Sono qui.
Seduto sotto la doccia che bollente che mi picchia con i suoi getti pungenti come spilli.
Alzo il viso, costringendomi a tenere gli occhi aperti, ma no ci riesco, li chiudo e penso.
Lavami acqua, toglimi tutto questo sporco che mi sento addosso, lavami le ferite, guariscile!
Vorrei che tu lo facessi anche con quelle che ho dentro!
Come posso lavare il mio cuore? Come posso guarire le ferite che, come graffi di felino, me lo hanno lacerato? Come posso togliere quell'amarezza che mi sta distruggendo?
Lei mi è entrata dappertutto, nel cervello, nel sangue, nelle cellule.
Ora se n'è andata.
Tutte le cose finiscono, mi ha detto, ed è uscita senza voltarsi.
In due anni mi ero drogato di lei, ora sono in crisi di astinenza, lavami acqua, disintossicami!
Sento qualcosa, una calma irreale sta percorrendomi, l'acqua bollente fluisce lungo il mio corpo, forma dei rivoli che cambiano continuamente direzione, li seguo nel loro scendere verso la vasca dove si gettano in un lago... roseo...
Strano questo colore sul fondo della vasca, perché diventa roseo?
La calma che sento dentro mi fa pensare più freddamente, osservo meglio.
I rivoli rossi escono dai miei polsi e si scoloriscono mischiandosi all'acqua, guardo meglio, due tagli.
Un'improvvisa sensazione di panico mi assale. Come? Perché?
Esco subito dalla doccia e mi fascio strettamente i polsi, mi gira la testa ma ci riesco, suono il campanello chiamando qualcuno in casa, arriva mio fratello.
Non fa domande ma mi aiuta a mettermi qualcosa e poi via di corsa.
Sono disteso su di un letto d'ospedale, hanno chiuso i due tagli che avevo nei polsi, due bende li tengono fasciati.
Mi guardo attorno, strano come la stanza sia vuota, oltre al mio letto c'è solo una sedia e le pareti sono bianche come neve, mi sento bene, calmo e rilassato, voglio alzarmi ma qualcosa mi impedisce di muovere le mani, due lacci.
Mi rimetto giù e cerco di capire cos’è successo.
Entra un uomo di circa cinquant'anni, avvicina le sedia e mi chiede:
- Come va?
- Bene - rispondo, cercando di mettere un po’ d'ordine nei miei pensieri,
- perché mi avete legato? Cosa ci faccio qui?
- Come, non ricorda niente?
- Beh si... qualcosa... ero sotto la doccia e mi sono accorto che avevo due tagli ai polsi, e la corsa per arrivare qui.
- Nient'altro? E di come sia finito sotto la doccia con i polsi tagliati?
- No... non mi ricordo... o meglio... ah sì, ... lei ... lei se n'è andata, dopo due anni, così come se avesse smesso un vestito, senza una sola spiegazione. Tutte le cose finiscono mi ha detto, e basta... nient’altro.
- Strano però come ora non me ne freghi più niente, stavo da morire quando sono entrato in doccia con la lametta, ma ora...
- L'acqua mi ha depurato, dai tagli sono uscite le tossine di lei, non mi manca, anzi non mi ricordo nemmeno il suo volto. Sto bene, le ferite del cuore si sono rimarginate, e lo sento pulsare vivo; sento che ha voglia di battere ancora.
- Bene, la lascio andare, però mi deve promettere di tenere a bada il suo cuore, non lo lasci strapazzare così, cerchi di proteggerlo un po'. È difficile lo so, ma se lo tiene a bada con la mente, ci può riuscire. La vita non può e non deve finire dopo un paio d'anni, e il suo cuore ha infinite risorse, è giovane e sa rimarginarsi e tornare a nuova vita.
Era vero, lo sentivo, era lì nel mio petto e batteva allegro, sembrava che mi dicesse che era pronto per vivere.
Ma come faccio a proteggerlo? Lo devo corazzare? Lo chiudo dentro uno scrigno? Ma lui vuole uscire, mi scappa tra le dita della mente, scivoloso come un'anguilla, vuole vivere!
E va bene lascerò che viva! Ma mi riprometto di tenerlo d'occhio, o almeno spero di farcela.
Come si fa ad amare solo con la mente?
Il mio cuore vuole amare anche lui, anzi soprattutto Lui!
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