Sicuramente tu già conosci la vita di Gesù, certamente
l’avrai sentita raccontare tante volte, ma forse non hai mai sentito parlare di un piccolo
uccellino, della famiglia dei passeracei, un uccellino, piccolo,
ma curioso oltre ogni dire e generosissimo.
Per sapere cosa accadde occorre tornare, con la memoria di
quanto ci hanno raccontato, al tempo in cui Gesù fu condannato
a morte con il supplizio della croce.
Egli procedeva ricurvo sotto il peso del triste strumento della
sua tortura e della sua morte, quando un uccellino, che volava
nei pressi, incuriosito dalla folla che seguiva Gesù, si mise a
sorvolare tutta la zona fino ad arrivare alla testa del corteo.
Quando fu su Gesù cercò di capire perchè mai tutti seguissero
questo pover’uomo, ma guardandolo meglio, con gran dolore si
accorse che egli soffriva, oltre che per il grande peso della
croce, anche perchè la sua bella testa bionda era stata cinta
da una corona di spine che lo ferivano facendolo sanguinare.
"Ma dove lo portano quel poverino?", si chiese
l’uccellino e, intanto, lo seguiva preoccupato e addolorato.
Finalmente il triste corteo si fermò, erano giunti sul colle
chiamato Golgota, i soldati che scortavano il condannato
gli avevano tolto dalle spalle il pesante fardello e lo stavano
facendo spogliare.
Ecco, lo facevano distendere sulla croce, in
un attimo l’uccellino capì che quei lunghi chiodi servivano
per fermare al legno le mani e i piedi di Gesù. Immediatamente
pensò di impedirlo cercando di portarli via, ma... quanto
pesavano! Per quanti sforzi facesse, non riusciva a sollevarli
nemmeno di un centimetro.
La croce fu issata ed il condannato cominciò la sua agonia.
Ogni tanto Gesù alzava gli occhi al cielo, erano occhi che
esprimevano un’immensa sofferenza, l’uccellino li guardava e
soffriva anche lui per quel poveretto e non si stancava mai di
girare in volo sulla sua testa per studiare la maniera per
alleggerire almeno un po’ le sue sofferenze.
Ma poco poteva quel piccolo esserino grande ancor
meno che un pugno di bambino, o forse no, qualcosa aveva trovato
che potesse alleggerire le sofferenze di Gesù. C’era una
spina della corona, che ancora gli cingeva il capo, che gli si
era conficcata nella tempia e lo faceva sanguinare più delle
altre.
Con un immane sforzo l’ uccellino, sbattendo forte le
piccole ali, prese nel becco la spina e con uno strattone la
strappò dalla tempia di Gesù e in quello stesso istante Gesù
esalò l’ultimo respiro.
L’uccellino fece ritorno al nido e qui incontrò altri
uccellini che commentavano fra loro quanto era accaduto sul Golgota, solo lui era silenzioso fino a quando qualcuno gli
disse: "Ma guarda che sporcaccione! Mangi bacche rosse, ti
sbrodoli tutto il petto e poi non ti netti le piume!"
Il passerotto corse, allora, allo stagno per lavarsi, ma per
quanto strofinasse e bagnasse, la macchia rossa non veniva via,
anzi, diventava sempre più rossa e brillante.
Gesù era stato sepolto, ma al terzo giorno, come sai, resuscitò.
Egli camminava per un sentiero di campagna e andava ad
incontrare i suoi apostoli che, chiusi in una casa, aspettavano
la sua venuta, quando sulla sua testa cominciò a svolazzare un
uccellino, ma sì, era proprio lui, quello che con un moto
di grande pietà e generosità gli aveva estratto la spina dalla
tempia, quello che si era macchiato il petto con una goccia del
suo sangue, lo riconosceva dallo sbattere delle ali e dalla
macchia rossa sul bianco del petto.
Gesù lo benedisse e nel
ricordo della sua bontà volle che questa macchia si trasferisse
su tutti gli uccellini che da lui fossero nati dando luogo ad
una nuova specie che si chiamò "PETTIROSSO"