I REATI

Gli orribili e disumani crimini e le sanguinose rapine perpetrate dai briganti sono raccontati con una ricchezza di circostanze: "Ieri( verso le ore ventidue mentre un mio figlio ragazzo di circa anni nove a nome Pasquale  se ne stava in un mio fondo apparvero due briganti armati ed a cavallo, i quali si presero il anche detto mio figliuolo, lo posero sul groppo di un cavallo e lo portarono verso la via delle Puglie". "lo mi posi a piangere", dichiara il ragazzo, "ma il [brigante] Di Tore mi zittisce e mi esorta a non piangere e a non aver paura.... , se no ti taglio un'orecchia".

 Alle ore 2 di notte, una famiglia, composta dai coniugi e da 5 figli, mentre dorme tranquillamente nella masseria , sente picchiare all'uscio. I figli escono e vedono un uomo a cavallo armato che ordina di fare uscire il padre. Appena il capofamiglia esce il brigante gli impone di montare a cavallo. La moglie, intuendo i cattivi propositi del malvivente, piangendo, lo implora a desistere. Frattanto compaiono altri briganti. Uno di essi spiana il fucile contro la donna e la costringe a rientrare in casa. La sventurata si fa coraggio ed esce ancora supplicando. Ma un brigante a cavallo la tacita e le intima di portare 400 ducati per il riscatto da recapitare nel bosco di Monticchio, "in opposto l'uccideremo".

"A circa le ore 20 del giorno 23 dell'or caduto luglio ci trovammo in un nostro fondo... occupati a raccogliere le messe, quando si portarono colà tre individui armati ed a cavallo ...Costoro con minacce di morte c'imposero di seguirli, chiedendo ingenti somme per il nostro riscatto"(1), dichiara un sequestrato; "Verso le ore 23 del giorno nove decembre ultimo (1864) mentre mi rattrovava innanzi la mia masseria .... fui aggredito da cinque briganti armati ed a cavallo, che io conobbi... tutti di qui. I medesimi a viva forza mi menarono seco loro nel bosco Castiglione, dove mi tennero sequestrato per quattordici giorni".

"Allorchè fui preso dai briganti innanzi la mia masseria fui veduto da" alcuni testimoni "tutti di qui", dichiara un altro. E ancora, "Ieri verso le ore 13 io (2) con mia moglie mi trovavo infondo che tengo in affitto da questo Comune... quando si avvicinarono quattro briganti armati che io conobbi pè miei paesani... i quali dopo aver preso una giumenta di mia proprietà che colà teneva imposero a me ed a mia moglie di seguirli. Costretti dalla forza dovemmo ubbidire". Ci portano in una masseria "e qui trovammo altre nove malfattori fra cui una donna. 1 medesimi furono da me conosciuti... Io mi feci a pregare perché mi avessero rilasciato, volevo anche baciarli, ma non vollero, dicendo che sarebbe stato un tradimento ....

"Trascorsa un'altrora m'imposero di seguirli, e giunti al punto detto Coste di Bisaccia, sotto la Speca due di malfattori che mi seguivano ingrillarono i loro fucili. Io subito mi voltai indietro, e vidi Pasquale Nigro, ed uno di Rocco di Anzano, mi fu imposto di camminare, e non appena mi rivoltai l'Anzanese scaricò il suo fucile contro di me, colpendomi in mezzo ai reni, di guisa che la palla mi uscì sotto la zuava sinistra. Né di ciò contento disse al Nigro, tira anche tu, ed il Nigro tirò colpendomi sulla nuca del collo. Io al primo colpo stramazzai a terra. Quei barbari non erano ancora sazii del mio sangue, ed altro colpo mi venne tirato, senza che avessi osservato chi lo esplose. Quest'ultimo colpo non mi offese. Dopo di ciò credendomi morto mi lasciarono sul suolo. Tutta la scorsa notte sono stato all'aria aperta. Questa mattina è passato un forestiero a me ignoto, al quale ho chiesto da bere, ma egli inumano è passato oltre. Più tardi il mio paesano Giuseppe alias Bellofatto si è a appressato, al quale ho dato la preghiera di venire ad Andretta ad avvisare i miei parenti della infelice mia sorte.

Mi ha visto pure in quello stato Donato Fierro... il quale mi ha dato un po' d'acqua a bere. Verso le 18 son venuti a rilevarmi mia moglie..., mio figlio..., ...miei parenti i quali profittando di un momento che i briganti attaccati dalla forza si sono allontanati da quel sito, ove erano ricomparsi da molto tempo mi hanno (collocato. una scala e mi hanno qui condotto nello stato in cui mi vedete (3).

Nel mattino del 15 ottobre 1863 "io (4) e mio figlio..., e mia figlia... ben per tempo uscimmo dal paese, e ci recammo in un nostro fondo ...per accudire ai bovi che aravano la terra. A circa le ore 15 all'improvviso ci vedemmo circondati dieci briganti armati, ed a cavallo... Subito mia figlia fuggì, e scampò dalle loro mani, ma né io, né mio figlio potemmo avere la stessa sorte.

Fummo condotti nel bosco Monticchio, ove giungemmo alle ore ventuno. Allorché fummo catturati i malfattori dissero - ad alcuni presenti - che avessero fatto sapere all'altro mio figlio ... o ad altri della famiglia, che per esser noi rilasciati dovevano mandare una forte somma di denaro. 1 malfattori che ci sequestrarono verso le ore 24 ligarono me, e mio figlio. Nel corso della notte, e propriamente alle ore 4 e mezza riuscì a mío figlio di sciogliersi, nel mentre i malfattori dormivano

Indi il mio figliuolo sciolse anche me, dicendomi "Fuggiamo". Egli quindi  precedette, ed io nel seguirlo urtai contro talune frasche, le quali avendo fatti rumore si destarono i briganti. Subito fui raggiunto da un brigante che chiamavano, dico dicevano esser di Bella, e di cui ignoro il nome e il cognome. Costui con uno stile mi tirò un colpo sul braccio, ma anche nel petto. Quel ribaldo avrebbe continuato a ferirmi, ma gli altri briganti che ho nominati miei paesani, lo rimossero dal triste proponimento. Così fui ricondotto nuovamente in mezzo ai briganti, e non solamente alle mani, ma anche ai piedi. Mio figlio però riuscì a fuggire. Trascorsi tre o quattro giorni, durante i quali stetti o nel bosco Monticchio,o quello di Castiglione, la mia famiglia mandò un emissario con quarantacinque Napoleoni. Quei tristi se li presero nel bosco di Monticchio a circa le ore 22 in cui arrivò l'inviato ed anche Nicola Terlizzi Nunziatiello il quale avendo che io stava sequestrato volle venire a trovarmi.

   I malfattori quantunque avessero ricevuto i 45 Napoleoni pure non vollero rilasciarmi, e pretendevano altri 1488 ducati, e grana 50, ma poi coi miei pianti si contentarono di altri ducati 488,50 e pretesero pure la giumenta, un due colpi, due vestiti interi da uomo, un orologio. Ritornarono quindi i due incaricati. Arrivarono a circa le ore ventuno, e consegnarono ai briganti altri ducati 438,50 nonché un orologio, dicendo che la giumenta richiesta si trovava nella masseria di esso Terlizzi in contrada Speca. I Malfattori però dissero che l'orologio non era buono, e lo respinsero. Si presero i ducati 438,50 e pretesero gli altri 50, ossia il compimento della somma già stabilita. Pretesero pure un cappotto. Intanto non mi vollero neanche rilasciare. Fu perciò che il Dell'Api, ed il Terlizzi furono licenziati. Il brigante Ortone però disse al Terlizzi che avesse fatta una strada diversa da quella che avevano battute, senza dirgliene la ragione. Il Terlizzi non se ne brigò ne punto ne poco, e col Dell'Api fecero la stessa strada. Allontanatisi alquanto sopravvenne il brigante Canio Tibonna di Calitri, e tutto adirato chiedeva ove era l'andrettese. Avendomi scorto si cacciò uno stile, e mi tirò un colpo al fianco sinistro, ma il brigante Ortone gli tiene il braccio, di guisa che io riportai una leggiera ferita. Il Zibonna sempre irritato dicendo che il Terlizzi scovriva tutte le cose loro, e voleva farli prendere dai soldati, si pose ad inseguire il Terlizzi, ed il Dell'Api.

Nell'allontanarsi il brigante Ortone gli disse: "vedi di non uccidere quello povero padre di famiglia. e quest'anno gli abbiamo ricattato 223 ducati"(5) . Indi rivoltosi a me disse: "Mo che arriva a Nicola l'uccide".

Infatti poco dopo, senza che nulla io avessi veduto per il folto della boscaglia intesi un colpo di fucile soltanto.

Il dì seguente i malfattori mi dissero che il Terlizzi era stato ucciso, e che avevano ricuperata la giumenta, ed il due colpi, nonché due abiti che pretendevano da me .

...Finalmente passati altri giorni venne nuovamente il Dell'Api e Luigi di Cosmo presso la riva dell'Ofanto, ed avendo portate i cinquanta ducati, l'orologio, ed il cappotto, dico meglio dopo tre giorni mi dissero i malfattori che avevano ricevuto i cinquanta ducati... Da ultimo trascorsi altri tre giorni il Dell'Api e Luigi Di Cosmo vennero verso la riva dell'Ofanto, e portarono il cappotto e l'orologio che consegnarono ai briganti, e così fui liberato".

"Durante il tempo della mia cattura furono portati nel bosco anche (essi) sequestrati un individuo di Pescopagano, un ramaiolo di Fisciano, ed un contadino di Senerchia. Vi trovai sequestrato un naturale di Lacedonia, di cui ignoro il nome e il cognome. Costui dietro il riscatto mandato dalla sua famiglia fu liberato. Il ramaro,ed il contadino se ne fuggirono. Il Scioscia [ il cittadino di Pescopagano] finalmente rimase tuttavia sequestarto".

"Questa notte verso l'ora tre, i briganti circa al numero di 15 assalirono le masserie di Francesco Rainone, Angelo Antonio Pennella ...tutte poco lontano l'una dall'altra ricattando i proprietari di esse portandoli seco loro, e lasciavano detto... che il riscatto per questi infelici doveva essere portato nel bosco di Pietra Palomba.

Le masserie ove ciò avvenne erano distante da questo abitato circa un miglio, contrada Matinella, contrada opposta e lontana più di due miglia a quella ove è stazionato il distaccamento dei bersaglieri nella casina Zuccardi ".

"...non giungendo il denaro, il brigante Argentieri ordinò ad un suo compagno di tagliare ai ricattati le orecchia, ed a tale uopo gli dette il coltello. Infatti a Panfilo Argentieri di anni 14 furono recise ambedue le orecchia...  Successivamente lo imputato raccolse sopra un pezzo di pane il sangue che sgorgava dalle ferite, e così inzuppato lo mangiò, mentre il di lui degno compagno con la lingua lambiva il sanguinoso coltello, ed esso pure ne ingoiava il sangue. Le orecchie tagliate furono inviate alle famiglie dei ricattati ..." . Un parente di un sequestrato recapitò in Prefettura due involucri. Si apre il primo e si trova un fazzoletto cucito; si apre anche il secondo e vi si trovano tre lettere: la prima è firmata dai briganti Felice Taddeo e Carmine Palumbo: le altre contengono quattro pezzi di orecchie mozzate agli sfortunati sequestrati .

(1)Catturano il villico Domenicantonio Di Guglielmo e la matrigna Rosa Maria Nigro, intenta (quest'ultima) a spigolare. Durante il sequestro che avviene alla presenza di 8 persone, "II masnadiero dimandava [alla donna/ come stava in salute". I malcapitati vengono rilasciati il 31 luglio dopo aver pagato la somma di ducati 25.  
(2) Agostino Senerchia fu Pasquale di anni 44, contadino, impossidente.
(3)
Agostino Senerchia muore dopo qualche mese per le ferite riportate. Il cadavere viene trasportato nel campanile della Chiesa dove due periti medici eseguono l'autopsia.  Pasquale Caruso, massaro di (4) Pasquale Caruso, massaro di campo, coniugato, possidente 3000 ducatì.
(5) )
Terlizzi viene arrestato per complicità. Fu catturato nel mese di febbraio dai briganti e tenuto per 5 giorni. Fu liberato in seguito al pagamento del riscatto. Fu catturato dai briganti una seconda volta il 4 settembre ma non sporse querela. 

 

Indietro