Un Patto è necessario, quando la necessità
dei meccanismi economici e il fatalismo delle abitudini sociali
cingono d'assedio la libertà e costringono la società
a mettere in secondo piano i valori delle persone, i criteri etici,
la ricerca della felicità.
Un Patto è necessario in una società in crisi; se
qualcuno afferma che una società è sempre comunque in
crisi rispondiamo che è sempre necessario un patto della
libertà etica, o morale, se il termine non dispiace.
La volontà di Patto etico nasce da una forza ideale che
desidera esprimersi senza fuggire la storia, ma che prende atto
realisticamente dei valori, dei limiti e del male che c'è
nel mondo, senza rassegnazione e senza velleità.
Se il destino del mondo appare sempre pił orientato verso la sua
globalizzazione è intollerabile che tale processo
innalzi un così alto numero di esseri umani al di là
del bene e del male e che condanni un numero sempre più
elevato di persone alla schiavitù economica, fisica e
morale.
Un patto ormai è possibile solo creando un consenso tra persone che
comunicano realmente e che riescono a sottrarsi in modo consapevole
alle strategie della persuasione cui quotidianamente siamo sottoposti
in tutti gli ambiti della convivenza. Alla improbabile psico-filosofia
degli autori del grande fratello preferiamo la spietata
profezia di Orwell e una filosofia non improbabile.
Non crediamo dunque nelle strategie della comunicazione, ma nell'importanza
del comunicare. Siamo avvolti nella costante falsità
della persuasione di massa: questa è la prima forma di
fatalismo per la quale o si ritiene che non si riesca più
a comunicare o che per comunicare sia necessario pagare: è
un problema di cultura. Il mondo dei valori (luoghi, persone e
istituzioni che cercano di innalzare i criteri della convivenza
verso regole etiche di civiltà) si sta riempiendo sempre
più di mediatori che cercano di salvare il salvabile, ma
che credono troppo poco nell'intelligenza degli esseri umani e
nella loro dignità.
Siamo contro la globalizzazione, intesa solo in termini economico-tecnologici,
in modo non violento: amiamo questa terra, amiamo gli esseri
umani. Coloro che agiscono violentemente contro il sistema non
fanno che avvalorarne l'esistenza; sono i figli nevrotici del
sistema stesso e ne giustificano e ne avvalorano le regole,
la necessità, la falsa verità. Sono in perfetta
sintonia con il sistema nei suoi aspetti di dominio etico e
psicologico, ne condividono il vuoto di valori, tendono alla
medesima violenza dei massificati dello stadio e della
discoteca, condividono il concetto di libertà come arbitrio
individuale, l'uso della droga, l'assenza di regole.
Non condividiamo la tesi, diffusa anche in ambienti cattolici,
secondo cui l'innalzamento del benessere, l'incremento della
produzione a tutti i costi e l'aumento della ricchezza comunque
si risolvano in un beneficio indiretto per le masse dei poveri.
Per avvalorare questa tesi è necessario dimenticare e
mettere tra parentesi la somma di crimini ambientali, lo squilibrio
economico tra nord e sud del mondo, lo sfruttamento delle risorse
e il consumo da parte di un'esigua porzione dell'umanità,
lo sfruttamento dei lavori poveri, lo sviluppo delle nuove
schiavitù.
Il Turbo capitalismo produce capitalisti turbati, e con essi una
massa di popolo che vive di pane e di circo. Manca una revisione
schietta di ampio respiro di questo modo di concepire una
convivenza senza un patto etico che significhi la vittoria sul
fatalismo sociale e un innalzamento dei valori umani. Gli
analisti di queste problematiche, psicologi-filosofi, vendono
troppi libri per essere credibili: pochi parlano oggi di
libertà e delle reali possibilità della libertà
storica.
La crescita della ricchezza crea non soltanto un disagio tra coloro
che vivono nel benessere, ma uno spostamento di masse dalle aree
povere del mondo verso le aree del benessere: pur affermando
che ogni movimento umano è un movimento di valore ancora
prima che essere un problema, non ci accontentiamo del fatto
che la storia abbia sempre funzionato in questo modo: ci
preoccupa che l'accoglienza di una immigrazione così
intensa e prevedibilmente inesauribile di una massa di esseri
umani attirati dal benessere e dal miraggio di una facile
soluzione di problemi di sussistenza venga assecondata solo da
motivi d'interesse o rifiutata là dove non ci sono
interessi egoistici.
E' necessario un Patto etico, sociale ed economico, un patto spirituale
di convivenza che entri in gioco realisticamente con una tendenza
così forte, globale e diffusa volta a stabilire il
primato dell'economia e la sua forza inesorabile e necessitante:
un patto
per rispettare la terra,
per non sprecare le risorse che appartengono
a tutti,
per combattere il turismo sessuale,
il commercio di organi,
di bambini,
di donne; un patto
per combattere l'uso della manodopera in
nero,
della manodopera senza una vera assistenza
sociale e culturale,
del subappalto di manodopera in nero; un patto
per contrastare i rackets e le mafie che
sfruttano i deboli,
per combattere la schiavitù
sessuale delle donne povere,
per porre fine alla schiavitù
sessuale delle giovani donne sulle nostre strade,
per regolamentare equamente l'uso di
domestiche e di dame accompagnatrici provenienti dall'est-Europa,
per combattere l'uso della droga da
parte dei nostri giovani e lo spaccio di extra-comunitari.
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