La storia

 


 

Una veduta di San Matteo

San Marco in Lamis è situato tra due conventi di grande rilevanza storico-aritistica: il santuario di San Matteo e la Madonna di Stignano. nei pressi del convento di San Matteo ebbe origine, in tempi molto lontani, il culto per Podalirio, figlio di Euscalpio, a cui gli abitanti del luogo avevano eretto un tempio, vicino ad una sorgente dove i pastori facevano il bagno alle greggi colpite da epidemie. Verso la fine del 600 d.C. sul posto si trovava un ospizio per pellegrini diretti alla grotta di San Michele, la leggenda narra che si siano fermati anche San Francesco, Santa Chiara e San Bernardino da Siena. I Benedettini trasformarono il rifugio in convento che divenne uno dei piu ricchi e potenti in Puglia. Agli inizi del 1579 passò ai frati Minori Osservanti, cambiò anche nome, da San Giovanni in Lamis a San Matteo. Vuoi ulteriori informazioni sul Convento? clicca qui!

La "questione Meridionale"

 

Nella seconda metà del '800 San Marco contava 17000 abitanti circa, 12000 si occupavano saltuariamente delle lavorazioni nei campi, questi divennero ben presto, un docile strumento di manovra nelle mani di ostinati borbonici e clericali da contrapporre al giovane regime liberale sorretto da pochi filounitari. Scoppiarono quindi violenti moti reazionari, invasioni di comitive brigantesche capitanate da abili e feroci assassini locali fatti evadere dal carcere di Bovino.Scontri a fuoco per le vie del centro abitato con le forze militari e con le guardie nazionali addette alla repressione dell'inquietante fenomeno, nello spazio di un anno faranno registrare nel censimento del 1861, un calo di popolazione di 2176 cittadini certamente periti nei conflitti a fuoco o emigrati in località piu tranquille della provincia. A sinistra una cartolina dell'epoca, ora conservata al museo militare di firenze.

 

Qui venivano esposti i corpi dei briganti uccisi.

 

 

 

 

 

Il colera

Lapide affissa sulla facciata della chiesa della Madonna delle Grazie

San Marco in Lamis, fu colpito dal colera nel 1837, in quel periodo, l'epidemia dilagava, mietendo parecchie vittime, in tutto il centro sud. A San Marco in Lamis all'epoca mancava sia lo scarico delle acque nere, che lo scarico delle acque bianche, quindi le condizioni igieniche non erano delle migliori. All'epoca era usanza seppellire i morti presso le chiese, ma l'esplosione dell'epidemia provoco un aumento delle morti, per tanto le chiese non bastarono piu(vedi a sinistra), successivamente, in seguito ad una legge, venne istituito l'attuale cimitero.