Anno Santo
2000

 

Brescia-Gennaio 1999.

 

Programmato ed atteso, l’Anno Santo si presenta come la prospettiva prossima ventura delle nostre comunità ecclesiali. Si tratta di un momento provvidenziale per la Chiesa universale e locale, di cui è importante chiarire i principi ispiratori e le finalità che si intendono perseguire; a questo riguardo rimandiamo agli autorevoli pronunciamenti del magistero, in particolare alla Enciclica Tertio millennio adveniente e alla Bolla d’indizione dell’Anno Santo Incarnationis mysterium. Nostro intento è quello di contribuire a ravvivare la preparazione dell’Anno Santo in Diocesi con una proposta significativa tra le altre. Si tratta di un contributo non esauriente ma che esprime il desiderio di incidere più profondamente nel tessuto ecclesiale in modo tale che il rinnovamento della vita cristiana risulti significativo ed evangelico anche per coloro che non si identificano con la Chiesa stessa.

 

Principi.

 

E’ molto importante aprire in quest’anno preparatorio un serio e serrato dibattito allo scopo di chiederci come la Divina Provvidenza ci stia interpellando e come è opportuno che noi rispondiamo. Un vero dibattito deve essere ispirato ai principi fondamentali:

  1. Il significato dell’Anno Santo si fonda sulla grazia e la verità che vennero a noi per mezzo di Gesù Cristo. In modo indiscutibile va esaltata la centralità di Cristo e il dono della grazia che permette la vita nuova nello Spirito, per mezzo del quale diciamo insieme Abbà Padre! Il ritorno alla sorgente purissima del dono di Dio attraverso la Chiesa è l’incredibile realtà che fa camminare nei secoli il Vangelo tra gli uomini; alla luce di questo annuncio siamo chiamati alla conversione. Tutto il resto deve essere intelligentemente orientato all’annuncio del Vangelo e non strumentalizzato per fini economici. I laicisti ci attendono su questo punto di coerenza, mentre noi fraternamente li attendiamo sulla verità dell’esistenza di Dio e della sua grazia che in Cristo ci salva.
  2. E’ importante valutare con attenzione il mistero della gratuità divina che se da un lato è fonte di sorpresa per l’uomo oggetto della misericordia di Dio, per altri aspetti non può essere manipolata e lucrata in modo prevedibile, solo perché si organizza un pellegrinaggio o una azione liturgica. E’ necessario che la fede nella salvezza si esprima in quegli atteggiamenti che Gesù ha legato alla sua azione salvifica e che ha comandato ai discepoli. Non possiamo far coincidere la salvezza con un esasperato e compensatorio liturgismo e con la santificazione di uno stato sociale di convenienze che non fa alcun conto del grido che verso Dio sale dai poveri e dagli oppressi della terra. Prendiamo comunque le distanze sia dalla polemica luterana, sia da ogni forma di cristianesimo orizzontale, meramente rivoluzionario o sociale, che non fa alcun conto della grazia e della verità di Cristo vero Dio e vero uomo.
  3. Per celebrare l’Anno Santo occorre trarre ispirazione dai testi biblici, tipicamente legati alla mentalità del popolo ebraico e singolarmente ricchi di indicazioni concrete; essi danno chiaramente l’idea che il cambiamento interiore, quando è autentico, deve portare ad un rinnovamento della comunità dei credenti e della società. Queste motivazioni si assommano felicemente nell’episodio della vita di Gesù narrato da Luca: Gesù, tornato a Nazareth, entra in Sinagoga, legge il rotolo del profeta Isaia dove sta scritto:

"Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore." (Lc 4,16-21)

E’ in queste parole di Cristo che prende significato un Anno Santo cioè un "anno di grazia del Signore" nel quale si adempie per noi la Scrittura che abbiamo ascoltata con i nostri orecchi. Nell’episodio, che vede come protagonista Gesù, la sacralità soprannaturale della missione di Cristo è tutt’uno con il Vangelo annunziato ai poveri. Del resto vi è una perfetta coerenza dell’episodio evangelico con il racconto del Giudizio Universale proposto da Matteo, con le Beatitudini che ritroviamo nei vangeli di Matteo e di Luca, e con l’Inno alla Carità di san Paolo. Ci dobbiamo chiedere: vogliamo celebrare veramente un Anno Santo? La nostra Chiesa bresciana, così ricca di opere buone, è una Chiesa che segue Gesù o è solo una Chiesa della buona tradizione?

Consapevoli che il tempo è breve e che passa la scena di questo mondo, che la grazia che ci viene data in questo tempo non tornerà più, troviamo opportuno assumerci degli impegni, formulare delle proposte, offrire delle indicazioni, affinché la celebrazione dell’Anno Santo corrisponda al dono della grazia di Dio la cui sorgente e il cui modello è Gesù Cristo , ieri oggi e per sempre; mentre in Lui come discepoli siamo debitori gli uni gli altri di una carità vicendevole, siamo debitori nei confronti dei poveri e degli oppressi delle opere che lo Spirito Santo ci invita a compiere a gloria di Dio Padre.

 

Ci sono rischi e pericoli dai quali dobbiamo guardarci: ce lo impone la storia passata e ce lo impone lo spirito critico, ...fides et ratio.

 

 

Alla luce di quanto sopra esposto:

 

Proponiamo al comitato locale del Giubileo di:

aprire un dibattito
sull’Anno Santo,
un luogo di discussione,
un forum aperto
a tutti coloro
che vivono il desiderio
di un tempo di salvezza,
un tavolo attorno al quale
portare proposte concrete
sulle quali esercitare il discernimento,
che portino al cambiamento
della vita personale,
della comunità ecclesiale e della società
nella quale viviamo.


proposte e appunti a:

dialogo@numerica.it

don Flavio Saleri 030 3754560

don Mario Neva 0303545155


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