A
nord del Circolo Polare Artico, esiste una regione sterile,
parte montuosa, parte piana, con boscaglie e cespugli: è la
Lapponia. In questa terra viveva un giorno un simpatico
vecchietto...
In una capanna
del bosco, tra boschi e ruscelli, Natale coltivava il suo
orticello, curava le sue renne, viveva tranquillo. Vestiva
sempre di rosso, il suo colore preferito. Era un vecchietto
assai buono e generoso ed aiutava tutti i suoi vicini. Un giorno
pensò che era troppo poco quello che stava facendo e decise di
dare agli altri qualcosa di più.
Fece un sogno: nel sogno gli apparve un angioletto, era molto
bello e grazioso
e, con voce soave, gli parlò del mondo lontano dove tanti
bambini aspettavano un dono che però mai avrebbero potuto
avere. L'angioletto gli disse che avrebbe dovuto partire e
caricare la sua slitta con tanti regali: glieli avrebbe fatti
trovare lui. Gesù Bambino l'avrebbe guidato e mai gli sarebbe
mancato il suo aiuto.
Fiducioso
Natale rispose che avrebbe ubbidito. Al risveglio ricordò
il sogno e decise subito di partire. Chiamò i suoi figlioli e
li invitò ad accompagnarlo. Il maggiore, Nat, fu felice della
proposta e, con i tre fratellini più piccoli, aiutò il Babbo a
prepararsi. Uscirono dalla loro casetta attaccarono alla slitta
le renne più forti e così Natale divenne BABBO NATALE e
cominciò la sua avventura.
Attraversò
boschi e colline, salì sulle montagne, passò ponti e superò
valli, sempre alla ricerca di chi poter aiutare. Arrivò in una
città bellissima, dove pensò che tutti fossero felici. Ma non
era così!
Infatti, fermatosi davanti ad un grande edificio, gli
parve di percepire dei pianti di bimbi. Si trovava di fronte ad
un orfanotrofio dove molti bambini piangevano nella loro
solitudine. Natale ritenne che quello doveva proprio essere il
luogo dove portare un po' di gioia.
Suonò alla porta e una donna gli aprì domandandogli che cosa
volesse.
"Sono
venuto a fare visita ai bambini che si trovano qui. Ho portato
dei doni per loro."
"Bravo!",
disse la signora, "questo è proprio il giorno di Natale e questi
poveri bimbi non hanno nessuno che si ricordi di loro."
Natale
entrò e, come lo videro così vestito di rosso e allegro, gli
si fecero incontro festosi ed egli cominciò ad aprire un grosso
sacco. Tutti gli occhi erano sgranati per vedere che cosa ci
fosse.
Ecco
la prima scatola! Come fu aperta saltò fuori un orsacchiotto e
tutti si misero a ridere. Altre scatole contenevano giocattoli
di ogni tipo, mai sognati da quei bimbi. Babbo Natale era più
felice di loro e capì che quella era proprio la sua missione:
portare doni ai bambini il giorno di Natale.
Saltando
e ballando per la gioia, proseguì il suo viaggio. Si trovò
davanti ad un altro grande edificio e volle entrare per vedere
se ci fossero bambini.
Era un ospedale! I ricoverati erano tutti piccolini di pochi
anni. Natale portò con sé i suoi figlioli e fece porgere da
loro giocattoli e dolcetti. Come era bello vedere la felicità
di quei bimbi. Natale però volle anche andare negli altri
reparti. C'erano adulti malati e tristi. Anche a loro portò
doni: non giocattoli, ma libri, riviste, leccornie. Tutti erano
stupiti e il sorriso ritornò sui loro volti.
Cammina,
cammina, anzi galoppa, galoppa, si trovò vicino ad una casetta.
Bussò alla porta: sentiva che lì
era atteso. C'era un grande albero addobbato, un abete e, ai
piedi, un gattino assai grazioso che si divertiva con un
giochino. Depose sotto l'albero alcuni doni cercando di
indovinare i gusti dei padroni di casa. Poi restò a guardare.
Ad un tratto due bimbetti si affacciarono alla porta con un bel
pigiamino a fiori. Di soppiatto scrutarono il locale e videro i
pacchi ai piedi dell'albero.
"Hai
visto? Quanti regali!", disse il maschietto alla bambina.
"Chissà chi li ha portati!! "
"Li
apriremo domani mattina con babbo e papà.", disse
saggiamente la bimba. "Chissà se ci sarà qualcosa anche
per Annuccia!"
Annuccia
era una bambina handicappata e per questo non si era unita ai
fratellini per la perlustrazione. Babbo Natale rimase pensieroso
quando capì di che si trattava.
E
pensò: "Che cosa potrà mai piacere ad una bimba in
carrozzella? Certo non una palla né dei pattini, la piccola non
può correre."
Pensa
e ripensa decise di procurarle un esserino vivo e docile. Il
gattino c'era già. E allora? Allora decise per un
uccellino. Un uccellino ammaestrato, che le volasse in mano ad
un suo richiamo per prendere il cibo e cinguettasse per
rallegrare la sua infermità.
Già!
Ma Musetto, il gattino di casa, come si sarebbe comportato? Si
sa che i gatti acchiappano gli uccelli oltreché i topi... e
allora? Bisognava tenere Cip Cip in una gabbietta, non tanto
piccola, perché potesse svolazzare e, quando lo si faceva
uscire, stare attenti che Musetto si trovasse in un'altra
camera. Di questo si preoccuparono i fratellini che, trovata la
gabbietta accanto ad Annuccia, capirono il da farsi anche perché
nella gabbia c'erano le istruzioni lasciate da Babbo Natale e
furono felici del dono che aveva ricevuto la sorella e
con lei si rallegrarono.
In
un villaggio vicino c'era un raduno di giovani. Il nostro caro
vecchietto li osservò e capì che tra di loro c'era qualcuno un
po' birbantello. Si chiamava Marco. Sembrava il capo di quella
banda e stava parlando.
"Provate
questa sigaretta, per una volta che male vi può fare?",
stava esortando gli amici a fumare.
Babbo
Natale capì al volo il pericolo che quei ragazzi sprovveduti
stavano correndo. Si avvicinò loro e cominciò a trattenerli
con un simpatico discorso, come se niente fosse.
Domandò loro
da dove venissero e raccontò che lui stava facendo un lungo
viaggio. Parlò della sua terra, dei suoi figli, delle sue
renne e del compito che si era prefisso. Quei giovani, che non
erano cattivi, lo ascoltarono con interesse e gli rivolsero
molte domande.
Quando Natale parlò di Annuccia si commossero e
dissero che avrebbero avuto piacere di seguirlo in uno dei suoi
viaggi. Solo il birbantello rimase indifferente, anzi fu
scocciato...
Cominciò a canzonare Babbo Natale per il suo
abbigliamento, a metterlo in ridicolo di fronte agli amici e
cercò di distoglierli dall'ascoltarlo. Però ormai Babbo Natale
aveva fatto presa sul loro cuore e tutti zittirono il briccone.
Nat,
il più grande dei figli di Natale, li invitò ad accompagnare
lui e il babbo nel prossimo viaggio.
Natale capì che questo era il dono più bello che avesse fatto
fino ad ora: proteggere i giovani.
Marco se ne andò deluso, mentre gli altri prepararono il loro
viaggio al seguito di Babbo Natale.
Chi voleva salire su un'auto, chi su una moto, ma Natale propose
loro di utilizzare una slitta come la sua.
"Ma
dove la troviamo? Qui non ce ne sono."
"Non
preoccupatevi: ci penso io."
Sapeva
che l'angioletto del suo sogno non l'avrebbe abbandonato e si
rivolse a lui con una preghiera. Arrivò Anghel, suonatore di
violino e, sentita l'esigenza dei giovani, usò l'archetto del
suo violino come una bacchetta magica ed in un momento apparve
una slitta nuova di zecca guidata da due renne.
I giovani, sempre più meravigliati, non si fecero neppure
invitare e vi salirono sopra. Erano quattro, ma ci stavano
comodamente.
Natale riprese il suo viaggio seguito da loro che si misero a
cantare liete canzoni.
Sorvolarono
mari e montagne, città e villaggi. Già: le slitte avevano il
potere di alzarsi in volo! I giovani erano stupiti e più che
mai felici. Non avevano occhi e orecchie se non per ammirare ciò
che potevano osservare. Arrivarono in una città sconosciuta con
tanti grattacieli.
"Qui sì
che ci sarà da fare!", esclamò Babbo Natale.
Infatti
gli abitanti erano moltissimi ed i bambini assai numerosi.
Scesero in una zona della città dove gli abitanti erano scuri
di carnagione e all'apparenza molto poveri. Non vivevano in
belle casa, ma in catapecchie, che contrastavano con le sfarzose
abitazioni vicine. Era un ghetto.
Lavoravano molto ed erano
pagati e trattati male. Non avevano quasi più desideri. Ma i
bimbi, come tutti i bambini del mondo, sognavano. Sognavano
giocattoli, dolci, felicità e sapevano che a Natale possono
avvenire anche i miracoli. Conoscevano il Natale, ma temevano
che sarebbe stato un giorno triste come tutti gli altri.
Ma si sbagliavano: infatti Natale capì che proprio lì doveva
fermarsi. Con i suoi figli ed il suo seguito si presentò loro
ed offrì tante di quelle cose che neppure potevano sognarsele.
Gli occhi sgranati, stupiti, ma
pieni di felicità quei bimbi non sapevano dire altro che: "Grazie, grazie, grazie!"
Il
viaggio prosegue. Lungo la strada incontrano paesaggi nuovi e
animali mai visti se non allo zoo od al circo. I giovani, che
seguivano Natale nei suoi spostamenti, erano raggianti di
felicità e di stupore.
Ecco passare un grazioso cerbiatto.
Sembrava intimorito, quasi spaventato dalla vista di qualcosa o
di qualcuno che temeva alle sue spalle. Infatti ecco apparire
una tigre. Non era molto
minacciosa, sembrava andare per i fatti suoi, ma, si sa, i
cerbiatti sono facile preda dei grossi carnivori, così il
nostro amico si impaurì e cominciò a scalciare per preparasi
alla fuga. La tigre passò oltre e il cerbiatto,
tranquillizzato, proseguì il suo cammino.
Lungo
la strada incontrarono un altro Babbo Natale. Era il fratello di
Natale. Come lo vide Natale primo (chiamiamolo così per non
confonderci) fu felice. Era molto tempo che non si vedevano:
abitavano in due case diverse e non sapevano l'uno dell'altro
delle decisioni prese di portare doni.
Stupiti dell'incontro si fermarono e si abbracciarono felici,
mentre i tre piccolini saltavano di gioia.
I ragazzi del seguito guardavano meravigliati. Non si
aspettavano tante sorprese...
I due fratelli si scambiarono notizie e ciascuno volle ammirare
i doni portati dall'altro.
C'erano bambole, orsacchiotti, altri animali di peluche, giochi
elettronici, dolci, confetti, torte, caramelle di ogni forma.
"Proseguiamo
insieme per un tratto, così continuiamo le nostre
confidenze.", propose Natale primo.
Quante
cose avevano da dirsi! Quante esperienze maturate nei loro
viaggi! I ragazzi ascoltavano sempre più meravigliati: non si
aspettavano di venire a conoscere tante meraviglie e ben presto
dimenticarono la loro vita fatta di tante sciocchezze e vanità.
Dopo
aver scavalcato monti, superati fiumi e città, arrivarono in un
bellissimo paesino di montagna.
La neve era scesa in abbondanza e lungo le piste
gli sciatori sembravano volare.
"Ecco
un modo per festeggiare l'inverno. E poi dicono che sia una
stagione triste. Certo, non c'è sempre il bel tempo, ma la
natura offre spettacoli sempre bellissimi e anche la neve
ha il suo pregio."
Così
esclamò Nat, che avrebbe voluto scendere dalla slitta e fare
capriole e scivolate sulla neve soffice.
"Non
è questo lo scopo del nostro viaggio", replicò
saggiamente Natale, "dobbiamo affrettarci perché abbiamo
ancora tante case da visitare."
Un
elfo, con le ali di farfalla, udì questi discorsi e si
complimentò con Natale. Propose di accompagnarlo in una casetta
dei dintorni dove qualcuno, nella sua solitudine temeva di
essere stato dimenticato da tutti.
"Dovrai
calarti dalla cappa del camino per non farti scoprire, e
lasciare lì i tuoi doni. Poi potrai osservare la gioia di chi
li troverà con tanta sorpresa."
Babbo
Natale sempre gioioso, non si fece ripeter l'invito e,
allegramente, saltò dentro il camino anche se era un po'
stretto per lui. Depose tanti doni quanti più poté e si fermò
per osservare la scena del rinvenimento.
Ben
presto un vecchietto, che non riusciva a dormire,
si avvicinò al camino per accendervi il fuoco (per fortuna era
spento quando vi entrò Natale!). Al vedere tutti quei pacchi di
ogni forma colore, pensò ad uno scherzo o di avere le
traveggole. Prima di aprire i pacchi li rigirò tra le mani
osservandoli da ogni parte.
Natale
aveva scritto il suo nome su ciascuno, quindi il vecchietto capì
che erano stati messi proprio per lui.
Credeva di sognare. Mai aveva ricevuto tanti regali.
Quando li aprì non finiva di esclamare: OOOOOHHHHH!!
Un cappotto, un paio di pantaloni, un paio di scarpe,
un giaccone, una sciarpa e tante cose buone da mangiare. Non era
mai stato così felice e dimenticò la sua solitudine e la sua
povertà. Natale era più felice di lui e non si trattenne dal
battere le mani per la gioia.
Così il vecchietto si accorse di lui e capì che anche i sogni,
a volte, possono diventare realtà.
Babbo
Natale, con il suo seguito, proseguì la sua strada per tutta la
notte, mentre la luna sembrava festosa pure lei. Le stelle
brillavano in cielo, tutto era un sorriso e ognuno si sentiva più
buono. La notte trascorse così veloce che l'alba trovò ancora
Natale e i suoi figli con i ragazzi in cammino. Presto però
cercarono di scomparire per non lasciarsi scorgere dai mortali a
cui tanto avevano dato con il loro amore.