Nella notte tra il 9 e il 10 agosto 1863 Antonio Curano, di
S. Angelo Lombardi, mentre si trova nella sua masseria nel luogo detto S.Francesco,
a circa due miglia dall'abitato, sente gridare il suocero, abitante in una tenuta
poco distante: "ladri, ladri ". Con i parenti Angelo Imbriani e Michele
De Nicola, con lui conviventi, si arma di fucile e s'incammina verso il luogo
da dove provengono le grida. All'improvviso ode due fucilate; prontamente risponde
al fuoco e costringe i malviventi alla fuga. Questi si dirigono verso la contrada
Fredine dove obbligano, con minacce, Giuseppe Castellano ad aprire l'uscio dell'abitazione
e gli rubano £ 106; molta biancheria e quattro rotoli di formaggio per
un valore di oltre £ 40. Passano poi alla masseria di Salvatore Cetta
e incendiano una bica di 80 tomoli di grano del valore di £ 680.
Il 24 dello stesso mese Gregorio Cicalese di Nocera (Salerno) si reca nella
masseria di Nicola Amora, suo agente, a S. Vito, a circa tre miglia dall'abitato
di S. Angelo Lombardi per andare a caccia nel tenimento di Morra. Ma, nelle
vicinanze dell'Ofanto, viene sequestrato da due briganti a cavallo. Per la sua
liberazione, i malviventi chiedono il riscatto di £ 200 ed una giumenta.
Amora vuole prontamente liberare Cicalese e spedisce ai sequestratori quanto
richiesto. L'ostaggio viene liberato lo stesso giorno, verso le ore 19.
Da un rapporto del sottoprefetto di S. Angelo Lombardi si rileva che un'orda
di briganti, sempre in questo stesso giorno, incendia la masseria di Michele
Castelli di Rocchetta S. Antonio e gli arreca un danno di circa £ 1700.