Favole, racconti e storie di Natale
Nick e i suoi "amici"
Babbo
Natale
è il mito dei bambini moderni, questo
grosso signore vestito di rosso e con una folta
barba bianca, che miracolosamente tutti gli anni riesce a fare
il giro del mondo in una sola notte su
una turbo slitta a cinque marce,
calandosi da angusti camini,
rimpinzandosi di dolci e esclamando solo "OhOhOOhhh" al ritmo
di un ruzzolone.
Si dice
che porti i doni solo ai bambini
buoni, ma è falso perché li porta
anche a quelli più
discoli.
Si dice
che ami i bambini, anche se
non ha
mai rilasciato dichiarazioni o interviste con tale affermazione.
Si dice
che collabori con la Befana, e questo
è vero.
Una cosa è
certa: è un gran lavoratore e ha un
animo buono. Ma quando era piccolo
non sognava di diventare
Babbo Natale...
Nick era un
allevatore di renne, con una
casetta sempre
innevata situata nella
gelida Lapponia.
La sua giornata era molto
semplice: amava vivere nella natura e
lì si era ritirato molti anni prima, stanco dei
ritmi frenetici dell’ufficio postale, dove si recava tutte le mattine
per timbrare e smistare la posta.
Ma ora,
così vicino al Circolo Polare Artico,
aveva trovato la Pace.
Niente tv, niente
timbri, niente
Internet, niente
radio, anche l’ultimo giradischi era
stato donato
all’Ospizio di Rovaniemi.
Il silenzio
e la pace
di quella splendida regione deserta e
isolata,
lontano dalla civiltà,
erano un conforto per l’animo. Attorniato dalle sue renne
Nick amava quei ritmi così tranquilli
e gustava appieno quella tenue luce boreale che
d’inverno avvolgeva la zona dandole un
aspetto suggestivo e magico.
Una brutta
notte
però tutto cambiò. Un rumore strano e continuo
si alzò dal nulla facendo svegliare di soprassalto
Nick. Si affacciò alla finestra e decise che
per il momento era meglio non uscire fuori.
Il
frastuono perdurò tutta la notte e la
mattina, all’esterno della casa, davanti ai suoi occhi si presentava un
paesaggio disastroso: enormi sacchi
grigi, neri, verdi, disseminati per oltre
50 chilometri attorno alla sua
casetta innevata lo salutavano
infreddoliti, arzilli e fiduciosi, ma
un tantino preoccupati.
Dentro
i sacchi vi erano stipati vecchi trenini, lavatrici defunte, televisori non
funzionanti, abiti consunti dal tempo, bambole
rotte, puzzles incompleti e
cubi di Rubik mai riallineati. Tutti loro, sfrattati
dalla civiltà e gettati alla bell’e meglio tutto intorno, chiedevano
aiuto a Nick.
"La
civiltà che ci ha
prodotti, gli uomini ci hanno amato e
guarda ora cosa ci hanno fatto!!
Ci chiamano 'spazzatura'!”
Gli
raccontarono delle ingiustizie subite, della
brutta fine che era toccata a molti di loro e della
scarsità di posti dove seppellirli
vivi che aveva portato gli uomini alla decisione di
abbandonarli in quel bianco deserto,
pensando non ci fosse nessuno...
Nick,
così in armonia con la natura, e anche un po’ infuriato con i suoi simili, tanto
insensibili, non poteva sopportare tutto quel
dolore. Doveva fare qualcosa!
Con molta
cura raccolse tutti i sacchi e i
rifiuti, li
accatastò nel
capannone di fianco alla stalla, li controllò,
curando i feriti e confortando i
moribondi. Mesi dopo la loro salute era molto migliorata e là, tra le
tranquille nevi, erano diventati
grandi amici di Nick.
Andarono
avanti per alcuni mesi a giocare a carte
e a cantare attorno al camino nelle
sere gelate. Ma ai suoi nuovi amici tutto ciò
non bastava. Erano pur sempre prodotti
di consumo, non avrebbero mai
potuto condurre una vita solitaria e innevata; non
osavano però dirlo al loro amico per non dargli un dispiacere. Ma il grande
cuore di Nick percepì il loro desiderio nascosto e
si attivò subito per trovare la
soluzione. Si scoprì così molto portato per il
restauro e la riparazione e in poco tempo tutti i rifiuti ridivennero i
prodotti di consumo che erano stati una volta, pronti per essere riutilizzati.
Si recò al
mercatino di Rovaniemi, ma nessuno
volle adottare i suoi amici.
Un
negoziante del luogo gli rivelò che la sua strategia di vendita faceva acqua da
tutte le parti: "E’ lodevole che tu non voglia essere pagato, ma
se li svendi, nessuno li
vorrà mai. Devi
assegnare loro
un valore".
A Nick non
interessavano i soldi, gli bastava la sua
casetta innevata immersa nella
luce boreale e le sue dolci renne. Ma alla fine dovette
arrendersi e passare all’attacco.
Così si
recò in biblioteca dove passò giorni interi
a studiare libri di commercio.
Non capì
molto, ma di tutto quello che aveva letto ricordava solo una cosa: "Fai
sentire importante il tuo cliente."
Meditò per
altri mesi ancora, fin quando capì.
Si
rinchiuse a lavorare nel capannone per un
giorno e una notte interi e ne uscì
completamente trasformato.
Aspettò il
periodo in cui tutti erano così misteriosamente
buoni da intasare gli uffici postali con biglietti e cartoline di
auguri, quindi si calò tra i camini delle case di
Rovaniemi lasciando alcuni degli
"oggetti amici" e un biglietto: "Con
affetto, da Babbo Natale!", infine aspettò l’effetto.
I bambini
si dimostrarono contentissimi della
novità: regali da uno sconosciuto che amava
farsi chiamare Babbo Natale!!
La voce si
sparse in tutta la zona e il Natale dopo ci fu una grande attesa. Babbo Natale
si ripresentò puntuale con regali
ancora più belli e stavolta il
clamore della notizia
giunse fino alle orecchie di alcuni americani,
che stavano studiando una campagna
pubblicitaria per il lancio di una nuova bevanda.
" Scoprite
chi è Babbo Natale!",
fu l’ordine perentorio.
In
breve tempo i segugi risalirono alla identità di
Nick, che un bel
giorno si trovò degli sconosciuti fuori della porta. Il
contratto pubblicitario
fu stipulato in poco tempo, così, in cambio di una firma e
dell’autorizzazione all’uso della
sua immagine, Nick ebbe un bel
vestito rosso e abbastanza soldi da poter ingrandire il
capannone, ammodernare la slitta, costruire una vera
comoda stalla per le sue fidate
renne e assumere degli
aiutanti.
In breve
tempo la sua fama crebbe smisuratamente
e il suo lavoro anche, ma sempre più bambini
da ogni parte del mondo scrivevano letterine
a Babbo Natale chiedendogli di passare anche da loro. Nick scoprì che
in tutto il mondo vi erano depositi in cui
abbandonavano i rifiuti, e, ormai ferratissimo negli affari, avviò
un’attività planetaria con sede
centrale a
Rovaniemi dove
venivano recapitate tutte le letterine coi desideri dei bambini e poi
smistate ai vari soci che nella notte
di Natale. Questi, bardati di vestito rosso, barba bianca, slitta e istruiti nei
corsi "Diventa
anche tu Babbo Natale!", avrebbero recapitato i regali.
Passarono
altri anni e il lavoro crebbe ancora,
la massa di rifiuti
scaricata periodicamente dagli uomini attorno alla
casetta innevata non si arrestava mai.
Inoltre una massa di donne infuriate marciava ogni giorno per le strade in
decine di nazioni per protestare perchè non
venivano coinvolte in questa attività. Fu così necessario istituire una
seconda data per la consegna di regali e avviare una nuova azienda: "Diventa
Befana e collabora con Babbo Natale",
riservato esclusivamente alle donne.
Passavano
gli anni e Babbo Natale ripensava sempre più spesso con nostalgia ai
bei tempi di una volta, quando attorno
alla casetta innevata regnava
il silenzio e la
luce boreale non era offuscata dall’illuminazione di ventimila candele
che filtrava dall’ormai immenso capannone dei regali.
Ora che lo
sapete dedicategli un pensiero quando butterete il vostro sacco dei rifiuti.
AUGURI A
TUTTI! |
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LLE MILLE BOLLE BLU
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