Ho passato la notte su questo spuntone di roccia, mi piace dormire sulla cima di una montagna, isolato.
Queste rocce che mi circondano, che mi sostengono, mi danno un senso di sicurezza, immutabili nel tempo, silenziose, che resistono al vento, alla pioggia, alla neve, avverto in loro una linea di eternità.
Il giorno si sta avvicinando, la vallata sotto di me è ancora buia mentre le linee dei monti che la circondano cominciano ad apparire nell'aurora, un sottile chiarore fa da sfondo, passando dall'azzurrino chiaro attraverso un delicato rosa, fino ad aprirsi nella limpidezza del giorno.
La valle si illumina lentamente, dapprima appare una leggera nebbiolina che la chiude come un tappo facendola sembrare una piazza bianca uniforme, poi la nebbia si alza, lentamente si dissolve, per trasferirsi sulle vette più alte. E la valle appare.
I crinali dei monti sono ricoperti da una fitta pineta, variano i colori del verde di abeti, pini, castagni tutti stretti gli uni agli altri quasi a sorreggersi a vicenda. Qua e là qualche piccola radura ne interrompe la continuità.
Attendo con calma il rischiararsi del fondovalle, qualche albero isolato si è avventurato in essa, un torrente la attraversa saltellando fra le rocce del suo letto, è la calma del mattino, attendo ancora, so che uscirà, lo fa tutti i giorni, come lo hanno fatto i suoi simili nei giorni scorsi, non resisterà e uscirà per recarsi al torrente.
Aspetto pazientemente.
Intanto il bosco si sveglia, gli animali che lo abitano si fanno sentire, cinguettii, stridii, e altri versi li sento da quassù, la leggera brezza che si sta riscaldando al primo sole porta verso di me i loro suoni, mi preparo, fletto i muscoli, sento che sarà un giornata proficua, la corrente riscaldata di tarda mattinata sale verso l'alto, avanzo verso il bordo del precipizio, manca poco, mi distendo e mi lascio cadere dallo spuntone di roccia, la corrente ascensionale mi sostiene e mi trasporta.
Passo leggero sopra le cime degli alberi, è una sensazione magnifica sentire la brezza che mi accarezza sostenendomi, mentre volteggio leggero scruto la valle e vedo un piccolo movimento tra il limite del bosco e il prato, è lì, sta per uscire.
All'improvviso scatta veloce sull'erba, a grandi balzi zigzagando corre vero il torrente, mi stringo per dare meno resistenza all'aria e mi lascio andare giù in picchiata, con piccoli movimenti correggo la rotta, mi avvicino, si è accorto di me e cerca deviazioni più arcuate, lo tengo, non mi sfugge, piombo su di lui e lo stringo al collo, lancia un urlo mentre si dibatte, stringo più forte fino a soffocarlo, si dibatte sempre meno, muore.
Ho ucciso anche oggi e... non me ne pento!
Sono un'aquila, è nella mia natura, nel nido ho due piccoli da sfamare e questo coniglio li terrà in vita per un'altro giorno.
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