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In
principio fu il carburatore, per tutti, a due o quattro tempi.
In pratica un miscelatore
aria/benzina, basato sul noto principio secondo il quale facendo
passare un fluido attraverso un tubo a sezione via via decrescente,
mano a mano che la velocità aumenta, diminuisce la pressione. Accoppiando
due tubi troncoconici si ottiene il tubo Venturi, cuore di ogni
carburatore.
Se nella sezione più stretta
(gola), si fa sbucare un tubo pescante immerso nella vaschetta della
benzina, quando l'aria fluisce nel condotto principale si ottiene
un effetto aspirante che risucchia il carburante, ne più ne meno
come una bibita attraverso la cannuccia. Semplice, no? Troppo, per
essere vero, purtroppo!.
Benzina e aria hanno infatti
natura diversa, e obbediscono a leggi fisiche distinte ( idraulica
per la prima, gasdinamica per la seconda). La prima conseguenza
di ciò è che la proporzione tra aria e benzina aspirata non rimane
costante al variare del rigime: in particolare al minimo e quando
la velocità dell'aria supera i 40 m/sec, la composizione della miscela
risulta troppo distante da quella ideale (magra), per cui, per ottenere
un funzionamento corretto del motore, si devono prevedere dispositivi
ausiliari, quali il getto supplementare del minimo
ed il secondo corpo
ad apertura ritardata.
La situazione si aggrava
ulteriormente in presenza di brusche variazioni di regime (accelerate
e "staccate"), in quanto la benzina, più pesante dell'aria, reagisce
con ritardo alla richiesta di maggior o minor portata. (Vi siete
mai chiesti perchè in campo motociclistico si dice che il "vroom,
vroom" ai semafori aiuti a mantenere pulite le candele dei due tempi?)
Per fortuna in campo nautico si tratta di situazioni che si presentano
di rado, ed una leggera "pigrizia"nella risposta non si nota quasi,
mentre in campo automobilistico, dove invece i tratti a regime costante
sono poco più di un miraggio, si ricorre alla pompa
di ripresa....
Nonostante tutto, la composizione
ideale viene garantita solo in un range ristretto di funzionamento,
al di fuori del quale si registra comunque un calo nel rapporto
potenza/consumo.
Il passo successivo fu
perciò l'adozione dell'Iniezione
Indiretta single point. Immaginate una sorta di siringa (iniettore)
che, ad ogni ciclo, spruzza direttamente nel carter la giusta quantità
di benzina in funzione delle condizioni di funzionamento, stimate
in base a rilevazioni fatte sui valori di regime, anticipo, temperatura
ed angolo di apertura della farfalla.
La differenza "epocale"
è che l'adozione dell'iniezione comporta il passaggio da un dispositivo
di dosaggio "passivo", il cui funzionamento è autoregolante e rigorosamente
meccanico, ad uno "attivo", che presuppone cioè la presenza di una
unità elettronica che provveda all'elaborazione dei dati e al comando
degli attuatori elettromeccanici in funzione di tabelle memorizzate,
che costituiscono la cosiddetta "mappatura" del sistema... Dalla
corretta compilazione di detta tabella dipendono in gran parte le
prestazioni di consumo e rotondità del motore.
L'evoluzione dell'iniezione
da "single point" a "multipoint", ovvero con un'iniettore dedicato
per ogni cilindro posto in prossimità delle luci di travaso, consente
un limitato miglioramento nel rendimento, compensando eventuali
disuniformità nell'alimentazione dei singoli cilindri, a spesa di
un'ulteriore complicazione del sistema.
Se questa pagina fosse
stata scritta sei anni fa, almeno per i due tempi, si sarebbe chiusa
qui.
Invece..... Segue
Last update 22.01.07
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