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Achille Lauro SUPERSTAR

Dai discorsi di Lauro

 

I discorsi del Comandante, è noto a tutti, erano preparati da scriba di fiducia, dal giornalista Pugliese al dottor Gatti, ma sempre, nei più importanti, si può scorgere la zampata di don Achille con il suo eloquio colorito e spontaneo, il quale sapeva ben tastare gli umori della platea ed era in grado in qualsiasi momento di strappare un applauso scrosciante.
Una biografia del nostro eroe sarebbe incompleta se non comprendesse almeno qualche stralcio dei suoi più leggendari sermoni, pregni di retorica.


La consuetudine costante di chiudere in questa meravigliosa piazza del Plebiscito tutte le nostre campagne elettorali , è senza dubbio il premio più ambito ai miei sforzi ed il coronamento più degno di tutti i miei sacrifici, in quanto mi consente, al termine di una estenuante fatica, di ritrovarmi in mezzo a voi, in piena comunione di spiriti e di intenti, per sottolineare col vostro slancio, col vostro entusiasmo, con la vostra fede, i motivi più concreti, più immediati e più validi della nostra lotta che si ispira agli ideali immanenti e permanenti della Patria e della Nazione.
Con queste frasi per quasi vent'anni si sono concluse tutte le campagne elettorali di Lauro, che avevano un costante epilogo nella cornice della storica piazza del Plebiscito davanti ad entusiaste folle oceaniche.


Dopo aver visto i nemici furibondi di ieri mettersi oggi a braccetto ed un governo democristiano realizzare i capisaldi fondamentali di un programma comunista: dall'abolizione del latino nelle scuole medie alla riduzione della ferma militare, dalla statalizzazione della energia elettrica alla istituzione della regione Friuli-Venezia Giulia, anticipazione dello sbriciolamento dell'unità nazionale;
dopo aver vissuto il quinquennio del più vergognoso trasformismo e della più spudorata corruttela che mai si siano verificati nella recente storia del nostro Paese, noi abbiamo l'orgoglio di affermare e confermare l'immutabilità dei nostri principi e la validità dei nostri postulati per riportare gli Italiani fuori da questo pantano nel quale minaccia di naufragare l'Italia, conducendo fino in fondo la nostra battaglia che mai come oggi assume i contorni di una straordinaria chiarezza perché è una battaglia per la libertà dello Stato.

Sacrosanta denuncia, in gran parte avveratasi,pronunciata in occasione delle elezioni del 1963.Oggi verifichiamo con sommo stupore quale preveggenza animasse le accuse che Lauro rivolgeva ai suoi avversari.


Fu colpa essenziale della Democrazia cristiana aver avvilito mediante una diffusa corruttela ogni principio di correttezza e di aver svilito, mediante una dilagante immoralità, una costante sopraffazione, tante evidenti ingiustizie, tanti soprusi, tanti ricatti, lo stesso prestigio dello Stato per compiere un abuso ed un arbitrio condannevoli ed odiosi,quale fu quello dello scioglimento del consiglio comunale di Napoli, dove noi eravamo forti della maggioranza assoluta, ostacolando e ritardando così la ripresa e l'ascesa della città di cui noi con sforzo costante e con volontà tenace avevamo messo le premesse sicure.
Furioso attacco alla Democrazia cristiana sferrato in occasione dello scioglimento d'autorità del consiglio comunale di Napoli. 


Avanti dunque napoletani, avanti monarchici di tutte le ore e di tutte le battaglie, monarchici di ieri, di oggi, di domani e di sempre, avanti dunque Italiani che sentite prepotentemente l'amore e l'attaccamento alla Patria, il partito di Stella e Corona vi attende a bandiere spiegate per raccogliere sotto un unico simbolo le forze sane della Nazione che con rinnovate energie si accingono ad iniziare il cammino della riscossa per portare sempre più in alto le fortune dell'Italia immortale.
Incitamento agli elettori in vista di un importante consultazione politica.


La ricostruzione morale e materiale della nostra Napoli che è stata, è, e sarà il mio orgoglio, la mia passione e la mia predilezione ed alla quale mi sento ormai legato per la vita e per la morte , oltre tutte le cattiverie degli uomini, oltre tutte le faziosità dei partiti.
Frase di chiusura della conferenza stampa, un esempio di pittoresca eloquenza, tenuta da Lauro a Roma il 17 febbraio 1958, dopo lo scioglimento da parte del governo della giunta cittadina.


il "ROMA" su :"i sette puttani"

Su Achille Lauro e le sue gesta sono stati pubblicati migliaia di articoli, ma il più famoso è senza dubbio quello uscito a nove colonne il 13 settembre 1961 sulla prima pagina del "Roma", il quotidiano di proprietà del Comandante, all'indomani del tradimento di sette consiglieri, che passarono dal Partito monarchico alla Democrazia cristiana.
Di questo editoriale leggendario presentiamo qualche stralcio per evidenziare il clima politico infuocato dell'epoca.

Oggi la DC esulta per quanto è avvenuto nel Consiglio comunale di Napoli (e "Il Mattino" si fa portavoce di tale esultanza) dove ben sette consiglieri hanno seguito l'esempio dell'ineffabile onorevole Foschini, il Fregoli della politica napoletana! Cosa significa questo: forse l'improvvisa validità della politica democristiana che i folgorati dalla Grazia hanno per anni condannata, combattuta schifata in Parlamento e in piazza, nei pubblici comizi e negli impegni assunti con gli elettori?
No! Essi, che andarono a Lauro e all'ideale monarchico quando l'uomo e l'ideale sembravano marciare col vento in poppa, guidati dall'istinto che guida i polli verso il becchine e i topi verso il formaggio, oggi vanno alla Democrazia cristiana nella precisa convinzione di trovare più facile becchime e più abbondante formaggio.
Fame di posti e ambizione di cariche sono alla base di queste troppo facili crisi di coscienza, sono gli assessori squillo, i consiglieri squillo che si offrono sulla pubblica piazza al migliore offerente.
Perché meravigliarsi che il condirettore del "Il Mattino",  inforcato il cavallo di Orlando, scende in lizza a visiera alzata per difendere "I magnifici sette" del tradimento. E avverte allarmatissimo che i poveri trafughi sono in pericolo per colpa dei pretoriani del" Roma" incitanti al linciaggio, dal momento che il "Roma" ha rivelato gli sporchi retroscena, di cui i Sette sono stati protagonisti, sotto il titolo "Traditori al muro". Non fateci ridere!
Crede davvero "Il Mattino" che valga la pena trasformare un pugno di fetenti con la recidiva in vittime? C'è un solo muro infatti per soggetti come loro: quello della vergogna. Che essi del resto ben conoscono in quanto è il medesimo muro del pianto, dell'adulazione e dei giuramenti, al quale ieri, oggi, domani, sempre trascinavano trascinano e trascineranno le loro a ambizioni e i loro appetiti.
E questa sarebbe la democrazia, questo il sistema per allargare le basi della democrazia stessa!? Se questa è democrazia, diciamolo alto e forte, è una democrazia di puttani e di lenoni, pronti i primi a prostituire, con se stessi,i voti, le speranze, i diritti di quanti -col loro suffragio- li investirono di un mandato, e pronti i secondi ad approfittare della disonestà altrui per trarne vantaggi immediati.
Possiamo affermare con tranquillità di coscienza che il sistema è marcio e la situazione politica in sfacelo.
E si tratta, innanzi tutto , di sfacelo morale. Non è la situazione di questo o quel partito che preoccupa, è il metodo che indigna e dimostra che la democrazia, così come è concepita oggi in Italia, è veramente il regime dei peggiori. Un regime che oltre a fondarsi sulla demagogia ed a sollecitare gli istinti peggior delle masse, giustifica il trasformismo dei voltagabbana, le manovre degli arrivisti, i salti della quaglia degli ambiziosi, gli appetiti dei profittatori.
Non si illudano questi puttani di aver battuto, con il loro tradimento, Lauro e il laurismo. Avranno tutt'al più portato il primo colpo di grazia al sistema che essi hanno fatto marcire. Né più, né meno di quel che avvenne nell'ottobre 1922.
La storia si ripete, ma come assicura Marx, la prima volta in chiave di dramma e la seconda in chiave di farsa; è naturale quindi che questa nostra democrazia, a differenza di quella del 1922, che fu travolta dalla violenza, rischi di affogare nello sterco. Ciascuno ha sempre quel che ha donato.

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