resa conto più di tutti dei cambiamenti che ci sono stati nella sua vita.

Ha sopportato tante cose, da cucciola legata ad una catena, in silenzio la sofferenza del parto e quando la separarono dai figli, perdere il padrone e la sua casa, vivere mesi quasi in solitudine senza le carezze a cui era abituata, ma non ha mai dimenticato che era mamma, e  ha sopportato tutto con dignità e rassegnazione.

Mi ha insegnato ad avere fiducia e non perdere mai la speranza e che quando tutto sembra perso e senza soluzione, c’è sempre Qualcuno che provvede a noi.

Quando vengo via e li saluto, mi guardano coi loro occhi dolci che dicono tante cose… domande… rimproveri… dolore, speranza e delusione, tristezza e ricordi, ma tanto amore… perchè quando ti danno il loro amore non te lo toglieranno mai, qualunque cosa succeda… e mentre mi allontano e mi seguono con lo sguardo alcune lacrime scendono sul mio viso.

  

Home Page

LE MILLE BOLLE BLU ringrazia per la grafica:

 i legittimi proprietari delle immagini anche se non noti e non espressamente indicati