La notte del 27 agosto 1863, 12 briganti a cavallo, assalgono
a Bisaccia la casa di Arcangelo Cela e prelevano cinque tomoli d'avena e due
giumente indomite. I due cavalli sono restituiti il giorno dopo. Altri 15 briganti
scassinano la porta della casa di Francesco Salvadore alla ricerca d'armi e
d'animali da sella e minacciano di uccidere Antonio Vitale se non procura immediatamente
le armi e gli animali da sella. Verso le 23 dello stesso giorno altri 30 briganti,
armati a cavallo sottraggono una giumenta ad Alessandro d'Ascoli.
Antonio Romei fu Francesco e Giuseppe De Luca, entrambi di Bisaccia, il 29 dello
stesso mese, tornano da Caposele con tre muli carichi di pezze di panno che
avevano portato in quel paese per tingerle. Il primo è aggredito, verso
mezzogiorno, da sei briganti a cavallo bene armati al Piano del Conte in tenimento
di Andretta. Fra questi si notano due vecchi che prendono otto pezze di panni
di lana: sei neri, uno verde ed un altro bianco, e le caricano sui loro cavalli.
Quindi scortano il derubato fino a Formicoso. Qui si dirigono alla masseria
di Alvino di Andretta.
Poco più tardi, cinque degli stessi briganti ricompaiono sulla Toppa
del Formicolo e sottraggono due pezze di panno, uno di color "monachino"
ed un altro bianco, a De Luca. Sottraggono anche un'altra pezza di tela ad un
trainante che passa per la strada consolare del Formicoso.
De Luca non vede sui cavalli le pezze di panno portate via in precedenza. Ciò
fa supporre che i briganti avessero lasciato la refurtiva nella masseria di
Alvino oppure in quelle vicine (181).
Per questo fatto il Prefetto ordina al Delegato, ai Carabinieri e alla Guardia
Nazionale di P.S. di Andretta di eseguire periodiche perlustrazioni nelle masserie
di quel territorio.
La sera del 17 dicembre il carabiniere Alessandro Valloni della stazione di
Lacedonia è piantone al cassiere comunale di Bisaccia. Viene a sapere
che qui vi è tale Giovanni Camarca fu Gaetano, di anni 42, contadino
di Lacedonia, domiciliato in Bisaccia il quale è colpito da mandato di
cattura della Corte d'Appello di Napoli, Sezione di Accusa, per aver ucciso,
a colpi di baionetta, Isidoro Giannetto. Costui è anche sospettato di
stretta connivenza con i briganti perché parente del bandito Andreottola.
Quando un giorno si avvicinò la forza pubblica alla ricerca dei malviventi,
questi avvertì la banda favorendo la fuga. Egli è riconosciuto
dai bersaglieri stanziati in Bisaccia e il carabiniere ne tenta perciò
l'arresto.
Valloni prima di procedere all'esecuzione si reca dall'Aiutante Maggiore del
5° Battaglione Bersaglieri ivi stanziato, e chiede l'aiuto di un milite
per eseguire l'operazione.
Il carabiniere Valloni, coadiuvato dal bersagliere Alberto Guasco, si reca nell'abitazione
del Camarca. Non lo trova. Nella casa si vende vino. Si ferma e aspetta. Dopo
un quarto d'ora circa il ricercato compare; il carabiniere gli intima l'arresto.
Camarca non si perde d'animo e afferra un coltello a mollettone. Anche il carabiniere
e il bersagliere non si sgomentano e tentano di disarmarlo. Durante la lotta
arriva la moglie e spegne i lumi.
Camarca viene disarmato. A portata di mano vi è uno "stile":
lo impugna e vibra un colpo al carabiniere e lo ferisce al gomito del braccio
sinistro producendogli una leggera ferita guaribile in cinque giorni circa,
lunga un pollice e larga poche linee e profonda fino al tessuto cellulare.
Benché ferito e nonostante la forza erculea del Camarca, il milite riesce
a catturarlo e rinchiuderlo nella camera di sicurezza di quel Comune a disposizione
dell'autorità .
181) Lettera della Sotto-Prefettura del Circondario di S.Angelo
dei Lombardi, Carico Pubb. S.a n. 3006, al Prefetto della Provincia di Avellino
del 31 dicembre 1863.
Archivio di Stato di Avellino, Prefettura, cart. 3, fase. 254.