Autopsia di un alieno
Roberto Pinotti
Nel 1955 la comparsa sulla scena internazionale del famoso «Roswell Footage» verosimilmente realizzato all'epoca dal fantomatico cameraman militare USA «Jack Barnett» e di proprietà dell'inglese Ray Santilli ha galvanizzato, comprensibilmente, l'interesse del pubblico e dei media. In Italia la trasmissione «Misteri» di RAI DUE ha curato in tre puntate la diffusione televisiva del filmato, proponendosi di fare chiarezza sull'argomento. Al di là della questione di Roswell, dunque, il filmato di Santilli mostrava o no un essere extraterrestre sottoposto ad autopsia?
Contrariamente agli intendimenti degli organizzatori e al grande successo di audience della trasmissione, purtroppo, il pubblico italiano non è stato in grado di capire e tanto meno di giudicare.
A differenza di quanto è avvenuto ad esempio in Francia ed in Inghilterra, infatti, in Italia la polemica è stata monopolizzata dagli scettici del CICAP, il cosiddetto «Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale» ispirato all'analogo ente statunitense CSICOP, che alla fine hanno fatto prevalere, anche grazie ad una certa loro abilità nel pilotare in tal senso alcuni organi di stampa, l'idea che fosse tutta una montatura. Ciò a tutto scapito di una ricerca seria. Si è così falsamente imposta l'idea che il supposto «alieno» dissezionato fosse,come insulsamente affermato da una astronoma nonostante il parere tecnico contrario del prof. Pier Luigi Baima Bellone (patologo di fama internazionale e consulente d'ufficio), un «manichino»; ovvero, poi, che ci si trovasse di fronte ad un soggetto umano caratterizzato da malformazioni genetiche: ma nè la «sindrome di Turner» nè la «progeria» possono dare ragione delle caratteristiche fisiologiche dell'essere vivente sottoposto ad autopsia mostrato dai filmato, come ricorda Baima Bollone. E allora? E allora niente. Il filmato è stato liquidato con arroganza e fretta dal CICAP e perfino da un sedicente centro ufologico suo fiancheggiatore, il CISU; e senza alcun reale argomento a discarico, gli è stata assegnata la «bufala d'oro» annualmente messa in palio a livello simbolico dai «campioni» dello scetticismo nostrano. Alla faccia dell'obiettività. Indubbiamente, la mancata pubblicizzazione in Italia di certi dati scomodi (che solo la pur diffusa rivista del Centro Ufologico Nazionale, Notiziario UFO ha divulgato senza bavagli di sorta) è stata, per il nostro pubblico, una piccola tragedia a livello scientifico e informativo. Ma c'è di peggio, in fondo.
Immagini tratte dal Santilli footage
E grazie al cielo la gente non ha il proverbiale «anello al naso», e sa anche pensare da sola e nonostante tutto senza interventi «salvifici» di agnostici consulenti televisivi che in realtà non hanno nulla da dire. Come giustificare. infatti, l'esistenza ormai evidente anche di un secondo filmato della stessa fonte mostrante una seconda autopsia di un altro essere del tutto simile (ma senza le vistose ferite caratterizzanti il primo)? È chiaro che a questo punto l'idea della mistificazione, pur macabra, vacilla. Si dovrebbero contemplare due esseri umani affetti dalla stessa, ignota, patologia genetica che li renderebbe così anatomicamente «diversi» (due gemelli?), morti contemporaneamente ed entrambi sottoposti ad autopsia negli anni Quaranta o Cinquanta per non si sa quale ragione (e da chi).
Il maggiore Marcel fa vedere i resti del pallone scambiato per Ufo. Quasi nessuno gli ha creduto.
Il pressappochismo degli esponenti di un establishment timoroso di mettere in discussione presunte e immutabili «certezze» date per acquisite in nome di una sufficienza fuori luogo e di un male inteso concetto di Scienza viene così a galla in tutta la sua gretta mediocrità, fondata solo su una spocchiosa logica di potere che ha ormai fatto il suo tempo. Non sulla ricerca e sulla verifica. E che dire. poi, dei cosiddetti «pannelli di comando» anticipanti comandi digitali a sensori di ben difficile concezione negli anni Cinquanta? Oppure le travi metalliche «a doppio T» rinvenute fra i presunti rottami dell'UFO. esibite nel «Roswell Footage» sotto una tenda da campo e mostranti strani simboli? L'unico ad aver visto nel 1947 i frammenti, il figlio del maggiore Marcel, oggi non si sente di escludere che possa trattarsi di materiale genuino. Lo è davvero? E difficile rispondere, a tutt'oggi.
Cosa concludere? Pur avendo vissuto da protagonista la suddetta polemica, ritengo che non sia questa la sede per stabilire se il filmato d'epoca - coerente in tutto o quasi con la situazione ed il contesto degli anni in cui sarebbe stato realizzato - in possesso di Ray Santilli sia autentico o meno, al pari di quello della «seconda autopsia». detenuto dal socio tedesco di Santilli Volker Spielberg (e che non ha alcun rapporto con l'omonimo regista di Hollywood).
Sulla questione le indagini sono e restano più che mai aperte, e va al CUN (Centro Ufologico Nazionale) il grande merito di averle portate avanti per quanto riguarda l'Italia, obiettivamente e senza pregiudizi. Altri e nuovi elementi, infatti, dovranno essere affrontati serenamente ma concretamente, al di fuori della bagarre creata da un lato da chi ha mercificato questi documenti storici, e dall'altro da chi ha solo e comunque l'interesse a ritenerli (e a farli ritenere) falsi. E dalle inesattezze e contraddizioni di entrambi.
Quello che conta è che, oggi più che mai, il caso Roswell infiamma la polemica. Al di là del «Roswell Footage», infatti, un'inchiesta parlamentare voluta in USA ha comunque dato i suoi frutti. Vale la pena di parlarne brevemente, affinchè l'oggetto di questo preciso e circostanziato rapporto di Gildas Bourdais sia vista nella giusta ottica una volta di più. Quella del tentativo di occultare la realtà dei fatti in nome del Segreto Militare, ieri come oggi: su quello che è forse l'evento più importante della nostra epoca.
Schema, in tre segmenti, del gruppo di palloni del progetto Mogul. I protagonisti della prima fase dell'Ufo crash l'avrebbero scambiato per un disco. I tre bersagli radar (quelli a forma di aquilone erano costituiti di carta rivestita da una lamina di alluminio riflettente il tutto sostenuto da asticelle di balsa. (Disegno tratto da "Il caso Roswell" di G. Bourdais, Mediterranee 1997)
Certo che è difficile credere che gente come il maggiore Marcel, pilota di bombardiere ed esperto di aerei, si sia fatta ingannare confondendo queste strutture per un Ufo. Altro che barzellette dei carabinieri!
Oggi, com'è noto, l'USAF (l'aeronautica militare USA) sostiene ufficialmente che a Roswell sarebbe caduto un banale pallone riferito alle attività di un Progetto Mogul collegato ad operazioni di spionaggio nei confronti dell'URSS. Tutto ciò non solo contrasta con la dichiarazione - diramata dal comandante Blanchard tramite l'addetto stampa della base, l'allora tenente Walter Haut -rilasciata ufficialmente ai media e confermante inequivocabilmente il recupero di un disco volante (il tutto fu poi smentito dal generale Roger Ramey che accreditò la versione del pallone); ma anche con decine e anzi ormai centinaia di testimoni, diretti e no. Dal maggiore Jesse Marcel con sua moglie e suo figlio all'allevatore Mac Brazel: dal pilota R. Shirkey all'addetto alla sicurezza F. Kaufmann; dall'operatore cimiteriale G. Dennis a ex-ufficiali superiori come il colonnello T.J. DuBose; e dalla vedova del pilota O. Henderson, Sappho, alla moglie dello sceriffo G. Wilcox, Inez. E la lista potrebbe continuare.
Oggi è in realtà chiaro che (proprio come ha fin dall'inizio suggerito il prof. Stanton Friedman, uno dei maggiori inquirenti sull'episodio) a Roswell sono davvero caduti uno o più oggetti volanti non convenzionali, e il loro recupero (con successivo trasferimento alla base USAF -Wright Patterson) resta ammantato dal più fìtto top secret e da una operazione di cover up tuttora in corso.
E’ quanto, appunto, ha confermato infine l'inchiesta del GAO (Generli Accounting Office} innescata dal parlamentare USA on. S. Shiff, che ha altresì potuto verificare l'avvenuta distruzione «per errore» di importanti documenti militari d'epoca sul caso: una «damnatio memoriae» che forse si spiega solo col più geloso e calcolato segreto di Stato, giustificato dalla paura di non essere in grado di controllare le reazioni della gente di fronte alla più traumatica rivelazione della storia: il fatto che non siamo soli nell'universo, e che (rispetto ad altri che magari ci visitano da tempo) siamo con ogni probabilità una civiltà di serie B. Una verità ben dura da accettare per la Potenza egemone di questo pianeta, gli USA.
fonte: Appendice de "Il caso Roswell" di Gildas Bourdais (Ed Mediterranee 1997)