S. Egidio e
dintorni
di
Francesco Manfredi-Selvaggi
Il primo settembre di ogni anno si svolge la festa di S. Egidio, un
santo venerato in una chiesetta rurale posta circa a quota 1000 metri.
Si tratta, quindi, di un santuario collocato in altura e i santuari
spesso, come le fortificazioni, sono luoghi difficili da raggiungere. Il
pellegrinaggio in genere è faticoso quanto la conquista militare; molti
dalla città situata a quasi 500 m. s.l.m. raggiungono a piedi S. Egidio
la mattina della ricorrenza superando i 500 metri di dislivello mediante
un ripido sentiero che attraversa le località di Pincere (che prende il
nome da "pincio" cioè tegola, perché qui fino a pochi anni
fa si producevano i laterizi) e di Mucciarone (un agglomerato di case
oggi abbandonato). Questo culto ha un carattere fortemente locale
ristretto ad un'area che ora comprende unicamente Boiano e che prima era
sentito anche dalla gente di Campochiaro e S. Polo, due paesi vicini dai
quali giungevano in gruppi, con termine desueto in "compagnie"
di pellegrini scavalcando il Guado dell'Olmo. Questo della fatica del
cammino è una caratteristica significativa del pellegrinaggio che è il
simbolo della vita terrena, che è appunto un "cammino",
costituendo il santuario il punto di arrivo per la salvezza personale.
Il santuario di S. Egidio si presenta come un complesso formato da
edifici (la chiesa e il rifugio) e da un recinto oltre che, nel giorno
della festività, da tende da campeggio raccolte intorno alla chiesa
(richiamano quelle residenze provvisorie che si costruivano intorno ai
principali santuari in occasione delle celebrazioni religiose che
coincidevano anche con lo svolgimento delle fiere). Lo spazio
circostante al santuario serve per le funzioni rituali e per questo
motivo oltre che per renderlo sicuro dagli animali è stato recintato.
Il rifugio presenta un androne che sta sempre aperto offrendo la
possibilità di ricovero per la notte. Il rifugio dispone, insieme a
questo locale di fortuna, di un vano attrezzato per cucina comune e di
un altro vano per il pernottamento. Ha conservato, in definitiva, il
carattere originario di eremo sorto vicino ad una sorgente montana, la
quale costituisce un punto di sosta obbligato. Per comprendere
l'importanza di questa fonte con annesso abbeveratoio va considerato che
le montagne carsiche come il Matese sono povere di acque correnti
superficiali per l'elevata permeabilità del terreno; l'acqua sgorga
all'aria aperta dando origine ad una sorgente solo quando dopo essersi
infiltrata nel sottosuolo trova uno strato di materiale impermeabile
(argilla) che le impedisce di continuare la sua erosione della roccia
calcarea (il processo erosivo è la causa del carsismo). C'è anche
un'altra sorgente nelle vicinanze ed è la Fonte dei Lontri situata
all'inizio del Fosso della Strega e queste due fonti e i loro
abbeveratoi sono tra i pochi segni antropici del paesaggio storico della
montagna. Queste due sorgenti sono vitali per permettere il pascolo
degli animali sui prati che si estendono nei dintorni di S. Egidio. Si
tratta di pascoli intermedi che consentono di allungare il periodo
dell'alpeggio, senza i quali altrimenti la migrazione stagionale delle
bestie sarebbe avvenuta direttamente tra il fondovalle e l'altopiano; ai
primi freddi gli animali sarebbero dovuti ridiscendere in basso, nelle
stalle, e così si sarebbe accentuato il problema, un tempo
particolarmente gravoso, dell'approvvigionamento del fieno per
l'inverno. La sorgente di S. Egidio è un punto obbligato di passaggio
pure per l'escursionista che qui può riempire la sua borraccia. La via
che seguivano i pellegrini da Boiano a S. Egidio e che continuano a
seguire i fedeli è un importante percorso escursionistico perché è un
tratto del Sentiero Italia, la principale direttrice pedonale che
congiunge tutta la Penisola voluta dal Club Alpino Italiano. Questo
sentiero, usato pure dagli animali nella loro "transumanza"
verticale, è facilmente distinguibile nel bosco, ma appena usciti sui
prati prossimi a S. Egidio non si legge più perché gli animali
cominciano ad errare pascolando; a soccorrere vi è la segnaletica,
fatta da paletti che sorreggono cartelli indicatori con le classiche
bandierine bianche e rosse, apposta dalla Sezione di Campobasso del
C.A.I.. Si tratta di un sentiero, questo che inizia da Boiano e, dopo S.
Egidio, prosegue per il Guado della Borea e quindi per l'alta montagna,
che attraversa tutte le fasce vegetazionali e perciò di grande
interesse naturalistico. Non siamo di fronte sempre alla vegetazione
originaria, ma vi sono pure boschi di conifera (sopra Civita, lungo la
strada detta di "don Geppino") frutto di rimboschimenti
novecenteschi. Se è vero che i pini sono estranei alla vegetazione
naturale essi, però, contribuiscono ad arricchire la diversità della
flora, per la quale l'area matesina è al primo posto nella regione: ciò
è dovuto al fatto che questo ambito, pur non essendo una parte molto
vasta del Molise, ha al suo interno una diversità di altitudini e perciò
una varietà di condizioni climatiche. La pineta è, comunque, poco
estesa, mentre nelle associazioni vegetali di questa zona domina il
faggio. In definitiva, si può dire che bosco e pascolo costituiscono le
forme principali di utilizzazione del suolo in questa località tra le
quali sta avendo la prevalenza il bosco che si va estendendo su
ex-coltivi, prati e pascoli ormai abbandonati per la forte emigrazione
che ha colpito pure Boiano, i cui cittadini partiti financo per
l'America portano sempre nella memoria S. Egidio.