Gli
inglesi sono noti per essere un popolo alquanto originale, e su questo non ci
piove ( su Londra invece sì, almeno una volta al giorno ...).
Raramente le soluzioni tecniche da essi
escogitate per assolvere ad una data funzione coincidono con quelle che apparirebbero
logiche alla maggior parte degli Europei. A
ciò si aggiungano altre "stranezze" proprie della cultura di questo
popolo, quali le unità di misura cervellotiche e sempre e comunque diverse dalle
nostre, il fatto che le loro auto circolano tenendo la sinistra, con il risultato
che devono essere realizzate " ad hoc", senza dimenticare la ben nota
flemma ed eccentricità che li contraddistingue.
Si comprende facilmente, quindi, come il sillogismo secondo cui un qualcosa di
irrazionale, sgraziato, essenziale o magari solo poco funzionale è sicuramente
"molto British", non sia proprio privo di fondamento. Avete
mai provato a chiedervi quando la filosofia progettuale inglese incontra il campo
del fuoribordo? Lo so, la prima cosa
che viene in mente sono i Seagull. Motori decisamente differenti dal resto della
produzione mondiale, essenziali in un mondo fatto di "optional esclusivi",
con l'avviamento a semplice funicella quando ormai l'avviamento elettrico sembra
un must anche sui 10 hp, con l'elica a novantanove pale rettangolari saldate una
per una .... In realtà però, a
ben guardare, i Seagull sono solo "Vecchi", ovvero mantengono, veri dinosauri
moderni, le medesime caratteristiche che erano standard su quasi tutti i fuoribordo
commercializzati mezzo secolo prima. Non
per nulla gli americani infatti sostengono, con ragione, che i Seagull sono solo
dei cloni dei loro Elto Evinrude degli anni 20 e 30.
Il fuoribordo oggetto di questa monografia, commercializzato intorno alla metà
degli anni cinquanta, è invece davvero "molto British", non solo perchè è stato
realizzato in Inghilterra, come ricorda la scritta ricavata sulla fusione del
serbatoio, ma anche perchè adotta numerose soluzioni veramente fuori da ogni logica,
che solo una buona dose di flemma inglese può permettere di accettare senza
farsi venire il mal di fegato.... |
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La prima cosa che salta all'occhio,
al di là della forma tozza e squadrata dell'insieme, è il piede, con l'asse elica
disassato, che, anzichè attraversare la pinna, vi si affianca passando di lato.
Qualche esperto della "comunicazione
creativa" oggi vi spiegherebbe probabilmente, con aria estasiata, che si tratta
di un'ingegnosa soluzione studiata al computer per compensare l'effetto evolutivo
dell'elica.... In realtà si tratta invece
di una scelta obbligata, imposta dal rinvio a vite senza fine adottato in luogo
della consueta coppia conica per trasmettere il moto all'elica. In
prossimità della flangia tra piede e gambale ( rigorosamente priva di piani
anticavitazione), si intravedono i sei fori frontali di pescaggio dell'acqua di
raffreddamento, mentre dal lato opposto all'asse elica si intravede il "bocchettone"
di rabbocco olio piede. |
La seconda cosa
che si nota è l'apparente assenza di qualsivoglia parvenza di barra di guida.
In realtà invece questo motore di barre guida ne ha ben due, una per la marcia
avanti ed una per la retromarcia, solo che anzichè basculanti come di consueto,
esse sono .... retrattili e, quando non utilizzate, sono alloggiate all'interno
della carenatura... Ovviamente si trovano
dal lato opposto rispetto alla consueta prassi.. il che impone di guidare con
la destra. Certo, estrarne una e ritrarre
l'altra nel bel mezzo di una manovra di ormeggio non dev'essere il massimo della
praticità, ma non abbiamo forse già premesso che si tratta di un prodotto
molto... british? | |
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Il cavalletto di fissaggio allo specchio
è tutto sommato tradizionale, anche se un tocco di originalità è
dato dal "gancio" centrale in stile fibbia da cintura che trattiene
il motore in posizione ribaltata incastrandosi in un apposito "dente"
ricavato tra i due morsetti a vite ... Ma
il bello viene quando si deve avviare il motore... e si rimane come baccalà a
cercare sul frontale e attorno a quella specie di cupola sulla parte superiore
un qualsiasi dispositivo di avviamento, foss'anche solo una puleggia su cui avvolgere
la fune... NIENTE! Che negli anni '50
in Inghilterra usassero avviare i motori per via telepatica? Prima
di far bombardare Londra in segno di rappresaglia per il "brain storming"
cui siete continuamente costretti per "capire" questa meraviglia della
tecnica anglosassone, però, è forse opportuno notare le cerniere poste sul lato
sinistro del serbatoio e i due chiusini a mò di vaso della marmellata della nonna
sul lato opposto e chiedersi quale sia la loro funzione..... vuoi vedere che....
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TOMBOLA! Sollevato
lateralmente il serbatoio, come il cofano motore di una vecchia Rolls, ecco lì
il volano con la sua bella puleggia in cima. Non
resta che applaudire alla genialità del sistema... Non
è forse il sogno della vita di tutti noi, dopo aver avviato un fuoribordo,
quello di mettersi a trafficare con astine di ritegno e cerniere a punto morto
per richiudere correttamente la "bara" del conte Viking disinteressandosi
completamente della rotta? In questa foto
a "figura intera" si osserva anche la barocca maniglia di trasporto
posta sul retro del canotto di sterzo, agomata a scaglia di dinosauro, e lo "sportello"
di rabbocco dell'olio di trasmissione posto sul lato del piede... una apertura
di due pollici per due, fissata con quattro viti e tenuta garantita da una guarnizione
di sughero. Il "tappo" a piastrone
è così esteso che sono riusciti a farci stare anche le istruzioni
di rabbocco, coi caratteri ricavati direttamente sulla fusione ... quasi una targa
commemorativa. | |
A
proposito di viti.... tutte le viti presenti sul motore sono del tipo a lama,
con testa assai sottile, una vera goduria da togliere quando si forma un pò
di ossido... |
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Grazie a Dio il comando dello starter
è convenzionale, a tiretto, chissà come mai... forse non hanno avuto il
tempo di studiare qualcosa di più cervellotico...
Bisogna però stare attenti a non sbagliare pomello ( è quello in
basso), perchè uguale uguale si presenta sul frontale pure il comando di regolazione
dell'anticipo, leggi acceleratore, dal funzionamento poco intuitivo e oltretutto
caratterizzato da un movimento a scatti per via degli attriti e della flessibilità
eccessiva del comando "push/pull rod". In
questa foto si vedono bene le due barre di guida in alluminio nudo alloggiate
lateralmente una sopra l'altra... Quella sopra serve per la retro. Non
è ben chiaro invece a cosa serva il grosso tubo con raccordo ad ogiva che
si nota in primo piano... |
Ma c'è un'altra
leva, di lato, con un pomello rosso ... a che servirà mai ? Ad inserire
il folle? O forse prelude alla presenza di una qualche sorta di cambio? Di sicuro
non è la retro, visto che il motore ruota di 360° Chiaramente
un qualche dispositivo meccanico comunque c'è, tra motore e gambale, altrimenti
perchè prevedere una specie di coppa dell'olio, con tanto di sportellino rettangolare
di rabbocco (sul lato opposto)? Sull'esemplare
nelle foto il tutto si presenta ossidato e bloccato da qualche decennio di inattività,
per cui rinviamo a tempi migliori ogni ulteriore indagine in merito e tiriamo
innanzi. | |
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Già che abbiamo il cofano aperto, con
tanto di astina di ritenuta, diamo un'occhiata al blocco motore.... Bhe,
tutto sommato qua sotto è tutto normale... Volano
a campana con puleggia di avvolgimento della fune di avviamento, monoblocco monocilindrico
raffreddato ad acqua con camicia, testata e camera di manovella ricavate da fusioni
distinte, carburatore laterale e condotto di scarico ( aereo) dal lato opposto,
candela.... CANDELA? Altro che candela, questo è un vero cero votivo! Per
smontarla ci vuole una chiave da 32... alla faccia della standardizzazione! Se
mai riuscirò a rimettere questo Viking in condizioni di funzionare, trovarne
una di rimpiazzo sarà una vera impresa... |
Un
doveroso ringraziamento va a Mauro Zamuner della Mar.Co. che ha messo a mia disposizione
il cimelio. | Quanto
vale? Enrico
D. |