Usciva tutti i giorni per fare una passeggiata con il suo bel cagnolino, Puffo. Era estate, l'aria immobile non dava molto sollievo alla calura di quel pomeriggio. La giovane donna, poco più di una fanciulla, si chiamava Lucia.
Entrata nel vasto parco che si apriva ospitale davanti a lei, liberò Puffo dal guinzaglio e lo lasciò libero di scorrazzare sui prati e di annusare fra i cespugli.
Vagò per i viali godendo della brezza che si era miracolosamente destata da quel che sembrava un sonno di piombo.
Seguiva Puffo con lo sguardo e sorrideva vedendone le capriole, le corse e i salti. Eh, sì! Quanto amava quelle ore di passeggiata il suo amato cagnolino!
Vagando per il parco deserto giunse in prossimità di un vialetto seminascosto dalla folta vegetazione e si fermò, esitante, Puffo la raggiunse di corsa, annusò l'aria e imboccò deciso il vialetto. Lucia lo seguì chinandosi sotto i rami bassi di una quercia per non impigliarvisi.
Si trovò a percorrere un tratto più libero dalla vegetazione e poco dopo sbucò in un piccolo piazzale. Al margine si ergeva una statua e vide che sotto vi si trovava, invitante, una panchina.
Vi si avvicinò e con stupore s'accorse che sopra vi giaceva un involto! Un involto che si muoveva piano e, avvicinandosi maggiormente, sentì che ne provenivano dei suoni. Vi si chinò sopra e, stupefatta, vide un visino di bimbo affacciarsi dalle pieghe dell'involto: era una copertina azzurra e avvolgeva un bambino piccolissimo.
Come mai un bimbetto si trovava lì, in quel luogo deserto? Vi era forse stato lasciato dalla mamma per qualche istante? si chiese.
Girò lo sguardo attorno, ma non c'era anima viva. Sedette sulla panchina e, dopo aver esitato un bel po', lo prese fra le braccia e scostò la copertina dal viso del bimbo. Questi, come sentendo che era stato raccolto da qualcuno, cominciò a piangere e a lamentarsi. Cercando di calmarlo, Lucia gli sfiorò le gote con un dito, in una carezza lieve, lo cullò e lo tenne a lungo sulle ginocchia, con la testina vicina al suo cuore.
Il bimbo, dai grandi occhioni scuri, aveva una soffice peluria nera sul capo e Lucia vi posò le labbra. Il piccino gorgogliò e portò una manina alla bocca cercando di succhiarla avidamente. Aveva fame! Il povero piccolo era affamato! Chissà da quanto tempo non veniva nutrito...
Lucia aveva nipotini, figli della sorella maggiore ed aveva una certa conoscenza di bambini piccoli, perciò introdusse la mano sotto la copertina per sentire se era asciutto o bagnato. Era bagnatissimo!
Sempre più inquieta, agitata, Lucia si alzò dalla panchina tenendo il bimbo in braccio e girò su se stessa guardandosi attorno. Lanciò qualche grido di richiamo, ma nessuno rispose od accorse, se non Puffo che si mise a saltellare attorno a loro annusando la copertina e cercando di raggiungere il visino del bimbo. Poi si accucciò a lato della panchina e vi rimase volgendo all’intorno lo sguardo degli espressivi occhi lucidi per portarlo spesso sulla giovane donna e sul bambino.
Il bimbo piangeva più forte, ma sembrava che stesse esaurendo le sue energie, Lucia si chiese da quanto tempo fosse stato abbandonato.
Povero piccolo! Povera creaturina indifesa!
Angosciata, levò lo sguardo verso il cielo implorando silenziosamente aiuto e per la prima volta si soffermò ad osservare la statua, dritta e alta dietro la panchina. Raffigurava una donna con un velo drappeggiato attorno alla figura dal capo ai piedi e teneva le mani giunte in un silenzioso invito alla preghiera. Era la Vergine Maria? si chiese Lucia. "Penso proprio di sì", si rispose in cuor suo.
Il bimbo era stato lasciato sulla panchina, in quel luogo deserto ed isolato, ma sotto la statua di Maria. Sembrava che chi l'aveva abbandonato l'avesse voluto affidare a Lei.
Gli occhi sulla statua della Madonna, il bimbo stretto fra le braccia, Lucia implorò aiuto.
"Come farò ora? A chi rivolgermi? Il bimbo è molto affamato, ha bisogno di essere nutrito, non so nemmeno da quanto tempo è qui, solo e abbandonato! Aiutami, aiutami, ti prego!"
Continuò a pregare, cullando il piccino. Il piccolo muoveva la testina strofinando il visino sul suo petto e lei comprendeva che cercava il seno, ma lei non aveva latte da dargli!
"Aiutami, aiutami!" implorò ancora accoratamente e d'improvviso sentì il seno inturgidirsi e i capezzoli premere contro il corpetto dell'abito. Sorpresa introdusse una mano sotto la veste e sentì i seni bagnati e caldi. Sedette di nuovo sulla panchina, posò il bimbo accanto a sé e, senza fiato per lo stupore, si aprì la veste e liberò il seno: gocce traslucide ne imperlavano i capezzoli. Possibile? Era latte! Guardò il volto della statua e forse per uno scherzo della luce le sembrò che Maria sorridesse.
Emise un gran respiro, preso di nuovo il bimbo fra le braccia gli offrì il seno gonfio di latte. Il piccolo vi si attaccò subito e cominciò a succhiare con le forze che gli rimanevano.
Succhiò a lungo, poi si staccò come a prendere fiato, quindi la boccuccia aperta cercò nuovamente il capezzolo che gli procurava il cibo di cui sentiva tanto bisogno.
Calava la sera e Lucia staccò il piccino dal seno, richiuse il vestito, chiamò Puffo e lo attaccò al guinzaglio. Con il bimbo stretto con un braccio al cuore si avviò all'uscita del parco. Era sempre deserto, non un'anima vi si aggirava, quel piccino sarebbe sicuramente morto di stenti se lei non l'avesse trovato!
Si avviò verso casa, l'avrebbe tenuto con sé per la notte, aveva dei panni di bimbo puliti in casa, appartenenti alla sorella che abitava nell’appartamento accanto al suo, gli avrebbe fatto il bagnetto, lo avrebbe nutrito ancora, l'avrebbe rivestito a nuovo e messo a dormire nel letto accanto a lei.
Avrebbe pensato il giorno dopo al da farsi: avrebbe dovuto avvertire le autorità, sarebbe venuto qualcuno a prendersi il bambino per portarlo chissà dove, certamente in qualche orfanatrofio.
Un pesante velo di tristezza le calò sul cuore a questo pensiero.
Si riscosse e posando un bacio sulla testina del bimbo addormentato e sazio che stringeva al seno, implorò:
-"Aiutami ancora, Maria! Guidami tu, fa in modo che il bimbo non abbia a soffrire ancora, vorrei tenerlo con me, se tu lo permetterai! Mi darai ancora latte, lo accudirò e lo alleverò con amore. Con il tuo aiuto so che potrò farcela! Affronterò molte difficoltà, avrò molti problemi, ma tutto andrà per il meglio, se tu mi assisti! Confido in te, Maria, Madre nostra!"
Era giunta all'uscio di casa sua, spinse il portoncino ed entrò, con Puffo che faceva strada, ma senza tirare il guinzaglio, sembrava rendersi conto che la sua padroncina aveva un fagottino prezioso fra le braccia e non doveva sbilanciarla.
Lucia, prima di richiudere la porta, sostò un istante a guardare il cielo adombrato nel crepuscolo e mormorò:
- "Entra con me, Madre nostra, entra con noi, non lasciarci!"
In casa, il bimbo si svegliò e Lucia lo svestì, gli fece il bagnetto e lo rivestì con panni puliti, poi gli offrì nuovamente il seno ancora gonfio di latte. Il bimbo era sazio, sulla spalla di Lucia emise il ruttino, segnale del suo benessere e poi, fra le sue braccia si riaddormentò.
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