Improvvisamente la finestra si
spalancò e il poderoso vento di nordovest entrò con tutta la
sua furia, noncurante della vecchina che dormiva nel suo letto
e di tutti i suoi sogni, poggiati con ordine sulle coperte.
Il vento portò via lo scialle d´inverno con ricami di foglie
appassite e la gonna rossa di una ragazza che amava ballare il
valzer viennese.
Portò con sè, il vento, una collana d´ametista ed un diario, un
libro di poesie , la fotografia di una fanciulla che guardava
composta l´obiettivo e sorrideva al fotografo.
Si sollevarono, come in un affascinante gioco di prestigio,
passeggiate nei campi (e si sentiva pure, nell´aria, profumo di
lavanda e di spighe mature, d´erba bagnata di rugiada e di
primavere, di inverni silenziosi , di notti in cui i fiori si
allungavano vero il cielo) e colori, soprattutto colori si
dipanarono nell´aria, mentre la vecchina, nonostante tutto
questo ambaradan, continuava a dormire.
Nè si svegliò quando il vento sollevò perfino il letto e se lo
portò via con tutto il suo carico. Neanche allora la vecchina
si destò.
Il letto uscì dalla finestra come fosse stato un aereo che
decolla e fu un levarsi dolce, senza scossoni, che non
interruppe il sonno della vecchina.
Nella stanza, poi, entrò tutta la notte. La stanza si riempì di stelle.
La vecchina dormiva sempre e, forse, dorme ancora sul suo letto
ingombro di sogni e di ricordi e il vento le spiana via le
rughe e le canta la canzone del sonno.
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