Libero
La Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A., abbreviata in SSC Napoli e nota come Napoli, è la principale società calcistica della città di Napoli. Milita in Serie A, la massima serie del calcio italiano. Fondata il 1º agosto 1926 su iniziativa dell'industriale napoletano Giorgio Ascarelli con il nome di Associazione Calcio Napoli, assunse poi l'attuale denominazione nel 1964. Il simbolo del club è l'Asinello, mentre il colore sociale è l'azzurro. Gioca le partite interne allo stadio San Paolo, inaugurato nel 1959. Con un palmarès che comprende 2 scudetti (il primo nel 1986-1987 e il secondo nel 1989-1990), 3 Coppe Italia (1961-1962, 1975-1976 e 1986-1987), una Supercoppa Italiana (1990) e una Coppa UEFA (1988-1989), oltre ad una Coppa delle Alpi e una Coppa di Lega Italo-Inglese,[1] il Napoli è la squadra del Meridione più titolata a livello nazionale ed internazionale, nonché, con 69 partecipazioni,[2] quella più presente nei campionati di massima serie. Secondo quanto emerso da un sondaggio della società Demos & Pi condotto nel settembre 2010, è la quarta squadra italiana per numero di tifosi, dietro Juventus, Inter e Milan.[3] Nel 2010 il rapporto annuale della Deloitte & Touche sul mondo del calcio colloca il club al 6º posto in Italia per fatturato e al 28º posto a livello europeo.[4] Indice [nascondi] * 1 Cenni storici * 2 Cronistoria * 3 Colori e simbolo o 3.1 Lo stemma o 3.2 Numeri ritirati o 3.3 Sponsor ufficiali e fornitori tecnici * 4 Stadi e sedi o 4.1 Gli stadi o 4.2 Le sedi * 5 Il Napoli nella cultura popolare * 6 L'impegno in campo sociale * 7 Rosa 2010-2011 o 7.1 Staff tecnico o 7.2 Rose delle stagioni precedenti * 8 Struttura societaria o 8.1 Organigramma societario * 9 Presidenti e allenatori o 9.1 Presidenti o 9.2 Allenatori e direttori tecnici * 10 Giocatori celebri o 10.1 I Campioni del mondo e continentali del Napoli o 10.2 Il Napoli e la Nazionale italiana + 10.2.1 I giocatori del Napoli nelle varie spedizioni azzurre * 11 Palmarès o 11.1 Trofei nazionali o 11.2 Trofei internazionali o 11.3 Trofei minori o 11.4 Giovanili * 12 Altri piazzamenti e partecipazioni o 12.1 Campionati nazionali + 12.1.1 Serie A + 12.1.2 Serie B + 12.1.3 Serie C + 12.1.4 Coppa Italia * 13 Il Napoli nelle competizioni internazionali o 13.1 Statistiche * 14 Record e statistiche o 14.1 Statistiche di squadra o 14.2 Statistiche individuali * 15 Settore giovanile o 15.1 Storia o 15.2 Organico attuale e campi di gioco * 16 Tifoseria o 16.1 Cenni storici o 16.2 Gemellaggi o 16.3 Rapporti di amicizia o 16.4 Rivalità o 16.5 I derby * 17 Galleria fotografica * 18 Note * 19 Bibliografia * 20 Voci correlate * 21 Collegamenti esterni Cenni storici Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Storia della Società Sportiva Calcio Napoli. Le origini del calcio a Napoli risalgono al 1904, quando ad opera dell'inglese James Poths e dell'ingegnere napoletano Emilio Anatra venne fondato il Naples Foot-Ball & Cricket Club, la prima squadra calcistica cittadina, che nel 1906 prese il nome di Naples Foot-Ball Club.[5] Fino al 1912 il Naples non partecipò al campionato nazionale, al quale erano iscritte solo le società del Nord Italia. In quell'anno la F.I.G.C. optò per l'ammissione delle squadre del Centro-Sud alla Prima Categoria, l'allora massimo livello del calcio italiano. Una serie di scissioni e fusioni portò alla creazione di diverse squadre cittadine, nessuna delle quali riuscì mai a superare le eliminatorie meridionali.[6][7][8] Una formazione del Napoli 1926-1927. Un giovane industriale napoletano, Giorgio Ascarelli, con l'intento di riunire i sodalizi cittadini allo scopo di creare un club più competitivo, il 1º agosto 1926 fondò l'Associazione Calcio Napoli.[8] Due giorni dopo venne fondato il Direttorio Divisioni Superiori, l'antesignano dell'odierna Lega Calcio, cui la neonata società ottenne l'affiliazione, primo club del Centro-Sud insieme ai sodalizi capitolini Alba Audace e Fortitudo Pro Roma.[8] La società esordì in massima serie nella Divisione Nazionale 1926-1927. Le prime due stagioni si chiusero con la retrocessione in serie inferiore, ma la F.I.G.C. in entrambe le occasioni accordò il ripescaggio per premiare gli sforzi del club partenopeo di recuperare il pesante gap con le società settentrionali.[9] Il Napoli prese parte al primo torneo di massima serie a girone unico, la Serie A 1929-1930.[10] La società scelse come allenatore il mister[11] William Garbutt, vincitore di due scudetti alla guida del Genoa,[12] e grazie al contributo di giocatori come Antonio Vojak e Attila Sallustro raggiunse notevoli risultati, come il doppio terzo posto consecutivo nelle stagioni 1932-1933 e 1933-1934 e la qualificazione alla massima competizione europea dell'epoca, la Coppa Europa.[13][14][15] Nella seconda metà degli anni trenta la qualità della squadra andò declinando, fino a culminare nella retrocessione nella categoria inferiore nel 1941-1942.[16] Terminata la Seconda guerra mondiale, il Napoli prese parte alla Divisione Nazionale 1945-1946, vincendo il Girone Misto Centro-Sud e riconquistando la massima serie.[17] Tornò in Serie B due anni dopo, retrocessa dalla CAF per illecito sportivo.[18] La panchina venne affidata ad Eraldo Monzeglio, che riportò la squadra in Serie A e avviò un lungo periodo alla guida del club partenopeo.[19] Nonostante i rinforzi apportati alla squadra dal proprietario Achille Lauro, tra i quali spiccavano Bruno Pesaola, Hasse Jeppson e Luís Vinício, il Napoli non andò oltre il quarto posto raggiunto nel 1952-1953 e nel 1957-1958.[20] Nel 1959 venne inaugurato il nuovo stadio San Paolo.[21] Tornato in Serie B nel 1961,[22] il Napoli venne affidato a Bruno Pesaola, il quale guidò gli azzurri al ritorno in massima serie e alla conquista del primo trofeo della loro storia, la Coppa Italia 1961-1962, tuttora unica squadra di B ad essere mai riuscita nell'impresa.[23] Questo successo, inoltre, offrì al Napoli la possibilità di esordire in una competizione UEFA, la Coppa delle Coppe, nella quale raggiunse i quarti di finale. Il 25 giugno 1964 la società assunse la denominazione Società Sportiva Calcio Napoli, che conserva tuttora.[24] Alcuni dei giocatori più rappresentativi dell'epoca furono Dino Zoff, Antonio Juliano, Omar Sivori e José Altafini;[25] il miglior risultato fu il secondo posto del 1967-1968.[26] Nel frattempo il potere della famiglia Lauro sul club andava scemando: il 18 gennaio 1969 la società passò nelle mani del giovane ingegnere Corrado Ferlaino, che avviò la più longeva presidenza della storia partenopea.[27] Grazie all'acquisto di calciatori come Sergio Clerici, Giuseppe Bruscolotti e Tarcisio Burgnich, il Napoli raggiunse due volte il terzo posto (1970-1971 e 1973-1974) e un secondo posto nel 1974-1975, questi ultimi due piazzamenti ottenuti grazie al calcio totale di Luís Vinício.[28][29][30] Nel 1976 il club azzurro vinse la seconda Coppa Italia, superando in finale il Verona.[31] Nella seconda metà degli anni settanta, nonostante l'acquisto del bomber Giuseppe Savoldi ("Mister due miliardi"), il rendimento in campionato andò peggiorando, culminando con l'undicesimo posto del 1979-1980.[32] Diego Armando Maradona, centrocampista offensivo del Napoli tra il 1984 e il 1991. Dopo uno scudetto sfiorato nel 1981, con il libero olandese Ruud Krol tra i protagonisti,[33] la svolta si ebbe nell'estate del 1984: il presidente Ferlaino, deciso a portare la società verso grandi traguardi, il 30 giugno 1984 definì l'acquisto del campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire.[34] Il Napoli Campione d'Italia 1986-1987. Sotto la conduzione tecnica di Ottavio Bianchi e grazie all'innesto di altri calciatori di notevole livello, tra cui Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella e Alessandro Renica,[35] nel 1987 il Napoli conquistò il suo primo scudetto,[36][37] primo club del Meridione a riuscire nell'impresa, vincendo nel contempo anche la terza Coppa Italia.[38] Il sodalizio partenopeo si consolidò ai vertici del calcio italiano: forte di nuovi innesti come i brasiliani Careca e Alemão, il Napoli arrivò per due volte consecutive al secondo posto (1987-1988, con il titolo nazionale perso sul filo di lana e con roventi strascichi polemici, e 1988-1989, alle spalle dell'Inter di Giovanni Trapattoni) e nel 1989 ottenne il primo alloro internazionale, la Coppa UEFA, superando nella doppia finale i tedeschi dello Stoccarda.[39][40] Nel 1990, con Alberto Bigon allenatore, il club partenopeo conquistò il secondo scudetto, cui fece seguito la vittoria della Supercoppa Italiana, ottenuta superando la Juventus di Maifredi per 5-1.[41] Si chiuse così il primo importante ciclo della storia azzurra, in coincidenza con le vicissitudini personali che nel 1991 costrinsero Maradona a lasciare Napoli e l'Italia.[42] Negli anni immediatamente seguenti il Napoli ottenne discreti risultati, come il quarto posto del 1991-1992 con Claudio Ranieri in panchina[43] e il sesto posto del 1993-1994, allenatore Marcello Lippi.[44] La crisi finanziaria, tuttavia, constrinse il club a privarsi dei suoi uomini migliori: man mano vennero ceduti, tra gli altri, Gianfranco Zola, Daniel Fonseca, Ciro Ferrara e Fabio Cannavaro.[44] Nei due anni successivi, con Vujadin Boškov in panchina, il Napoli ottenne un settimo e un decimo posto.[45] Raggiunse la finale di Coppa Italia 1996-1997, venendo sconfitto per mano del Vicenza.[46] Fu il canto del cigno: la crisi raggiunse l'apice nel 1997-1998, con l'ultimo posto in classifica e la retrocessione in Serie B dopo 33 anni consecutivi di massima serie.[47] Il club azzurro ritornò in Serie A nel 2000,[48] per poi retrocedere nuovamente dopo appena un anno.[49] I cambiamenti societari, con l'entrata in società di Giorgio Corbelli prima[50] e di Salvatore Naldi poi,[51] non portarono benefici al club, con la squadra che ristagnò a metà classifica nella seconda serie italiana. Alla crisi di risultati si aggiunse l'ormai compromessa situazione finanziaria, che portò nell'estate del 2004 al fallimento del club ed alla conseguente perdita del titolo sportivo.[52] Nelle settimane successive l'imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis rilevò il titolo sportivo dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrisse la squadra, con la denominazione Napoli Soccer, al campionato di Serie C1 2004-2005.[53][54] La società partenopea ingaggiò come allenatore Giampiero Ventura, sostituito in corso d'opera da Edoardo Reja. Soltanto sfiorata nel primo anno, la promozione arrivò nel torneo successivo.[55] Il 23 maggio 2006 il presidente De Laurentiis restituì al club la denominazione originaria di Società Sportiva Calcio Napoli, volutamente non utilizzata nei due campionati di terza serie.[56] Nel torneo di Serie B 2006-2007, reso anomalo dalla presenza della Juventus - retrocessa in serie cadetta in seguito a Calciopoli - il Napoli chiuse al secondo posto, tornando in massima serie dopo 6 anni di assenza.[57] Nella Serie A 2007-2008 il Napoli arrivò all'ottavo posto, che gli valse, mediante l'Intertoto, la possibilità di giocare in Coppa UEFA e di tornare a calcare il palcoscenico europeo dopo 14 anni.[58] In seguito alla guida della squadra si avvicendarono l'ex CT della Nazionale Roberto Donadoni[59] e, quindi, Walter Mazzarri,[60] che condusse la squadra alla qualificazione diretta in Europa League, la prima dopo 16 anni.[61] Cronistoria Cronistoria della Società Sportiva Calcio Napoli[62] * 1904: Fondazione del Naples Foot-Ball & Cricket Club. * 1906: Cambio denominazione in Naples Foot-Ball Club. * 1912: La componente napoletana si stacca da quella inglese e fonda l'Unione Sportiva Internazionale Napoli. * 1912-13: Naples eliminato nel girone campano, l'Internazionale Napoli eliminata nel girone finale centro-sud. * 1913-14: Naples eliminato nel girone campano, l'Internazionale Napoli eliminata nel girone finale centro-sud. * 1914-15: I gironi non furono completati. * 1915-19: Attività sospesa per causa bellica. * 1919-20: Naples e Pro Napoli eliminati nel girone campano, Internazionale Napoli eliminato nelle semifinali interregionali. * 1920-21: Internazionale Napoli eliminato nel giorone finale campano, Naples eliminate nelle finali Interregionali. * 1921-22: Naples e Internazionale Napoli eliminati nel girone campano. * 1922: Dalla fusione delle due società nasce il Foot-Ball Club Internaples. * 1922-23: Internaples eliminato nelle semifinali Lega Sud. * 1923-24: Internaples eliminato nelle semifinali Lega Sud. * 1924-25: Internaples eliminato nel girone campano. * 1925-26: Internaples eliminato nella finale Lega Sud. * 1º agosto 1926: Fondazione dell'Associazione Calcio Napoli. * 1926-27: 10º nel Girone A di Divisione Nazionale. Ripescato. * 1927-28: 9º nel Girone A di Divisione Nazionale. Ripescato. * 1928-29: 8º nel Girone B di Divisione Nazionale. Esentato dagli spareggi. * 1929-30: 5º in Serie A. * 1930-31: 6º in Serie A. * 1931-32: 9º in Serie A. * 1932-33: 3º in Serie A. * 1933-34: 3º in Serie A. * 1934-35: 7º in Serie A. * 1935-36: 8º in Serie A. * 1936-37: 13º in Serie A. * 1937-38: 10º in Serie A. * 1938-39: 5º in Serie A. * 1939-40: 13º in Serie A. * 1940-41: 7º in Serie A. * 1941-42: 15º in Serie A. Retrocesso in Serie B. * 1942-43: 3º in Serie B. * 1943-45: Campionati nazionali sospesi per causa bellica. * 1945: 3º nel Campionato Campano di guerra. * 1945-46: 1º nel Campionato misto A e B del Centro-sud. Promosso in Serie A. 5º nel Girone Finale di Divisione Nazionale. * 1946-47: 8º in Serie A. * 1947-48: 21º in Serie A su sentenza della CAF per illecito. Retrocesso in Serie B. * 1948-49: 5º in Serie B. * 1949-50: 1º in Serie B. Promosso in Serie A. * 1950-51: 6º in Serie A. * 1951-52: 6º in Serie A. * 1952-53: 4º in Serie A. * 1953-54: 5º in Serie A. * 1954-55: 6º in Serie A. * 1955-56: 14º in Serie A. * 1956-57: 11º in Serie A. * 1957-58: 4º in Serie A. * 1958-59: 9º in Serie A. * 1959-60: 14º in Serie A. * 1960-61: 17º in Serie A. Retrocesso in Serie B. * 1961-62: 2º in Serie B. Promosso in Serie A. Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia. * 1962-63: 16º in Serie A. Retrocesso in Serie B. * 1963-64: 8º in Serie B. * 1964: La squadra cambia denominazione in Società Sportiva Calcio Napoli. * 1964-65: 2º in Serie B. Promosso in Serie A. * 1965-66: 3º in Serie A. Vince la Coppa delle Alpi. * 1966-67: 4º in Serie A. * 1967-68: 2º in Serie A. * 1968-69: 7º in Serie A. * 1969-70: 6º in Serie A. * 1970-71: 3º in Serie A. * 1971-72: 8º in Serie A. Finalista in Coppa Italia. * 1972-73: 9º in Serie A. * 1973-74: 3º in Serie A. * 1974-75: 2º in Serie A. * 1975-76: 5º in Serie A. Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia. * 1976-77: 7º in Serie A. Vince la Coppa di Lega Italo-Inglese. * 1977-78: 6º in Serie A. Finalista in Coppa Italia. * 1978-79: 6º in Serie A. * 1979-80: 11º in Serie A. * 1980-81: 3º in Serie A. * 1981-82: 4º in Serie A. * 1982-83: 9º in Serie A. * 1983-84: 11º in Serie A. * 1984-85: 8º in Serie A. * 1985-86: 3º in Serie A. * 1986-87: Scudetto.svg Campione d'Italia. Coccarda Coppa Italia.svg Vince la Coppa Italia. * 1987-88: 2º in Serie A. * 1988-89: 2º in Serie A. UEFA - UEFA Cup.svg Vince la Coppa UEFA. Finalista in Coppa Italia. * 1989-90: Scudetto.svg Campione d'Italia. * 1990-91: 7º in Serie A. Supercoppaitaliana.png Vince la Supercoppa Italiana. * 1991-92: 4º in Serie A. * 1992-93: 11º in Serie A. * 1993-94: 6º in Serie A. * 1994-95: 7º in Serie A. * 1995-96: 10º in Serie A. * 1996-97: 12º in Serie A. Finalista in Coppa Italia. * 1997-98: 18º in Serie A. Retrocesso in Serie B. * 1998-99: 10º in Serie B. * 1999-00: 2º in Serie B. Promosso in Serie A. * 2000-01: 16º in Serie A. Retrocesso in Serie B. * 2001-02: 5º in Serie B. * 2002-03: 16º in Serie B. * 2003-04: 14º in Serie B. * 2004: Fallimento della Società Sportiva Calcio Napoli; nasce il Napoli Soccer che ne rileva il titolo sportivo e viene iscritto alla Serie C1. * 2004-05: 3º in Serie C1 girone B. Sconfitto nei playoff. * 2005-06: 1º in Serie C1 girone B. Promosso in Serie B. * 2006: Il club torna alla denominazione Società Sportiva Calcio Napoli. * 2006-07: 2º in Serie B. Promosso in Serie A. * 2007-08: 8º in Serie A. * 2008-09: 12º in Serie A. * 2009-10: 6º in Serie A. * 2010-11: in Serie A. Colori e simbolo Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Colori e simbolo della Società Sportiva Calcio Napoli. Manica sinistra Manica sinistra Maglietta Maglietta Manica destra Manica destra Pantaloncini Calzettoni Calzettoni Completo monocromatico Al momento della fondazione nel 1926 fu adottata una maglia di colore azzurro con colletto celeste e pantaloncini bianchi, in omaggio al colore ufficiale della dinastia dei Borbone di Napoli. Il primo simbolo, ovvero il cavallo, si rifaceva al simbolo di Napoli durante il Regno delle Due Sicilie (mentre la Sicilia era rappresentata dal Triscele). Il cavallo è tuttora il simbolo della provincia di Napoli.[9] In conseguenza dell'ultimo posto conseguito dal Napoli nella sua prima stagione, i tifosi decisero di sostituire il cavallo con l'asinello, per molti anni associato alla società partenopea.[9] Da allora l'azzurro è rimasto nella maglia sino ad oggi, mentre è aumentata la presenza del bianco. Nel 1965-1966 il presidente azzurro Roberto Fiore, per scaramanzia, decise di cambiare i colori della maglia: in quella stagione il Napoli giocò con una maglia bianca con fascia trasversale azzurra.[63] La stagione successiva la maglia ritornò quella tradizionale. Dal 1981 comparve sulle maglie il nome dello sponsor principale.[63] La stagione 2002-2003, disputata in Serie B, fu la seconda ed ultima stagione nella quale i partenopei non utilizzarono la divisa azzurra. In quell'occasione lo sponsor tecnico Diadora vestì gli azzurri con una maglia a strisce verticali bianco-azzurre, in stile Argentina.[64] Lo stemma Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Stemmi storici della Società Sportiva Calcio Napoli. Il primo stemma del Napoli, nel 1926, era costituito da un ovale con al centro un cavallo bianco poggiato su un pallone da calcio e contornato dalle iniziali della denominazione di allora della società partenopea: "A.C.N." (Associazione Calcio Napoli), il tutto su sfondo celeste.[63] Fu lo stemma della società partenopea per un solo anno: infatti, complice probabilmente la pochezza espressa dalla squadra nella stagione d'esordio, il club adottò uno stemma di forma circolare con una N color oro su sfondo azzurro e corona esterna color oro.[63] Lo stemma variò di nuovo nel 1964, in concomitanza con il cambio di denominazione in Società Sportiva Calcio Napoli: la N venne rimpicciolita per far posto alla sigla SSC Napoli ai suoi piedi. Nel 1980 la corona divenne bianca e lungo essa venne disposta, in senso circolare, la denominazione della società scritta per esteso. Sensibili i cambiamenti (perlopiù cromatici) apportati nel 2002: la corona divenne blu scuro, con la scritta societaria e la N centrale colorate di bianco. In seguito al fallimento, la scritta societaria venne eliminata dalla corona - ora di colore blu notte - e rimpiazzata con una didascalia riportante la nuova denominazione societaria (Napoli Soccer). Riacquisita la vecchia denominazione, la didascalia venne rimossa e la corona riacquistò il colore blu. Lo stemma del Napoli fino al 25 giugno 1964. Lo stemma dal 1980 al 2002. Lo stemma dal 2004 al 2006. Lo stemma attuale, in vigore dal 2006. Numeri ritirati Con l'avvento della regola della numerazione fissa a partire dal 1995, il Napoli nell'estate del 2000 ritirò la maglia numero 10 appartenuta a Diego Armando Maradona dal 1984 al 1991, come tributo alla sua classe e al notevole contributo offerto in sette stagioni con la casacca partenopea.[65] Nell'ordine, gli ultimi ad indossare la 10 azzurra con l'avvento della numerazione fissa furono Fausto Pizzi (nel 1995-1996), Beto (nel 1996-1997), Igor Protti (nel 1997-1998, ultimo calciatore a giocare e siglare un gol con la 10 in Serie A) e Claudio Bellucci (1998-1999 e 1999-2000, in Serie B). Tuttavia, per motivi regolamentari, il numero venne ristampato sulle maglie azzurre dal 2004 al 2006 in Serie C1, torneo dove vige la vecchia numerazione dall'1 all'11. L'ultimo calciatore ad indossare e siglare un gol con questa maglia in una gara ufficiale fu Mariano Bogliacino nella gara casalinga del 18 maggio 2006 contro lo Spezia, valevole per la finale di ritorno della Supercoppa di C1; primato che gli appartiene anche per l'ultima apparizione in campionato, il 12 maggio 2006 nella gara in casa del Lanciano. Per quel che concerne esclusivamente il campionato, invece, va al calciatore argentino Sosa il primato di essere stato l'ultimo ad indossare la 10 al San Paolo e contemporaneamente a segnare, nella gara contro il Frosinone del 30 aprile 2006.[66] Sponsor ufficiali e fornitori tecnici Elenco degli sponsor tecnici e ufficiali della Società Sportiva Calcio Napoli[67] Napolistemma.png Sponsor ufficiali Sponsor ufficiali * 1981-1982: Snaidero * 1982-1983: Cirio * 1983-1984: Latte Berna * 1984-1985: Cirio * 1985-1988: Buitoni * 1988-1991: Mars * 1991-1994: Voiello * 1994-1996: Record Cucine * 1996-1997: Centrale del Latte di Napoli * 1997-1999: Polenghi * 1999-2003: Peroni * 2003-2004: Russo-Cicciano * 2004-2005: Mandi * 2005-oggi: Lete [[|Leggi...]] Napolistemma.png Fornitori tecnici Fornitori tecnici * 1978-1980: Puma * 1980-1984: NR (Ennerre) * 1984-1985: Linea Time * 1985-1991: NR (Ennerre) * 1991-1994: Umbro * 1994-1997: Lotto * 1997-2000: Nike * 2000-2003: Diadora * 2003-2004: Legea * 2004-2006: Kappa * 2006-2009: Diadora * 2009-2012: Macron[68] [[|Leggi...]] Stadi e sedi Gli stadi Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Stadio Militare dell'Arenaccia, Stadio Partenopeo, Stadio Arturo Collana e Stadio San Paolo. Lo stadio Partenopeo fu la "casa" azzurra dal 1930 al 1942. Le società calcistiche cittadine che precedettero la fondazione del Napoli utilizzarono diversi campi da gioco. Il Naples giocò dal 1904 al 1912 in via Campegna, a Fuorigrotta, quindi si trasferì ad Agnano,[5] mentre l'Internapoli giocava a Bagnoli.[6] La sede di Agnano fu confermata nel 1922, quando le due società si fusero per dare vita all'Internaples.[69] Il primo campo da gioco utilizzato dal Napoli fu lo Stadio Militare dell'Arenaccia: voluto da Alberico Albricci, fu inaugurato nel 1923 e assegnato nel 1926 al neonato club partenopeo.[9] Nel 1929 il presidente Giorgio Ascarelli commissionò la costruzione di un nuovo stadio situato nel "Rione Luzzatti", nei pressi della Stazione Centrale. Progettato da Amedeo D'Albora, l'impianto, inizialmente denominato Stadio Vesuvio, poteva contenere 20.000 spettatori e venne inaugurato il 23 febbraio 1930 con la partita tra azzurri e Juventus, terminata 2-2.[15] Poco tempo dopo Ascarelli venne a mancare e lo stadio gli fu intitolato a furor di popolo, ma in seguito le leggi razziali[70] imposero un ulteriore cambio di nome in Stadio Partenopeo.[15] Rinnovato e ampliato in occasione dei Mondiali 1934, l'impianto fu completamente raso al suolo dai bombardamenti alleati nel corso della seconda guerra mondiale. Lo stadio San Paolo ospita le partite interne del Napoli dal 1959. Il club si trasferì quindi allo stadio Arturo Collana del Vomero, già provvisoriamente utilizzato ai tempi dei lavori di ristrutturazione del precedente impianto.[71] Rinominato per breve tempo Stadio della Liberazione nel dopoguerra, era tuttavia inadeguato alle esigenze del club: emblematica la situazione nella quale venne giocata Napoli-Juventus (4-3 il risultato finale) del 20 aprile 1958, con il pubblico schierato sul limitare delle linee di gioco.[72] Venne così progettato un nuovo impianto nel quartiere di Fuorigrotta. Inizialmente battezzato Stadio del Sole, venne denominato stadio San Paolo per celebrare la tradizione secondo la quale San Paolo, in viaggio verso Roma, avrebbe attraccato in quest'area dell'attuale Napoli.[73] Venne inaugurato il 6 dicembre 1959, curiosamente in una partita contro la Juventus (2-1 per i partenopei) come in occasione dell'inaugurazione del Vesuvio 29 anni prima.[71] Il progetto iniziale prevedeva un solo anello ma in seguito ne venne aggiunto un secondo, situato sotto il livello stradale. Parzialmente riammodernato in vista degli Europei 1980, in occasione dei Mondiali 1990 venne dotato dell'attuale copertura e del terzo anello che portò il numero di posti a 76.824. In seguito, problemi logistici hanno imposto la chiusura del terzo anello con la riduzione della capienza a 60.240 posti, che ne fanno il terzo stadio d'Italia per capienza dopo lo Stadio Giuseppe Meazza di Milano e lo Stadio Olimpico di Roma.[74] Con una pista di atletica leggera a 8 corsie e palestre di pugilato, fitness, lotta libera e arti marziali orientali, il San Paolo rappresenta anche il principale impianto polisportivo della città.[75] Le sedi Si riporta di seguito l'elenco delle sedi ufficiali utilizzate dalla Società Sportiva Calcio Napoli nel corso della sua storia.[76] * 1945 Palazzina annessa allo Stadio Vomero * 1966 via Massimo Stanzione, 14 * 1967 via Chiatamone, 57 * 1970 via Petrarca, 141 * 1972 via Caravaggio, 112 * 1973 via Crispi, 4 * 1977 via Vicinale, 70 (Centro Paradiso di Soccavo) * 1985 Piazza dei Martiri, 30 * 1991 via Vicinale, 70 (Centro Paradiso di Soccavo) * 2004 via Jacopo De Gennaro (Stadio San Paolo) * 2004 via Alcide De Gasperi, 33 * 2006 Strada Statale Domitiana Km 35,300 - Castel Volturno (CE) (Centro Tecnico) Il Napoli nella cultura popolare Essendo uno dei club più seguiti del paese, il Napoli si è spesso distinto non solo in ambito calcistico ma anche nella cultura partenopea e italiana. La partita di spareggio Napoli-Lazio del 23 giugno 1929, valida per l'ammissione al primo campionato di Serie A a girone unico, fu il primo incontro di campionato a essere trasmesso in una rudimentale "radiocronaca" (non si può parlare di radiocronaca vera e propria, che venne introdotta in Italia solo qualche anno dopo);[77] infatti il Mezzogiorno sportivo, quotidiano di Napoli, aveva inviato allo stadio di Milano (dove si disputò lo spareggio) un giornalista, che durante la partita telefonava alla redazione del Mezzogiorno sportivo, descrivendo le varie azioni di gioco; il contenuto della telefonata veniva poi trascritto dal giornalista Michele Buonanno che inviava i dispacci a un altro giornalista, Felice Scandone, che dal balcone leggeva il contenuto dei dispacci, informando così la folla in trepidante attesa dell'andamento dello spareggio.[77] La partita, per la cronaca, terminò 2-2 ed entrambe le squadre vennero ammesse al primo torneo di massima serie a girone unico.[78] Il Napoli è entrato a far parte anche della musica popolare. Sono state dedicate alla squadra partenopea numerose canzoni come I ragazzi della curva B di Nino D'Angelo, La favola più bella, Forza Napoli (Gigi D'Alessio e B. Carbone). Riferimenti al Napoli si trovano in vari film, come ad esempio in Quel ragazzo della curva B (film commedia del 1987),[79] in cui Nino D'Angelo recita la parte di Nino, un tifoso azzurro che si è messo nei guai con la camorra. Un altro film che ha preso spunto dai sostenitori del Ciuccio è Tifosi, dove Nino D'Angelo recita la parte del tifoso partenopeo e ladruncolo Gennaro, mentre altri riferimenti cinematografici si trovano nel comico-demenziale Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento, con protagonista Alvaro Vitali nel ruolo del giocatore azzurro Paulo Roberto Cotechiño e del suo sosia. In questi film appaiono, nel ruolo di se stessi, anche giocatori del Napoli come Andrea Carnevale, Giuseppe Bruscolotti, Bruno Giordano (in Quel ragazzo della curva B)[79] e Diego Armando Maradona (Tifosi). Il Napoli appare anche nel film biografico su Diego Armando Maradona, Maradona, la mano di Dio (2007). L'impegno in campo sociale Il Napoli è una società particolarmente attiva nel campo sociale, distintasi per il sostegno fornito a monteplici iniziative benefiche. Attraverso la partecipazione diretta dei propri tesserati, il club azzurro ha patrocinato iniziative a sostegno delle strutture ospedaliere cittadine,[80][81] oltre a iniziative di sensibilizzazione contro la violenza nello sport[82] e la povertà infantile.[83] Con l'appoggio all'associazione cittadina Scugnizzi, che opera nel penitenziario minorile di Nisida, il Napoli sostiene svariati progetti volti al reinserimento sociale dei giovani detenuti una volta scontata la loro pena.[84] Tramite raccolte di fondi organizzate dai propri calciatori, il Napoli ha fornito il proprio appoggio a istituzioni come la Robert F. Kennedy Foundation [85][86][87] e Telethon.[88] Il club partenopeo si è inoltre impegnato con diverse iniziative a sostegno delle vittime del terremoto dell'Aquila del 2009, dalla devoluzione degli incassi delle partite[89] alla raccolta fondi per la costruzione di un centro polisportivo antisismico nel capoluogo abruzzese.[90] Rosa 2010-2011 Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli 2010-2011. Rosa e numerazione aggiornate al 1º settembre 2010.[91] N. Ruolo Giocatore 1 Bandiera dell'Italia P Gennaro Iezzo 2 Bandiera dell'Italia D Gianluca Grava 3 Bandiera dell'Italia D Luigi Vitale 5 Bandiera dell'Italia C Michele Pazienza 6 Bandiera dell'Italia D Salvatore Aronica 7 Bandiera dell'Uruguay A Edinson Cavani 8 Bandiera dell'Italia D Andrea Dossena 11 Bandiera dell'Italia C Christian Maggio 12 Bandiera dell'Italia A Nicolao Dumitru 13 Bandiera dell'Italia D Fabiano Santacroce 14 Bandiera dell'Argentina D Hugo Campagnaro 17 Bandiera della Slovacchia C Marek Hamšík 18 Bandiera della Colombia D Juan Camilo Zúñiga N. Ruolo Giocatore 600px Azzurro con N cerchiata.png 21 Bandiera dell'Algeria C Hassan Yebda 22 Bandiera dell'Argentina A Ezequiel Lavezzi 23 Bandiera dell'Uruguay C Walter Gargano 25 Bandiera del Brasile D Emílson Sánchez Cribari 26 Bandiera dell'Italia P Morgan De Sanctis 28 Bandiera dell'Italia D Paolo Cannavaro (capitano) 29 Bandiera dell'Italia A Christian Bucchi 33 Bandiera dell'Italia P Matteo Gianello 77 Bandiera dell'Argentina C José Ernesto Sosa 80 Bandiera dell'Italia C Manuele Blasi 84 Bandiera dell'Italia D Erminio Rullo 91 Bandiera dell'Italia C Raffaele Maiello[92] 99 Bandiera dell'Italia A Cristiano Lucarelli Staff tecnico Napolistemma.png Staff 2010-2011 dell'area sportiva[93] Staff 2010-2011 dell'area sportiva[93] * Allenatore: Walter Mazzarri * Vice Allenatore: Nicolò Frustalupi * Assistente tecnico: Enzo Concina * Preparatore dei portieri: Nunzio Papale * Preparatori atletici: Giuseppe Pondrelli e Corrado Saccone * Responsabile sanitario: dr. Alfonso De Nicola * Medico sociale: dr. Enrico D'Andrea * Fisioterapisti: Marco Di Lullo, Agostino Santaniello e Rosario D'Onofrio * Massaggiatore: Massimo Buono * Team manager: Giuseppe Santoro * Responsabile settore giovanile: Luigi Caffarelli * Allenatore squadra Primavera: Roberto Miggiano [[|Leggi...]] Rose delle stagioni precedenti [espandi] v · d · m S.S.C. Napoli – Archivio delle stagioni 1926-27 · 1927-28 · 1928-29 · 1929-30 · 1930-31 · 1931-32 · 1932-33 · 1933-34 · 1934-35 · 1935-36 · 1936-37 · 1937-38 · 1938-39 · 1939-40 · 1940-41 · 1941-42 · 1942-43 · 1943-44 · 1944-45 · 1945-46 · 1946-47 · 1947-48 · 1948-49 · 1949-50 · 1950-51 · 1951-52 · 1952-53 · 1953-54 · 1954-55 · 1955-56 · 1956-57 · 1957-58 · 1958-59 · 1959-60 · 1960-61 · 1961-62 · 1962-63 · 1963-64 · 1964-65 · 1965-66 · 1966-67 · 1967-68 · 1968-69 · 1969-70 · 1970-71 · 1971-72 · 1972-73 · 1973-74 · 1974-75 · 1975-76 · 1976-77 · 1977-78 · 1978-79 · 1979-80 · 1980-81 · 1981-82 · 1982-83 · 1983-84 · 1984-85 · 1985-86 · 1986-87 · 1987-88 · 1988-89 · 1989-90 · 1990-91 · 1991-92 · 1992-93 · 1993-94 · 1994-95 · 1995-96 · 1996-97 · 1997-98 · 1998-99 · 1999-00 · 2000-01 · 2001-02 · 2002-03 · 2003-04 · 2004-05 · 2005-06 · 2006-07 · 2007-08 · 2008-09 · 2009-10 · 2010-11 Struttura societaria Il Napoli è una società per azioni dal 25 giugno 1964, allorquando il proprietario dell'allora Associazione Calcio Napoli, Achille Lauro, coadiuvato da altri soci come Antonio Corcione, Luigi Scuotto e Roberto Fiore, costituì la Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A. con capitale sociale di 120 milioni di lire.[94] Il 99,8% delle azioni della società partenopea è attualmente controllato dalla società di produzione cinematografica Filmauro S.r.l., mentre il restante 0,2% appartiene ad Aurelio De Laurentiis, presidente del CdA.[95] Il capitale della controllante Filmauro, a sua volta, è intestato per il 90% alla fiduciaria Cordusio del gruppo Unicredit e per il restante 10% alla cittadina svizzera Jacqueline Baudit, consorte dello stesso De Laurentiis.[95] Il bilancio d'esercizio al 30 giugno 2009 si è chiuso con un utile netto di 10,93 milioni di euro, in leggero calo rispetto all'utile registrato l'anno precedente (11,91 milioni).[95] Organigramma societario Aggiornato al 9 agosto 2010.[93][96] Napolistemma.png Organigramma della SSC Napoli Organigramma della SSC Napoli * Presidente: Aurelio De Laurentiis * Vice Presidenti: Edoardo De Laurentiis e Jacqueline De Laurentiis * Consigliere Delegato: Andrea Chiavelli * Direttore Generale: Marco Fassone * Direttore Sportivo: Riccardo Bigon * Direzione commerciale e marketing: Alessandro Formisano * Segretario generale: Alberto Vallefuoco * Addetto stampa: Guido Baldari * Team manager: Giuseppe Santoro * Responsabile Settore Scouting: Maurizio Micheli * Coordinatore Settore Scouting: Marco Zunino * Osservatore: Leonardo Mantovani [[|Leggi...]] Presidenti e allenatori Si riporta di seguito l'elenco dei presidenti, degli allenatori e dei direttori tecnici della Società Sportiva Calcio Napoli dalla fondazione del club ad oggi.[97][98][99] Presidenti Napolistemma.png I presidenti della S.S.C. Napoli I presidenti della S.S.C. Napoli * 1926 - 1927: Bandiera dell'Italia Giorgio Ascarelli * 1927 - 1928: Bandiera dell'Italia Gustavo Zinzaro * 1928 - 1929: Bandiera dell'Italia Giovanni Maresca di Serracapriola * 1929 - 1930: Bandiera dell'Italia Giorgio Ascarelli * 1930 - 1931: Bandiera dell'Italia Giovanni Maresca di Serracapriola * 1931 - 1932: Bandiera dell'Italia Eugenio Coppola * 1932 - 1936: Bandiera dell'Italia Vincenzo Savarese * 1936 - 1940: Bandiera dell'Italia Achille Lauro * 1940 - 1941: Bandiera dell'Italia Tommaso Leonetti * 1941 - 1943: Bandiera dell'Italia Luigi Piscitelli * 1943 - 1945: Bandiera dell'Italia Annibale Fienga * 1945 - 1946: Bandiera dell'Italia Vincenzo Savarese * 1946 - 1948: Bandiera dell'Italia Pasquale Russo * 1948 - 1951: Bandiera dell'Italia Egidio Musollino * 1951 - 1952: Bandiera dell'Italia Alfonso Cuomo * 1952 - 1954: Bandiera dell'Italia Achille Lauro * 1954 - 1963: Bandiera dell'Italia Alfonso Cuomo Coccarda Coppa Italia.svg * 1963 - 1964: Bandiera dell'Italia Luigi Scuotto * 1964 - 1967: Bandiera dell'Italia Roberto Fiore * 1967 - 1968: Bandiera dell'Italia Gioacchino Lauro * 1968 - 1969: Bandiera dell'Italia Antonio Corcione * 1969 - 1971: Bandiera dell'Italia Corrado Ferlaino * 1971 - 1972: Bandiera dell'Italia Ettore Sacchi * 1972 - 1983: Bandiera dell'Italia Corrado Ferlaino Coccarda Coppa Italia.svg * 1983: Bandiera dell'Italia Marino Brancaccio * 1983 - 1993: Bandiera dell'Italia Corrado Ferlaino Scudetto.svg Scudetto.svg Coccarda Coppa Italia.svg Supercoppaitaliana.png UEFA - UEFA Cup.svg * 1993 - 1995: Bandiera dell'Italia Ellenio Gallo * 1995 - 1996: Bandiera dell'Italia Vincenzo Schiano di Colella (onorario)[100] * 1997 - 1998: Bandiera dell'Italia Gian Marco Innocenti (amministratore unico)[100] * 1998 - 2000: Bandiera dell'Italia Federico Scalingi (amministratore unico) * 2000 - 2002: Bandiera dell'Italia Giorgio Corbelli * 2002 - 2004: Bandiera dell'Italia Salvatore Naldi * 2004: Bandiera dell'Italia Paolo Bellamio (amministratore unico) * 2004: Bandiera dell'Italia Nicola Rascio (curatore fallimentare) * 2004 - oggi: Bandiera dell'Italia Aurelio De Laurentiis [[|Leggi...]] Allenatori e direttori tecnici Napolistemma.png Gli allenatori e i DT della S.S.C. Napoli Gli allenatori e i DT della S.S.C. Napoli * 1926 - 1927: Bandiera dell'Austria Antonio Kreutzer * 1927 - 1928: Bandiera dell'Italia Giovanni Terrile, Flag of Hungary with arms (state).svg Ferenc Molnár e Bandiera dell'Austria Rolf Steiger (commissione tecnica) * 1928 - 1929: Bandiera dell'Austria Otto Fischer - Bandiera dell'Italia Giovanni Terrile * 1929 - 1930: Bandiera dell'Inghilterra William Garbutt * 1930 - 1931: Bandiera dell'Inghilterra William Garbutt * 1931 - 1932: Bandiera dell'Inghilterra William Garbutt * 1932 - 1933: Bandiera dell'Inghilterra William Garbutt * 1933 - 1934: Bandiera dell'Inghilterra William Garbutt * 1934 - 1935: Bandiera dell'Inghilterra William Garbutt * 1935 - 1936: Bandiera dell'Ungheria Károly Csapkay * 1936 - 1937: Bandiera dell'Italia Angelo Mattea * 1937 - 1938: Bandiera dell'Italia Angelo Mattea * 1938 - 1939: Bandiera dell'Ungheria Eugen Payer - Bandiera dell'Italia Paolo Iodice * 1939 - 1940: Bandiera dell'Italia Adolfo Baloncieri - Bandiera dell'Italia Antonio Vojak * 1940 - 1941: Bandiera dell'Italia Antonio Vojak * 1941 - 1942: Bandiera dell'Italia Antonio Vojak * 1942 - 1943: Bandiera dell'Italia Antonio Vojak - Bandiera del Brasile Paolo Innocenti * 1945 - 1946: Bandiera dell'Uruguay Raffaele Sansone * 1946 - 1947: Bandiera dell'Uruguay Raffaele Sansone * 1947 - 1948: Bandiera dell'Uruguay Raffaele Sansone - Bandiera dell'Italia Giovanni Vecchina * 1948 - 1949: Bandiera dell'Italia Felice Borel - Bandiera dell'Italia Luigi De Manes - Bandiera dell'Italia Vittorio Mosele * 1949 - 1950: Bandiera dell'Italia Eraldo Monzeglio * 1950 - 1951: Bandiera dell'Italia Eraldo Monzeglio * 1951 - 1952: Bandiera dell'Italia Eraldo Monzeglio * 1952 - 1953: Bandiera dell'Italia Eraldo Monzeglio * 1953 - 1954: Bandiera dell'Italia Eraldo Monzeglio * 1954 - 1955: Bandiera dell'Italia Eraldo Monzeglio * 1955 - 1956: Bandiera dell'Italia Eraldo Monzeglio - Bandiera dell'Italia Amedeo Amadei * 1956 - 1957: Bandiera dell'Italia Amedeo Amadei * 1957 - 1958: Bandiera dell'Italia Amedeo Amadei * 1958 - 1959: Bandiera dell'Italia Amedeo Amadei * 1959 - 1960: Bandiera dell'Italia Annibale Frossi - Bandiera dell'Italia Amedeo Amadei * 1960 - 1961: Bandiera dell'Italia Amedeo Amadei - Bandiera dell'Italia Amedeo Amadei con Bandiera dell'Italia Renato Cesarini (D.T.) - Bandiera del Paraguay Attila Sallustro * 1961 - 1962: Bandiera dell'Italia Fioravante Baldi - Bandiera dell'Argentina Bruno Pesaola Coccarda Coppa Italia.svg * 1962 - 1963: Bandiera dell'Argentina Bruno Pesaola con Bandiera dell'Italia Eraldo Monzeglio (D.T.) * 1963 - 1964: Bandiera dell'Italia Roberto Lerici - Bandiera dell'Italia Giovanni Molino * 1964 - 1965: Bandiera dell'Argentina Bruno Pesaola * 1965 - 1966: Bandiera dell'Argentina Bruno Pesaola * 1966 - 1967: Bandiera dell'Argentina Bruno Pesaola * 1967 - 1968: Bandiera dell'Argentina Bruno Pesaola * 1968 - 1969: Bandiera dell'Italia Giuseppe Chiappella - Bandiera dell'Italia Egidio Di Costanzo - Bandiera dell'Italia Giuseppe Chiappella * 1969 - 1970: Bandiera dell'Italia Giuseppe Chiappella * 1970 - 1971: Bandiera dell'Italia Giuseppe Chiappella * 1971 - 1972: Bandiera dell'Italia Giuseppe Chiappella * 1972 - 1973: Bandiera dell'Italia Giuseppe Chiappella * 1973 - 1974: Bandiera del Brasile Luís Vinício * 1974 - 1975: Bandiera del Brasile Luís Vinício * 1975 - 1976: Bandiera del Brasile Luís Vinício - Bandiera dell'Italia Alberto Delfrati Coccarda Coppa Italia.svg * 1976 - 1977: Bandiera dell'Argentina Bruno Pesaola * 1977 - 1978: Bandiera dell'Italia Gianni Di Marzio * 1978 - 1979: Bandiera dell'Italia Gianni Di Marzio - Bandiera del Brasile Luís Vinício * 1979 - 1980: Bandiera del Brasile Luís Vinício - Bandiera del Brasile Angelo Sormani * 1980 - 1981: Bandiera dell'Italia Rino Marchesi * 1981 - 1982: Bandiera dell'Italia Rino Marchesi * 1982 - 1983: Bandiera dell'Italia Massimo Giacomini - Bandiera dell'Italia Gennaro Rambone con Bandiera dell'Argentina Bruno Pesaola (D.T.) * 1983 - 1984: Bandiera dell'Italia Pietro Santin - Bandiera dell'Italia Rino Marchesi * 1984 - 1985: Bandiera dell'Italia Rino Marchesi * 1985 - 1986: Bandiera dell'Italia Ottavio Bianchi * 1986 - 1987: Bandiera dell'Italia Ottavio Bianchi Scudetto.svg Coccarda Coppa Italia.svg * 1987 - 1988: Bandiera dell'Italia Ottavio Bianchi * 1988 - 1989: Bandiera dell'Italia Ottavio Bianchi UEFA - UEFA Cup.svg * 1989 - 1990: Bandiera dell'Italia Alberto Bigon Scudetto.svg * 1990 - 1991: Bandiera dell'Italia Alberto Bigon Supercoppaitaliana.png * 1991 - 1992: Bandiera dell'Italia Claudio Ranieri * 1992 - 1993: Bandiera dell'Italia Claudio Ranieri - Bandiera dell'Italia Ottavio Bianchi * 1993 - 1994: Bandiera dell'Italia Marcello Lippi * 1994 - 1995: Bandiera dell'Italia Vincenzo Guerini - Flag of FR Yugoslavia.svg Vujadin Boškov (D.T.) * 1995 - 1996: Flag of FR Yugoslavia.svg Vujadin Boškov (D.T.) * 1996 - 1997: Bandiera dell'Italia Luigi Simoni - Bandiera dell'Italia Vincenzo Montefusco * 1997 - 1998: Bandiera dell'Italia Bortolo Mutti - Bandiera dell'Italia Carlo Mazzone - Bandiera dell'Italia Giovanni Galeone - Bandiera dell'Italia Vincenzo Montefusco * 1998 - 1999: Bandiera dell'Italia Renzo Ulivieri - Bandiera dell'Italia Vincenzo Montefusco * 1999 - 2000: Bandiera dell'Italia Walter Novellino * 2000 - 2001: Bandiera della Repubblica Ceca Zdeněk Zeman - Bandiera dell'Italia Emiliano Mondonico * 2001 - 2002: Bandiera dell'Italia Luigi De Canio * 2002 - 2003: Bandiera dell'Italia Franco Colomba - Bandiera dell'Italia Sergio Buso - Bandiera dell'Italia Franco Scoglio - Bandiera dell'Italia Franco Colomba * 2003 - 2004: Bandiera dell'Italia Andrea Agostinelli - Bandiera dell'Italia Luigi Simoni * 2004 - 2005: Bandiera dell'Italia Giampiero Ventura - Bandiera dell'Italia Edoardo Reja * 2005 - 2006: Bandiera dell'Italia Edoardo Reja * 2006 - 2007: Bandiera dell'Italia Edoardo Reja * 2007 - 2008: Bandiera dell'Italia Edoardo Reja * 2008 - 2009: Bandiera dell'Italia Edoardo Reja - Bandiera dell'Italia Roberto Donadoni * 2009 - 2010: Bandiera dell'Italia Roberto Donadoni - Bandiera dell'Italia Walter Mazzarri * 2010 - 2011: Bandiera dell'Italia Walter Mazzarri [[|Leggi...]] Giocatori celebri Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Calciatori della Società Sportiva Calcio Napoli, Lista dei capitani della Società Sportiva Calcio Napoli e Categoria:Calciatori della S.S.C. Napoli. I Campioni del mondo e continentali del Napoli W.Cup2.svg Mondiali 1934 - Bandiera dell'Italia Italia * Giuseppe Cavanna (0 presenze)[101] W.Cup.svg Mondiali 1986 - Bandiera dell'Argentina Argentina * Diego Maradona (7 presenze - 5 reti) UEFA European Cup.svg Europei 1968 - Bandiera dell'Italia Italia * Antonio Juliano (2 presenze) * Dino Zoff (3 presenze) Coppa America calcio.svg Copa América 1989 - Bandiera del Brasile Brasile * Ricardo Alemão (5 presenze) Gold medal.svg Olimpiadi 2008 - Bandiera dell'Argentina Argentina olimpica * Ezequiel Lavezzi (5 presenze - 2 reti) * Nicolas Navarro (0 presenze) Il Napoli e la Nazionale italiana Marcello Mihalic fu, insieme ad Attila Sallustro, il primo calciatore del Napoli a giocare in Nazionale. Al 24 giugno 2010 sono complessivamente 41 i calciatori ad aver ricevuto la convocazione in Nazionale maggiore all'epoca della militanza in maglia partenopea, 29 dei quali hanno effettivamente collezionato almeno una presenza.[102] Il recordman di presenze è Fernando De Napoli (49), mentre il primato delle reti va ad Amedeo Amadei (4).[102][103][104] I primi calciatori azzurri a militare in Nazionale furono Marcello Mihalich ed il Veltro Attila Sallustro, che debuttarono il 1º dicembre 1929 contro il Portogallo.[105] La partita terminò 6-1 e 3 gol furono segnati dai due azzurri (due da Mihalic ed uno da Sallustro).[105] Tuttavia i due azzurri non furono convocati per il Mondiale 1934, al contrario di Giuseppe Cavanna, portiere azzurro che si laureò campione del mondo come secondo di Gianpiero Combi.[101] Al Mondiale 1938 il Napoli non ebbe alcun rappresentante.[106] Fernando De Napoli, recordman di presenze in Nazionale da calciatore del Napoli. Il rapporto tra Napoli e Nazionale si rinnovò nella seconda metà degli anni sessanta con l'approdo in azzurro di due importanti calciatori partenopei: Antonio Juliano e Dino Zoff, che portarono l'Italia alla vittoria del suo primo titolo europeo nel 1968 e al secondo posto nel Mondiale 1970.[107] Lo stesso Juliano partecipò anche al Mondiale 1966 e al Mondiale 1974,[108][109] mentre Mauro Bellugi prese parte all'Europeo del 1980. Il periodo con più napoletani in Nazionale coincise con quello del Napoli di Maradona. A rappresentare il sodalizio partenopeo nelle spedizioni azzurre al Mondiale 1986, all'Europeo 1988 e al Mondiale 1990 si alternarono Salvatore Bagni, Fernando De Napoli, Ciro Ferrara, Giovanni Francini, Francesco Romano e Andrea Carnevale, mentre Luca Fusi e Massimo Crippa vestirono la maglia della Nazionale in alcune amichevoli. Dopo quel periodo nessun giocatore del Napoli fu più chiamato per la fase finale di un Europeo o un Mondiale, ma solo per gare di qualificazione alle stesse competizioni, oppure amichevoli (Ciro Ferrara, Gianfranco Zola, Fernando De Napoli ed ultimo Angelo Carbone, convocato nell'ottobre del 1992). Il declino del club interruppe il rapporto tra partenopei e Nazionale; per 15 anni nessun calciatore del Napoli fu convocato in azzurro.[110] Spezzò il digiuno delle convocazioni Paolo Cannavaro il 13 ottobre 2007, convocato per l'amichevole contro il Sudafrica, senza tuttavia fare ingresso in campo.[104][110] Fu l'esterno destro Christian Maggio, convocato per l'amichevole contro la Grecia del 19 novembre 2008, a far terminare il lungo periodo di 16 anni in cui nessun calciatore del Napoli era sceso in campo la maglia della Nazionale, subentrando nel corso del match a Mauro Camoranesi:[111] l'ultimo calciatore del Napoli a disputare una gara con la maglia della selezione nazionale italiana era stato Fernando De Napoli il 25 marzo 1992 nell'amichevole contro la Germania.[112] Per quanto concerne le presenze in gare valevoli per competizioni ufficiali, il digiuno terminò il 5 settembre 2009 con la presenza in campo di Fabio Quagliarella nella partita contro la Georgia, valida per le qualificazioni al Mondiale 2010.[113] Lo stesso Quagliarella, insieme a Christian Maggio e Morgan De Sanctis, venne poi convocato per il Mondiale 2010, 20 anni dopo l'ultima volta che il club partenopeo aveva avuto suoi rappresentanti tra le file azzurre nella fase finale della massima competizione internazionale;[114] nel corso della manifestazione sudafricana, inoltre, l'attaccante stabiese divenne il primo calciatore nella storia del Napoli ad andare a segno con la maglia della Nazionale in Coppa del Mondo, realizzando ai danni della Slovacchia il gol che fissò il risultato sul definitivo 3-2 per la nazionale mitteleuropea.[115] I giocatori del Napoli nelle varie spedizioni azzurre Competizione Calciatori Coppa Internazionale 1931-1932 Colombari, Sallustro, Vojak[116] Mondiale 1934 Cavanna [101] Coppa Internazionale 1948-1953 Bugatti, Amadei[117] Mondiale 1950 Casari[118] Coppa Internazionale 1954-60 Bugatti[119] Mondiale 1966 Juliano[108] Europeo 1968 Juliano, Zoff[120] Mondiale 1970 Juliano, Zoff[121] Mondiale 1974 Juliano[109] Europeo 1980 Bellugi[122] Mondiale 1986 Bagni[123] Europeo 1988 Ferrara, Francini, De Napoli, Romano[124] Olimpiade 1988 Giuliani, Ferrara, Crippa, Carnevale Mondiale 1990 Ferrara, De Napoli, Carnevale[125] Olimpiade 1992 Ferrante Olimpiade 1996 Pecchia Olimpiade 2008 Russotto Mondiale 2010 De Sanctis, Maggio, Quagliarella Palmarès Trofei nazionali * Scudetto.svg Campionato italiano: 2 1986-1987, 1989-1990 * Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Italia: 3 1961-1962, 1975-1976, 1986-1987 * Supercoppaitaliana.png Supercoppa italiana: 1 1990 Trofei internazionali * UEFA - UEFA Cup.svg Coppa UEFA: 1 1988-1989 Trofei minori * Coppa delle Alpi: 1 1966 * Coppa di Lega Italo-Inglese: 1 1976 * Campionato italiano di Serie B: 1 1949-1950 * Campionato di Serie C - girone B: 1 2005-2006 Giovanili * Scudetto.svg Campionato Primavera: 1 1978-1979 * Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Primavera: 1 1996-1997 * Campionato Nazionale "Berretti" (C1-C2): 1 2004-2005 * Scudetto.svg Campionati Allievi Nazionali: 4 1983-1984, 1987-1988, 1989-1990, 1996-1997 * Coppa Giovanissimi Regionali: 1 2004-2005 * Torneo Città di Arco: 2 1992, 1997 * Torneo di Viareggio: 1 1975 Altri piazzamenti e partecipazioni Campionati nazionali Categoria↓ Partecipazioni↓ Debutto↓ Ultima stagione↓ A 69 1926-1927 2010-2011 B 12 1942-1943 2006-2007 C1 2 2004-2005 2005-2006 In 83 stagioni sportive a partire dalla fondazione della società nel 1926, compresi 4 tornei di Divisione Nazionale (A). Serie A Il Napoli ha partecipato a 68 campionati di Serie A, di cui 4 non a girone unico. In tali stagioni è salito 12 volte sul podio:[62] * 2 primi posti (1986-1987 e 1989-1990) * 4 secondi posti (1967-1968, 1974-1975, 1987-1988, 1988-1989) * 6 terzi posti (1933-1934, 1965-1966, 1970-1971, 1973-1974, 1980-1981, 1985-1986) o Non viene conteggiato il terzo posto a pari merito con il Bologna nella stagione 1932-1933 perché, a parità di punti, la squadra felsinea aveva un migliore quoziente reti degli azzurri. Serie B Il Napoli ha partecipato a 12 campionati di Serie B ottenendo 5 promozioni:[62] * 1 per vittoria del campionato (1949-1950) * 4 per piazzamento utile (1961-1962, 1964-1965, 1999-2000, 2006-2007) Serie C Il Napoli ha partecipato a 2 campionati di Serie C1 ottenendo 1 promozione: * 1 per vittoria del girone B (2005-2006) Coppa Italia Il Napoli ha partecipato a n/d edizioni della Coppa Italia. È arrivato in finale in 7 occasioni: * 3 finali vinte (1961-1962, 1975-1976, 1986-1987) * 4 finali perse (1971-1972, 1977-1978, 1988-1989, 1996-1997) Nota: aggiornamento alla fine della stagione 2008-2009. Il Napoli nelle competizioni internazionali Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli nelle competizioni internazionali. L'esordio del Napoli in una competizione internazionale ebbe luogo con la partecipazione alla Coppa dell'Europa Centrale 1934, il massimo trofeo europeo dell'epoca. Il debutto in una competizione UEFA, invece, avvenne nel 1962 con la partecipazione alla Coppa delle Coppe. Complessivamente, il Napoli ha all'attivo 19 partecipazioni a competizioni europee UEFA, in cui ha disputato 85 partite (6 in Coppa dei Campioni, 60 in Coppa UEFA/UEFA Europa League, 17 in Coppa delle Coppe e 2 in Coppa Intertoto) ed ha vinto una Coppa UEFA (1989).[126] Il Napoli ha partecipato inoltre alle seguenti competizioni internazionali non UEFA: Coppa delle Fiere (considerata l'antesignana della Coppa UEFA[127]), Mitropa Cup, Coppa delle Alpi, Torneo Anglo-Italiano, Coppa di Lega Italo-Inglese e Coppa Torneo Italia.[127] Tra queste ha vinto una Coppa delle Alpi (1966) e una Coppa di Lega Italo-Inglese (1976).[127] Statistiche Dati aggiornati al 30 settembre 2010.[126] PAR = partecipazioni alla competizione; G = partite giocate; V = vittorie; N = pareggi; P = sconfitte; F = Goal segnati; S = Goal subiti Competizione PAR G V N P F S Miglior risultato Coppacampioni.png Coppa Campioni/Champions League 2 6 2 3 1 6 3 Ottavi di finale (1990-1991) Coppacoppe.png Coppa delle Coppe[128] 2 17 9 4 4 23 16 Semifinali (1976-1977) UEFA - UEFA Cup.svg Coppa UEFA/Europa League 14 60 24 19 17 72 60 Campione (1988-1989) Coppa Intertoto.svg Coppa Intertoto[129] 1 2 2 0 0 2 0 3º turno[130] Totale competizioni UEFA 19 85 37 26 22 103 79 Coppa delle Fiere[131] 4 20 11 4 5 30 24 Ottavi di finale (1967 - 1970) Mitropa Cup 2 5 1 2 2 4 10 Ottavi di finale (1934 - 1966) Coppa delle Alpi 3 10 6 2 2 27 17 Campione (1966) Torneo Anglo-Italiano 1 5 2 0 3 10 10 Secondo posto (1970) Coppa di Lega Italo-Inglese 1 2 1 0 1 4 1 Campione (1976) Coppa Torneo Italia 1 3 1 0 2 5 11 Prima fase (1961) Totale 31 130 59 34 37 183 152 Record e statistiche Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Statistiche della Società Sportiva Calcio Napoli. Statistiche di squadra Il Napoli esordì in massima serie (allora denominata Divisione Nazionale) il 3 ottobre 1926.[8] Quella attuale (2010-2011) è dunque la sua 83ª stagione sportiva; nelle 82 precedenti, ha partecipato a 68 campionati di massima serie (4 di Divisione Nazionale e 64 di Serie A propriamente detta), dodici di Serie B e due di Serie C1. Nel corso delle 64 stagioni in massima serie il Napoli ha vinto due volte il campionato, giungendo seconda in quattro tornei e terza in sei. In 82 stagioni sportive, la società è arrivata dunque sul podio nel 15% dei casi. La vittoria in campionato con il maggior scarto fu un 8-1 contro la Pro Patria, nella Serie A 1955-1956.[62] La sconfitta con il maggior scarto fu invece uno 0-11 subìto dal Torino nel campionato federale 1927-1928.[62] Il Napoli è l'unica squadra che ha vinto la Coppa Italia militando in Serie B (1961-1962).[23] Sempre per quanto riguarda la Coppa Italia, il Napoli, insieme alla Fiorentina, è l'unica squadra ad aver vinto la Coppa Italia vincendo tutte le partite (13 su 13; accadde nella stagione 1986-1987). Il Napoli inoltre condivide con Torino (1942-1943), Juventus (1959-1960 e 1994-1995), Lazio (1999-2000) e Inter (2009-2010) il primato di aver vinto sul campo nella stessa stagione Scudetto e Coppa Italia (1986-1987).[38] Il Napoli vanta inoltre, in coabitazione con Bologna (1931-1932) e Juventus (1932-1933), il record dei punti (33 su 34) ottenuti nelle gare interne in un campionato a 18 squadre con 2 punti per vittoria (16 vittorie ed 1 pareggio in 17 partite), realizzato nel torneo 1989-1990.[132] L'unica squadra che riuscì a ottenere punti al S. Paolo in quella stagione fu la Sampdoria, che pareggiò 1-1.[133] Statistiche individuali Il giocatore che detiene il record di presenze in campionato è Antonio Juliano, con 394 presenze (355 in Serie A).[134] Il primato per quanto concerne la sola Serie A va invece a Giuseppe Bruscolotti, con 387 presenze; quest'ultimo detiene anche il record di presenze complessive tra campionato e coppe (511).[105] Il giocatore che ha segnato più gol in assoluto in maglia azzurra è Diego Armando Maradona, con 115 reti in totale, di cui 81 in Serie A.[105] Il record di gol in campionato appartiene ad Attila Sallustro, con 104 reti,[105] mentre il giocatore con più reti in Serie A è Antonio Vojak, con 102 reti.[105] Sfondo bagliore.png Presenze (totali) Presenze (totali) 1. Bandiera dell'Italia Giuseppe Bruscolotti 511 2. Bandiera dell'Italia Antonio Juliano 505 3. Bandiera dell'Italia Moreno Ferrario 396 4. Bandiera dell'Italia Ciro Ferrara 323 5. Bandiera dell'Argentina Diego Armando Maradona 259 [[|Leggi...]] Sfondo bagliore.png Goleador (totali) Goleador (totali) 1. Bandiera dell'Argentina Diego Armando Maradona 115 2. Bandiera del Paraguay Bandiera dell'Italia Attila Sallustro 107 3. Bandiera dell'Italia Antonio Vojak 103 4. Bandiera del Brasile José Altafini 97 5. Bandiera del Brasile Careca 96 [[|Leggi...]] Settore giovanile Il Settore giovanile si occupa di gestire tutte le squadre iscritte dalla SSC Napoli ai campionati giovanili della FIGC e ai vari tornei nazionali e internazionali. L'obiettivo di questo settore è quello di formare e valorizzare i giovani tesserati della SSC Napoli affinché possano essere lanciati nel mondo del calcio professionistico, costituendo anche un serbatoio di talenti dal quale la prima squadra possa attingere.[135] Storia Le origini del settore giovanile del Napoli risalgono all'inizio degli anni venti, quando il Naples e l'Internazionale Napoli non si erano ancora fuse.[69] Fu il presidente dell'Internazionale, Emilio Reale, ad avere l'idea di organizzare un settore giovanile, nel quale giocò le sue prime partite in azzurro il futuro campione del Napoli Attila Sallustro, allora undicenne.[69] Attila Sallustro crebbe nelle giovanili dell'Internaples. Il campo delle giovanili si trovava nella villa comunale a via Caracciolo.[69] Nella stagione 1962-1963 la federazione decise di creare un campionato nazionale giovanile (il "Campionato Primavera")[136] a cui il Napoli partecipò fin dalla prima edizione con alterne fortune. Nei primi anni sessanta militava nelle giovanili il mediano Antonio Juliano, il quale avrebbe ben presto esordito in prima squadra diventando in seguito il secondo giocatore con più presenze in maglia azzurra tra campionato e coppe (505).[134] Negli anni settanta/ottanta, il settore giovanile riuscì ad affermare singoli giocatori creando formazioni in grado di raggiungere ottimi piazzamenti nelle competizioni di categoria. Vinse il Torneo di Viareggio nel 1975[137] e il Campionato Primavera nel 1978-1979.[136] La rosa campione d'Italia Primavera, allenata da Mario Corso, comprendeva giocatori che avrebbero poi debuttato in prima squadra come Raffaele Di Fusco, Luigi Caffarelli, Gaetano Musella, Costanzo Celestini e Giuseppe Volpecina; alcuni di questi avrebbero vinto poi il primo scudetto del Napoli nella stagione 1986-1987.[138] Fabio Cannavaro, Campione del Mondo e Pallone d'oro 2006, prodotto del vivaio partenopeo. Nell'epoca post-Maradona il Napoli visse un momento di profonda crisi ed anche il settore giovanile venne trascurato; nonostante ciò, nei primissimi anni novanta, le giovanili del Napoli portarono al debutto in Serie A giocatori di talento, tra i quali spiccava il (futuro) campione del mondo italiano e Pallone d'oro 2006 Fabio Cannavaro; il periodo di crisi aveva portato alla sua cessione per motivi economici, dieci anni prima del duplice riconoscimento. Nonostante il trend negativo del sodalizio azzurro, il settore giovanile si impose nella Coppa Italia Primavera del 1997[139] e conquistò lo Scudetto Allievi. In questi anni fu anche costruito, nel quartiere di Marianella, un centro sportivo che, nei piani dei dirigenti, avrebbe dovuto essere all'avanguardia a livello di formazione giovanile.[140] La struttura - però - sarà consegnata al totale degrado fino alla sua chiusura.[140] Col fallimento della SSC Napoli nel 2004, il settore giovanile fu totalmente smembrato. Quando la società venne rilevata da De Laurentiis, si decise di investire sui giovani per poter contare sull'apporto dei talenti locali; i risultati furono subito ottimi, con un titolo Berretti di Serie C vinto al primo anno.[141] Il lavoro del direttore Santoro e del suo staff diede ulteriori frutti portando al ritorno di alcuni azzurrini nel giro delle nazionali giovanili.[142] Nel 2010 gli azzurrini parteciparono al Torneo di Viareggio dopo 7 anni di assenza.[143] Organico attuale e campi di gioco Il settore giovanile in origine condivise il Centro Paradiso di Soccavo con la prima squadra, in attesa del pianificato trasferimento all'interno di una struttura specifica situata a Marianella. Complice anche la crisi economica della società, questo centro sportivo non fu mai completato e cadde presto in disuso.[140] Dopo il fallimento, per gli incontri delle formazioni giovanili sono stati utilizzati vari impianti situati nella provincia di Napoli, in particolar modo a Marano di Napoli e a Cercola. L'organico attuale delle giovanili azzurre comprende sette formazioni: Primavera, Allievi Nazionali, Giovanissimi Nazionali, Berretti, le selezioni regionali di Allievi e Giovanissimi e il team Esordienti.[144] La squadra Primavera, per i propri allenamenti, condivide il Centro Tecnico di Castel Volturno con la prima squadra,[144] in attesa della realizzazione di una "cittadella dello sport" in grado di accogliere l'intero settore giovanile.[144] Tifoseria Tifosi azzurri allo Stadio San Paolo. Il Napoli è attualmente la quarta squadra italiana per numero di tifosi.[3] Notevole è il seguito che da sempre la squadra ha in paesi esteri e principalmente in quelli dove è più forte il tasso di immigrati dall'Italia: i Napoli Club fuori dai confini nazionali si contano a centinaia anche nelle località più remote. A livello internazionale si stima un seguito complessivo di circa 7 milioni di tifosi.[145][146] Il tifoso medio del Napoli non appartiene a una classe specifica: secondo Mimmo Carratelli, il tifo azzurro «confonde e compatta genti diversissime, i napoletani dei quartieri-bene e quelli dei rioni popolari. Il Napoli è «la squadra di tutti» [...].».[147] La tifoseria del Napoli è stata più volte colpita da provvedimenti restrittivi. Nella stagione 2007-2008 ai tifosi è stata vietata la trasferta per nove volte, e nel 2008-2009, a seguito di presunti incidenti presso la Stazione di Napoli Centrale e presso lo Stadio Olimpico di Roma, il divieto di trasferta è stato comminato per tutta la stagione.[148] Cenni storici Le origini del tifo organizzato a Napoli risalgono agli anni sessanta.[149] Nel 1972 nacque il gruppo degli Ultras della Curva B (poi CUCB, Commando Ultras Curva B), fondato da Gennaro Montuori;[150] questi ultimi furono i primi a realizzare imponenti scenografie all'interno dello stadio San Paolo[150]. Successivamente diedero alle stampe un proprio giornale e produssero una trasmissione televisiva dedicata al Napoli che viene tuttora trasmessa sulle emittenti locali partenopee;[150] nel corso degli anni, inoltre, diedero vita a diverse iniziative contro la violenza negli stadi, tra le quali l'esposizione dello striscione «La violenza ci divide, il tifo ci affratella».[150] Nel 1986 gli ultras della Curva B fondarono un gruppo di tifose, le Ultrà Girls.[150] Negli anni ottanta nacque anche un altro gruppo di tifose, denominato Ladies Napoli, formato per lo più da docenti.[149] A partire dagli anni '90, il tifo in curva B è profondamente cambiato: Gennaro Montuori (detto Palummella), forse a causa della morte del fratello[151], lasciò il mondo del tifo causando lo scioglimento del suo gruppo (il CUCB) e dei gruppi minori ad esso collegati.[151] Attualmente i maggiori gruppi della curva B sono i Fedayn E.A.M. 1979 e gli Ultras Napoli.[151] I Fedayn, fondati nel 1979, condividono la mentalità dei tifosi della curva A: proprio per questa comunanza di ideali ci sono stati dei tentativi da parte dei gruppi della curva A di convincere i Fedayn a traslocare nella loro curva.[151] Il loro slogan è E.A.M. (Estranei Alla Massa).[151] Gli Ultras Napoli sono invece formati per lo più da tifosi che non facevano parte del CUCB in quanto non ne condividevano l'ideologia filosocietaria.[151] Oltre a questi, sono presenti i Tifosi del nostro ideale (ex Masseria Cardone) e gli Area Nord (prima entrambi nella A). La Curva A è invece occupata da numerosi gruppi: Mastiffs, Vecchi Lions, Teste Matte (formata per lo più da tifosi provenienti dai Quartieri Spagnoli[151]), Sud, Bronx, Brigata Carolina, Rione Sanità, Fossato Flegreo.[152] La curva A è quella maggiormente violenta e contestatrice; per questo non è in buoni rapporti con la curva B, più pacifica e folkloristica.[151] Tentativi di riconciliazione tra le due curve sono falliti.[151] Gemellaggi * 600px Rosso e Blu con striscia Bianco e croce Rossa su sfondo Bianco.png Genoa Rapporti di amicizia * Rosso e bianco Ancona[151] * 600px Azzurro e Rosso (Strisce).png Catania[153] * 600px Rosa e Nero in diagonale con aquila.png Palermo[151] La tifoseria napoletana è storicamente gemellata con quella del Genoa in seguito al pareggio per 2-2 tra le due squadre nell'ultima giornata della Serie A 1981-1982, risultato che consentì al Genoa di salvarsi e condannò il Milan alla seconda retrocessione in Serie B della sua storia.[154] Il gemellaggio viene poi consolidato sempre all'ultima giornata di campionato della Serie B 2006-2007 quando, con il pareggio per 0-0 a Genova, le due squadre vennero promosse entrambe in Serie A. Esiste, inoltre, una forte amicizia con i supporter dell'Ancona e vi sono buoni rapporti con le tifoserie di Palermo e Catania.[151][153] Rivalità * 600px Azzurro e Nero (Strisce).png Atalanta[151] * 600px Bianco e Rosso (Bordato) con gallo.png Bari[151] * 600px Rosso Blu coi 4 mori.png Cagliari[151] * 600px Nero e Azzurro (Strisce)2.png Inter[151] * 600px Nero e Bianco (Strisce).png Juventus[151] * 600px Bianco e Celeste con aquila.svg Lazio[151] * 600px Giallo e Rosso (Strisce) con Bordo Blu Scuro.png Lecce[151] * 600px Bianco e Rosso (Croce) e Rosso e Nero (Strisce).png Milan[151] * 600px Blu e Celeste con delfino Bianco.svg Pescara[151] * 600px Amaranto con R bianca.png Reggina[151] * 600px Giallo e Rosso2.png Roma[151] * 600px Granata3.png Salernitana[151] * 600px Blu Bianco Rosso e Nero (Strisce Orizzontali) con croce di San Giorgio Bianca e Rossa.png Sampdoria[151] * 600px Giallo e Blu (Strisce).png Verona[151] I tifosi azzurri hanno cattivi rapporti soprattutto con le squadre del Nord.[155] Rivalità con Inter, Juventus e Milan nacquero durante gli anni ottanta, con gli azzurri che sfidavano la "Triade del Nord" per contendergli il titolo di Campione d'Italia.[156] L'ostilità degli ultras con i tifosi della Lazio nasce dal gemellaggio che legava negli anni ottanta napoletani e "cugini" romanisti,[157] gemellaggio poi infranto dopo il gesto dell'ombrello di Salvatore Bagni del 25 ottobre 1987 e dopo il quale nasce la rivalità coi giallorossi.[158] Esistono inoltre rivalità con Sampdoria, Verona e Reggina.[151] I derby A differenza di quanto accaduto in altre metropoli come Torino, Milano e Roma, il Napoli è l'unica espressione calcistica di alto livello del capoluogo campano e pertanto non vi è un derby nel senso stretto del termine. Ciononostante, i partenopei sono co-protagonisti di due particolari derby in Italia: * Derby della Campania, termine che fa riferimento alle sfide degli azzurri con le altre squadre campane, in particolare con Avellino e Salernitana. * Derby del Sole (chiamato anche Derby del Sud), all'apice della popolarità negli anni settanta e ottanta, che vede protagonisti i partenopei e la Roma, ossia i primi due sodalizi dell'Italia centro-meridionale ad essere stati ammessi alla Lega Calcio, all'epoca denominata Direttorio Divisioni Superiori, nella stagione 1926-1927.[159] Galleria fotografica * Collabora a Commons Wikimedia Commons contiene file multimediali su Società Sportiva Calcio Napoli Note 1. ^ Il palmarès del Napoli. sscnapoli.it. URL consultato il 12-07-2010. 2. ^ Dato aggiornato al 2010-2011 e comprendente anche i tornei non a girone unico. 3. ^ a b Gli Italiani e il calcio. Demos.it, 24-09-2010. URL consultato il 24-09-2010. La Juventus è prima con il 29% dei tifosi. A seguire l'Inter, con il 17,4% delle preferenze, e il Milan (14,1%). Il Napoli è quarto con il 9,2%, davanti alla Roma (7,4%). 4. ^ Classifica Deloitte: Napoli ventottesimo in Europa e sesto in Italia per fatturato. tuttonapoli.net, 04-03-2010. URL consultato il 04-03-2010. La Juventus è al primo posto tra i club italiani con un fatturato annuo di 203,2 milioni di euro. A seguire Milan (196,5), Inter (196,5), Roma (146,5), Fiorentina (94,1) e Napoli (90,1). 5. ^ a b Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 6 6. ^ a b Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 7 7. ^ Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 8 8. ^ a b c d Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 14 9. ^ a b c d Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 15 10. ^ Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 16 11. ^ Garbutt fu il primo allenatore di calcio a venire chiamato mister, vedi Le recensioni – “Mister William Thomas Garbutt”. Panorama Tirreno. 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Voci correlate * Calcio * Albo d'oro del campionato italiano di calcio * Coppa UEFA 1988-1989 * Coppa delle Alpi 1966 * Coppa Italia 1961-1962 * Coppa Italia 1975-1976 * Coppa Italia 1986-1987 * Coppa Italia * Supercoppa italiana di calcio * Calciatori del Napoli * Derby della Campania * Napoli Collegamenti esterni * Sito ufficiale della SSC Napoli * Società Sportiva Calcio Napoli su Open Directory Project (Segnala su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "Società Sportiva Calcio Napoli") * (DE, EN, IT) Profilo e statistiche su Transfermarkt.it [espandi] v · d · m Società Sportiva Calcio Napoli Club Napoli (Naples · Internazionale Napoli · Internaples · Napoli Soccer) Storia Storia della Società Sportiva Calcio Napoli Stadi Militare dell'Arenaccia · Giorgio Ascarelli · Arturo Collana · San Paolo Derby Derby del Sole · Derby della Campania Varie Statistiche e record · Statistiche nelle competizioni internazionali · Stemmi storici · Calciatori · Capitani Tutte le voci sulla Società Sportiva Calcio Napoli [espandi] v · d · m Serie A 2010-2011 600px Bianco e Rosso (Bordato) con gallo.png Bari · 600px Rosso e Blu (Strisce) con croce Rosso e Giallo.png Bologna · 600px Blu e Bianco (V sul petto).png Brescia · 600px Rosso Blu coi 4 mori.png Cagliari · 600px Azzurro e Rosso (Strisce).png Catania · 600px Bianco e Nero.svg Cesena · 600px Giallo e Blu (Bordato).png Chievo · 600px Viola con giglio Rosso su sfondo Bianco.png Fiorentina · 600px Rosso e Blu con striscia Bianco e croce Rossa su sfondo Bianco.png Genoa · 600px Nero e Azzurro (Strisce)2.png Inter · 600px Nero e Bianco (Strisce).png Juventus · 600px Bianco e Celeste con aquila.svg Lazio · 600px Giallo e Rosso (Strisce) con Bordo Blu Scuro.png Lecce · 600px Bianco e Rosso (Croce) e Rosso e Nero (Strisce).png Milan · 600px Azzurro con N cerchiata.png Napoli · 600px Rosa e Nero in diagonale con aquila.png Palermo · 600px Bianco e Nero (Croce) e Blu e Giallo (Strisce).png Parma · 600px Giallo e Rosso2.png Roma · 600px Blu Bianco Rosso e Nero (Strisce Orizzontali) con croce di San Giorgio Bianca e Rossa.png Sampdoria · 600px Colori di Udine.png Udinese [espandi] v · d · m Squadre di calcio campioni d'Italia - Cronologia Campionato 1898-1929 Genoa (1898, 1899, 1900) · Milan (1901) · Genoa (1902, 1903, 1904) · Juventus (1905) · Milan (1906, 1907) · Pro Vercelli (1908, 1909) · Inter (1910) · Pro Vercelli (1911, 1912, 1913) · Casale (1914) · Genoa (1915) · Inter (1920) · Pro Vercelli (1921, 1922 CCI) · Novese (1922 FIGC) · Genoa (1923, 1924) · Bologna (1925) · Juventus (1926) · Non assegnato (1927) · Torino (1928) · Bologna (1929) Serie A Inter (1930) · Juventus (1931, 1932, 1933, 1934, 1935) · Bologna (1936, 1937) · Inter (1938) · Bologna (1939) · Inter (1940) · Bologna (1941) · Roma (1942) · Torino (1943, 1946, 1947, 1948, 1949) · Juventus (1950) · Milan (1951) · Juventus (1952) · Inter (1953, 1954) · Milan (1955) · Fiorentina (1956) · Milan (1957) · Juventus (1958) · Milan (1959) · Juventus (1960, 1961) · Milan (1962) · Inter (1963) · Bologna (1964) · Inter (1965, 1966) · Juventus (1967) · Milan (1968) · Fiorentina (1969) · Cagliari (1970) · Inter (1971) · Juventus (1972, 1973) · Lazio (1974) · Juventus (1975) · Torino (1976) · Juventus (1977, 1978) · Milan (1979) · Inter (1980) · Juventus (1981, 1982) · Roma (1983) · Juventus (1984) · Verona (1985) · Juventus (1986) · Napoli (1987) · Milan (1988) · Inter (1989) · Napoli (1990) · Sampdoria (1991) · Milan (1992, 1993, 1994) · Juventus (1995) · Milan (1996) · Juventus (1997, 1998) · Milan (1999) · Lazio (2000) · Roma (2001) · Juventus (2002, 2003) · Milan (2004) · Non assegnato (2005) · Inter (2006, 2007, 2008, 2009, 2010) [espandi] v · d · m Squadre di calcio vincitrici della Coppa Italia - Cronologia Vado (1922) · Torino (1936) · Genoa (1937) · Juventus (1938) · Inter (1939) · Fiorentina (1940) · Venezia (1941) · Juventus (1942) · Torino (1943) · Lazio (1958) · Juventus (1959, 1960) · Fiorentina (1961) · Napoli (1962) · Atalanta (1963) · Roma (1964) · Juventus (1965) · Fiorentina (1966) · Milan (1967) · Torino (1968) · Roma (1969) · Bologna (1970) · Torino (1971) · Milan (1972, 1973) · Bologna (1974) · Fiorentina (1975) · Napoli (1976) · Milan (1977) · Inter (1978) · Juventus (1979) · Roma (1980, 1981) · Inter (1982) · Juventus (1983) · Roma (1984) · Sampdoria (1985) · Roma (1986) · Napoli (1987) · Sampdoria (1988, 1989) · Juventus (1990) · Roma (1991) · Parma (1992) · Torino (1993) · Sampdoria (1994) · Juventus (1995) · Fiorentina (1996) · Vicenza (1997) · Lazio (1998) · Parma (1999) · Lazio (2000) · Fiorentina (2001) · Parma (2002) · Milan (2003) · Lazio (2004) · Inter (2005, 2006) · Roma (2007, 2008) · Lazio (2009) · Inter (2010) [espandi] v · d · m Squadre di calcio vincitrici della Supercoppa italiana - Cronologia Milan (1988) · Inter (1989) · Napoli (1990) · Sampdoria (1991) · Milan (1992, 1993, 1994) · Juventus (1995) · Fiorentina (1996) · Juventus (1997) · Lazio (1998) · Parma (1999) · Lazio (2000) · Roma (2001) · Juventus (2002, 2003) · Milan (2004) · Inter (2005, 2006) · Roma (2007) · Inter (2008) · Lazio (2009) · Inter (2010) [espandi] v · d · m Squadre di calcio vincitrici della Coppa UEFA/Europa League - Cronologia Bandiera dell'Inghilterra Tottenham (1972) · Bandiera dell'Inghilterra Liverpool (1973) · Bandiera dei Paesi Bassi Feyenoord (1974) · Bandiera della Germania Ovest Borussia Mönchengladbach (1975) · Bandiera dell'Inghilterra Liverpool (1976) · Bandiera dell'Italia Juventus (1977) · Bandiera dei Paesi Bassi PSV Eindhoven (1978) · Bandiera della Germania Ovest Borussia Mönchengladbach (1979) · Bandiera della Germania Ovest Eintracht Francoforte (1980) · Bandiera dell'Inghilterra Ipswich (1981) · Bandiera della Svezia IFK Göteborg (1982) · Bandiera del Belgio Anderlecht (1983) · Bandiera dell'Inghilterra Tottenham (1984) · Bandiera della Spagna Real Madrid (1985, 1986) · Bandiera della Svezia IFK Göteborg (1987) · Bandiera della Germania Ovest Bayer Leverkusen (1988) · Bandiera dell'Italia Napoli (1989) · Bandiera dell'Italia Juventus (1990) · Bandiera dell'Italia Inter (1991) · Bandiera dei Paesi Bassi Ajax (1992) · Bandiera dell'Italia Juventus (1993) · Bandiera dell'Italia Inter (1994) · Bandiera dell'Italia Parma (1995) · Bandiera della Germania Bayern Monaco (1996) · Bandiera della Germania Schalke 04 (1997) · Bandiera dell'Italia Inter (1998) · Bandiera dell'Italia Parma (1999) · Bandiera della Turchia Galatasaray (2000) · Bandiera dell'Inghilterra Liverpool (2001) · Bandiera dei Paesi Bassi Feyenoord (2002) · Bandiera del Portogallo Porto (2003) · Bandiera della Spagna Valencia (2004) · Bandiera della Russia CSKA Mosca (2005) · Bandiera della Spagna Siviglia (2006, 2007) · Bandiera della Russia Zenit (2008) · Bandiera dell'Ucraina Šachtar (2009) · Bandiera della Spagna Atlético Madrid (2010) * calcio Portale Calcio * Napoli Portale Napoli Questa è una voce in vetrina. 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Napoli | Squadre campioni d'Italia di calcio | [altre] Categorie nascoste: Pagine semiprotette | Voci protette parzialmente | Voci in vetrina - sport | Voci entrate in vetrina nel mese di novembre 2006 | Voci di qualità su hr.wiki Strumenti personali * nuove funzionalità * Entra / Registrati Namespace * Voce * Discussione Varianti Visite * Leggi * Visualizza sorgente * Visualizza cronologia Azioni Ricerca Ricerca Navigazione * Pagina principale * Ultime modifiche * Una voce a caso * Vetrina * Aiuto Comunità * Portale Comunità * Bar * Il Wikipediano * Fai una donazione * Contatti Stampa/esporta * Crea un libro * Scarica come PDF * Versione stampabile Strumenti * Puntano qui * Modifiche correlate * Pagine speciali * Link permanente * Cita questa voce Altri progetti * Commons Altre lingue * Afrikaans * Aragonés * العربية * Asturianu * Azərbaycanca * Boarisch * Български * Bosanski * Català * Česky * Cymraeg * Dansk * Deutsch * Ελληνικά * English * Esperanto * Español * Eesti * Estremeñu * Suomi * Français * Furlan * Gaeilge * Galego * עברית * Hrvatski * Magyar * Interlingua * Bahasa Indonesia * Íslenska * 日本語 * ქართული * 한국어 * Kurdî * Latina * Lietuvių * Latviešu * मराठी * Nnapulitano * Nederlands * ‪Norsk (bokmål)‬ * Occitan * Polski * Português * Română * Русский * Sardu * Sicilianu * Simple English * Slovenčina * Slovenščina * Shqip * Српски / Srpski * Svenska * Tetun * Türkçe * Українська * Tiếng Việt * 中文 * Ultima modifica per la pagina: 17:51, 12 ott 2010. * Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia® è un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc. Questa pagina tratta la storia della Società Sportiva Calcio Napoli dal 1926 ai giorni nostri. Indice [nascondi] * 1 Dal Naples al Napoli o 1.1 Gli anni venti: Ascarelli, Sallustro e Vojak * 2 Gli anni trenta o 2.1 1930-1935 o 2.2 1935-1940 * 3 Anteguerra e dopoguerra: gli anni quaranta o 3.1 1940-45 o 3.2 1945-50 * 4 Gli anni cinquanta o 4.1 'O Lione o 4.2 L'inaugurazione del San Paolo * 5 Gli anni sessanta o 5.1 Una nuova retrocessione o 5.2 1962: La prima Coppa Italia o 5.3 Canè e l'altalena A-B o 5.4 Gli oriundi: Sivori ed Altafini o 5.5 La presidenza Ferlaino * 6 Gli anni settanta o 6.1 I primi anni settanta o 6.2 Vinício e il calcio totale o 6.3 Con "Mister due miliardi" è di nuovo Coppa Italia o 6.4 Un finale in calando * 7 Gli anni ottanta o 7.1 Il periodo d'oro + 7.1.1 Il primo scudetto e la terza Coppa Italia + 7.1.2 Il trio MA.GI.CA. + 7.1.3 Coppa UEFA e secondo scudetto o 7.2 La Supercoppa e gli ultimi trionfi * 8 Gli anni della crisi o 8.1 La crisi peggiora o 8.2 In Serie B dopo 33 anni o 8.3 L'ultima retrocessione * 9 Il fallimento e la rinascita o 9.1 Il ritorno in Serie A * 10 Note * 11 Bibliografia * 12 Voci correlate Dal Naples al Napoli [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Naples Foot-Ball & Cricket Club, Unione Sportiva Internazionale Napoli e FBC Internaples. Le origini del calcio a Napoli risalgono al 1904 quando, ad opera dell'inglese James Poths, impiegato nella sede locale della Cunard Line, e dell'ingegnere napoletano Emilio Anatra, venne fondato il Naples Foot-Ball & Cricket Club, la prima squadra calcistica cittadina che nel 1906 prese il nome di Naples Foot-Ball Club.[1] La prima partita venne giocata contro i marinai-giocatori della nave Arabik, che pochi giorni prima avevano battuto a Genova la blasonata squadra del Genoa per 3-0. Il Naples si impose per 3-2 con le reti di Mc Pherson, Scarfoglio e Chaudoir. Fino al 1912 il Naples non partecipò al Campionato nazionale al quale erano iscritte solo squadre del Nord Italia. Nei primi anni vinse comunque alcune competizioni minori fra le quali la Coppa Lipton, conquistata battendo il Palermo per 2-1,[2] la Coppa Salsi, conquistata sconfiggendo altre squadre campane,[1] e la Coppa Noli da Costa.[3] Nel 1911 la componente napoletana si distaccò da quella inglese dando vita all'Unione Sportiva Internazionale Napoli.[2] L'anno successivo la F.I.G.C. decise di ammettere al campionato di Prima Categoria (allora la massima serie) le squadre del centro-sud. Le due squadre partenopee si affrontarono in un acceso derby nella semifinale centro-sud. Il Naples ne uscì vincitore grazie a due vittorie per 2-1 e 3-2. Perse poi la finale centro-sud contro la Lazio. Nella stagione successiva l'Internazionale si prese la rivincita eliminando il Naples sempre nella semifinale centrosud, per disputare poi la finale centro-sud nella quale si affermò nuovamente la Lazio. Nel 1919, dopo la sospensione dovuta alla guerra, il campionato riprese. Rispetto all'ultimo torneo disputato, aumentò notevolemnte il numero delle squadre del Nord Italia. Le squadre campane partecipanti al campionato passarono dalle due sole iscritte nel 1914-1915 (il Naples e l'Internazionale) ad un novero maggiore nel 1919-1920 (Puteolana, Bagnolese, Pro Napoli ecc.). Negli anni dal 1919 al 1922 il Naples e l'Internazionale non brillarono particolarmente raggiungendo al massimo le semifinali interregionali.[3] Nel 1922 le due compagini attuarono una nuova fusione, resa necessaria da esigenze di carattere finanziario e diedero così vita al Foot-Ball Club Internazionale-Naples, meglio noto come FBC Internaples.[4] Nella stagione 1925-1926 l'Internaples, condotto dall'allenatore Carcano e da un giovane Giovanni Ferrari, disputò un ottimo campionato: dopo aver vinto il girone campano e il girone A delle semifinali Lega Sud arrivò alla finale della Lega Sud, ma fu travolta dall'Alba Trastevere per 6-1 e 1-1.[5] Il 1º agosto 1926 l'assemblea dei soci dell'Internaples decise di cambiare il nome della società costituendo l'Associazione Calcio Napoli. Giorgio Ascarelli fu il primo presidente della storia del club.[5] Gli anni venti: Ascarelli, Sallustro e Vojak [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Associazione Calcio Napoli 1926-1927, Associazione Calcio Napoli 1927-1928, Associazione Calcio Napoli 1928-1929 e Associazione Calcio Napoli 1929-1930. Giorgio Ascarelli, fondatore e primo presidente del Napoli. Il Napoli 1926-27 Attila Sallustro Prima del 1926 le imprese più importanti del calcio campano erano legate al Savoia di Torre Annunziata che aveva addirittura sfiorato il titolo nazionale fermandosi solo nella finale disputata nel 1924 contro il Genoa. Giorgio Ascarelli, giovane industriale napoletano e presidente dell'Internaples, si era reso conto che ormai il football stava diventando un fenomeno che avrebbe appassionato le folle come null'altro fino ad allora ed il 1º agosto del 1926 fondò la nuova squadra di Napoli con il nome di Associazione Calcio Napoli. La neonata società ottenne l'affiliazione al Direttorio Divisioni Superiori, l'antesignano dell'odierna Lega Calcio, primo club del Centro-Sud insieme ai sodalizi capitolini Alba Roma e Fortitudo Pro Roma.[5] Nella nuova squadra si distinse ben presto il giovane, proveniente dalle giovanili dell'Internaples, Attila Sallustro, soprannominato "il Veltro". Sallustro proveniva da un'agiata famiglia e suo padre - quando seppe che avrebbe giocato a calcio in Italia - gli impose l'obbligo di non guadagnare nulla dall'attività sportiva. Sallustro mantenne la promessa fin che fu possibile; il Napoli lo gratificò regalandogli una lussuosa vettura, una Fiat 508 Balilla, cosa che all'epoca destò un enorme scalpore.[6] La prima stagione azzurra nel campionato italiano fu di estrema pochezza: un solo punto raccolto in tutta la stagione, ma Ascarelli riuscì a convincere i dirigenti nazionali a non rinunciare al patrimonio che il Napoli e Napoli rappresentavano per il calcio italiano e la società partenopea venne ripescata.[7] Nel frattempo i sostenitori della squadra decisero - viste le modeste prestazioni dei ragazzi in maglia azzurra - di togliere dallo stemma della società l'originario cavallo rampante sostituendolo con un modesto somaro: da allora "'o ciucciariello" divenne per Napoli e per il mondo del calcio l'emblema della squadra partenopea.[7] Ascarelli, in vista della stagione successiva, rinforzò la squadra in modo da evitare la retrocessione nella categoria inferiore. Il campo, tuttavia, gli diede nuovamente torto: alla fine del girone d'andata il Napoli era in zona retrocessione e, nonostante un più discreto girone di ritorno, gli azzurri non riuscirono a salvarsi, chiudendo terzultimi. Ciononostante, la FIGC volle ripagare i segnali di miglioramento della società partenopea, accordandole un secondo ripescaggio nella massima serie. Nel campionato 1928-1929 Sallustro segnò ventidue reti, portando il Napoli all'ottavo posto della classifica a pari merito con la Lazio. Tuttavia solo le prime otto squadre di ogni girone (all'epoca il campionato italiano di calcio era basato su due gironi) avrebbero partecipato al primo campionato di Serie A a girone unico. Il Napoli dovette giocare uno spareggio con la Lazio che finì in parità per due a due.[7] Antonio Vojak Lo spareggio si sarebbe dovuto ripetere, ma non venne disputato poiché Ascarelli riuscì a convincere l'allora Presidente della FIGC, Leandro Arpinati, ad allargare il campionato di Serie A a diciotto squadre in modo che anche le none classificate potessero accedervi.[8] Alla vigilia del primo campionato di Serie A a girone unico il Napoli si rinforzò ingaggiando Vojak (vincitore di uno scudetto con la Juventus nel 1925-1926) e il "mister" William Garbutt, classico allenatore inglese che aveva vinto due scudetti con il Genoa nel 1922-1923 e nel 1923-1924.[9] Fu edificato - finalmente - uno stadio vero, il "Vesuvio", in grado di accogliere le migliaia di sostenitori della squadra. Ascarelli morì in giovane età senza poter raggiungere i traguardi ambiziosi che si era prefissato. Lo stadio gli fu intitolato a furore di popolo ma le leggi razziali gli tolsero anche quella "soddisfazione postuma".[10] Grazie ai già citati acquisti, la squadra per la prima volta non rischiò la retrocessione chiudendo il torneo al quinto posto. Gli anni trenta [modifica] 1930-1935 [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Associazione Calcio Napoli 1930-1931, Associazione Calcio Napoli 1931-1932, Associazione Calcio Napoli 1932-1933, Associazione Calcio Napoli 1933-1934 e Associazione Calcio Napoli 1934-1935. Nella stagione successiva il Napoli giocò un ottimo girone d'andata, che concluse al secondo posto dietro la Juve, poi nel girone di ritorno, complice la chiamata alle armi di Sallustro, venne meno e concluse il campionato al sesto posto.[11] Nel 1934, in preparazione ai mondiali, venne organizzata una partita nella quale una rappresentativa del Napoli e dell'AS Roma affrontò il Budapest. Il campionato 1932-1933, invece, fu il primo in cui gli azzurri sfiorarono lo scudetto. Formidabile fu la coppia d'attacco: Sallustro segnò diciannove reti e Vojak ventidue; Il Napoli arrivò terzo a pari merito col Bologna ma non riuscì a qualificarsi alla Coppa Europa per un peggior quoziente reti rispetto ai felsinei.[12] Nella stagione successiva gli azzurri disputarono un altro ottimo campionato arrivando ancora terzi e qualificandosi per la prima volta alla Coppa Europa, la massima competizione europea di quei tempi. Al primo turno il Napoli incontrò l'Admira Wien: a Vienna finì 0-0, a Napoli 2-2, con reti di Sallustro e Vojak. Alla "bella" vinsero gli austriaci 5-0. In campionato la squadra deluse e arrivò soltanto settima.[10] 1935-1940 [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Associazione Calcio Napoli 1935-1936, Associazione Calcio Napoli 1936-1937, Associazione Calcio Napoli 1937-1938, Associazione Calcio Napoli 1938-1939 e Associazione Calcio Napoli 1939-1940. Nel 1936 la società fu rilevata da Achille Lauro che, per risanare il bilancio, fu costretto a cedere i calciatori più importanti. Sallustro da un paio di campionati segnava sempre meno reti, e molti trovarono la causa della sua improvvisa scarsa vena realizzativa nella sua frequentazione con Lucy D'Albert, famosa soubrette dell'epoca, che poi diventò sua moglie.[6] Al termine del campionato 1936-1937 il Napoli cedette Sallustro alla Salernitana. In vista della stagione 1938-1939 Lauro acquistò l'attaccante Italo Romagnoli, il mediano Piccinni e la mezzala Gramaglia; gli azzurri disputarono un buon campionato, concluso al quinto posto in classifica. Nella stagione successiva la squadra partenopea allenata da Adolfo Baloncieri disputò un torneo deludente e la retrocessione in B fu evitata solo grazie a un miglior quoziente reti rispetto al Liguria.[13] Lauro al termine della stagione si dimise e Gaetano Del Pezzo diventò presidente della Società. Anteguerra e dopoguerra: gli anni quaranta [modifica] 1940-45 [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Associazione Calcio Napoli 1940-1941, Associazione Calcio Napoli 1941-1942 e Associazione Calcio Napoli 1942-1943. Nella stagione 1940-1941 il Napoli si classificò settimo a pari merito col Torino. La stagione successiva il Napoli chiuse al 15º posto e retrocedette in Serie B per la prima volta nella sua storia. Nella stagione 1942-1943 il Napoli arrivò terzo in serie B, ma non bastò per tornare in Serie A. Nel frattempo lo Stadio Arturo Collana del Vomero divenne la nuova "casa" dei partenopei. A causa delle difficoltà incontrate durante lo svolgersi degli eventi bellici la società fu costretta a cessare le attività nel 1943. L'anno successivo allo scioglimento, nel 1944, nacquero due distinte società: la Società Sportiva Napoli, promossa dal giornalista Arturo Collana, e la Società Polisportiva Napoli, fondata dal dott. Gigino Scuotto, dalla cui fusione nel gennaio 1945 si costituì l'Associazione Polisportiva Napoli, con presidente Pasquale Russo. La società riprese finalmente la denominazione di A.C. Napoli nel 1947. 1945-50 [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Associazione Calcio Napoli 1945-1946, Associazione Calcio Napoli 1946-1947, Associazione Calcio Napoli 1947-1948, Associazione Calcio Napoli 1948-1949 e Associazione Calcio Napoli 1949-1950. Nel 1945, a seguito delle notevoli difficoltà logistiche conseguenti la guerra appena terminata, il campionato di massima serie venne suddiviso in due gironi: al primo parteciparono le squadre di Serie A del Nord e nel secondo le squadre di Serie A e B del Centro-Sud. Il Napoli, nonostante fosse una squadra di Serie B, riuscì a vincere il proprio girone a pari merito col Bari, qualificandosi per il girone finale a otto squadre e ottenendo la promozione in Serie A. Nel Girone Nazionale arrivò quinto alle spalle di Torino, Juventus, Milan e Inter.[14] In quel Napoli militava l'attaccante albanese Riza Lushta, che ebbe un periodo di appannamento durante il quale si diffuse in città il detto: "Quanno segna Lushta se ne care 'o stadio" (Quando segnerà Lushta cadrà lo stadio). Si narra che quando Lushta interruppe il suo digiuno una parte di tribuna ebbe un cedimento, per fortuna senza gravi conseguenze.[14] Nella stagione successiva il campionato di Serie A tornò a girone unico. Il Napoli chiuse all'ottavo posto ma tornò nuovamente in serie cadetta l'anno dopo, punito per illecito sportivo.[15] Ci vollero due anni riconquistare la categoria: dopo un nono posto nel 1948-1949, agli azzurri vinsero il torneo 1949-1950 con Eraldo Monzeglio in panchina, tornando così in massima serie. Gli anni cinquanta [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Associazione Calcio Napoli 1950-1951, Associazione Calcio Napoli 1951-1952, Associazione Calcio Napoli 1952-1953, Associazione Calcio Napoli 1953-1954 e Associazione Calcio Napoli 1954-1955. Hasse Jeppson Tornato in serie A, in vista della stagione 1950-1951 il Napoli si rinforzò prelevando dalla Roma Amedeo Amadei, che militò in maglia azzurra per sei stagioni, segnando in totale quarantasette reti. Nelle due successive stagioni il Napoli arrivò consecutivamente sesto in classifica. Il presidente Lauro, per la stagione 1952-1953, acquistò dall'Atalanta il centroavanti svedese Hasse Jeppson. Jeppson si era messo in mostra ai mondiali del 1950, svolti in Brasile. Sembrava dovesse andare all'Inter, ma per l'allora stratosferica cifra di centocinque milioni di lire fu ingaggiato dal Napoli, nel quale disputò quattro campionati. L'enorme cifra pagata per il suo acquisto portò i tifosi partenopei a coniare per lui il soprannome di "'o Banco 'e Napule".[16] Bruno Pesaola Un altro campione di quei tempi fu il "petisso" Pesaola, che anche in tempi successivi come allenatore lasciò una traccia indelebile nella storia della società. Jeppson divenne velocemente il goleador principe della squadra partenopea. In tre anni il Napoli ottenne un quarto (1952-1953), un quinto (1953-1954) e un sesto posto (1954-1955). 'O Lione [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Associazione Calcio Napoli 1955-1956, Associazione Calcio Napoli 1956-1957 e Associazione Calcio Napoli 1957-1958. "'o Lione" Luís Vinício Nel 1955 arrivò dal Brasile, via Lazio, Luís Vinício (subito ribattezzato dai tifosi 'o Lione per la grinta che lo caratterizzava) che in coppia con Jeppson diede vita alla coppia "H-V" che fu schierata per la prima volta in campo nella partita contro la Pro Patria, vinta per 8-1 dagli azzurri con tripletta di Vinício e doppietta di Jeppson.[17] I due, nonostante la fama, non diedero al Napoli i frutti sperati, anche perché poche furono le occasioni nelle quali vennero schierati insieme in formazione.[17] Il Napoli in quella stagione deluse arrivando solo quattordicesimo in classifica. La stagione 1956-1957 vide la fine definitiva del tandem Jeppson-Vinício, con la cessione del primo al Torino. In campionato i miglioramenti rispetto alla stagione precedente fruttarono solo un undicesimo posto. Tra le poche "imprese" del Napoli di quegli anni ci furono le due vittorie contro la Juventus nella stagione 1957-1958: all'andata a Torino finì 3-1 per il Napoli grazie alle parate fenomenali di Bugatti, sceso in campo con trentotto gradi di febbre.[18] Charles dopo la partita disse "Ci fosse stato un altro portiere al posto di Bugatti, fra i pali della porta del Napoli, avremmo vinto 7-3".[18] Al ritorno, comunque, il Napoli vinse 4-3. In quella stagione gli azzurri arrivarono quarti in campionato dietro a Juventus, Fiorentina e Padova. L'inaugurazione del San Paolo [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Associazione Calcio Napoli 1958-1959 e Associazione Calcio Napoli 1959-1960. Per la stagione 1958-1959 fu ingaggiato per far coppia con Vinício il brasiliano Emanuele Del Vecchio.[19] Neanche questa coppia, come quella Jeppson-Vinício, funzionò. Del Vecchio marcò tredici gol, Vinício sette: il Napoli arrivò al nono posto. Nella stagione successiva il Napoli lasciò l'ormai angusto stadio del Vomero e il 6 dicembre 1959 inaugurò il nuovo stadio San Paolo di Fuorigrotta nella partita che oppose gli azzurri alla Juventus, terminata con la vittoria del Napoli per 2-1.[20] Questo fu però l’unico avvenimento di notevole importanza in quell’anno, poiché il resto della stagione della compagine partenopea fu poco più che anonimo e il risultato finale fu solo un quattordicesimo posto. A giugno lasciarono la squadra Vinício e Pesaola. Gli anni sessanta [modifica] Una nuova retrocessione [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Associazione Calcio Napoli 1960-1961. Nel 1960 quando Vinício sembrava a fine carriera ed ormai in decadenza, il Napoli cedette il brasiliano al Bologna;[21] a smentire quella "decadenza" ci pensò Vinício stesso, vincendo la classifica dei marcatori, ben 6 anni dopo, con la maglia del Vicenza. Nella stagione 1960-1961 dopo un buon avvio - (8 punti in 5 partite)[21] - il Napoli crollò e retrocedette nuovamente in serie B. 1962: La prima Coppa Italia [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Associazione Calcio Napoli 1961-1962. Il Napoli vincitore della Coppa Italia 1961-1962 Per ritornare in A, Lauro pretese di costruire una formazione in grado di competere con le migliori: "un grande Napoli per una grande Napoli" fu il suo slogan, ma il campo gli diede inizialmente torto; la squadra non sembrava essere in grado di raggiungere la meta della promozione, e alla fine del girone di andata annaspava negli ultimi posti, rischiando la C. Lauro, per risollevare la squadra, provò allora a cambiare allenatore e scelse come nuovo coach Bruno Pesaola, allora allenatore della Scafatese in terza serie; quest'ultimo era già stato un calciatore del Napoli ai tempi di Jeppson e Vinicio e da "Mister" rimase famoso anche per il suo immancabile cappotto di cammello e per la sagacia tattica. Con lui in panchina il Napoli risalì la china fino a raggiungere la promozione. La stagione si chiuse trionfalmente con la conquista della Coppa Italia, ottenuta battendo in finale la SPAL. Il Napoli passò subito in vantaggio con Gianni Corelli al 12º; la SPAL pareggiò al 15º con Micheli ma Pierluigi Ronzon al 79º siglò il definitivo vantaggio partenopeo, regalando così agli azzurri il primo trofeo della loro storia. Il Napoli resta tuttora l’unica squadra nella storia del calcio italiano ad aver vinto la Coppa Italia militando in serie B.[22] Canè e l'altalena A-B [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Associazione Calcio Napoli 1962-1963, Associazione Calcio Napoli 1963-1964 e Società Sportiva Calcio Napoli 1964-1965. Nel 1962-1963 il Napoli della Coppa Italia venne confermato quasi in blocco, con il solo innesto di Faustino Jarbas Canè, prelevato dall'Olaria di Rio de Janeiro. In campionato la squadra non ingranò ma in Coppa delle Coppe eliminò sia i gallesi del Bangor City che l'Újpesti TE (Ungheria) qualificandosi così ai quarti di finale. Intanto, dopo la gara di San Siro contro il Milan, ben quattro azzurri (Pontel, Molino, Rivellino e Tomeazzi) furono squalificati per un mese causa doping.[23] In Coppa alla bella contro l'OFK Belgrado debuttò Antonio Juliano, giovanissimo centrocampista che per i successivi diciotto anni fu l’indiscussa bandiera del Napoli, ma nulla evitò il 3-1 e l'eliminazione. In campionato le cose non andarono meglio: al temine della partita persa 0-2 in casa contro il Modena il Napoli venne di nuovo retrocesso.[24] Nella stagione successiva il Napoli, sotto la guida di Roberto Lerici, non ottenne grandi successi. A nulla servì la sostituzione del tecnico con il suo secondo Molino: alla fine fu solo ottavo posto.[25] Il 25 giugno 1964 la società assunse la denominazione Società Sportiva Calcio Napoli, che conserva tuttora.[26] Per il campionato 1964-1965 tornò in panchina Pesaola, il tecnico della Coppa Italia. La stagione fu quantomeno strana: in casa il Napoli non rendeva, mentre in trasferta dilagava, Canè si trasformò in goleador e gli azzurri tornarono in A. Gli oriundi: Sivori ed Altafini [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1965-1966, Società Sportiva Calcio Napoli 1966-1967 e Società Sportiva Calcio Napoli 1967-1968. Per lo spregiudicato armatore Achille Lauro il Napoli era un fiore all’occhiello da mostrare con orgoglio, specie in periodo elettorale; per costruire una buona squadra in vista del campionato di A 1965-1966 prelevò Omar Sivori della Juventus e José Altafini dal Milan;[27] al loro fianco cominciò a mettersi in evidenza Juliano, che aveva debuttato quando la squadra era ancora in Serie B. I risultati furono lusinghieri: in campionato il Napoli arrivò terzo, con Altafini capocannoniere della squadra con quattordici gol, mentre in estate la squadra si aggiudicò la Coppa delle Alpi. José Altafini Nel 1966-1967 il Napoli ripeté gli ottimi risultati dell'anno passato, arrivando quarto con Altafini di nuovo mattatore, questa volta con sedici reti. Nello stesso anno la squadra partenopea partecipò alla sua prima Coppa delle Fiere: venne eliminato agli ottavi di finale dal Burnley FC. Alla vigilia del campionato 1967-1968 arrivò dal Mantova il portiere Dino Zoff, subito soprannominato l'angelo azzurro. Nonostante la società attraversasse un periodo di crisi economica[28], in campionato i partenopei arrivarono vicini allo scudetto, piazzandosi al secondo posto con nove punti di distacco dal Milan campione.[28] La presidenza Ferlaino [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1968-1969 e Società Sportiva Calcio Napoli 1969-1970. Il periodo di potere della famiglia Lauro era ormai al termine: nel 1969, con grande abilità e poca spesa Corrado Ferlaino assunse la presidenza della società ridotta però sull’orlo del dissesto finanziario.[29] Nei suoi primi anni di dirigenza, pur dimostrando carattere e testardaggine fuori dal comune, Ferlaino non poté garantire al Napoli la possibilità di lottare per grandi traguardi badando nei primi anni di presidenza in fase di calciomercato alla cessione di pezzi pregiati come Zoff, Altafini e Claudio Sala (ceduto senza aver potuto dimostrare pienamente il proprio valore, ad appena un anno dal suo acquisto), e all'acquisto di giocatori di prima scelta ma sul viale del tramonto come Nielsen, Hamrin, Sormani e Clerici. Il pubblico comunque ripagava la società garantendole grandi incassi e questo fattore fu determinante per invertire la rotta. Antonio Juliano Gli anni settanta [modifica] I primi anni settanta [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1970-1971, Società Sportiva Calcio Napoli 1971-1972 e Società Sportiva Calcio Napoli 1972-1973. Nel 1970-1971 arrivò a Napoli il brasiliano Angelo Benedicto Sormani soprannominato il Pelé bianco. Sulla panchina della compagine partenopea rimase Beppe Chiappella, arrivato due anni prima.[30] Sormani formò con Altafini un attacco solidissimo ed il Napoli giunse a giocarsi lo scudetto con Inter e Milan, ma a fine campionato il bottino fu solo un terzo posto.[31] La stagione successiva vide una piccola crisi del Napoli, dovuta ad alcuni problemi societari. La compagine partenopea arrivò soltanto all'ottavo posto. Ferlaino decise quindi di svecchiare la squadra (pensando comunque anche al bilancio), con la cessione di giocatori del calibro di Dino Zoff ed José Altafini alla Juventus.[31] L'acquisto che rivoluzionò positivamente l'ambiente azzurro, fu però legato al leone Luís Vinício, che ritornò a Napoli in veste di allenatore. Vinício e il calcio totale [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1973-1974 e Società Sportiva Calcio Napoli 1974-1975. Napoli 1974-75 All'arrivo del nuovo tecnico la società cominciò ad investire acquistando giocatori di ottimo livello (come gli attaccanti Sergio Clerici e Giorgio Braglia), mantenendo campioni come Juliano e valorizzando poi alcuni giovani talenti (Bruscolotti, Vavassori, La Palma, Salvatore Esposito ed altri). Vinício, primo in Italia, volle sperimentare una squadra in grado di giocare il cosiddetto calcio totale proposto dagli olandesi ai Mondiali del 1974. La squadra fu rivoluzionata ed i risultati non si fecero attendere: la stagione si chiuse al terzo posto alle spalle della Lazio di Chinaglia e della Juventus.[32] Nel 1974-1975 il Napoli, sempre guidato da Vinício, arrivò ad un passo dallo scudetto. Alla fine del campionato appena due punti lo separarono dalla Juventus, arrivata prima. Decisiva risultò la sfida di Torino, che la Juve vinse per 2-1 grazie ad un gol in zona Cesarini dell’ex Altafini, da allora soprannominato dai napoletani Core ‘ngrato.[33] Con "Mister due miliardi" è di nuovo Coppa Italia [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1975-1976 e Società Sportiva Calcio Napoli 1976-1977. Il colpo di mercato che ingigantì le speranze di gloria dei tifosi azzurri arrivò nell'estate del 1975 quando per l’allora stratosferica cifra di due miliardi di lire fu ingaggiato dal Bologna il centravanti Beppe Savoldi detto BeppeGoal o anche mister due miliardi.[34] Giuseppe Savoldi La squadra, reduce dall'amaro secondo posto, non fece meglio nella stagione successiva, arrivando solo al quinto posto. Però riuscì a conquistare la sua seconda Coppa Italia battendo in finale per 4 a 0 l’Hellas Verona all'Olimpico di Roma; poi, battendo il Southampton, il Napoli si aggiudicò anche la Coppa di Lega Italo-Inglese. Nella stagione successiva l'obiettivo del raggiungimento della finale di Coppa delle Coppe (allenatore Pesaola) fallì dopo una sconfitta per 2-0 nella semifinale di ritorno contro l'Anderlecht, con la direzione di gara dell'arbitro Matthewson pesantemente contestata dagli azzurri.[35] La gara d’andata era finita 1-0 per il Napoli grazie a una rete di Bruscolotti. In campionato gli azzurri raggiunsero un modesto settimo posto e subirono anche la penalizzazione di un punto in classifica per cumulo di squalifiche del campo.[36] Un finale in calando [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1977-1978, Società Sportiva Calcio Napoli 1978-1979 e Società Sportiva Calcio Napoli 1979-1980. Dopo un doppio sesto posto nelle stagioni 1977-1978 e 1978-79, Savoldi lasciò il Napoli che precipitò all'undicesimo posto nel 1979-1980; la sostituzione del ritrovato Vinício con Sormani non riuscì a fermare la crisi. Gli anni ottanta [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1980-1981, Società Sportiva Calcio Napoli 1981-1982, Società Sportiva Calcio Napoli 1982-1983 e Società Sportiva Calcio Napoli 1983-1984. L’inizio degli anni ottanta fu segnato dalla riapertura delle frontiere ai giocatori stranieri. Luciano Castellini Il Napoli, tradizionalmente, aveva avuto nelle sue file ottimi giocatori non italiani (Sallustro, Jeppson, Sivori, Altafini, Hamrin, Cané, Clerici); per mantenere viva la tradizione fu ingaggiato dal Vancouver il libero Ruud Krol, già campione d’Europa con l’Ajax e pilastro difensivo della grande Olanda dei primi anni settanta.[37] Ruud Krol Nella stagione 1980-1981, in un'annata resa drammatica dal sisma che il 23 novembre 1980 scosse la città,[37] la squadra, guidata da Rino Marchesi, sfiorò il titolo conquistando il terzo posto finale.[38] Dopo la vittoria sul Torino al Comunale, a cinque giornate dal termine, il Napoli si portò in testa alla classifica insieme alla Juventus e con la prospettiva di usufruire di un calendario favorevole. Inaspettatamente, però, nel turno successivo il Perugia - ultimo in classifica - passò al San Paolo per 1-0 con autogol di Ferrario nei primi minuti.[38] Per tutto il resto della gara gli azzurri si gettarono generosamente all'attacco, ma pali, traverse e la notevole prestazione del portiere umbro Malizia sbarrarono al Napoli ogni possibilità di giungere quantomeno al pareggio. Nonostante tutto, la squadra affrontò l'incontro decisivo con la Juventus con due punti di svantaggio e con la teorica possibilità di sfruttare il turno casalingo per riagguantare la vetta a una giornata dal termine. Ancora una volta un'autorete (Guidetti) condannò gli azzurri alla sconfitta e al definitivo addio alle velleità tricolori. A parte il già citato terzo posto nella stagione 1980-1981 e il quarto posto nella stagione successiva, lo Scudetto restò lontano da Napoli nonostante Krol e Claudio Pellegrini, capocannoniere del Napoli in entrambe le stagioni con il medesimo numero di gol (11). Nonostante l’arrivo di altri stranieri di valore quali Ramón Díaz prima e José Dirceu poi, nei due campionati successivi la retrocessione in serie B fu evitata in extremis.[38] Il periodo d'oro [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1984-1985 e Società Sportiva Calcio Napoli 1985-1986. Nella stagione successiva arrivò dalla Fiorentina Daniel Bertoni, argentino e campione del mondo che prese uno dei due posti riservati agli stranieri e lasciati liberi da Krol e Dirceu, ceduti rispettivamente a Cannes ed Ascoli. Intanto stava maturando il vero colpo di mercato che venne in seguito definito l'affare del secolo. Diego Armando Maradona Il presidente Ferlaino, deciso a portare la società verso grandi traguardi, il 30 giugno 1984 definì l'acquisto del campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire.[39] Il fuoriclasse di Lanús, tuttora considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, venne presentato il 5 luglio successivo in uno stadio San Paolo gremito in ogni ordine di posti. La prima stagione del Napoli di Maradona, tuttavia, fu interlocutoria: mal supportato da una squadra di modesto livello, Maradona dimostrò le sue doti di campione ma il suo contributo non poté essere utile per raggiungere traguardi importanti. Dopo un girone di andata mediocre, il Napoli riuscì a raggiungere una tranquilla posizione di centro classifica solo nelle ultime giornate di campionato. La squadra venne gradualmente ricostruita: furono ingaggiati Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella e Alessandro Renica.[40] In panchina Rino Marchesi lasciò il testimone ad Ottavio Bianchi, che da giocatore militò per cinque stagioni in maglia azzurra.[41] I cambiamenti coinvolsero anche la dirigenza, con l'addio di Antonio Juliano e l'ingresso in società di Italo Allodi, già dirigente di Inter, Juventus e Fiorentina.[42] Dal vivaio emergevano giovani talenti, uno su tutti Ciro Ferrara, che debuttò in prima squadra proprio nel 1985-1986.[40] La stagione finì col Napoli al terzo posto, alle spalle di Juventus e Roma. Il primo scudetto e la terza Coppa Italia [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1986-1987 e Società Sportiva Calcio Napoli 1987-1988. Il Napoli Campione d'Italia 1987 e vincitore della Coppa Italia 1986-1987 La stagione del primo scudetto fu quella del 1986-1987. Vennero ingaggiati il terzino Giuseppe Volpecina, il regista Francesco Romano e l'attaccante Andrea Carnevale, mentre Maradona era appena tornato dal trionfale mondiale messicano. Così come aveva fatto per l'Argentina, Maradona condusse il Napoli alla vittoria del campionato.[43] Il campionato prese il via il 14 settembre, con il Napoli che si impose a Brescia (0-1) con rete di Maradona. Inizialmente i partenopei si limitarono ad inseguire la Juventus, che tentò la fuga. Il 9 novembre, nello scontro diretto giocato a Torino con le due squadre appaiate in testa, gli azzurri s'imposero per 3-1 con reti di Ferrario, Giordano e Volpecina.[44] Il Napoli balzò così in testa alla classifica e mantenne il primo posto fino alla fine del girone d'andata, resistendo anche al blitz dell'Inter, che agganciò i partenopei alla quattordicesima (con il Napoli che subì la prima sconfitta stagionale per mano della Fiorentina), per poi sciupare tutto perdendo a Verona l'11 gennaio. Il Napoli iniziò con passo spedito il girone di ritorno, vincendo quattro gare di fila e staccando il folto gruppo delle inseguitrici, che comprendeva ora anche Roma e Milan. All'inizio di aprile i partenopei ebbero un leggero calo - pareggio ad Empoli e sconfitta a Verona - che permise all'Inter di avvicinarsi: i punti di distanza tra napoletani e milanesi rimasero due fino alle ultime giornate. Il 3 maggio, alla terzultima di campionato, i nerazzurri meneghini caddero ad Ascoli mentre gli azzurri impattavano 1-1 a Como. A questo punto era sufficiente un pareggio per conquistare lo scudetto: il 10 maggio 1987, alla penultima giornata, il Napoli conquistò matematicamente il suo primo titolo nazionale grazie all'1-1 al San Paolo contro la Fiorentina (reti di Carnevale e Roberto Baggio),[45] che permise agli azzurri di mantenere il vantaggio di quattro punti su Inter e Juventus a una giornata dal termine, un distacco che non poteva più essere colmato. I tifosi festeggiarono lo storico trionfo riversandosi nelle strade della città.[45] Uno striscione esposto in Curva B recitava: La storia ha voluto una data, 10 maggio 1987.[46] La squadra vinse anche la sua terza Coppa Italia 1986-1987, conquistata vincendo tutte le gare, comprese le due finali disputate contro l'Atalanta. L'accoppiata scudetto/coppa era un'impresa che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino ed alla Juventus.[47] Stadio San Paolo, 10 maggio 1987 La rosa Campione d’Italia comprendeva: Garella, Bruscolotti, Ferrara, Bagni, Ferrario, Renica, Carnevale, De Napoli, Giordano, Maradona, Romano; Volpecina, Caffarelli, Sola, Muro, Bigliardi, Di Fusco, Puzone, Sola, Miano, Filardi, Celestini, Carannante; Allenatore: Ottavio Bianchi. Il campionato 1987-1988 iniziò sotto i migliori auspici, anche grazie all'innesto del centravanti brasiliano Careca acquistato dal San Paolo: cinque vittorie nelle prime cinque gare diedero subito l'impressione che il Napoli volesse rifarsi dal deludente esordio in Coppa dei Campioni con l'eliminazione al primo turno contro il Real Madrid, 2-0 per le merengues in Spagna e 1-1 nel ritorno al San Paolo, vincendo un altro scudetto. Nel corso della stagione il primato azzurro sembrava non entrare mai in discussione, e la conquista del titolo apparve addirittura più agevole rispetto alla stagione precedente. Al termine del girone d'andata, i partenopei erano primi in classifica con uno score di undici vittorie, tre pareggi ed una sconfitta; il Napoli accelerò ancora: altre sette vittorie consecutive. Poi, nel finale, ci fu il crollo: nelle ultime cinque giornate, il Napoli conquistò un solo punto, perdendo quattro gare di fila, tra le quali lo scontro diretto con il Milan (2-3 al San Paolo) che segnò il sorpasso rossonero sugli azzurri e la conquista da parte del Diavolo del primo scudetto dell'era-Berlusconi.[48] Il finale di campionato degli azzurri provocò roventi polemiche all'interno della società[49] , con lo spogliatoio del Napoli che si spaccò[50] e si passò così dalle critiche alle "epurazioni":[49][51] Claudio Garella, ceduto all'Udinese, Moreno Ferrario, ceduto alla Roma, Salvatore Bagni, ceduto all'Avellino, e Bruno Giordano, ceduto all'Ascoli, vennero messi alla porta; restarono gli unici a pagare per lo scudetto perso a vantaggio dei rossoneri di Arrigo Sacchi[52]. Il trio MA.GI.CA. [modifica] Il MA.GI.CA. era il tridente di attacco del Napoli alla fine della stagione 1987-1988. Il tridente era composto da Diego Armando Maradona, Antonio Careca, e Bruno Giordano. Tale soprannome nacque dopo la partita Ascoli-Napoli del 31 gennaio 1988, finita 3-1 per i partenopei; in quella gara andarono a segno, nell'ordine, Maradona (su rigore), Giordano e Careca.[53] In quella stagione, il tridente collezionò complessivamente 97 presenze (Maradona 37, Careca 33, Giordano 27) e segnò 47 reti (Maradona 21, Careca 18, Giordano 8). La MA.GI.CA.: Careca, Maradona e Giordano Coppa UEFA e secondo scudetto [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1988-1989 e Società Sportiva Calcio Napoli 1989-1990. Finita in modo burrascoso la stagione 1987-1988, per quella successiva la squadra cambiò radicalmente: per sostituire i giocatori allontanati, il Napoli ricorse a diversi acquisti, tra cui quello di Giuliano Giuliani, di Luca Fusi e del forte centrocampista brasiliano Alemão dell'Atletico Madrid, già compagno di Careca nella Seleção. Entrarono a far parte della dirigenza azzurra Luciano Moggi e Giorgio Perinetti. Il campionato 1988-1989 regalò belle soddisfazioni al Napoli, come il 5-3 esterno alla Juventus (che rimase l'ultima vittoria azzurra in casa juventina fino al 31 ottobre 2009[54]), il 4-1 al Milan ed il clamoroso 8-2 al Pescara. Lo scudetto di quell'anno, tuttavia, andò all'Inter "dei record" di Giovanni Trapattoni, una delle migliori formazioni della storia neroazzurra.[55] Fin dalle prime giornate, il campionato fu monopolizzato dai nerazzurri e le altre squadre di vertice sembrarono puntare più decisamente alle competizioni europee. In Coppa UEFA, gli azzurri partirono subito col piede giusto, eliminando i greci del Paok Salonicco (1-0 ed 1-1), i tedeschi orientali del Lokomotive Lipsia (2-0 ed 1-1) ed i francesi del Bordeaux (0-0 e 0-1). Le sfide più interessanti cominciarono però dai quarti di finale, con il Napoli che si trovò di fronte alla Juventus: dopo lo 0-2 subito nella gara d'andata a Torino, un secco 3-0 al ritorno ribaltò il risultato a favore del Napoli, che passò grazie ad un gol segnato da Renica allo scadere dei tempi supplementari. La semifinale oppose al Napoli i tedeschi del Bayern Monaco. Al San Paolo, che fece registrare il tutto esaurito, il Napoli vinse per 2-0, con gol di Careca e Carnevale ed ipotecò la finale. Al ritorno, una doppietta di Careca (2-2 il finale) spianò la strada per la finalissima contro un'altra tedesca, lo Stoccarda di Jürgen Klinsmann. « Stoccarda, 17 maggio 1989, secondo anniversario dello scudetto, mercoledì. La città della Mercedes e della Porsche è invasa da ogni tipo di carretta targata Napoli. Treni, aerei, auto, pullman riversano in quell'oasi di opulenza industriale e di emigrazione italiana, il più fantastico ma più diseredato popolo del mondo del calcio. In 30.000 al Neckerstadion nella magica notte della Coppa UEFA » (Salvatore Biazzo, La magia di Stoccarda, Ed. RAI 1996) Sfondo bagliore.png Coppa UEFA 1989 Coppa UEFA 1989 Napoli, Stadio San Paolo, 3 maggio 1989 600px Azzurro con N cerchiata.png Napoli - 600px Bianco Con Striscia Rossa e scudo giallo.png Stoccarda 2-1 Marcatori: Soccerball shade.svg 17’ p.t. Gaudino (S), Soccerball shade.svg 23’ s.t. Maradona (N) (rigore), Soccerball shade.svg 42’ s.t. Careca (N) NAPOLI: Giuliani; Renica, Ferrara, Francini, Corradini (Crippa 46'); Alemao, Fusi, De Napoli; Careca, Maradona, Carnevale. Allenatore: Bianchi. STOCCARDA: Immel; Allgower, N.Schmaler, Hartmann; Schafer, Katanec, Sigurvinnson, Schroder; Walter (Zietsch 70'), Klinsmann, Gaudino. Allenatore: Haan Arbitro: Germanakos (Grecia) Stoccarda, Neckarstadion, 17 maggio 1989 600px Bianco Con Striscia Rossa e scudo giallo.png Stoccarda - 600px Azzurro con N cerchiata.png Napoli 3-3 Marcatori: Soccerball shade.svg 18’ Alemao (N), Soccerball shade.svg 27' Klinsmann (S), Soccerball shade.svg 39’ Ferrara (N), Soccerball shade.svg 62' Careca (N), Soccerball shade.svg 70° De Napoli aut. (S), Soccerball shade.svg 89' O. Schmaler STOCCARDA: Immel; Allgower, N.Schmaler, Hartmann; Schafer, Katanec, Sigurvinnson, Schroder; Walter (O. Schmaler 77), Klinsmann, Gaudino. Allenatore: Haan NAPOLI: Giuliani; Renica, Ferrara, Francini, Corradini; Alemao (Carannante 30'), Fusi, De Napoli; Careca (Bigliardi 70'), Maradona, Carnevale. Allenatore: Bianchi. [[|Leggi...]] Nella gara d'andata, i tedeschi gelarono il San Paolo con la rete di Maurizio Gaudino (per ironia della sorte, figlio di napoletani emigrati in Germania), ma le reti di Maradona prima e di Careca (allo scadere) poi, fissarono il punteggio sul 2-1. Il ritorno a Stoccarda, con oltre 30.000 tifosi azzurri al seguito, fu un trionfo: segnò Alemão, pareggiò Klinsmann, poi Ciro Ferrara e Careca chiusero la partita. Ininfluenti i due gol tedeschi che fissarono il risultato finale sul 3-3, con il Napoli che vinse così la Coppa UEFA 1989, suo primo trofeo internazionale.[56][57] La stagione 1989-1990 si aprì subito con una notizia clamorosa: Ottavio Bianchi lasciò la panchina azzurra, sostituito da Albertino Bigon.[58] Maradona prolungò la sua permanenza in Argentina e non rientrò in tempo utile per giocare le prime partite di campionato, a causa di problemi con la società cui si diceva avesse chiesto la cessione: voci subito smentite ma mai in modo del tutto convincente.[59][60] Tornò in campo solo il 17 settembre 1989, alla quinta di campionato contro la Fiorentina al San Paolo.[61] La squadra intanto acquistava nuovi giocatori, come Massimo Mauro dalla Juventus e il giovane fantasista sardo Gianfranco Zola. File:AlbertinoBigonNapoli.jpg Albertino Bigon, allenatore del secondo scudetto azzurro. In campionato i partenopei partirono subito col piede giusto: sedici risultati utili consecutivi nelle prime 16 gare, tuttora serie record nella storia del club. La sconfitta arrivò solo all'ultima d'andata, un pesante 0-3 in casa della Lazio. ma non destò preoccupazioni. Un piccolo calo di rendimento avvicinò l'Inter ed il Milan, ma la squadra riuscì a gestire il vantaggio di due punti fino allo scontro diretto: a San Siro i rossoneri vinsero 3-0 e raggiunsero il Napoli in testa alla classifica.[62] Due settimane dopo, gli azzurri persero di nuovo a San Siro, stavolta contro l'Inter (3-1), e si ritrovarono due punti indietro. Molti cominciarono a temere il ritorno degli "spettri" del 1988, ma il Napoli non demorse e recuperò prima un punto (Milan sconfitto a Torino dalla Juventus ed azzurri che pareggiarono a Lecce), poi però venne battuto dalla Sampdoria (2-1 al 90º) mentre il Milan cadeva nel derby contro l'Inter. Quando i giochi a poche giornate dalla fine sembravano ormai fatti, avvenne il celebre caso della monetina di Bergamo: sul punteggio di 0-0 tra Atalanta e Napoli, una monetina lanciata dai tifosi nerazzurri colpì alla testa il centrocampista partenopeo Alemão, costringendolo ad abbandonare il campo. Il giudice sportivo assegnò il 2-0 a tavolino al Napoli, mentre il Milan venne bloccato sullo 0-0 dal Bologna e venne così raggiunto dagli azzurri a tre giornate dalla fine. Alla penultima giornata, il definitivo sorpasso: rossoneri sconfitti a Verona per 2-1 e Napoli vittorioso 4-2 sul campo del Bologna. Nell'ultima giornata, al San Paolo contro la Lazio, bastava un pareggio per laurearsi campioni: un gol di Marco Baroni dopo appena sette minuti chiuse in fretta la partita e regalò al Napoli il secondo scudetto. La Supercoppa e gli ultimi trionfi [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Società Sportiva Calcio Napoli 1990-1991. La stagione 1990-1991 cominciò con la vittoria nella Supercoppa italiana, ottenuta battendo la Juventus di Maifredi per 5-1.[62] Il campionato, invece, cominciò male con un solo punto ottenuto nelle prime tre partite.[62] L'inizio in Coppa dei Campioni sembrò favorevole al Napoli, che ottenne una convincente doppia vittoria sugli ungheresi dello Újpesti Dózsa[62], squadra che aveva già incontrato nella Coppa delle Coppe del 1963, quando si chiamava Újpesti TE. Al secondo turno però gli azzurri vennero eliminati dallo Spartak Mosca ai rigori, dopo un doppio 0-0.[63] La crisi continuò per tutto l'anno, e il Napoli chiuse la stagione con un modesto settimo posto. Si chiuse così il primo importante ciclo del Napoli, in coincidenza con il declino di Maradona a seguito delle vicende personali che lo costrinsero a lasciare Napoli e l'Italia in modo amaro.[64] Dal 1991, dopo che il fuoriclasse argentino lasciò Napoli, la squadra si avviò verso un lento ma costante declino. Gli anni della crisi [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1991-1992, Società Sportiva Calcio Napoli 1992-1993, Società Sportiva Calcio Napoli 1993-1994 e Società Sportiva Calcio Napoli 1994-1995. Inizialmente, con il nuovo tecnico Claudio Ranieri e grazie all'apporto di giocatori del calibro di Zola, Ferrara, Careca e il nuovo arrivato Laurent Blanc, ottenne un discreto quarto posto nella stagione 1991-1992.[65] Ranieri venne confermato. La campagna acquisti portò in azzurro giocatori come Daniel Fonseca e Roberto Policano. In Coppa UEFA il Napoli superò il primo turno, con un 5-1 esterno contro il Valencia con Fonseca autore di tutti e cinque gol dei partenopei.[65] Il Paris Saint Germain eliminò però gli azzurri nel turno successivo, grazie ad una doppietta di George Weah nel ritorno a Fuorigrotta.[65] In campionato la squadra andò in crisi e dopo un 1-5 contro il Milan Ranieri venne esonerato.[65] Al suo posto ritornò Ottavio Bianchi, che non poté far altro che condurre la squadra ad una tranquilla salvezza.[65] La squadra venne quindi svecchiata[66] e subì molti cambiamenti: Bianchi diventò General Manager e scelse come tecnico Marcello Lippi. Pilastri della squadra come Careca e Gianfranco Zola lasciarono la squadra mentre molti giovani promettenti, come Fabio Cannavaro e Fabio Pecchia, divennero protagonisti.[66] Dopo un primo periodo di crisi, Lippi decide di puntare tutto sulle forze fresche e la stagione 1993-1994 finì con un buon sesto posto e la soddisfazione di aver sconfitto il Milan, prossimo a laurearsi campione d'Italia e d'Europa, grazie ad una rete di Paolo Di Canio che realizzò anche il gol all'ultima giornata che valse la qualificazione alla Coppa UEFA. Lippi a fine stagione lasciò il Napoli con destinazione Juventus, e con lui anche Ciro Ferrara, bandiera e capitano del Napoli.[67] Al posto dell'allenatore viareggino arriva Vincenzo Guerini e il Napoli in campo si affidò ad André Cruz, Alain Boghossian e all'ex numero dieci del Torino Benny Carbone, arrivato via Roma con Grossi e ben 18 miliardi, nell'affare che portò in terra capitolina Daniel Fonseca. Ma la stagione cominciò male: Guerini venne licenziato dopo un 5-1 subito contro la Lazio ed al suo posto arrivò Vujadin Boškov.[67] L'eccentrico allenatore slavo portò i partenopei al settimo posto, sfiorando la qualificazione alla Coppa UEFA.[68] La crisi peggiora [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1995-1996 e Società Sportiva Calcio Napoli 1996-1997. A partire dal 1995 con la cessione di giocatori come Benito Carbone (all'Inter) e di Fabio Cannavaro (al Parma), iniziò il declino.[68] La retrocessione venne sfiorata e il Napoli si salvò solo alla terz'ultima giornata, vincendo contro la Sampdoria 1-0, grazie ad un rigore nei minuti finali di Arturo Di Napoli.[68] Boškov lascia la squadra a fine anno.[68] Nella stagione 1996-1997, la formazione azzurra allenata da Gigi Simoni fu la rivelazione della prima parte del campionato: alla sosta natalizia era al secondo posto a pari merito con il Vicenza e dietro alla Juventus;[69] nel girone di ritorno, tuttavia, la squadra crollò (3 vittorie in 17 gare) e, dopo l'esonero di Simoni sostituito da Vincenzo Montefusco, allenatore della Primavera, arrivò solo dodicesima.[69] Notevole fu il cammino in Coppa Italia. Eliminati il Monza, il Pescara (entrambe per 0-1), la Lazio (1-0 ed 1-1) nei quarti e l'Inter (doppio 1-1 e vittoria ai rigori) in semifinale, il Napoli arrivò in finale contro il Vicenza. Nell'andata al San Paolo gli azzurri si imposero per 1-0 con rete di Fabio Pecchia, ma la gara di ritorno al Romeo Menti di Vicenza terminò 1-0 per i veneti dopo i 90 minuti regolamentari e, nei tempi supplementari, complice l'espulsione di Nicola Caccia, i biancorossi realizzarono altri due gol negli ultimi tre minuti che gli valsero il trofeo e l'accesso alla Coppa delle Coppe 1997-1998.[69] In Serie B dopo 33 anni [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 1997-1998, Società Sportiva Calcio Napoli 1998-1999 e Società Sportiva Calcio Napoli 1999-2000. Nonostante l'acquisto di giocatori come Claudio Bellucci e Igor Protti (capocannoniere della Serie A 1995-1996), nella stagione 1997-1998 la crisi degli anni precedenti arrivò al culmine. Durante l'anno si succedettero sulla panchina del Napoli ben quattro allenatori (nell'ordine: Mutti, Mazzone, Galeone, Montefusco) e tre direttori tecnici (nell'ordine: Ottavio Bianchi, Salvatore Bagni e Antonio Juliano), e in campo ben quaranta calciatori (fra cui l'ormai anziano Giuseppe Giannini, Reynald Pedros, Aljoša Asanović, William Prunier, José Luis Calderón, Massimiliano Allegri), ma nessuno di loro riuscì a evitare la débâcle azzurra: con un bottino di soli quattordici punti - peggior prestazione di sempre in Serie A - il Napoli retrocedette in Serie B dopo 33 anni consecutivi di permanenza nella massima serie.[70] Il primo anno in cadetteria fu mediocre; la squadra allenata da Renzo Ulivieri annoverava nell'organico giocatori "blasonati" ma sul viale del tramonto come Igor Shalimov e Roberto Murgita e non riuscì mai ad inserirsi nella lotta per la promozione. A gennaio arrivò l'attaccante Stefan Schwoch, ma la stagione era ormai compromessa e il Napoli chiuse il torneo a metà classifica. Il ritorno in A avvenne solo l'anno dopo, stagione 1999-2000, grazie all'oculata gestione del nuovo allenatore Novellino e alle ottime prestazioni di Stefan Schwoch, che con 22 reti realizzate eguagliò il record di gol messi a segno in una singola stagione con la maglia azzurra, detenuto fino a quel momento da Antonio Vojak.[71] Quell'anno il Napoli aveva nel proprio organico elementi di sicuro avvenire, come Massimo Oddo, Matuzalem, Roberto Stellone e Luciano Galletti. Il 7 luglio 2000 entrò in società l'imprenditore romagnolo Giorgio Corbelli, che affiancò Ferlaino alla guida del club ricoprendo la carica di presidente.[72] L'ultima retrocessione [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 2000-2001, Società Sportiva Calcio Napoli 2001-2002, Società Sportiva Calcio Napoli 2002-2003 e Società Sportiva Calcio Napoli 2003-2004. Nonostante i meriti e l'affetto dei tifosi, i due protagonisti del ritorno in A (Novellino e Schwoch) non ottennero la riconferma: il tecnico passò al Piacenza, mentre l'attaccante venne ceduto al Torino. Il Napoli si affidò al tecnico boemo Zdeněk Zeman,[73] esonerato dopo sei partite e sostituito con Emiliano Mondonico. Nonostante alcune prestigiose vittorie (6-2 alla Reggina, 2-1 in casa dei campioni d'Italia in carica della Lazio e l'1-0 all'Inter) e la presenza in squadra di calciatori come Edmundo, Amauri (arrivati entrambi nel mercato di gennaio), Matuzalem, Marek Jankulovski, Nicola Amoruso e Claudio Bellucci, il Napoli non riuscì ad evitare l'immediato ritorno in serie cadetta.[74] Nel campionato successivo di serie B arrivò come allenatore Luigi De Canio. La squadra era competitiva e fra le favorite per la promozione: lottò fino all'ultima giornata per ritornare in Serie A, riuscendo a risalire dai bassifondi della classifica fino ai primi posti, inanellando una serie lunghissima di risultati utili consecutivi; ma nella partita decisiva, in casa contro la Reggina, ottenne solo un pareggio (1-1): la stagione finì col Napoli quinto, con la massima serie soltanto sfiorata. Il 22 giugno 2002 Giorgio Corbelli cedette le sue quote societarie all'industriale alberghiero Salvatore Naldi,[75] che affidò la squadra all'allenatore Franco Colomba. Il mediocre rendimento della squadra, che si ritrovò anche al penultimo posto in classifica, portò all'esonero del tecnico e all'ingaggio di Franco Scoglio, che lasciò l'incarico di CT della Libia. La squadra risalì timidamente la classifica, ma poi andò di nuovo in crisi ed in panchina venne richiamato Colomba, che riuscì nell'intento di salvare la squadra da una clamorosa retrocessione in C1 solo all'ultima giornata con un pareggio a Messina. Nella stagione 2003-2004 le difficoltà finanziarie impedirono l'adeguato potenziamento della squadra: l'allenatore Andrea Agostinelli venne esonerato in corso d'opera per far posto al rientrante Luigi Simoni, ma il risultato fu un mediocre quattordicesimo posto. Il fallimento e la rinascita [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Napoli Soccer, Napoli Soccer 2004-2005, Napoli Soccer 2005-2006 e Società Sportiva Calcio Napoli 2006-2007. Alla crisi di risultati si aggiunse l'ormai compromessa situazione finanziaria, che portò nell'estate del 2004 al fallimento del club ed alla conseguente perdita del titolo sportivo.[76] Nelle settimane successive l'imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis rilevò il titolo sportivo dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrisse la squadra, con la denominazione Napoli Soccer, al campionato di Serie C1.[77][78] Nel ruolo di Direttore Generale della neonata società venne scelto Pierpaolo Marino, già dirigente azzurro nella seconda metà degli anni ottanta.[79] La società prese parte alla Serie C1 2004-2005. In quella stagione la squadra - costretta anche ad una campagna acquisti effettuata in tempi ristretti - terminò il girone di andata a due punti dalla zona play-off. Con gli acquisti di calciatori di buon livello come Emanuele Calaiò, Inácio Piá e Marco Capparella ed in seguito all'esonero del tecnico Giampiero Ventura (cui subentra Edoardo Reja), il Napoli arrivò terzo alla fine del campionato, ma perse la finale play-off contro l'Avellino, pareggiando 0-0 in casa e perdendo 2-1 ad Avellino. L'intera estate venne vissuta con la speranza, rivelatasi poi vana, di un ripescaggio in cadetteria. Nella stagione 2005-06, il Napoli, grazie anche agli acquisti di Gennaro Iezzo, Rubén Maldonado e Mariano Bogliacino, ebbe un ottimo avvio sia in campionato che in Coppa Italia, competizione nella quale venne eliminato solo agli ottavi di finale dalla Roma (prima aveva eliminato Pescara, Reggina e Piacenza). Gli azzurri vennero promossi nella serie cadetta con un notevole distacco sulle inseguitrici, con quattro giornate d'anticipo sulla fine della stagione regolare con Emanuele Calaiò che si mise in evidenza segnando diciotto reti.[80] Emanuele Calaiò, uno degli autori della rinascita napoletana Al termine della stagione, il 23 maggio 2006, il presidente De Laurentiis, mantenendo la promessa fatta all'atto della sua acquisizione del titolo sportivo dalle mani del tribunale, restituì al club la denominazione originaria di Società Sportiva Calcio Napoli, volutamente non utilizzata nei due campionati di terza serie.[81] L'ultimo atto della stagione fu la finale di Supercoppa di Serie C1 persa contro lo Spezia: nella doppia finale prevalse la squadra ligure grazie allo 0-0 interno nella gara d'andata e all'1-1 al "San Paolo". Nel campionato 2006-07 l'obiettivo fu il salto di categoria in un torneo interessante e difficile, a causa della presenza di squadre di ottimo valore, prima fra tutte la Juventus (retrocessa in serie cadetta in seguito a Calciopoli). Per puntare alla promozione vennero acquistati calciatori di valore come Paolo Cannavaro (fratello minore di Fabio Cannavaro) e Samuele Dalla Bona e giocatori di sicura affidabilità come Maurizio Domizzi, Christian Bucchi (capocannoniere della Serie B 2005-2006), il giovane difensore austriaco György Garics ed il trequartista Roberto De Zerbi. In campionato la squadra si mantenne costantemente nelle prime tre posizioni; infine, registrata la promozione della Juventus, il Napoli giunse al confronto diretto dell'ultima giornata, in casa del Genoa, secondo in classifica e con un punto di vantaggio proprio sui liguri. Il pareggio a reti bianche di Marassi e il concomitante pareggio del Piacenza (unica squadra che era ancora in gioco per eventuali play-off), fu sufficiente a garantire sia al Napoli che al Genoa la promozione diretta, festeggiata insieme dalle due tifoserie (gemellate dal 1982) da troppo tempo lontane dal massimo palcoscenico calcistico nazionale.[82] Il ritorno in Serie A [modifica] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Società Sportiva Calcio Napoli 2007-2008, Società Sportiva Calcio Napoli 2008-2009 e Società Sportiva Calcio Napoli 2009-2010. Ezequiel Lavezzi Per il ritorno in Serie A, il Napoli modificò leggermente la propria politica gestionale, puntando ancor di più, rispetto al passato, su giovani talenti che consentissero con basse spese di avere buoni rendimenti immediati e futuri - in primis l'attaccante argentino Ezequiel Lavezzi, il centrocampista slovacco Marek Hamšík e il mediano uruguaiano Walter Gargano - affiancandoli a giocatori di esperienza come Manuele Blasi, Marcelo Zalayeta e Matteo Contini; in panchina venne confermato Reja, che divenne uno dei tecnici più longevi della storia del club. Nel mercato di gennaio, poi, vennero acquistati Daniele Mannini e Fabiano Santacroce dal Brescia, Michele Pazienza dalla Fiorentina e Nicolas Navarro dall'Argentinos Juniors. In campionato, il Napoli superò squadre importanti come Inter, Milan e Juventus e chiuse all'ottavo posto con 50 punti, centrando la qualificazione per l'Intertoto dopo quasi 14 anni dall'ultima partecipazione in una competizione europea.[83] In Coppa Italia gli azzurri vennero eliminati dalla Lazio agli ottavi di finale (3-2 in totale: 2-1 a Roma e 1-1 a Napoli). Il capocannoniere azzurro in campionato fu il 20enne centrocampista Marek Hamšík con 9 reti. Marek Hamšík In vista della stagione successiva, Pierpaolo Marino mise a segno cinque acquisti: Leandro Rinaudo dal Palermo, Christian Maggio dalla Sampdoria, Germán Denis dall'Independiente, Salvatore Aronica dalla Reggina, Andrea Russotto arrivato con la formula del prestito con diritto di riscatto dal Bellinzona e confermò per il quarto anno di fila Reja come allenatore. Nel mercato di gennaio venne invece messo a segno l'acquisto di Jesús Dátolo dal Boca Juniors, mentre dalla lista degli svincolati viene ingaggiato il portiere Luca Bucci. Superati i greci del Panionios in Intertoto (arrivata alla sua ultima edizione) e gli albanesi del Vllaznia nei preliminari di UEFA, il Napoli si qualificò per il tabellone principale, dove venne eliminato dal Benfica al primo turno. In Coppa Italia la squadra uscì ai calci di rigore contro la Juventus nei quarti di finale. In campionato gli azzurri partirono con notevole slancio (20 punti nelle prime 9 giornate) e chiusero il girone di andata al quinto posto, ma un clamoroso tracollo portò la squadra a tre mesi e mezzo senza vittorie; ne fece le spese il tecnico Reja, esonerato dopo più di 4 anni di militanza sulla panchina azzurra e sostituito dall'ex CT della Nazionale Roberto Donadoni.[84] Il Napoli raccolse appena 13 punti nel girone di ritorno, chiudendo il campionato al 12º posto con 46 punti. Marek Hamšík si confermò capocannoniere dei partenopei con 9 reti. La società partenopea decise di voltare pagina e intervenne con decisione sul mercato: arrivarono Fabio Quagliarella, Luca Cigarini, Hugo Campagnaro, Juan Camilo Zúñiga, Morgan De Sanctis e l'attaccante austriaco Erwin Hoffer. Sul fronte partenze, le cessioni più rilevanti furono quelle di Daniele Mannini (passato in comproprietà alla Sampdoria nell'ambito dell'operazione Campagnaro), Manuele Blasi e Marcelo Zalayeta, ceduti in prestito rispettivamente a Palermo e Bologna. L'inizio di campionato sembrò però ricalcare il rendimento mediocre della stagione precedente, e così venne rivoluzionata la struttura societaria: il 28 settembre 2009 si interruppe consensualmente il quinquennale rapporto con il DG Pierpaolo Marino, nonostante il contratto rinnovato solo pochi mesi prima.[85] Stessa sorte toccò a Roberto Donadoni, sollevato dall'incarico il 6 ottobre 2009 dopo aver raccolto 7 punti in 7 partite e sostituito con Walter Mazzarri.[86] Contemporaneamente, dalla Reggina arrivò il Direttore Sportivo Riccardo Bigon, figlio di Alberto, allenatore del secondo scudetto azzurro.[87] Sotto la guida del tecnico toscano il Napoli inanellò una serie di 15 risultati utili consecutivi, tra cui le vittorie in casa di Fiorentina e Juventus, che permisero ai partenopei di chiudere il girone d'andata al terzo posto, eventualità che non si verificava dalla stagione 1991-1992.[88][89] Nonostante una leggera flessione nel girone di ritorno, il Napoli chiuse il torneo al 6º posto con 59 punti, miglior risultato dalla stagione 1993-1994 e record di punti in massima serie con i 3 punti per vittoria, garantendosi così l'accesso diretto all'Europa League.[90] Per il terzo campionato consecutivo, Marek Hamšík fu il capocannoniere della squadra (12 gol). Note [modifica] 1. ^ a b Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 6 2. ^ a b Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 7 3. ^ a b Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 8 4. ^ Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 11 5. ^ a b c Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 14 6. ^ a b Gargano e Pacileo, p. 22 7. ^ a b c Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 15 8. ^ Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 16 9. ^ Pacileo e Gargano, p. 18 10. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 26 11. ^ Pacileo e Gargano, 80 anni di passione, pag. 21 12. ^ Pacileo e Gargano, p. 25 13. ^ Pacileo e Gargano, p. 29 14. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 32 15. ^ Pacileo e Gargano, p. 35 16. ^ Pacileo e Gargano, p. 50. 17. ^ a b Francesco Caremani, Napoli 2000, pag. 19 18. ^ a b Francesco Caremani, Napoli 2000, pag. 22 19. ^ Francesco Caremani, Napoli 2000, pag. 21 20. ^ Pacileo e Gargano, p. 64 21. ^ a b Francesco Caremani, Napoli 2000, pag. 24 22. ^ Amarcord in Coppa Italia, quanti ricordi per Juventus-Napoli. ilmattino.it, 12-01-2010. URL consultato il 30-01-2010. 23. ^ Pacileo e Gargno, p. 70 24. ^ Pacileo e Gargano, p. 73 25. ^ Pacileo e Gargano, p. 74 26. ^ Pacileo e Gargano, p. 75 27. ^ Pacileo e Gargano, p. 76 28. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 81 29. ^ Pacileo e Gargano, p. 84 30. ^ Pacileo e Gargano, p. 85 31. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 89 32. ^ Pacileo e Gargano, p. 92 33. ^ Pacileo e Gargano, p. 93 34. ^ Pacileo e Gargano, p. 94 35. ^ Pacileo e Gargano, p. 96 36. ^ Pacileo e Gargano, p. 99 37. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 102 38. ^ a b c Pacileo e Gargano, p. 103 39. ^ Ferlaino: "15 miliardi spesi bene". repubblica.it, 03-07-1984. URL consultato il 03-02-2010. 40. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 113 41. ^ Marchesi dà l'addio al Napoli. repubblica.it, 18-05-1985. URL consultato il 06-02-2010. 42. ^ Juliano addio al Napoli, arriva Allodi. repubblica.it, 17-05-1985. URL consultato il 06-02-2010. 43. ^ Pacileo e Gargano, p. 114 44. ^ E ora occhio a Inter e Roma. repubblica.it, 11-11-1986. URL consultato il 06-02-2010. 45. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 117 46. ^ Napoli ha vinto, e scusate il ritardo. repubblica.it, 12-05-1987. URL consultato il 03-02-2010. 47. ^ Pacileo e Gargano, p. 118 48. ^ Pacileo e Gargano, p. 120 49. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 123 50. ^ E il Napoli si spacca davanti a Ferlaino 51. ^ Qui Napoli, un amore è finito 52. ^ 48 ore di tregua, poi l'addio 53. ^ Solo Napoli. repubblica.it, 02-02-1988. URL consultato il 06-02-2010. 54. ^ Juventus-Napoli, le 72 trasferte. sscnapoli.it. URL consultato il 03-02-2010. 55. ^ Battere se stessi sarà più bello, bellissima Inter. repubblica.it, 13-06-1989. URL consultato il 03-02-2010. 56. ^ Pacileo e Gargano, p. 124 57. ^ Bianchi, fuga con lacrime. repubblica.it, 18-05-1989. URL consultato il 03-02-2010. 58. ^ Sarà Bigon l'allenatore del Napoli. repubblica.it, 20-06-1989. URL consultato il 03-02-2010. 59. ^ L'affaire Maradona. repubblica.it, 04-06-1989. URL consultato il 03-02-2010. 60. ^ Tutti contro Maradona. repubblica.it, 22-08-1989. URL consultato il 03-02-2010. 61. ^ Ecco Maradona, vuole fare pace?. repubblica.it, 05-09-1989. URL consultato il 03-02-2010. 62. ^ a b c d Pacileo e Gargano, p. 126 63. ^ Pacileo e Gargano, p. 127 64. ^ Pacileo e Gargano, p. 129 65. ^ a b c d e Pacileo e Gargano, p. 131 66. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 132 67. ^ a b Pacileo e Gargano, p. 133 68. ^ a b c d Pacileo e Gargano, p. 134 69. ^ a b c Pacileo e Gargano, p. 135 70. ^ Arriverci Napoli, restano solo i ricordi. repubblica.it, 12-04-1998. URL consultato il 05-02-2010. 71. ^ La città è impazzita come per lo scudetto. repubblica.it, 05-06-2000. URL consultato il 05-02-2010. 72. ^ Napoli, Corbelli presidente. repubblica.it, 07-07-2000. URL consultato il 05-02-2010. 73. ^ Zeman al Napoli: 'Ti farò grande'. repubblica.it, 17-06-2000. URL consultato il 05-02-2010. 74. ^ Napoli, rabbia e serie B. repubblica.it, 18-06-2001. URL consultato il 05-02-2010. 75. ^ Naldi, presidente tifoso 'Farò un grande Napoli'. repubblica.it, 22-06-2002. URL consultato il 05-02-2010. 76. ^ Una città tra dolore e speranze "In qualche modo ripartiremo". repubblica.it, 03-08-2004. URL consultato il 03-02-2010. 77. ^ Il Napoli è di De Laurentiis "E ora una grande squadra". repubblica.it, 05-09-2004. URL consultato il 03-02-2010. 78. ^ Ore 19: vince De Laurentiis, nasce il nuovo Napoli Soccer. repubblica.it, 07-09-2004. URL consultato il 03-02-2010. 79. ^ "Il Napoli, finalmente". repubblica.it, 11-09-2004. URL consultato il 03-02-2010. 80. ^ Reja: 'Se non avessi vinto stavolta avrei dato il mio addio al calcio'. repubblica.it, 18-04-2006. URL consultato il 03-02-2010. 81. ^ De Laurentiis: 'Pronto a entrare in Lega'. repubblica.it, 24-05-2006. URL consultato il 03-02-2010. 82. ^ Il ritorno di Genova e Napoli una grande festa per la A. repubblica.it, 11-06-2007. URL consultato il 03-02-2010. 83. ^ L'Intertoto è la nona competizione europea. sscnapoli.it. URL consultato il 05-02-2010. 84. ^ Roberto Donadoni nuovo tecnico azzurro. sscnapoli.it, 10-03-2009 85. ^ Comunicato di Aurelio De Laurentiis e Pierpaolo Marino. sscnapoli.it.it, 28-09-2009 86. ^ Walter Mazzarri nuovo allenatore. sscnapoli.it, 06-10-2009 87. ^ De Laurentiis: Desideravo Mazzarri da anni, è l'uomo giusto per il Napoli. sscnapoli.it, 06-10-2009 88. ^ Napoli, il passo è da grande. repubblica.it, 10-01-2010 89. ^ Stacco Denis, volo Napoli. gazzetta.it, 10-01-2010 90. ^ Denis-Lavezzi per l'Europa, Napoli sesto davanti alla Juventus. gazzetta.it, 02-05-2010 Bibliografia [modifica] * Francesco Caremani, Napoli 2000 - l'album azzurro dalle origini a oggi, Sagep, Genova 2000 * Giuseppe Pacileo e Pietro Gargano, 80 anni di passione - La storia del Napoli dal 1926 al 2006, Il Mattino, 2006 * Mimmo Carratelli, La grande storia del Napoli, Gianni Marchesini Editore, 2007 * Giuliano Pavone e Giuseppe Caporaso, Na sera 'e Maggio, edizioni Graf, 2007 Voci correlate [modifica] * Società Sportiva Calcio Napoli [espandi] v · d · m S.S.C. Napoli – Archivio delle stagioni 1926-27 · 1927-28 · 1928-29 · 1929-30 · 1930-31 · 1931-32 · 1932-33 · 1933-34 · 1934-35 · 1935-36 · 1936-37 · 1937-38 · 1938-39 · 1939-40 · 1940-41 · 1941-42 · 1942-43 · 1943-44 · 1944-45 · 1945-46 · 1946-47 · 1947-48 · 1948-49 · 1949-50 · 1950-51 · 1951-52 · 1952-53 · 1953-54 · 1954-55 · 1955-56 · 1956-57 · 1957-58 · 1958-59 · 1959-60 · 1960-61 · 1961-62 · 1962-63 · 1963-64 · 1964-65 · 1965-66 · 1966-67 · 1967-68 · 1968-69 · 1969-70 · 1970-71 · 1971-72 · 1972-73 · 1973-74 · 1974-75 · 1975-76 · 1976-77 · 1977-78 · 1978-79 · 1979-80 · 1980-81 · 1981-82 · 1982-83 · 1983-84 · 1984-85 · 1985-86 · 1986-87 · 1987-88 · 1988-89 · 1989-90 · 1990-91 · 1991-92 · 1992-93 · 1993-94 · 1994-95 · 1995-96 · 1996-97 · 1997-98 · 1998-99 · 1999-00 · 2000-01 · 2001-02 · 2002-03 · 2003-04 · 2004-05 · 2005-06 · 2006-07 · 2007-08 · 2008-09 · 2009-10 · 2010-11 [espandi] v · d · m Società Sportiva Calcio Napoli Club Napoli (Naples · Internazionale Napoli · Internaples · Napoli Soccer) Storia Storia della Società Sportiva Calcio Napoli Stadi Militare dell'Arenaccia · Giorgio Ascarelli · Arturo Collana · San Paolo Derby Derby del Sole · Derby della Campania Varie Statistiche e record · Statistiche nelle competizioni internazionali · Stemmi storici · Calciatori · Capitani Tutte le voci sulla Società Sportiva Calcio Napoli * calcio Portale Calcio: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di calcio Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Societ%C3%A0_Sportiva_Calcio_Napoli" Categorie: Storia del calcio per squadra di club | S.S.C. 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