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Prima parte - la produzione USA
Nel campo
dei fuoribordo, almeno fino all'avvento dei marchi giapponesi,
la longevità è sempre stata una caratteristica abbastanza comune.
Il
complessivamente ridotto numero di esemplari prodotti, infatti (si pensi che per
esempio il Mercury 39/40 da 4 hp, rimasto sul mercato più di un quarto di secolo,
ha raggiunto il risibile record di 100.000 esemplari, tanti quanti le catene di
produzione della Fiat Punto ne sfornano in un trimestre...) impone una lunga permanenza
nei listini per ammortizzare i costi di progettazione e d'impianto.
Questo non esclude, ovviamente, che
vengono eseguiti da parte d più o meno tutti i costruttori,
periodici interventi di "face lifting", con modifiche estetiche
e/o lievi rimodulazioni della potenza dichiarata per "rinfrescare"
l'immagine del modello..
Il fuoribordo di cui ci occupiamo
qui, però, ha superato la non comune performance di ben mezzo
secolo di presenza continuativa a listino con due sole pesanti
rivisitazioni, nel 1969 e nel 1991..
Parliamo dell'Evinrude/Johnson
3/4 hp bicilindrico da 87 cc.
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Il capostipite della serie , il "Lightwin
3 Hp" ( o JW-10, se si segue la codifica Johnson), fu lanciato nel lontano 1952
e, al di là della valenza tecnica, rappresentò una svolta di marketing importantissima:
per la prima volta, infatti, i due marchi del gruppo OMC si presentavano con un
prodotto comune, differenziato solo dalle linee della calandra .
Ad essere pignoli esisteva già
un precedente in tal senso (il Bigtwin/ RD 10 da 25 Hp,
lanciato due anni prima), ma in quel caso, per ambo i marchi,
si trattava di andare a riempire una fascia di alta potenza,
e per giunta con un prodotto molto innovativo.
Il Lightwin invece andava ad
inserirsi in una classe di mercato numericamente molto importante,
essendo la preferita da pescatori e cacciatori, e per di
più andando a sostituire ben tre modelli tra i più apprezzati,
ovvero gli Evinrude Sportsman 1.5 e Sportwin 3.3 e il Johnson
HD 2.5, fratellino minore quasi gemello del TD 5, il
piccolo fuoribordo più diffuso e conosciuto negli States
del dopoguerra.
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Il
Lightwin è indubbiamente un prodotto Evinrude in tutto e per tutto
Dei due modelli Evinrude che va a sostituire riprende sia
la linea estetica, sia molte soluzioni tecniche, tra cui
la pompa acqua a girante e l'apprezzato piede "Fisherman"
antialga con trasmissione a 110°, sia pur reso più moderno
con linee più tese.
Con
il Johnson HD, caratterizzato dalla pompa ad eccentrico
e dal carburatore laterale, invece, non ha proprio nulla
in comune, il che diede origine inizialmente a qualche mugugno
tra i clienti del marchio "Sea horse".
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La risposta del mercato fu comunque positiva, anche per le indubbie buone doti
complessive del nuovo nato. Per dieci
anni il piccolino rimase sul mercato senza modifiche o quasi, se si esclude il
leggero "restyling" apportato nel 1956 alla maniglia di trasporto del solo modello
Johnson, spostata dal lato posteriore a quello anteriore, per allinearlo al nuovo
"family feeling" del marchio. In realtà
questa fu solo l'occasione per trasferire sul retro del serbatoio i piedini d'appoggio,
che sul JW, come sull'HD si trovavano frontalmente. Anche
tecnicamente, la sola variante da rimarcare è la sostituzione, nel 1961, del tubo
in rame di collegamento tra serbatoio e carburatore con uno in gomma flessibile. Si
notino, nella vista laterale della versione Evinrude, il rigonfiamento posteriore
che alloggia le candele ed il particolare profilo del piede antialga. |
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Dal
1964, invece, il modello entra in un vortice di continue modifiche ed aggiornamenti
che si susseguono freneticamente ad ogni "model year".
In quell'anno,
infatti, il Lightwin si sdoppia.
Viene
presentata una versione "Yachtwin", che lo affianca ma non
sostituisce, mirata all'uso come ausiliario su barche a
vela, e per questo dotata di un inedito piede con trasmissione
a 90° ed alto rapporto di riduzione, per consentire l'uso
di eliche di grande diametro.
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I due
piedi sono intercambiabili e quindi non vi sarebbe motivo
di intervenire su altre componenti, invece con l'occasione
viene discutibilmente modificato il gambale, aumentandone
la sezione ed adottando una nuova staffa di supporto con
un solo morsetto.
Incomprensibilmente,
poi, la flangiatura superiore del
nuovo gambale è
incompatibile con quella del monoblocco, quasi fosse stata
disegnata per un altro motore, e quindi deve essere interposta
una spessa piastra di adattamento, che funge da supporto
pure per la barra di guida.
Quello
ritratto nella foto a fianco è un modello 1967, mai giunto in Italia con
questa livrea. |
L'arcano si scoprirà l'anno
successivo, quando il medesimo gruppo gambale/piede ( ma
non la staffa di supporto), usando una diversa piastra di
adattamento, verrà utilizzato per lo sfortunato 5 HP Angler,
derivato dal 6 Hp.
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Il
mezzo fallimento commerciale di questo propulsore, che peraltro invece rappresentava
un valido compromesso tra prestazioni, peso e costo, fu probabilmente alla base
della rivoluzione che investì nel 1968 i due gemellini OMC.
Prima,
però, dobbiamo registrare nel 1966 la nascita della versione
"pieghevole" di ambo i 3 hp.
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Grazie ad un ennesima versione
del gambale, questa volta realizzata in due parti unite
tra loro da uno snodo, il Lightwin/Yachtwin è il secondo
motore al mondo, dopo il Lockwood del 1927, a poter essere
piegato in due, dimezzando l'ingombro longitudinale.
Inizialmente le versioni pieghevoli
sono appannaggio del solo marchio Evinrude, vendute in unione
ad una comoda custodia di trasporto in vetroresina, ma nel
1967 vengono incluse anche nella gamma Johnson con le sigle
JWF e JHF.
E' questo l'anno più "affollato"
di versioni: Tra corto o lungo, da spinta o antialga, rigido
o pieghevole ogni listino annovera una decina di versioni,
cui vanno aggiunte poi una versione "Ducktwin" color verde
oliva mimetico ( solo pieghevole antialga) ed una extralungo
per barche con pozzetti profondi (solo rigido da spinta)
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E'
però anche il canto del cigno del 3 hp a serbatoio
incorporato.
Nel 1968, in apparenza sul 3 HP cambia tutto...!
L'introduzione
del piccolo monocilindrico da 1,5 HP toglie il 3hp dalla
scomoda posizione di "piccolino" e i tecnici dell'OMC
ne approfittano per sottoporlo ad un pesante intervento
estetico.
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A prima vista il nuovo
"3" non ha nulla a che vedere col precedente: il
serbatoio separato, l'avvolgitore basso, la capottina stagna
con acceleratore laterale lo rendono molto più simile
al 6 o al già citato 5 ...
In realtà, a ben guardare,
le modifiche meccaniche sono molto più marginali
di quel che può sembrare....
Gambale e piede sono quelli
consueti, anche il monoblocco è invariato, se non
fosse per il perno di fissaggio del nuovo avviatore a disco,
ricavato direttamente nella fusione ...
Le staffe di fissaggio sono invece quelle
a due morsetti del 5; La parte inferiore
(fissa) della carenatura, poi, altro non è che una ennesima versione della
consueta flangia di adattamento tra gambale e blocco. Di realmente nuovo quindi
ci sono solo i leveraggi e la capottina. Quello
che realmente è cambiato è il campo di destinazione del motore,
da "piccolo" economico "all-in-one" ad alternativa più
leggera e maneggevole del più costoso e complesso 6 a cambio completo (il
"5" è ormai in agonia).
Rimangono a listino le versioni
pieghevoli, divenute ancor più compatte, ma la presenza
del serbatoio esterno metallico ne pregiudica in gran parte
la praticità, imponendo in ogni caso un trasporto
" a due mani" ed un maggior ingombro nel bagagliaio
dell'auto.
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Dimenticavo....
questo motore resterà a listino per un solo anno ...
il 1968!
Nel
1969 infatti fa il suo ingresso a listino il 4hp.
Apparentemente le modifiche rispetto
al modello dell'anno precedente sembrano solo di facciata,
limitate alle nuove decal, ma invece le differenze tra il
nuovo nato ed il suo predecessore sono molto più profonde
di quanto appaiano, tanto che quasi nessun componente (con
eccezione di capottina e piedi) è lo stesso, con immaginabile
somma felicità degli acquirenti del "3" versione
1968.
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Il gambale infatti adotta nuove
sospensioni in gomma morbida di grosso spessore, ("gommoni")
derivate da quelle dell'1.5 Hp, che hanno imposto la realizzazione
di un nuovo "guscio". Questi ammortizzatori si
riveleranno negli anni uno dei pochi talloni d'achille del
motore. Soggetti infatti a rigonfiamento per invecchiamento,
dilatandosi causano il progressivo blocco dello sterzo e
devono essere periodicamente sostituiti.
Nel gambale di maggior diametro
è inoltre inserita una marmitta coassiale di scarico,
con lo scopo di limitare la temperatura sui "gommoni",
il che ha imposto l'ampliamento della flangiatura di collegamento
al blocco motore e la modifica dei condotti di transito
dell'acqua..
Il
monoblocco risulta inoltre a sua volta abbondantemente rivisto. Oltre
alla modifica alla flangiatura inferiore, sono poi completamente nuovi il collettore
di aspirazione, ora con due valvole a lamelle per ogni cilindro, il carburatore
e la testata. La versione pieghevole
rimane temporaneamente disponibile per il solo anno 1969, ed unicamente con il
piede antialga, poi l'innovazione, presentata con grande enfasi solo tre anni
prima, cadrà definitivamente nel dimenticatoio.
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Un'ulteriore modifica, che interesserà
il solo Yachtwin, si avrà nel 1972, con l'adozione
del piccolo piede a 90° del 2 hp, con la realizzazione
dell'ennesimo nuovo gambale ad hoc, diverso da quello che
il Lightwin continua ad adottare.
Lightwin e Yachtwin in versione
rigida rimarranno in produzione sino al 1980, ma ufficialmente
solo per il mercato americano.
In
Europa la commercializzazione viene sospesa a fine 1971.
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Già
dal 1970, infatti, le strade della gamma USA e di quella Europea del 4 hp si sono
divise, in quanto si è deciso che la filiale belga della OMC ponga a listino
nel vecchio continente solo modelli progettati e realizzati a Bruges.
Nel 1973 il solo Lightwin riappare
timidamente a listino in Italia, in modo quasi clandestino,
pubblicizzato da una scarna brochure in bianco e nero,
Dal 1974 entrambe le versioni
tornano ad essere disponibili, pur non apparendo a catalogo,
ma l'importazione dagli USA, riattivata grazie alla crisi
energetica che spinge a preferire modelli economici nei
consumi ma completi nell'allestimento, avviene a singhiozzo
ed in limitate quantità, per cessare poi del tutto
nel 1976.
L'ultima versione dei due gemellini,
del 1977- 79, con accensione elettronica CD e capottina modificata, ritratta qui
a destra, in Europa non si vedrà mai ... SEGUE
- II PARTE | |
Per
chi ne volesse uno.... Si
tratta di un motore da noi abbastanza diffuso, per cui è agevole trovarne
un esemplare, in buone condizioni. Nel
caso del "4", verificate che il brandeggio sia regolare e non richieda
eccessivo sforzo.
In caso
contrario significa che i "gommoni" di supporto
sono "andati".
Pur
essendo ancora reperibili, sono abbastanza costosi e per sostituirli è
necessario smontare oltre al canotto di sterzo pure il monoblocco per infilarli
in sede.
Verificate
inoltre che non vi siano tracce di surriscaldamento sulla
testata (soprattutto i "4" scaldano parecchio) e
che le bobine d'accensione facciano il loro lavoro correttamente.
Per il "3"
verificate anche la buona tenuta del tappo serbatoio, che
all'interno dello stesso non vi sia sporco e morchia, difficili
da rimuovere, e che possono facilmete ostruire il filtro sinterizzato
inerno, nonchè l'integrità della capottina inferiore
in due parti e del parastrappi sostituibile dell'elica.
Fondamentale,
se si pensa di usarlo correntemente, la presenza del libretto di circolazione,
integro e leggibile .. ottenerne un duplicato, anche se possibile, sarebbe molto
costoso, per l'esosità della "tangente" che l'importatore italiano
richiede per rilasciare l'indispensabile Certificato di Conformità.
La reperibilità
dei ricambi principali è per il "4" abbastanza
buona, mentre sarebbe più arduo rimpiazzare eventuali
parti mancanti esclusive del "3", per i quali l'unica
fonte è un secondo esemplare da cannibalizzare.
Per entrambi cominciano
stranamente a mancare parti strategiche quali guarnizioni,
fusioni e leveraggi.
Una prova in acqua
per verificare il buon funzionamento è essenziale.
Se si dovessero rilevare sin da subito irregolarità
di accensione, pensateci bene... Per le sole bobine spendereste
più del valore del motore...
Decisamente da
preferire, a fine collezionistico, le versioni antialga (
le pieghevoli sono introvabili) , anche se, in previsione
di un uso diportistico o come ausiliario, le versioni con
piede standard ed elica tripala da spinta hanno un rendimento
senz'altro migliore...
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Enrico
D.
Last revised 30.10.2006
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