PIETRO MEDOLA (1959-?), sciamano e asciugamano insieme, è uno dei fondatori del pensiero mutoide nel secolo XX. PIETRO MEDOLA è nato a PORRETTA TERME e qui ha vissuto parte della sua vita. La sua casa è stata trasformata in mausoleo, suo malgrado, ed è meta di pellegrinaggi di intere squadre di giocatori di rugby. Veggente e leader spirituale dei mutoidi, di conseguenza, se ne infischia degli altri: si veste e si comporta come gli pare. Un secondo elemento di alienità sono i gran costumi che indossa. Un mutoide si sente veramente a suo agio solo se è nudo, tra la folla, dove può esibire la sua magrezza muscolosa. Nel suo intimo continua a spingersi con il pensiero verso la naturalità preculturale delle spiagge e dei mari infiniti. Considera, poi, la normale vita borghese una sorta di frustrazione e abbrutimento assoluto dell’ego. Le sue acconciature rituali sono sacre come le sue collane coloratissime che gli riportano alla mente soprattutto l’odore dei suoi viaggi. L’estasi del pensiero mutoide trova le sue ispirazioni in “Cronache di Bustos Domecq” di Julio Cortázar, negli aggettivi dei dizionari, nei cocktail a base di detersivo. I suoi simboli sono i radicali liberi, la nazionalità dei palloni a esagoni e le scarpe da gesso, i treni a singhiozzo che non passano mai, l’eco del triangolo che Pitagora alternava al pianoforte. Pietro Medola riceve solo per appuntamento. Ma spesso non si fa riconoscere. La sua maggiore estasi è dipingere sassi colorati. I suoi fedeli lo sanno molto bene e lo ritengono uno dei pochi veri esseri umani del pianeta Terra. Sedersi accanto a lui fa sempre una certa impressione. Pietro Medola è il più bello, il più coraggioso, il più amabile, il più poetico tra tutti i mutoidi.