Poeti della Luce |
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Era una triste mattina quella in cui apparve Becky - storia vera - di Aurora Ageno |
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Era molto triste quella mattina. Aveva il cuore chiuso da sentimenti di egoismo e, benché fosse tanto chiaro attorno a lei, si sentiva immersa nel crepuscolo. Uscì dal negozio del droghiere con la borsetta della spesa ricolma di generi alimentari e si avvicinò alla bicicletta per posarla dentro al cestino, quando udì un gran tramestio, uggiolati e latrati. Si riscosse quel tanto da lanciare un’occhiata verso l’altra parte della strada e vide un assembramento di cani in agitazione: nel mezzo stava un cane bianco e lei, rimasta ferma ad osservare la scena, vide con chiarezza che tentava di alzarsi in piedi per andarsene, ma subito i cani gli si avventavano contro. Osservando meglio si rese conto che quel cane non era maschio, era una cagnolina bianca a macchie nere e a pelo lungo, e tutti quei cani la assediavano perché doveva essere in calore. Emma si chiese come mai non riusciva a fuggire, ma era un’eventualità impossibile, si rese subito conto: i cani erano numerosi, di varie taglie e alcuni molto più grandi di lei. Inoltre lei sembrava senza forze…. Si alzava in piedi e poi risedeva subito, o non ce la faceva a stare in piedi oppure cercava di mettersi al riparo dagli assalti frenetici dei cani. Emma si sentì stringere il cuore. E… perché lo fece? Qualche passante disse: non le fanno male, no…, ridacchiando. Ma lei lasciò la bicicletta e si avvicinò rapidamente al gruppo di cani in agitazione. Seguendo una forza interiore che la spingeva a sottrarre quella bestiola dai maschi assalitori, si chinò rapidamente e afferrò la cagnolina sollevandola sopra la calca canina urlante. Col cuore in gola portò la bestiola alla bicicletta e la posò nel cestino insieme alla borsa della spesa. Non si curò affatto che non fosse cosa igienica da fare, non si curò di quello che dicevano gli spettatori di quella scena, si preoccupò soltanto di condurre la bici a mano seguita dai cani che balzavano ai suoi lati cercando di raggiungere la cagnolina. Si aspettava di essere morsa da un momento all’altro, ma non avvenne. Arrivò al cancello di casa e fu terribile cercare di aprire senza mollare la bici in bilico che rischiava di cadere ogni momento per i movimenti della cagnolina impaurita e per i salti dei cani inseguitori. Riuscì in qualche modo ad aprire il cancello e ad introdurre bicicletta e carico scacciando nello stesso tempo i cani all’esterno del cortile. Lasciò la bici addossata alla porta del suo garage, prese in braccio la cagnolina terrorizzata che, però, non l’aveva ancora mai morsa, e la borsa della spesa piuttosto sconquassata. Tenne in braccio il cane e lo portò su per le scale fino alla porta del suo appartamento, entrate, la posò per terra mormorandole dolci parole per calmarla. Ma la piccola, era una cagnolina di taglia medio-piccola, si lasciò accarezzare con cautela e respinse decisamente carezze o esami più accurati. Le diede dell’acqua e la cagnolina bevve. Era tutta impiastricciata del fango delle strade, chissà da quanto tempo si era persa, come era finità lì in quel quartiere… Chissà se abitava lì vicino o molto più lontano… Le zampe erano provviste di folto pelo che le coprivano ed era impossibile osservarle. Emma decise di farle un bagno e, dopo svariati tentativi, vi riuscì. Immergendola nell’acqua calda e insaponandola sentì che era un animale in buone condizioni, era nutrita, non si sentivano le ossa del corpicino. Cercando di togliere il fango dai peli impiastricciati delle zampe ad un tratto comprese perché l’aveva veduta camminare male, tanto che pensava fosse stata ferita in quel tafferuglio canino. Tastando una zampina le scoprì, incastrato profondamente fra le dita e il morbido cuscinetto della zampa, un grosso pezzo di vetro il quale aveva lacerato un poco l’interno delle dita. Emma lo estrasse con molta pazienza, continuando ad ammortire la zampa ferita con l’acqua calda. Alla fine lo estrasse e la cagnolina parve subito sollevata. Terminò il bagnetto e la avvolse in un asciugamano e la portò in cucina per asciugarla per bene. E così si accorse che perdeva sangue dalla zampina, che lei si leccava, ma anche da dietro, ciò voleva dire che aveva senza dubbio l’estro. Forse per quello era scappata di casa, si disse, la cagnetta, a parte quel fango sul lungo pelo delle zampe, aveva un aspetto pulito e curato. Chissà quanto la stavano cercando…. Le preparò una cuccia in cucina e le diede da mangiare. La bestiola accettava ogni cosa, ma se ne stava sulle sue, non dava molta confidenza né a Emma, né al marito e ai figli quando ritornarono.
Naturalmente cominciarono i rimbrotti: perché non l’aveva lasciata dov’era, cosa c’entrava lei? Perché era andata a prendersi questo peso che adesso non si sapeva come gestire? In casa non la volevano ed Emma invece se la sarebbe tenuta volentieri, passarono alcuni giorni, con un laccio di spago le avevano fatto una specie di guinzaglio e la portavano fuori per i suoi bisognini e lei andava, camminava bene oramai e, nonostante le paure di Emma, i cani avevano preso un’altra strada e non furono più molestate.
Era una cagnolina vecchia. Quali chances aveva di piacere a qualcuno che se la prendesse in casa? Provò a chiedere ai suoi conoscenti, visto che il marito era irremovibile, ma nessuno l’accettò. “Fosse stato un cucciolo, o un cane più giovane – si diceva Emma – sarebbe più facile che attirasse la simpatia della gente, ma un cane vecchio, una femmina che aveva ancora l’estro, non la voleva nessuno, non impietosiva nessuno. Neanche se animali i vecchi sono ben visti dal resto della società, si diceva. E non voleva soffermarsi sulle amare considerazioni che questi pensieri le suggerivano…. Tante, troppe amare considerazioni. Ad esempio che neppure i bambini sfuggono all’egoismo e all’ipocrisia dei grandi, efficienti e ancora abbastanza giovani da aver la forza per cacciare un bambino su una strada, in un cassonetto, un vecchio sulle panchine del parco, o abbandonarlo in un ospizio, un cane al suo destino sulla strada, spesso travolto da una macchina in corsa, assetato, affamato, terrorizzato, tradito nei suoi affetti e nelle legittime attese tanto quanto i precedenti.
Il marito insisteva: - Portiamola all’asilo del cane, dove vanno i cani abbandonati. Emma era angosciata, in quel posto, aveva sentito dire, si ammazzano i cani che non sono reclamati da nessuno. E lei, come poteva lei, che l’aveva salvata da quei cani, che l’aveva curata, accudita, che si era affezionata a lei, come poteva abbandonarla là, in quel posto triste dove tanti cani sono dimenticati, recuperati per il rotto della cuffia, molte volte, ma destinati ad una brutta fine?
Telefonò alle radio locali, cosa mai fatta prima, ed espose il caso della cagnolina smarrita, chiedendo il favore di essere aiutata. I gestori delle radio promisero annunci durante le loro trasmissioni e così fecero, Emma li udì più volte durante il giorno e alla Tv locale vide per tutta una sera la scritta scorrevole sullo schermo dell’annuncio di una cagnetta bianca e nera smarrita e ritrovata nel quartiere X. Le operatrici che parlarono al telefono con Emma le espressero tutta la loro ammirazione per quello che stava facendo e assicurarono di fare quanto era in loro potere perché gli annunci venissero ripetuti più e più volte, di giorno e di sera. Così fu fatto ed Emma sperò ardentemente. Ma nessuno rispose.
Era inverno e una giornata particolarmente fredda l’ultimatum del marito fu risoluto e irrevocabile: avrebbero portato la cagnolina al canile municipale e sarebbe stato quello che doveva essere, loro non potevano tenerla più. E così, un giorno tristissimo, Emma con in braccio la cagnolina smarrita, salì nell’auto del marito e se la tenne sul cuore durante il percorso. Per tutto il tempo, la cagnolina, che non le aveva mai dato tanta confidenza, posò una zampina e il musetto sul suo petto in direzione del suo viso, guardandola dritta negli occhi. E Emma si sentiva Giuda. Ecco qua… tu ti abbandoni a me, per la prima volta mi fai sentire che ti affidi a me e io non posso fare altro che consegnarti al canile, come Giuda. Piangeva lungo il tragitto, e quando arrivarono gli incaricati del canile non vollero credere che l’avesse trovata per la strada e non potesse più tenerla in casa, erano convinti che la cagnolina fosse sua e volesse disfarsene. Niente di ciò che disse Emma li convinse e le parlarono con estrema durezza, con disprezzo. Le presero la bestiola dalle braccia e le assicurarono che loro non la avrebbero uccisa, avrebbero atteso che qualcuno la volesse. C’era un medico, una donna, la quale accertò che era in calore. La misero in un recinto scoperto, da sola. Emma diede una piccola somma richiesta per l’accettazione del cane e tornò a casa con la morte nel cuore. Oltre al dolore che provava per il cane c’era quello per tutte le offese subite ingiustamente.
Non fece che piangere e pregò con tutta se stessa la Vergine e i Santi perché aiutassero quella cagnolina. Una mattina si svegliò con una decisione stampata a chiare lettere nella sua coscienza: avrebbe usato i soldi della spesa ma avrebbe messo un annuncio sul giornale cittadino, comunicando quello che sapeva della cagnolina e fornendo il suo numero di telefono. Chissà…. Forse sarebbe servito, qualcuno l’avrebbe riconosciuta dalla descrizione stentata che lei ne poteva dare, la bestiola era di razza, sicuramente, ma Emma non conosceva quella razza e non avrebbe saputo indicarla nell’annuncio. Era seriamente preoccupata per il denaro necessario per l’annuncio sul giornale. Il marito le disse, proprio quella mattina, di recarsi all’agenzia immobiliare per pagare il canone d’affitto del loro appartamento e lei vi si recò con il pensiero costantemente fisso all’ufficio del Giornale della sua città dove doveva e voleva recarsi. Quale sorpresa l’aspettava all’agenzia: l’impiegato le disse: - Aspetti signora, abbiamo fatto dei conteggi e le dobbiamo del denaro in restituzione. – Incredula, con il cuore che le scoppiava d’emozione, Emma ripose il denaro nel portafogli e lo mise accanto a quello che aveva a disposizione per fare la spesa quel giorno. Quello che aveva deciso di usare per l’avviso sul giornale. Uscita dall’agenzia immobiliare filò dritta all’ufficio pubblicitario del giornale e preparò e pagò un avviso per cercare i padroni della cagnetta smarrita. La somma datale dall’agenzia era giusta giusta quella che le venne chiesta per l’annuncio! Tornò a casa come camminando sulle nuvole.
Cominciò a nevicare, nevicava a larghe falde e il terreno presto fu tutto bianco come i tetti, gli alberi, i muretti e le auto in strada. Emma pensava alla cagnolina: all’aperto, sotto la neve, al freddo, sola, vecchia e spaventata… Per tre giorni non fece che piangere, l’aveva sempre davanti agli occhi. Pregò tantissimo, anche con gli occhi fissi al televisore, lei non vedeva che quella povera creatura! Pregò ancora e ancora e la terza notte, mancava un quarto d’ora alla mezzanotte, era da sola perchè la famiglia si era già coricata, squillò il telefono. - Pronto? Signora per caso ha messo lei l’annuncio sul giornale? Dice di aver trovato una cagnolina bianca e nera, di piccola-media taglia, piuttosto anziana. - E a Emma, che teneva il microfono stretto fra le mani convulse, sembrò di sentire la proclamazione di un miracolo. Erano loro, era la padrona della cagnolina, che volle sapere tutto, che le fece mille domande ed era commossa quanto lei. Emma le disse dove trovarla, dove trovare Becky, così si chiamava la cagnolina, seppe. E quando si salutarono. Emma non aveva che un pensiero: Mancava un quarto d’ora a mezzanotte. E quella era la notte del terzo giorno. Tre giorni l’annuncio sarebbe rimasto pubblicato sul giornale. Proprio all’ultimo minuto…. E come non essere convinta che questa era la risposta alle sue preghiere? Quale diffidente e cinico potrebbe negare gli eventi miracolosi accaduti in questa vicenda?
Il giorno dopo il cuore di Emma era nel canto, e quando telefonò la signora della notte prima, le raccontò come mai la cagnolina era fuggita: la nonna le aveva fatto il bagnetto e lasciata al sole nel cortile togliendole il collare con la medaglietta (a quel tempo i cani portavano ancora una medaglietta identificativa) per farla asciugare bene. Qualcuno aveva aperto il cancelletto del cortile e non aveva richiuso e Becky si era avviata lungo la strada. E ne aveva percorsa di strada perché Emma la trovasse: fino all’altro capo della città! La signora le raccontò che gli operatori del canile erano molto addolorati delle male parole che le avevano rivolto, che la pregavano di tornare là e farsi viva, le avrebbero restituito il denaro che le avevano chiesto convinti che si trattasse di un suo abbandono, ma lei non volle e quando la signora le chiese almeno il favore di avere il suo indirizzo glielo diede, ma con l’accordo che lei non voleva essere rimborsata, “perché – le disse al telefono – niente potrebbe ripagare l’esperienza straordinaria che ho vissuta a causa di Becky. –
Il pomeriggio dello stesso giorno arrivò un fioraio con una grande e meravigliosa pianta esotica della quale la povera Emma scordò subito il nome, ma che accarezzò con amore… con quell’amore che le riempiva il cuore per Becky, per la sua padrona, per il marito irriducibile, per gli operatori delle radio e tv locali, per l’agenzia, il giornale…. Gli operatori del canile…. E per tutti “coloro” che ella aveva tanto invocato durante questa straordinaria esperienza.
Emma custodì nel cuore tutta la vicenda e vi ripensò spesso. Era triste, nella morte interiore dell’egoismo, del rancore la mattina che aveva trovato Becky, lei era intervenuta per salvarla dai cani e come aveva potuto se ne era presa grande cura. Aveva sofferto per lei, aveva molto pregato…. Aveva fatto esperienze mai fatte prima e di tutto ringraziò il Signore, il suo immenso amore che muove cose, persone, animali, fatti, per strappare dalla morte un’anima e far risplendere la sua infinita misericordia nel cuore di tante persone rispondendo a preghiere fatte con tutta l’anima. Dio sia lodato, ieri, oggi e sempre! |