Casella di testo:

Poeti della Luce

Poeti e scrittori per passione

Storia d’amore - di Lucky Luke

Una pietra in un sentiero, ferma, vicino ad un piccolo fiore bianco. Una storia di una pietra e di un fiore, il silenzio e il profumo.
Quali parole usare per raccontarla? Tenendo in mano quella pietra la prima cosa che vedo è la sua forma.
Che forma ha? Nessuna riconoscibile a prima vista, nessuna forma geometricamente perfetta. Potrebbe farmi pensare a qualsiasi cosa, somigliare a molte cose. Forse è venuta giù da una montagna, portata dalla pioggia negli anni.
Quanta strada ha percorso? Ha visto molti uomini, sentito tante cose. Adesso è fra le mie mani e la guardo, e
se volessi farmi raccontare la sua storia con le sue parole me la racconterebbe, ma io non ne capirei nulla.
Mi sta parlando col suo silenzio, la sua forma. Ogni parte di essa, ogni singola molecola racchiude un universo da scoprire. Già mi conosce, conosce ogni mio pensiero. Avrà ascoltato altre volte le mie domande, mi avrà dato chissà quante risposte. In ogni sua parte avrà sicuramente una infinità di spiegazioni.
Guardo il piccolo fiore bianco. Mi domando se non è triste adesso, senza la sua pietra vicino. Potrebbe essere un suo desiderio essere nato proprio là. Ripongo la
pietra là dove si trovava. Una leggera brezza muove il fiore e capisco che è felice.

Il mio sguardo si posa su una casa. Il suo profilo comune a tante altre case, la sua semplicità, tutto il silenzio che la circonda, l’aria che l’avvolge, passata prima fra i campi, è la stessa aria di tante altre primavere che portava tutti quei profumi che adesso risento anch’io.
Respirando quest’aria sento la storia di tante altre giornate della mia vita, passate pensando a qualcuno che non mi pensava affatto e che magari con quei profumi dimenticava le mie parole.
Guardando quel piccolo
fiore bianco mi viene da pensare alla sua storia di quando non era un fiore, di quando aveva due occhi che si coloravano guardando i campi fioriti, di quando era una ragazza che profumava l’aria della sua giovinezza.
La pietra, adesso immobile, là ferma, era un giovane che passando per quei campi incontrava gli occhi di quella ragazza e la vedeva più bella di tutti i fiori che avesse mai visto.
Le loro prime parole non udite perché il cuore batteva più forte, i loro volti arrossati al sopraggiungere di mille emozioni tutte a guardare da dietro gli sguardi
per non perdere niente di quei momenti.
Vedo quella casa dove lei abitava, a sera, con la finestra al buio, un volto illuminato dalla luna e gli occhi pieni di stelle. Nel tepore della primavera i campi intorno diventare d’argento, e lei ad osservarli, insieme a quel giovane, passeggiare fra l’erba e i fiori da poco sbocciati, sentire il calore della mano, il battere del cuore nel desiderio del primo bacio.
Sento il desiderio, lo sento nel profumo di questa primavera che vuole mostrarsi vestita di tutti i suoi colori adornando la terra, invitando l’aria a precipitarsi dolcemente sui suoi
fiori.
Parlavano della loro vita vissuta fino al giorno del loro incontro. Lei gli diceva delle volte in cui andava per i campi insieme alla madre guardandola lavorare.
In quelle occasioni, seduta più in là, osservava la natura scoprendo nuove cose. Sognava di incontrare qualcuno a cui dire quello che sentiva da quando uscita dall’infanzia il suo corpo mostrava quei cambiamenti che l’avevano incuriosita guardandosi allo specchio.
Sentiva scorrersi dentro una nuova vitalità che le dettava nuove sensazioni e il desiderio di stare insieme a qualcuno con cui scoprire il mondo che sentiva dentro di lei. Desiderava essere amata,
essere desiderata.
Lui le raccontava di quando l’aveva notata la prima volta. Era un giorno di vento e gli alberi sembravano disperati con i loro rami sbattuti, trascinati in ogni direzione. Sembrava fosse una danza rituale. Le foglie erano strumenti suonati dal vento che faceva da conduttore invisibile.
Tutto appariva improvvisamente straordinario. Una ragazza appariva dall’uscio di una casa. Tutto fuori sembrava l’attendesse. Accarezzata dal vento camminava senza una meta. I suoi capelli le coprivano il viso, mostrandolo subito dopo, facendone notare i tratti. I suoi vestiti aderivano su di lei, sospinti dal vento, descrivendone le forme. Il vento
gliela portò vicino, gli portò il suo profumo, gliela mostrò come mai l’avrebbe dimenticata.
Un giorno della sua vita, di quella vita unica nella sensazione che si ha sin da quando si sente il respiro, i battiti del cuore, e si forma l’idea del tempo che passa fino alla fine, fino a quando si spegne la luce che mostra le cose.

Adesso respiravano l’aria insieme. Le loro parole entravano nei loro cuori, perché il loro suono attraversava le loro labbra. Erano là insieme a guardarsi a riconoscersi ancora una volta, ancora una volta scoprivano di rivivere quello che sembrava perduto
.
Il profumo del vento che riporta alla mente le cose della vita, lo stesso profumo che respiro standomene seduto riaccende in me strane sensazioni già vissute e perdute in un tempo trascorso, adesso rivissute ad ogni respiro e gli occhi socchiusi.

Senza la luce riesco a vedere dentro di me lo scorrere dei ricordi meravigliosi, desideri... trasportarmi da una vita all’altra. Incontrando un volto in un tempo stabilito della vita lo si riconosce attraverso lo sguardo e di quello che al di là si riesce a vedere. Le parole che dicevano erano senza importanza, suoni che si perdevano nell’aria.

Erano i battiti del cuore che sentivano, la velocità del sangue nei loro corpi, quelle le cose che improvvisamente illuminavano dentro di loro le stagioni dimenticate.

Chi ci insegna un bacio? Chi ci insegna a desiderare di sfiorare delicatamente un volto? Cosa muove dentro di noi tutto quello che si sente in un abbraccio? Il desiderio di stringersi al cuore... scaturisce altrove, oltre le stelle... pianto di gioia in inseguimenti di luce senza tempo.
Non sentivano forse le lacrime spuntare dai loro occhi e vedersi come si vede il sole al mattino sulla distesa delle acque del mare? Si guardavano
in silenzio e l’una rifletteva l’altro come uno specchio di acqua calma.
La tentazione di accarezzarsi, sentire, appena, il tepore, il vellutato contatto, lo scivolare lento di una lacrima, posare le labbra...
"Sono vicino a te. Sento il tempo del desiderio, il trascorrere dell’attesa e la sete della mia anima. Sento la tua, la sento sulle tue labbra. Mi riconosci...?"
"Ti riconosco. Baciami... ricordi? Ci siamo lasciati con questa promessa. Avevi paura di perdermi.
La tristezza sarebbe stata per tutta una vita, ma sarebbe sembrata eterna, perché una è la vita e il tempo una prigione. Qui
tutto dura un attimo. Brilla... ed è già un ricordo, sboccia... e la farfalla si posa, poi vola via... baciami..."
Adesso quella pietra e là col suo fiore vicino. Il suo desiderio è stato rimanere qua in silenzio, senza parole.
Racchiuso dentro di se il segreto... piange nell’attesa di vedere il suo fiore, anche mille anni.
Nella sua ombra durante il giorno racconta le storie delle sue vite, udite dal silenzio, descritte dal vento che l’ascolta... e quando torna gli porta il suo fiore.

Non dura l’attesa... non muore il ricordo.