Cambiadischi
I congegni di posizionamento del braccio con la selezione automatica del
punto di appoggio,
illustrati nel precedente paragrafo, erano il primo stadio di funzionamento
del molto apprezzato
apparecchio a più dischi. Nel cambiadischi infatti era prevista
la medesima meccanica.
A questa veniva accoppiato il dispositivo adatto a sganciare un disco
dalla pila di dischi che
poteva essere costituita da otto sino a dieci dischi.
I movimenti automatici del cambiadischi avevano generalmente la seguente
sequenza:
a) avvicinamento del braccio al solco di entrata da una posizione di attesa
situata fuori
dell’ingombro massimo del disco stesso
b) appoggio del braccio sul disco
c) disinnesto del braccio dal meccanismo durante la riproduzione del disco
d) sollevamento del braccio dal disco al termine della riproduzione, rilevata
mediante il
solco di uscita
e) brandeggio di ritorno del braccio sino alla posizione di partenza
f) sganciamento di un nuovo disco
g) ripetizione del ciclo da a) sino a f).
Le funzioni erano ripetute in questo ordine sino al completamento della
riproduzione di
tutti i dischi impilati. Eseguita la riproduzione dell’ultimo disco,
mediante l’avvenuta discesa
del braccio pressadischi, veniva rilevata la fine del programma e il braccio,
anziché compiere
la funzione a), si depositava sulla colonnina di supporto. Per riprendere
l’audizione era quindi
necessario scaricare i dischi ascoltati, collocare una nuova pila di dischi
sul perno cambiadischi
e manualmente dare un nuovo START. Per l’attuazione di tutte le
sopra citate funzioni
cinematiche, era necessario un complicato meccanismo di comando che traeva
la sua considerevole
energia potenziale dal motore del piatto portadischi. Il meccanismo di
comando doveva perciò
essere inserito solo nella condizione di cambiadischi attivo e quindi
solo durante lo svolgimento
dell’operazione di cambio del disco
I cambiadischi presenti sul mercato dal 1950 al 1980 (Fig. 13-14) possono
essere suddivisi in tre
generazioni e più precisamente:
Iª generazione = innesto del meccanismo direttamente sul motore;
il tempo di attuazione delle
funzioni rimaneva di circa 8 sec. indipendentemente dalle possibili quattro
velocità di rotazione
del piatto.
IIª generazione= versione semplificata del precedente, il meccanismo
veniva vantaggiosamente
azionato dal piatto portadischi dotato di una elevata energia cinetica.
Il tempo di attuazione delle funzioni variava in funzione di quale delle
tre possibili velocità, era
selezionata.
IIIª generazione= meccanismo come il precedente ma con due sole velocità
(33¹/³-45 giri) e con
la possibilità, sostituendo il perno cambiadischi con un semplice
perno centratore, di riprodurre
un solo disco con le funzioni automatiche del braccio.
I tempi di attuazione delle funzioni automatiche per i cambiadischi
della IIIª generazione sono
indicati nella Tabella 1.
Fig. 13 Cambiadischi LESA CD1 (Ia Generazione)
Fig. 14 Cambiadischi LESA CDE (IIa Generazione)
Non è certamente semplice descrivere in modo comprensibile tutto
il complicato processo
delle movimentazioni mediante schizzi di massima. Perciò si è
preferito illustrare solo i
particolari più significativi e interessanti del funzionamento
di un cambiadischi.
Nella Fig. 15 è disegnato un particolare della meccanica di un
cambiadischi di IIª generazione,
cioè del tipo progettato all’inizio degli anni 60 e che era
una versione semplificata del precedente.
La piastrina d’innesto veniva spinta in presa con il dentino di
avviamento previsto sul piatto
portadischi mediante un dispositivo a frizione, simile a quello per l’arresto
a fine disco descritto
nel par. 3.1, solo per dare inizio allo svolgimento dell’operazione
di cambio del disco. Per questo
scopo, la ruota di comando ruotava per 360° nel senso indicato dalla
freccia. Il robusto piolo di
trazione, fissato alla ruota dentata di comando, muoveva la slitta in
direzione “A”, in modo che
il bordo inclinato del cuneo, premendo sul piolo della leva di comando,
muoveva l’astina
spingi-disco del perno cambiadischi nel senso indicato dalla freccia.
Questo movimento dell’astina spingi-disco diventava di oscillazione
sul suo perno (Fig. 16)
e provocava lo spostamento verso destra del disco inferiore della pila
e quindi la sua discesa
sul piatto portadischi. Poiché, come è possibile rilevare,
in questa esecuzione il disco era
sostenuto dal perno cambiadischi solo da un lato, diventava qui indispensabile
un braccio
pressadischi che premesse in almeno due punti sopra la pila dei dischi.
Il braccio pressadischi,
come già precedentemente descritto, veniva anche usato per disinserire
la sequenza di cambio
del disco. Qualora l’ultimo disco fosse piaciuto e lo si desiderava
riascoltare, era possibile
sollevarlo prima di detto disinserimento.
Con un diverso sistema di perno cambiadischi, applicato in molti apparecchi,
non era
necessario il braccio pressadischi (Fig. 17). In questo perno la pila
di dischi era sorretta
da tre levette divaricabili distribuite simmetricamente sulla circonferenza
del perno
cambiadischi. Durante l’operazione di cambio del disco, veniva messa
in rotazione la
ruota dentata di comando sulla quale era prevista una camme di sollevamento.
Questa
camme, scorrendo su un rullino sporgente da una leva, azionava una barretta
posta
all’interno del perno cambiadischi nella direzione indicata dalla
freccia. Sulla barretta
erano ricavati due coni che comandavano il rilascio del disco. Rispettivamente,
il cono
superiore provvedeva a bloccare la pila di dischi, ad eccezione del disco
inferiore, premendo
su tre apposite pinzette; mentre il cono inferiore faceva rientrare le
tre levette divaricabili
all’interno del tubetto che costituiva il perno cambiadischi. Mediante
questa operazione
veniva effettuata la discesa del disco inferiore sul piatto portadischi.
Premessa per la raggiunta alta affidabilità delle funzioni proprie
del cambiadischi, era la
molto precisa costruzione dei particolari e l’accurato montaggio.
Sicuramente avvantaggiava
il prodotto anche la pluriennale esperienza nella progettazione e costruzione
di giradischi
e cambiadischi.
|