Questa
pagina è dedicata a tutti i genitori che vogliono avvicinare i
propri figli alla Bibbia. Non vuol essere un riassunto ma
semplicemente una lettura piacevole, affascinante, ricca
d'insegnamenti. Amore, fiducia, promesse infrante e mantenute,
soccorso nelle difficoltà, commettere errori ed essere
perdonati sono concetti chiave che la Bibbia ci racconta e ci
trasmette.
Antico
Testamento
L'arca
di Noè
Noè
era un contadino che visse tanto tempo fa. Con lui vivevano la
moglie e tre figli. Noè lavorava molto e coltivava il cibo per
la sua famiglia. Faceva sempre ciò che Dio gli ordinava.
Un
giorno Dio parlò a Noè e gli disse: "Gli uomini sono
malvagi. Inonderò la Terra per distruggerli tutti, ma permetterò
a te di salvarti. Noè devi costruire un'arca. Ti spiegherò
come fare e con quella salverai anche tutti gli animali del
mondo."
Noè
si mise al lavoro e i suoi figli lo aiutarono. Disegnarono la
sagoma dell'arca sul terreno e poi tagliarono gli alberi per
costruirla. Noè e i suoi figli lavorarono senza fermarsi.
Costruirono una struttura in legno e poi la ricoprirono di
catrame per renderla impermeabile.
L'arca
fu terminata e Noè e i suoi figli vi caricarono una gran
quantità di provviste, per le loro famiglie e per tutti gli
animali.
Poi
arrivarono gli animali. Ce n'erano due per ogni specie.
Noè li
osservò stupito e disse: "Non credevo che ce ne fossero
così tanti!" E tutti entrarono nell'arca.
"Dio
aveva ragione", disse Noè, "l'arca che mi ha ordinato
di costruire è grande a sufficienza per tutti."
Fu
allora che iniziò a piovere. Piovve per quaranta giorni e
quaranta notti. L'arca si sollevò da terra e galleggiò: tutti
i suoi ospiti furono al sicuro.
Il
diluvio durò per mesi ed un giorno Noè disse ad un coro:
"Vai in cerca di terre asciutte."
Il corvo volò via,
ma ben presto tornò all'arca. Poi Noè mandò una colomba.
Ritornò con un rametto nel becco e Noè disse:
"Il diluvio
è cessato, finalmente, e tutto ricomincia a crescere."
Noè
aprì la porta dell'arca. La sua famiglia e gli animali si
precipitarono fuori. Il sole splendeva e la terra era finalmente
asciutta.
"Andate
e createvi una famiglia. Distribuitevi su tutta la Terra",
disse Dio agli animali.
"Noè, anche la tua famiglia deve
fare lo stesso."
Dio fece apparire un arcobaleno in cielo e
disse: "Questo è il mio segno e prometto che non inonderò
mai più tutta la Terra."
"Ti ringrazio", rispose
Noè.
Giuseppe
e i suoi fratelli
Giuseppe,
figlio di Giacobbe, era un ragazzo e aveva undici fratelli.
Giuseppe era il figlio preferito e i fratelli erano gelosi e lo
odiavano.
Un
giorno Giuseppe ricevette un magnifico vestito in regalo dal
padre Giacobbe.
Giuseppe era bellissimo con il vestito nuovo ed
i fratelli s'ingelosirono a tal punto che uno di loro disse:
"Uccidiamolo!"
Ma un altro fratello disse:
"No,
vendiamolo come schiavo."
I
fratelli di Giuseppe gli tolsero il vestito, lo macchiarono di
sangue e lo portarono al padre.
"Questo è il vestito di
Giuseppe", dissero.
Giacobbe pensò quindi che Giuseppe
fosse morto.
Giuseppe
fu portato in Egitto per essere venduto.
"Lo compro
io", disse Potifar, il capitano delle guardie del faraone,
"così potrà badare alla mia casa."
La
moglie di Potifar mise Giuseppe nei guai.
"Mi ha
offeso", disse la donna al marito.
Non era vero ma Potifar
fece imprigionare Giuseppe.
Un
giorno il faraone fece un sogno strano. Sognò sette vacche
grasse che uscivano dal Nilo e poi sette vacche magre.
"Cosa
significa?", chiese il faraone ai saggi.
Nessuno lo sapeva
ed uno di loro disse: "Giuseppe sa interpretare i
sogni."
"Portate
qui Giuseppe", disse il faraone.
Giuseppe
fu portato davanti al faraone e gli disse: "Il sogno
significa che ci saranno buoni raccolti per sette anni e poi
seguiranno sette anni di carestia."
Giuseppe
fu incaricato dei raccolti. Durante i sette anni buoni mise da
parte molte provviste. Poi arrivarono sette ani di carestia.
Giacobbe
mandò i figli a far scorte di cibo dal faraone e fu allora che
Giuseppe li vide.
"Questi
sono i miei fratelli", pensò, "ma non mi hanno
riconosciuto."
I
fratelli portarono a casa il cibo, ma lungo la strada le guardie
li fermarono. In un sacco c'era una coppa d'oro e ce l'aveva
nascosta Giuseppe.
I
fratelli vennero portati da Giuseppe.
"Potete
tornare a casa, ma dovete lasciare qui vostro fratello
Beniamino, il più piccolo", disse Giuseppe.
"No,
ti preghiamo! Tieni noi ma fai tornare a casa Beniamino o a
nostro padre si spezzerà il cuore", dissero i fratelli.
Giuseppe
capì che i fratelli erano cambiati e non erano più malvagi.
"Sono
vostro fratello Giuseppe", disse loro.
"Andate a
prendere nostro padre Giacobbe e vivremo tutti insieme in
Egitto."
Mosè
salvato dalle acque
Mosè
nacque in Egitto tanto tempo fa da genitori ebrei. Gli egiziani
costringevano gli ebrei a lavorare per la costruzione di città
e di templi.
Il
faraone era un uomo crudele e temeva che gli ebrei si
ribellassero al popolo egiziano, così decise che tutti i figli
maschi dovessero morire.
La
madre di Mosè, allora, nascose suo figlio che aveva appena tre
mesi.
"Ti
prego non piangere", gli disse.
Aveva paura che i soldati
egiziani lo trovassero o lo uccidessero. Portò il bambino al
fiume, si sedette sulla riva del Nilo e tagliando dei giunchi
fece una bella cesta. Posò Mosè nella cesta, lo baciò e mise
la cesta nel fiume che si allontanò lentamente.
Mosè
dormiva nella cesta quando passò accanto figlia del faraone che
faceva il bagno nel fiume con le sue ancelle.
La
principessa vide la cesta e disse: "Che cos'è quella?
Portatela qui!"
Una
delle ancelle raccolse la cesta e la portò alla principessa.
"Che
bel bambino! Dev'essere un bambino ebreo", disse la
principessa.
Nel
frattempo la sorella di Mosè entrò a palazzo.
"Volete una
balia ebrea per il bambino?", disse alla principessa.
"Sì,
mandala qui", le rispose.
La
sorella di Mosè chiamò la mamma.
"Occupati
di questo bambino", disse la principessa, "ti pagherò
bene."
La
mamma di Mosè se lo portò a casa. Ora era salvo e crebbe con
la sua famiglia.
Quando
fu grande abbastanza, la mamma lo riportò alla principessa.
"Ora
è mio figlio", disse la principessa.
Mosè
visse a corte come un principe egiziano, ma non dimenticò mai
di essere ebreo.
Davide
e Golia
Davide
era un ragazzo che visse tanto tempo fa in Israele. Badava alle
pecore del padre ed era molto coraggioso. Difendeva le pecore
dagli attacchi dei leoni e degli orsi.
Un
giorno il padre gli chiese di portare delle provviste ai tre
fratelli che erano soldati dell'esercito di re Saul.
All'accampamento
i soldati guardarono dall'altra parte della valle e videro i
propri nemici, i filistei.
Uno
dei soldati era un gigante e si chiamava Golia. Era enorme e
fortissimo e come armi aveva una lancia e una spada.
Ogni
giorno lanciava una sfida.
"Mandate qualcuno a combattere
con me", gridava.
Ma i soldati del re avevano troppa paura
per affrontarlo.
"Ci
vado io", disse Davide.
"Sei
solo un ragazzo", disse re Saul.
"Dio
mi ha aiutato a uccidere orsi e leoni, mi aiuterà anche questa
volta."
"Puoi
andare", disse re Saul, "ma devi prendere la mia
corazza e le armi."
Davide
le prese, ma erano troppo grandi e pesanti per lui.
Davide
posò quindi la corazza e le armi e raccolse cinque piccole
pietre per la fionda. Poi attraversò la valle per incontrare
Golia.
Golia,
quando lo vide, rise di lui.
"Fatti
avanti ragazzo, che ti ammazzo!", disse il gigante.
Davide
mise una pietra nella fionda, la fece roteare sempre più
velocemente e quindi scagliò la piccola pietra che colpì
Golia.
Lo
colpì proprio in mezzo alla fronte ed il gigante cadde a terra.
Davide corse da Golia che giaceva immobile. Lo aveva ucciso.
L'esercito
di re Saul esultò. I soldati filistei, spaventati, cominciarono
a fuggire e i soldati di re Saul li rincorsero.
Davide
aveva vinto e la gente d'Israele esultò per la vittoria.
Daniele
e i leoni
Daniele
visse tanto tempo fa a Gerusalemme. Quando era bambino, la città
venne occupata dall'esercito nemico e fu portato in Babilonia.
Viveva con altri bambini, mangiava, andava a scuola e pregava
Dio ogni giorno. Daniele diventò molto saggio. Viveva nel
palazzo del re di Babilonia ed era molto bravo ad interpretare i
sogni. Fu nominato governatore e messo a capo di altri due
governatori e di molti principi. Per conto del re governavano il
paese.
Gli
altri due governatori, però, odiavano Daniele e volevano
liberarsene. Provarono a scoprire se avesse fatto qualcosa di
male, ma Daniele era un uomo onesto.
Allora
i due governatori andarono dal re e gli dissero: "Re Dario,
fai una legge che obblighi a pregare soltanto per te, pena la
morte."
A
Daniele fu detto della legge, ma lui non l'avrebbe mai
rispettata. S'inginocchiava davanti alla finestra tre volte al
giorno e pregava Dio.
Gli
altri due governatori lo guardavano, nascosti tra gli alberi.
Poi andarono dal re e gli raccontarono delle preghiere di
Daniele.
Il
re era molto triste. Voleva bene a Daniele, ma aveva fatto una
legge e non l'aveva rispettata. Doveva morire.
Daniele
fu arrestato e gettato in una fossa di leoni affamati.
"Che
il tuo Dio ti protegga, Daniele", gli gridò il re.
Il
re tornò al palazzo e stava così male che non riusciva né a
mangiare né a dormire. Passò una notte agitata ed il giorno
dopo il re andò alla fossa dei leoni.
"Daniele,
ti ha salvato il tuo Dio?", chiese il re.
"Sono
qui, mio re. Un angelo di Dio ha impedito ai leoni di uccidermi.
Dio sa che non ho fatto niente di male."
Il
re si rallegrò e fece liberare Daniele. Poi disse alle guardie
di mettere i governatori ed i principi nella fossa dei leoni.
Il
re fece una nuova legge ed ordinò che nel suo regno tutti
pregassero il Dio di Daniele.
Giona
e la balena
Giona
era un uomo giusto e credeva in Dio. Un giorno Dio gli parlò.
"Giona,
vai a Ninive", gli disse, "là gli uomini sono
malvagi. Dì loro di essere buoni e di obbedirmi."
Ma
Giona non voleva andare a Ninive.
"Andrò
invece a Tarso", pensò Giona, "là Dio non potrà
vedermi."
E si mise in cammino.
Arrivato
al porto, salì su una nave. Giona pagò il viaggio e la nave
salpò per Tarso. Ma improvvisamente scoppiò una terribile
tempesta.
I
marinai erano terrorizzati. Pregarono i loro dei di salvarli, ma
la tempesta peggiorò. Giona dormiva e non si accorse di nulla.
Il
capitanò svegliò Giona e gli disse: "Chiedi al tuo Dio di
salvarci."
Ma Giona voleva nascondersi da Dio e quindi non
pregò.
"Buttatemi
in mare, così vi salverete", disse Giona.
"Non
posso farlo", disse il capitano.
Ma
alcuni uomini si lanciarono su Giona e lo buttarono in mare.
Proprio in quel momento la tempesta cessò. I marinai
ringraziarono il Dio di Giona perché li aveva salvati.
Giona
si inabissò nel mare.
"Annegherò",
pensò Giona.
Improvvisamente, però, comparve una gigantesca
balena che lo inghiottì intero.
"Dio
mi ha salvato. Sono ancora vivo", pensò Giona.
"Ma
qui dentro è tutto buio e c'è tanta acqua."
Giona
visse nella balena per tre giorni. Poi la balena nuotò verso
riva, aprì la bocca e sputò fuori Giona, su una spiaggia
asciutta.
"Vai
a Ninive", gli ordinò Dio.
"Va
bene, Dio. Questa volta ci andrò", disse Giona e si avviò
a piedi verso la grande città.
"Dovete
smettere di essere malvagi", disse Giona, "altrimenti
Dio distruggerà la vostra città."
Il
re ordinò allora ai cittadini di obbedire alla parola di Dio.
Giona
si sedette fuori dalle mura della città. Si aspettava che Dio
la distruggesse. Ma Dio vide che gli abitanti erano cambiati e
risparmiò la città.
"Giona,
amo tutte le persone e sono dappertutto", disse Dio.
"Dovunque
tu vada non puoi sfuggirmi."
E
Giona capì che era vero.
Nuovo
Testamento
La storia di
Natale
Giuseppe
e Maria vivevano a Nazareth. Giuseppe faceva il falegname e
Maria aspettava un bambino.
A
causa del censimento Giuseppe e Maria dovevano andare a
Betlemme. Camminarono a lungo ed arrivati a Betlemme trovarono
la città piena di gente.
Giuseppe
e Maria cercarono una camera per poter dormire, ma le locande
erano tutte occupate.
Si
fermarono nell'ultima locanda.
"Non
ho stanze da offrirvi", disse l'oste, "ma se volete
potete dormire nella stalla."
La
stalla era calda e pulita. Giuseppe fece un letto con la paglia,
stese il suo mantello e Maria si coricò. Avevano camminato
molto ed erano molto stanchi.
Quella
notte nacque il Bambino e lo chiamarono Gesù. Maria lo fasciò
bene e lo mise a letto, al caldo, nella mangiatoia.
Vicino
alla stalla c'erano dei pastori. Dormivano all'aperto per fare
la guardia al proprio gregge. Era una notte buia e silenziosa,
improvvisamente apparve una luce e i pastori si svegliarono di
soprassalto.
Apparve
un angelo che disse: "Non abbiate paura e andate a
Betlemme. In una stalla troverete un Bambino: è Gesù, il
figlio di Dio."
I
pastori andarono a Betlemme, trovarono la stalla e
s'inginocchiarono davanti al Bambino. Riferirono a Maria le
parole dell'Angelo e poi raccontarono a tutta Betlemme di Gesù
Bambino. Poi tornarono dalle loro pecore, cantando e pregando.
Molto
lontano vivevano i Re Magi. Videro una stella che attraversava
il cielo. Significava era accaduto qualcosa di speciale.
Seguirono la stella e dopo molti giorni la stella si fermò su
Betlemme. I Re Magi capirono che erano arrivati nel posto
giusto. I Re Magi trovarono Gesù, entrarono nella stalla e
videro Maria e il Bambino. S'inginocchiarono e offrirono i doni
che avevano portato: oro, incenso e mirra.
Giuseppe
e Maria tornarono a casa. Il viaggio fu lungo e faticoso, ma
finalmente arrivarono a casa a Nazareth, con il loro Bambino
Gesù nel
tempio
Gesù
viveva a Nazareth con i suoi genitori, Maria e Giuseppe.
Un
giorno tutta la famiglia si mise in viaggio per Gerusalemme. Ci
andavano ogni anno per la Pasqua. Fu un viaggio lungo ed altri
amici ed altre famiglie si unirono a Gesù, Giuseppe e Maria.
Finalmente arrivarono a Gerusalemme. Rimasero in città diversi
giorni e alla fine delle celebrazioni si misero in cammino per
Nazareth.
Si
accamparono per la notte e Maria chiese a Giuseppe: "Dov'è
Gesù?"
"Dev'essere
con un'altra famiglia", rispose Giuseppe.
Gesù
non si trovava. Maria e Giuseppe lo cercarono ovunque per tutta
la notte, ma non riuscirono a trovarlo. Maria e Giuseppe
raccolsero le loro cose e di buon mattino si affrettarono a
ritornare a Gerusalemme per cercare Gesù.
"Dove
sarà Gesù?", si domandava Maria.
Erano
molto preoccupati. Girarono la città cercando in lungo e in
largo, ma non lo trovarono. Alla fine trovarono Gesù.
"Eccolo
lì!", disse Maria.
Seduto
tra i saggi del tempio, Gesù ascoltava e faceva domande.
Gesù
aveva solo 12 anni ma capiva perfettamente i loro discorsi.
"Perché
ti sei allontanato?", chiese Maria.
"Eravamo
molto in pensiero per te. Ti abbiamo cercato dappertutto!",
disse.
"Perché
mi cercavate?", disse Gesù.
"Non
sapevate che mi avreste trovato nella casa di mio padre?"
Maria
non capì cosa volesse dire. Fecero ritorno a Nazareth dove Gesù
crebbe e diventò un giovane saggio e forte che amava e
rispettava i genitori e Dio.
Gesù calma
la tempesta
Ovunque
andasse Gesù era sempre accompagnato da 12 discepoli, i suoi
amici più cari. Gesù parlava alla gente, insegnava ad obbedire
e rispettare Dio e guariva i malati che andavano da lui.
Una
sera Gesù era stanco, perché aveva parlato a lungo alla gente.
Chiese ai discepoli di fargli attraversare il lago di Tiberiade.
Gesù
salì sulla barca, si sdraiò sul fondo e si addormentò. I
discepoli iniziarono la traversata, quando all'improvviso si
scatenò una tempesta.
Il
vento si fece più forte e grandi ondate sballottavano la barca.
Un discepolo svegliò Gesù.
"Maestro,
Maestro, salvaci!", gridò, "stiamo tutti per
affogare!"
Gesù
si alzò in piedi, sollevò un braccio e disse: "Sssh,
calmati."
Subito
il vento cessò e le acque si calmarono.
"Perché
avevate paura? Credevate che non vi avrei protetto?",
chiese Gesù
I
discepoli non sapevano cosa dire. La barca proseguì la
traversata e i discepoli si domandavano come Gesù potesse
comandare il vento e le acque.
La figlia di
Giairo
Un
giorno un uomo corse incontro a Gesù, si chiamava Giairo.
"Mia
figlia è molto malata. Ti prego vieni e guariscila",
disse.
Gesù
andò con lui.
Una donna si avvicinò a loro e piangendo disse:
"E' troppo tardi! La bambina è morta."
"Non
è morta", disse Gesù, "sta solo dormendo."
Gesù
si avvicinò alla casa ed entrò insieme a tre discepoli.
"Uscite
tutti: solo il padre, la madre della bambina e i miei discepoli
possono restare", disse Gesù.
Gesù
prese la mano della bambina e disse: "Bambina,
alzati!"
Immediatamente
la bambina aprì gli occhi e si alzò dal letto.
"E'
viva!", disse Giairo.
I
genitori della bambina erano sorpresi e felicissimi che la
figlia fosse viva e stesse bene.
"Datele
qualcosa da mangiare", disse Gesù.
Poi
Gesù e i tre discepoli lasciarono la casa di Giairo e si misero
in cammino.
La
moltiplicazione dei pani e dei pesci
Gesù
viveva in Palestina, tanto tempo fa. Girava la città e i paesi
con i suoi dodici discepoli. Gesù parlava alla gente e dovunque
andasse, venivano ad ascoltarlo. Gesù parlava di Dio e
insegnava come pregarlo. Un giorno Gesù attraversò un lago.
Gesù e i suoi discepoli si fermarono in un punto tranquillo.
Salirono su una collina e si sedettero a riposare. Presto arrivò
molta gente. Avevano sentito che c'era Gesù e ben presto ci fu
una gran folla.
"Dì
loro di tornare a casa", disse un discepolo.
A Gesù
dispiaceva per tutte quelle persone. Ci parlò, rispose alle
loro domande e guarì i malati.
"Ora
mandale via. E' tardi e queste persone hanno e fame e non hanno
da mangiare", disse un discepolo.
"Dobbiamo
sfamarle", disse Gesù.
"Ma
non abbiamo abbastanza soldi per comprare da mangiare per
tutti", disse Filippo, uno dei discepoli.
Un
bambino si fece avanti e aprì una sacca.
"Guarda,
mi sono portata qualcosa per pranzo", disse ad Andrea, un
altro discepolo.
"Questo
bambino ha del cibo. Ha cinque pagnottine e due pescetti",
disse Andrea a Gesù.
"Non
molto per tutta questa gente."
"Mi
dai il tuo pranzo? Potremo dividerlo con gli altri", disse
Gesù al bambino.
"Sì,
Signore", rispose il bambino.
Gesù
prese quindi il pane e i pesci.
"Dite
alla gente di mettersi a sedere", disse Gesù ai discepoli.
C'erano
quasi cinquemila persone. Gesù alzò al cielo i pani e i pesci,
ringraziò Dio e poi spezzò il pane e i pesci.
"Date
da mangiare alla gente", disse.
I
discepoli distribuirono il cibo. La gente sedeva sull'erba e più
i discepoli distribuivano il cibo, più sembrava essercene.
Tutti
furono sfamati. I discepoli erano molto sorpresi. Le cinquemila
persone mangiarono pane e pesci a sazietà e poi tornarono a
casa.
"Raccogliete
quello che è avanzato", disse Gesù.
I
discepoli riempirono le dodici ceste e le portarono a casa.
Il buon
samaritano
Un
giorno un uomo chiese a Gesù: "Dio dice che dobbiamo
aiutare il prossimo. Ma chi è il prossimo?"
Gesù
allora raccontò loro questa storia.
C'era
un uomo ebreo che viveva a Gerusalemme. Un giorno si mise in
viaggio per Gerico. Doveva fare tanta strada a piedi. Era
partito da solo e sapeva che era pericoloso. La gente preferiva
spostarsi in gruppo per paura dei predoni. All'improvviso
incontrò proprio dei predoni che lo rincorsero urlando e
brandendo dei bastoni. L'uomo s'impaurì e cercò di scappare. I
predoni però lo raggiunsero, lo bastonarono e quando l'uomo
cadde a terra dolorante, lo presero anche a calci. I predoni gli
rubarono quasi tutti i vestiti, gli presero i soli, la borsa e
poi scapparono. L'uomo era a terra, ferito e sanguinante. Aveva
subito delle ferite così gravi che non poteva alzarsi e neppure
chiamare aiuto. Poi passo un sacerdote. Guardò l'uomo ferito,
ma non si fermò. Passò un altro uomo, vide l'uomo ferito, ma
non si fermò e proseguì per la sua strada. Infine passò un
terzo uomo, un samaritano, sul suo asinello. Anche se i
samaritani e gli ebrei si odiavano, quest'uomo decise di
fermarsi. Il samaritano curò le ferite dell'uomo con dell'olio.
Poi le fasciò e aiutò l'uomo ad alzarsi. Il samaritano mise il
ferito sull'asino e s'incamminò verso la città di Gerico. Si
fermarono in una locanda. Il samaritano mise l'uomo a letto per
la notte, gli portò una minestra calda e lo accudì. Il
samaritano partì la mattina dopo. Pagò il padrone della
locanda e gli disse: "Prenditi cura di quell'uomo, passerò
fra qualche giorno."
La
storia di Gesù si concluse così e fece capire agli uomini che
bisognava aiutare chiunque abbia bisogno di noi.
La storia di
Pasqua
Un
giorno, uno dei suoi viaggi, porta Gesù a Gerusalemme e tutti
gli fanno festa. Hanno coperto la strada con delle foglie di
palma. Avevano sentito dire che era il nuovo profeta. Gesù e
gli apostoli cenarono insieme. Disse loro che presto sarebbe
morto.
Giuda, uno degli apostoli, uscì dalla stanza. Gesù
spezzò il pane, ne dette un pezzetto ad ogni apostolo e disse:
"Questo è il mio corpo che sacrificherò per voi."
Gesù
prese una coppa di vino e disse: "Questo è il mio sangue.
Lo sacrifico per voi e per tutti gli uomini."
Gli
apostoli bevvero dalla coppa. Poi Gesù andò a pregare in un
giardino. Undici apostoli lo accompagnarono, mentre Giuda era
andato a dire ai nemici dove trovare Gesù.
I soldati vennero ad
arrestare Gesù. I sacerdoti del tempio lo accusarono di aver
detto di essere un re e di aver infranto le leggi di Dio.
Portarono Gesù dal governatore romano. Non voleva far uccidere
Gesù, ma i sacerdoti raccontarono un sacco di menzogne su Gesù
e così dette l'ordine di ucciderlo.
I soldati picchiarono Gesù,
gli misero in testa una corona di spine e poi gli fecero portare
una croce in cima ad una collina.
Crocifissero
Gesù. C'erano altri due croci vicine, con due ladroni. La madre
e gli amici di Gesù erano là. Gesù morì alle tre di venerdì.
Quella sera un amico, chiamato da Giuseppe, portò via il corpo
di Gesù e lo seppellì in una tomba su una collina. Maria,
un'amica di Gesù, andò alla tomba. Era domenica mattina, Maria
guardò dentro la tomba: era vuota, Gesù non c'era più.
Maria
vide un uomo e gli chiese: "Dove hai portato Gesù?"
L'uomo
la chiamò per nome e Maria si accorse che era Gesù.
"Gesù
è vivo!"
Maria
corse a dirlo agli amici ed erano tutti felici e videro ancora
Gesù prima che andasse in Paradiso.