<%@LANGUAGE="VBSCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Le acque a Monreale, amministrazione municipale e interessi affaristici nel XIX secolo
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FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA

CORSO DI LAUREA IN LETTERE MODERNE

Criminalità organizzata e commercio dell'acqua
Le acque a Monreale: sistema idrico e fontane
Monreale: caratteri generali
Bibliografia
Premessa

 

Ripercorrendo idealmente la strada che da Palermo conduce a  Monreale ci ritroviamo ad ammirare capolavori dell’ingegno artistico, architettonico e politico delle più grandi personalità siciliane di molte epoche. La stessa strada che conduce a Monreale infatti è il frutto della politica di prestigio che riguarda le massime cariche delle due città confinanti. L’attuale strada panoramica, stratuni vecchio,  ha le sue origini dall’opera dell’Arcivescovo Luigi Torres I, che inaugura la sua carica ecclesiastica colla costruzione di una strada dritta fino ai confini di Palermo [1] . Indubbiamente il paesaggio non dovette mutare troppo, e la pendenza naturale e le curve a strapiombo dovettero esservi ancora presenti, ma certamente costituì un grande passo in avanti se si pensa che l’unica via di collegamento per Palermo passava attraverso tutta la campagna alle pendici della rocca di Monreale. Dopo circa cinque anni il viceré Marcantonio Colonna con abilità politica pari a quella dell’Arcivescovo Torres I inizia, portandoli a compimento, i lavori per la costruzione di una strada che da Porta Nuova arrivava sino alla Rocca a Palermo, punto in cui iniziava la strada in salita per Monreale [2] . Nella seconda metà del secolo XVIII un vescovo di grande personalità, Francesco Testa, muta l’aspetto della cittadina normanna e il suo sodalizio con lo scultore Ignazio Marabitti segna la configurazione dello stratuni vecchio, come ancora oggi lo possiamo osservare [3] . L’intervento è doppio: da un lato si riduce ulteriormente la pendenza della strada, dall’altro si procede ad una riqualificazione anche estetica del territorio che si snoda lungo la strada stessa. Il valore simbolico della ristrutturazione è chiaro, essa segna “il recupero della storia nell’incrocio con il percorso seicentesco, la risoluzione in chiave estetica di un risultato tecnico – fontana del Pescatore nella prima curva -, la prima percezione delle absidi del duomo in lontananza e la conclusione del percorso alle porte della città [4] ”. Un viaggiatore del 1817 ci descrive la strada monumento per giungere a Monreale: “l’amenità della strada comoda, e piana, adorna da lati di eleganti casini, dilettevoli ville, capricciose fontane, giardini, ed ortaggi, rendono piacevolissime le poche miglia, che dividono Palermo da Monreale, la quale sedendo sopra elevato sito gode la più deliziosa seduta [5] ”. Un visitatore straniero la descrive così: “(…) Vollero costruirsi, infatti, ai lati della strada, fontane di un architettura non sempre regolare, ma sempre gradevole ed elegante. (…) L’acqua sgorga nei modi più diversi: a zampilli, a colonna, a cascata; in qualcuna ad ombrello. (…) Questa bella strada, e la splendida  serie di fontane, terminano nella parte meridionale di Palermo, chiamata Porta Nuova [6] ”.

E’ d’obbligo a questo punto della trattazione fornire una breve descrizione di questa strada-monumento, secondo le opere che vi sono poste ai lati, seguendone la via partendo da Palermo.

All’inizio della strada, nel tratto che parte dalla Rocca, sono visibili due piloni su cui vi sono delle scritte latine. Nell’ansa della prima curva della salita si trova la fontana del Pescatore del 1769, una vasca circolare che mostra dei fanciulli raffigurati nei più vari momenti di gioco e tra questi un fanciullo con una canna da pesca fra le mani, da cui il nome della fontana. La fontana del Pescatore è considerata fra le massime opere del Marabitti. Salendo pochi metri più avanti troviamo due piloni con vasi e iscrizioni latine, analoghi a quelli della rocca. Seguendo la via pochi metri più avanti sulla destra si giunge alla fontana del Drago, una terrazza belvedere affacciata sulla conca d’Oro e sul mare di fronte Palermo. La fontana è del 1767 è riporta un tipico impianto a mostra con figure variamente addossate sulle rocce del monte Caputo. L’impianto della fontana degrada verso la strada con sedili e scalini, per terminare con due fontanelle laterali simmetriche. Particolare della fontana è una grotta da cui fuoriesce una testa di drago. Posta più in alto, dopo molte decine di metri vi è la fontana ad emiciclo, cosiddetta per la sua forma semisferica e  che presenta al centro un piccolo salto d’acqua che confluisce in una grande vasca. L’ultimo monumento che si presenta sulla strada è la fontana ad edicola dedicata a S. Michele, che è formata da una piccola conca sorretta da arpie, datata 1665 [7] . Giunti alla fontana ad edicola siamo alle porte di Monreale, precisamente dinnanzi a porta S. Michele, oggi non più esistente [8] .

 



[1] Ludovico Torres I de Malaca s’insedia come Arcivescovo di Monreale alla fine del 1543, quando l’Arcivescovo Farnese lascia la Metropolita, tenendone per se i frutti delle rendite economiche e la giurisdizione temporale. Dopo il Concilio di Trento il Torres I fu il primo Arcivescovo che stabilmente si trasferì a Monreale e fondò le basi per una nuova ed autonoma amministrazione della Mensa monrealese. Per la vita di Ludovico Torres I cfr. Gaetano Millunzi, Storia del Seminario Arcivescovile di Monreale, cit., p. 6.

[2] A. Lima, Atlante storico delle città italiane, Sicilia, Monreale, cit, p. 54. Il volume della Lima è un prezioso riferimento per la storia di Monreale, del suo territorio, per le ricostruzioni urbanistiche ecc., ragion per cui sarà citato molto spesso.

[3] L’Arcivescovo Francesco Testa s’insedia nella Metropolita monrealese nel giugno 1754, dopo un lungo ed oscuro periodo per la Mensa. Anche per la vita e l’opera del Testa, cfr. Gaetano Millunzi, Storia del Seminario Arcivescovile di Monreale, cit., p. 133.

[4] A. I. Lima, Atlante storico delle città italiane, Sicilia,  Monreale, Palermo 1991, p. 54.

[5] Ignazio Paternò, Viaggio per tutte le antichità della Sicilia, Palermo 1817, pp. 223 – 226.

[6] J. Houel, Voyage Pittoresque des isles de Sicilie, de Malte et de Lipari per  Jean Houel, Parigi 1782.

[7] Ancora citazioni di viaggiatori: “Al cominciar dell’erta che serpeggia pagasi un pedaggio per ciascun cavallo di otto bajocchi”, G. Quattromani, Lettere su Messina e Palermo, lettera XX, Palermo 1836, pp. 91-95. “Ma l’architettura è senza gusto, e le iscrizioni senza buona paleografia al solito negli U calderini”, G. Gastone,  Viaggio in Sicilia, Palermo 1828, pp. 13-17. “Da un lato s’alzano rupi scoscese rallegrate dalle acque cadenti e dalla verzura degli oloè e dei cactus, dall’altro s’apre un vallone tutto coperto d’ulivi, di fichi,  d’aranci, di cedri, e lontano la vista di Palermo e del mare”, F. Bourquelot,  La Sicilia, Milano 1873, pp. 22-23.

[8] Come ultima testimonianza della bellezza dello Stratuni si cita la richiesta del principe di S. Vincenzo D. Alessandro Vanni, che il 5 Agosto del 1767 chiede di comprare il terreno adiacente alla strada per impedire la sua edificazione e la conseguente perdita del bel paesaggio offerto da fontane e statue poste lungo la stessa. Per  la vicenda cfr. ASDM - Registri di Corte, n°377. Per le notizie storico - artistiche sulla strada monumento cfr. Arte e memoria, a cura di S. Lo Nardo,  Palermo 2000. 

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