Poeti della Luce

Poeti e scrittori per passione

La chiamarono Briciola - storia vera -  di Aurora Ageno

Era un giorno di fine agosto, un pomeriggio caldo e afoso. La mamma, dall’interno dell’abitazione, udì le voci dei bambini che
giocavano nel cortile di casa. Sembravano molto eccitati e lei uscì sul terrazzo per dare un’occhiata. All’esterno del cancello c’era un cane che sembrava molto interessato alla presenza dei bambini e ai loro richiami. Un piccolo aprì il cancello ed il cane, con circospezione ma con evidente desiderio, entrò nel cortile. I bambini lo accolsero con entusiastiche esclamazioni e cercarono di accarezzarlo.
La mamma, dall’alto, seguiva queste manovre con un po’ di apprensione, temeva che le loro effusioni avrebbero
spaventato il cane che li avrebbe morsi.
Ma non accadde nulla di tutto questo e lei osservò in silenzio come progredivano gli approcci amichevoli dei bambini con il cane; quando vide che lo avevano condotto alla zona d’erba, in fondo al cortile, chiamò il figlio che era tra i più felici di quei bambini per l’arrivo dell’ospite inatteso.
Il figlioletto, levando verso di lei il visino ridente, disse:
- “Mamma, mamma… guarda, non ha paura di noi!” -
Effettivamente il cane non mostrava segni di spavento, accoglieva le carezze scodinzolando.
- “Mamma, cosa possiamo fare per lei? Avrà
sete!” -
Gli altri bambini, allora, si affrettarono ad affollarsi sotto il suo terrazzo per darle tutti i ragguagli su quanto era accaduto.
- “Girava in strada, cercava di entrare dai vicini, ma non c’è riuscita, è venuta presso questo cancello e ha risposto ai nostri richiami. È una cagnolina! È buona, non ci fa niente!” -
La mamma rispose:
- “Diamole da bere, ora porto giù una ciotola” -
Prese una ciotola, la riempì d’acqua e con mille precauzioni scese le scale ed uscì sul cortile. I bambini l’accolsero festanti. La mamma sorrise agli amichetti del figlio e posò
la ciotola per terra, ad una certa distanza dal cane. Questi, al suo apparire, si era ritirato di qualche metro e si avvicinò all’acqua solo quando lei si fu allontanata.
La mamma fece per avvicinarsi, l’avrebbe accarezzata volentieri, amava gli animali, specialmente i cani, ma non fu possibile: la cagnolina ringhiò mettendosi fuori portata.
La donna rimase un po’ di tempo ad osservare e vide che dai bambini, però, si lasciava accostare ed accarezzare.
Il figlio la implorò:
- “Teniamola qui, con noi… !” -
- “Non possiamo, non abitiamo solo noi qui, ci sono altre famiglie e in
casa…” - lasciò in sospeso la frase, ma pensò al marito che non avrebbe di sicuro approvato la decisione.
Risalì in casa, dopo avere loro raccomandato di stare attenti e non tormentare la cagnolina con troppe effusioni e troppo chiasso.
Nelle ore che seguirono la mamma uscì spesso sul terrazzo per guardare cosa succedeva in cortile. Osservava l’animale e pensava che doveva essere un cane abbandonato, o forse scappato, ma, poiché era estate, la prima eventualità sembrava essere la più verosimile, purtroppo!
A sera scese con una coperta ed una ciotola colma di pasta asciutta e tonno, prese una cassetta dal
garage e portò tutto dai bambini per la cagnolina. Li aveva esortati ad aprire il cancello e tentare di farla uscire, in modo che potesse ritornare da dov’era venuta o prendesse un’altra strada, ma non c’era stato verso! La cagnolina si rifiutava di uscire. Alla fine le fu preparata la cuccia con la cassetta e la copertina e lei vi si rifugiò dopo aver mangiato avidamente tutto il contenuto della ciotola. Era una bella cagnolina, bianca e fulva, di taglia media.
La mamma cercò di accarezzarla, questa volta la bestiola non ringhiò, ma uscì dalla cuccia e si spostò
di nuovo.
Alla fine i bambini se ne andarono a casa loro, anche il figlioletto salì in casa con la mamma e la cagnolina rimase sola, nella cuccia improvvisata addossata al muro a passare la notte.


Trascorsero alcuni giorni in questo modo, la cagnolina stava nel cortile, nella sua cassettina, e a volte scappava in strada a velocità incredibile, quando qualcuno lasciava aperto il cancello, e sfrecciava lungo la via rincorrendo un altro cane, che aveva visto passare, o chissà cos’altro.
La mamma, che spesso usciva sul terrazzo per osservarla, pensava ogni volta che forse non sarebbe ritornata, avrebbe preso altra méta… invece la cagnolina tornava sempre e se trovava il cancello chiuso si accoccolava accanto al muretto di recinzione in evidente attesa.
Quando questo accadde una domenica, dopo che erano usciti per andare a trovare
i nonni e, al ritorno, la trovarono così, scesero dall’auto e le si avvicinarono, la cagnolina non scappò, ma alzò il muso verso di loro e li guardò con occhi imploranti.
Naturalmente fu riaccolta nel cortile, anche papà s’era un po’ intenerito nel capire la situazione, però non voleva saperne di ammetterla in casa.
Però il giorno dopo il figlioletto con i suoi amichetti condussero la cagnolina fino alla porta dell’appartamento e quando la mamma aprì si trovò di fronte la bestiola che la guardava con circospezione.
Provò a protestare, ma desistette subito, non poté resistere alla vista di
quella povera creatura abbandonata e in balìa del buon cuore o meno di chi aveva incontrato.
La condusse sul terrazzo e le portò la ciotola con l’acqua. La cagnolina bevve e si accucciò.


Trascorsero altri giorni, la bestiola, che era stata chiamata “Briciola” dai bambini, si lasciava ormai avvicinare ed accarezzare anche dalla mamma, ma papà non era d’accordo e mal sopportava la sua presenza.
Un mattino, dopo molta riflessione, mamma decise che avrebbe tenuto Briciola, a costo di dover litigare col marito: non si sentiva di rimettere in strada quella creatura arrivata da loro in cerca di salvezza.
Infatti non fu cosa semplice, non filò tutto liscio, ma alla fine papà si arrese e sopportò la presenza dell’ospite.


Mamma aveva notato che Briciola non si lasciava toccare la coda e le scoprì una brutta piaga, quando finalmente riuscì a guardare.
La portò dal veterinario, le fece fare tutte le cure necessarie facendo salti mortali per pagare l’onorario e i farmaci, infatti la famiglia non godeva di larghe risorse economiche. Il veterinario disse che il cane era molto stressato, doveva averne passate tante!
Più tardi venne anche operata alla testa per una cisti vicino all’orecchio destro, e papà disse che era molto probabile fosse quello il motivo per cui era stata abbandonata. Mamma la medicava e la piccola le
leccava la mano.


Briciola rimase in famiglia per molti anni e mamma, il figlioletto ed il fratello più grande si occupavano di lei portandola a passeggio, facendole il bagno e pulendo dove sporcava. Non erano sacrifici gravosi, Briciola ricambiava con tanto affetto le loro cure e l’ospitalità ricevuta. Anche papà si era abituato alla sua presenza e molto spesso, alla sera, preparava lui la cena per la cagnolina.
Al mattino se ne stava quieta nella cuccia fino a quando papà non era uscito per recarsi al lavoro, allora scattava in piedi e si precipitava nella camera grande dove mamma indugiava a letto, posava
il musetto sulle coperte accanto al viso di lei e la salutava con guaiti e grandi leccatine.
Andò anche in vacanza con loro, si recarono al mare e scelsero un villaggio per campeggio che ospitava anche i cani. Si divertì molto, fra salti tra le onde e giochi sulla spiaggia mentre mamma l’osservava preoccupata, perchè Briciola camminava sulle punte delle zampine, esitando per il bruciore della sabbia quasi rovente.
Andò con mamma anche in montagna, in un appartamento i cui proprietari avevano acconsentito alla presenza di un cane. Fece lunghe passeggiate, ma sembrava stancarsi presto, così veniva ricondotta a
casa dove, dopo aver bevuto, si accucciava sul tappeto e faceva lunghi sonni.


Trascorsero ancora alcuni anni, poi Briciola cominciò a stare molto male e con tutto il dolore che provava mamma la portò dal veterinario perché l’aiutasse, ma non c’era modo di salvarla, non per molto. Venne curata, ma un giorno morì e la sua morte fu pianta a lungo.
Ancora oggi rimane un caro ricordo e mamma prova tanta gratitudine per l’affetto ricevuto da quella generosa bestiola e non dimentica mai come Briciola la perdonasse sempre, quando purtroppo, lei nervosa, a volte la trattava con impazienza…