Il
giorno stava nascendo ed i primi raggi di sole salutavano il
paese di Bensistà, ancora sonnecchiante.
Era
un paese un po' speciale dove la vita trascorreva in serenità,
senza gravi problemi e la gente era convinta che tutta questa
pace, fosse merito degli animali.
A
Bensistà, infatti, tutti ne possedevano uno. Nessuno si
stupiva, quindi, del cammello del barista che vendeva le
aranciate o dell'elefante del parroco, che durante la messa,
raccoglieva le offerte con la sua lunga proboscide.
Il
signor Felice era il veterinario del paese e per lui il lavoro
non mancava mai. Abitava in una casa vicino al lago, con un
grande giardino e tantissimi animali, tra cui una famiglia di
rane giganti ed un gorilla nano.
Voleva
un gran bene a tutte le sue bestiole, ma ad una in particolare
era legato da tanto affetto: il pappagallo Gennarino.
Moltissimi
anni addietro il direttore di un circo, di passaggio in paese,
lo portò da Felice perché si era rotto un'ala. Grazie alle
amorevoli cure del veterinario tornò presto a volare, ma il
direttore non passò più a riprenderlo e così Felice ed il
pappagallo, da quel giorno, restarono sempre insieme e
diventarono grandi amici.
Gennarino
aveva uno splendido piumaggio rosso con pennellate di verde
lungo le ali ed un grosso becco adunco color arancio. Era un
pappagallo alquanto strano: amava la musica, suonava la chitarra
e mai nessuno lo aveva sentito parlare.
Come
tutte le mattine, anche quel giorno, Felice doveva recarsi in
paese per fare alcune spese.
Saltò
sul sellino della sua bicicletta un po' sgangherata e al secondo
scampanellio, Gennarino arrivò in volata posandosi sul
manubrio.
Durante
il tragitto Felice ed il suo pappagallo fischiettavano
allegramente e spesso capitava che altri uccelli seguissero il
loro viaggio come una scia, rapiti dalle loro voci.
All'uscita
del supermercato il veterinario incontrò la signora Elvira con
uno dei suoi orribili cappellini in testa.
Gennarino
aveva un debole per tutti i cappelli ma quelli della signora
Elvira erano i suoi preferiti. Ne aveva di tutti i tipi, in
velluto giallo, con le piume di struzzo e quando ne indossava
uno, Gennarino glielo portava via con un rapido colpo d'ala, per
restituirglielo solo dopo averci fatto un voletto.
"Signor
Felice, sono così contenta d'averla incontrata! Il mio gatto
Camillo si è completamente ripreso da quel brutto raffreddore
grazie alle sue cure."
Felice
quasi imbarazzato le disse: "Non
deve ringraziarmi, ho fatto solo il mio dovere e poi Camillo è
un gatto forte. Non si preoccupi, le terrà compagnia ancora per
molti anni."
La
signora dopo quell'incontro pensò che a Bensistà erano davvero
fortunati ad avere un veterinario come Felice e che in qualche
modo il paese doveva ringraziarlo.
Improvvisamente
ebbe un'idea e corse dal sindaco per proporgli di regalare
qualcosa di speciale al signor Felice.
Tutti
conoscevano la sua passione per il mare, per la pesca e per
l'acqua ed una crociera, forse, sarebbe stato il regalo più
gradito.
Gli
abitanti parteciparono con generosità ed il successo della
colletta fu strepitoso.
Alcuni
giorni dopo, il veterinario stava giocando in giardino insieme
alla puzzola, quando vide arrivare la corriera del paese dalla
quale scesero la signora Elvira con alcuni amici.
"Signor
Felice!! Yu-Uu!!! Siamo noi!!! Siamo qui per ringraziarla, sono
tantissimi anni che cura con amore gli animali di tutto il paese
e per noi lei è una persona insostituibile",
disse la signora Elvira a nome di tutti.
Prese
una busta dalla borsa e la offrì a Felice. Il veterinario, un
po' titubante, l'aprì e rimase meravigliato del contenuto: un
biglietto per una crociera.
"Vi
ringrazio, è un regalo bellissimo!!! Purtroppo non posso
accettare. Chi si occuperà degli animali?", chiese
impensierito Felice.
"Di
questo non deve preoccuparsi, una settimana non è molto e lei
merita un po' di riposo.",
disse la signora Elvira abbracciandolo.
Ancora
stupefatto ringraziò ed accettò il regalo.
"Gennarino,
ci pensi? Una crociera!!",
urlò saltellando per il giardino.
"Sarà
meraviglioso! Per sette giorni intorno a me mare, mare ed ancora
mare. Non vedo l'ora di partire!"
Il
pappagallo volò a prendere la sua chitarra e cominciò a
strimpellare un'allegra melodia per festeggiare.
A
tanta gioia, però, non si unirono anche gli altri animali. Il
pensiero di restare soli senza il loro amico veterinario li
rattristò e la puzzola scatenò un pianto generale.
"Smettetela
di piangere! Non fate così!
Tornerò presto",
promise Felice.
I
preparativi per la crociera si svolsero nella totale confusione.
Nella valigia c'erano i vestiti insieme alle canne da pesca, i
libri infilati nei costumi da bagno ed il tubetto di crema
abbronzante dentro le scarpe!
Il
giorno della partenza tutti gli animali accompagnarono Felice
fino al porto e chi miagolando, chi nitrendo, chi muggendo lo
salutarono mentre saliva sulla nave.
Solo
il pappagallo non voleva lasciarlo e continuava a rimanere come
appiccicato sulla sua spalla.
Il
Comandante della nave porgeva il benvenuto ai passeggeri che
salivano a bordo e quando arrivò Felice con Gennarino disse con
voce severa: "Gli animali non possono salire a bordo!"
"Lo
so benissimo signor Comandante, ma il mio pappagallo non vuole
proprio abbandonarmi. Le garantisco che se lo lascerà imbarcare
non darà alcun fastidio."
Il
Comandante con aria inflessibile, guardò negli occhi Gennarino
come per metterlo in guardia. Non sopportava gli animali, era
abituato a dare ordini e a risolvere situazioni impreviste e
l'idea di avere un pappagallo come passeggero lo infastidiva.
Gennarino
sapeva come farsi voler bene e mimò un'aria triste e sconsolata
per intenerire il Comandante, che sembrò avere i suoi effetti.
"E
va bene, farò un'eccezione, ma mi raccomando, questa è una
vacanza e gli altri turisti non devono essere disturbati dal suo
pappagallo."
La
crociera non iniziò nel migliore dei modi, ma Felice era certo
che con il passare dei giorni Gennarino avrebbe trovato il modo
per simpatizzare con il Comandante.
La
nave era molto grande e sulla tolda c'era sempre tantissima
gente a prendere il sole, a fare il bagno in piscina o a
divertirsi organizzando qualche gioco.
Felice
cominciava ad apprezzare il regalo degli abitanti di Bensistà e
cercava di rilassarsi il più possibile, leggendo, pescando o
ammirando il panorama, dai colori meravigliosi in un concerto di
suoni.
Anche
Gennarino sembrava gradire il viaggio. Trascorreva le sue
giornate in panciolle, standosene sdraiato a prendere il sole,
mangiando gelati e sorseggiando enormi bicchieri di limonata.
Tutti
gli ospiti della nave gradivano la compagnia del pappagallo e
spesso Gennarino contraccambiava la loro simpatia improvvisando
con la chitarra uno dei suoi spettacoli.
Il
pappagallo era attratto da quest'ambiente nuovo, in particolare
era affascinato dall'uniforme del Comandante così bianca, ma
ancor di più, ovviamente, dal suo cappello con uno stemma
marinaro ed un nodo intrecciato sulla visiera.
Non
riusciva a resistere, era più forte di lui e quando glielo
vedeva in testa partiva in picchiata.
"Vattene
via, uccellaccio",
mentre Gennarino, con aria furbetta, gli rubava il berretto e
gli scompigliava i capelli.
I
turisti assistevano divertiti alla scena ed il Comandante non
sopportava di essere deriso per colpa di un pappagallo.
"Accidenti
a te, brutto pennuto! Se ti prendo..."
Fra
episodi divertenti e momenti di tranquillità erano trascorsi
sette splendidi giorni di sole, ma proprio l'ultimo giorno di
crociera iniziò a piovere. Mentre gli ospiti pranzavano nel
salone ristorante, si avvicinò al tavolo del Comandante il
nostromo e con aria preoccupata gli bisbligliò qualcosa
all'orecchio.
"Non
è possibile! Presto! Emergenza!",
urlò il Comandante alzandosi in piedi di scatto.
Fermò
l'orchestra che stava suonando e fece un annuncio ai tutti i
passeggeri: "Devo
interrompere il vostro pranzo per comunicarvi una spiacevole
notizia. Il tempo sta peggiorando ogni ora di più, la pioggia
ed il vento stanno creando onde altissime e siamo in pericolo."
Le
parole del Comandante furono accompagnate da un crescente
brusio, mentre Felice e gli altri viaggiatori abbandonavano
impauriti il ristorante.
Gennarino
era nascosto sotto un tavolo e con la sua camminata, un po'
goffa ma abbastanza veloce, cercò di guadagnare l'uscita senza
attirare l'attenzione del Comandante, già abbastanza nervoso.
La
pioggia continuava a scendere incessante ed il Comandante,
nonostante la sua grande esperienza, stava perdendo di mano la
situazione. Nella sua lunga carriera di mare ne aveva viste di
tutti i colori ed era sempre riuscito a cavarsela, questa volta
però era più difficile del solito.
Le
onde erano gigantesche e la nave era ormai in balia del vento,
senza possibilità di raggiungere la riva.
Partirono
le richieste di aiuto, la sirena d'allarme suonava
ininterrottamente, ma tutto si stava svolgendo troppo
velocemente ed il Comandante non sapeva più cosa fare. La nave
pareva ballare sopra il mare, i lampi ed i tuoni vestivano il
cielo e le urla dei passeggeri tagliavano l'aria.
Il
pappagallo Gennarino era preoccupatissimo e l'idea che potesse
succedere qualcosa a Felice e agli altri passeggeri, lo faceva
volare nervosamente da poppa a prua.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare la nave da
quella terribile tempesta, ma era solo un pappagallo... La
burrasca continuava ad imperversare e sfidando le intemperie Gennarino si mise in volo, in cerca di soccorsi.
"Aiuto!
Aiuto!"
Cominciò ad urlare, come non aveva mai fatto fino ad allora e
le sue grida furono raccolte da tutti i pesci che nuotavano lì
intorno. Fu così che delfini, balene, capodogli, squali ed
anche un gruppo d'acciughe corsero al salvataggio. Tutti i pesci
si posizionarono sotto la nave e con la forza delle loro pinne,
nuotando contro il mare in burrasca, riuscirono a condurla fino
alla striscia di terra più vicina.
Ci
furono momenti di panico e di grande paura, ma ora tutti erano
in salvo ed anche il mare, per fortuna, finì di brontolare.
I
passeggeri e tutto l'equipaggio ringraziarono con lunghi
applausi gli amici pesci, che ritornarono nelle profondità
marine salutando tutti con spruzzi, tuffi e giochi in acqua.
La
crociera, soprattutto per merito di Gennarino, si concluse bene
e la sera stessa si organizzò una gran festa in onore del
pappagallo. Era stato davvero coraggioso e Felice era orgoglioso
del suo Gennarino che non aveva esitato davanti al pericolo per
aiutare gli altri.
Il
Comandante, invece, nella sua vita non aveva mai dato importanza
agli animali. Aveva sempre pensato fossero solo bestie, che
davano solo scocciature e che servivano a ben poco. Ma dopo il
valoroso gesto dimostrato da Gennarino, si rese conto dell'amore
disinteressato che possono offrire gli animali.
Nel
frattempo la nave era ritornata al porto e Gennarino, che non
aveva perso il suo spirito pazzerello, prima di scendere rubò
per un'ultima volta il cappello del Comandante.
Questa
volta però non reagì in malo modo, anzi...
"Grazie
di tutto Gennarino! Puoi tenerlo, te lo regalo!",
urlava il Comandante mentre lo salutava.
Felice
ed il pappagallo rientrarono a Bensistà accolti dal paese in
festa che fece di Gennarino un eroe. Ma la storia non è ancora
finita.
Un
giorno Felice era in giardino a riparare la sua bicicletta,
sempre più sgangherata, e con l’aiuto del pappagallo tentava
di smontare una ruota.
Ad
un certo punto, fra il rombo di un motore e dei colpi di
clacson, arrivò un’automobile impolverata e con i vetri
scuri.
Scese
un uomo con un enorme cappello di paglia in testa, così enorme
da nascondere completamente il viso di chi lo indossava.
Quel
cappello era troppo invitante per Gennarino e il desiderio di
portarselo via
anche solo per qualche minuto era ormai incontenibile.
“Gennarino,
vieni qui! Non puoi farlo!”,
urlò Felice quando lo vide partire in picchiata.
Le
parole del veterinario servirono a ben poco ed in pochi secondi
il pappagallo si era impossessato dell’enorme cappello.
Ma
che sorpresa si trovò davanti!!
“Ah!
Ah!
Gennarino! Lo sapevo che saresti arrivato!”, disse una
voce divertita.
“Comandante?
Lei qui? E’ di passaggio?”,
chiese Felice con voce stupita.
“Direi
proprio di no. Sono venuto a vivere a Bensistà.”
“Intende
dire che non andrà più per mare e vivrà in campagna? Forse
non sa che tutti gli abitanti del paese vivono in compagnia di
un animale e da quanto ho capito lei non nutre un grande amore
per loro.”
“Questo
era vero, ma dopo l’ultima crociera ho cambiato idea. Sono
stufo della vita di mare e di stare sempre in giro per il mondo.
Ora che ho smesso di lavorare vorrei vivere i miei anni futuri
in serenità ed un animale
mi
terrà buona compagnia.
Ma non ho nessuna esperienza! Lei cosa mi consiglia? Potrei
adottare un cane? No, no abbaierebbe tutto il giorno e
rischierei d’innervosirmi. Allora un gatto… Ecco sì,
prenderò un gatto… oppure no, magari un coniglio, o forse un
cavallo..."
Felice
capì che il Comandante aveva solo buone intenzioni, ma era un
po' indeciso.
Gennarino
corse a prendere la chitarra ed iniziò a suonare un'allegra
musichetta. A questo richiamo, dopo pochi minuti arrivarono a
frotte anche tutti gli altri animali che vivevano con Felice,
che saltarono letteralmente addosso al Comandante in segno
d’amicizia.
Dentro
i pantaloni correvano i topolini, le ranocchie entravano ed
uscivano dalle tasche della sua giacca e la grassa maialina lo
stendeva a terra riempendolo di coccole.
Non
era mai stato tanto contento!
L'affetto,
la gioia e la compagnia che possono regalare gli animali erano
sensazioni nuove per lui e Bensistà era il posto ideale per far
vivere un nuovo Comandante!