CALITRI

Verso le 16 del 10 maggio 1863, le bande riunite di Coppa, Sacchitiello, Andreottola, Mariani, Caruso e Pio, circa 120 briganti a cavallo, si fanno vedere nella masseria Vitamone, nelle vicinanze di Calitri. Viene subito avvertito di ciò il maggiore Brero, appena giunto in paese con un drappello di 42 Usseri di Piacenza. Il comandante si dirige immediatamente sul luogo con una compagnia di granatieri. Nello stesso momento la 15° Compagnia del 33° Fanteria si reca in località Tofiello, nel bosco di Castiglione, per tagliare la ritirata ai malviventi. Il Maggiore giunto alla distanza di 200 passi dai briganti dispone l'assalto. I malfattori sono numericamente superiori alla truppa e infliggono alla forza governativa la perdita di otto Usseri, il ferimento di quattro e l'uccisione del cavallo del capitano Carelli. 1 valorosi superstiti non si perdono di coraggio: attaccano con la sciabola, inseguono i banditi e ne uccidono tre, ne feriscono moltissimi e s'impadroniscono di nove cavalli e di un mulo. Nella lotta viene ferito il tenente Cinzio.
Il brigante Giuseppe Caruso di Atella, tramite il Sindaco di Calitri fa sapere che, il 21 maggio 1863, il feroce capobanda Pio Masiello di Bella era stato ucciso e che desidera costituirsi pur d'avere salva la vita.
Il 13 tre briganti sequestrano Carmine Badia di Calitri nel sito detto Bosco delle Rose: per il rilascio pretendono un riscatto molto elevato. Il 16 si versa la forte somma di denaro e l'ostaggio viene liberato.
Nello stesso giorno i carabinieri e la guardia nazionale di Calitri arrestano Vincenzo e Canio Onorato, padre e figlio, nonché Michelantonio Onorato, tutti del paese e conniventi con i briganti. Quest'ultimo è accusato d'avere anche sparato un colpo di fucile contro la forza pubblica mentre era "appiattata" nel luogo detto Ripa di Mare per sorprendere i briganti e batterli.
Il medesimo giorno la numerosa banda di Crocco viene assalita e attaccata nel bosco di Monticchio, nel tenimento di Calitri, dai granatieri di Monteverde e dalle truppe comandate dal colonnello Linati. Crocco fugge quasi denudato. Nella fuga abbandona la giacca con la corrispondenza e con la decorazione di S. Giorgio. Dopo il conflitto si contano, tra i briganti, due cadaveri ed altri corpi probabilmente bruciati dai compagni e un solo bersagliere ferito. La forza regolare s'impadronisce di 35 cavalli, di cui uno bardato elegantemente, di molti viveri, munizioni e armi.
Il giorno dopo tre briganti a cavallo, guidati dal caporale Teodoro Basile, sequestrano, nella masseria Foggianella, presso Monticchio, nel tenimento di Melfi (Basilicata), Francesco Saverio Spirito di Monteverde, lo conducono poco lontano e lo fucilano barbaramente.
L'uccisione del malcapitato è stata ordinata dal famigerato Crocco. Questi era, infatti, sospettato di aver fornito ai granatieri la notizia della permanenza in quei luoghi, nei giorni 13 e 16, della comitiva capitanata dal noto brigante.

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