Piankhy
|
Manetone, stranamente, non parla di
questo grande guerriero sudanese o cushita che verso il 730 a. C. cambiò
all'improvviso l'intero corso delle vicende egizie. Piankhy era figlio di un
capotribù o re chiamato Kashta, e fratello, pare, di
Shabaka, chiamato da Manetone Sabacon.
Partito da Napata, Piankhy scese il corso del Nilo e, nel corso di una lunga
campagna militare, sconfisse il rivale di origine siriana
Tefnakht
(XXIV Dinastia) e diede all'Egitto, dopo diversi decenni, una parvenza di
unità.
La stele di Gebel Barkal cui il faraone Piankhy affidò il resoconto della sua
difficile lotta contro Tefnakht riporta nel dettaglio le fasi dello scontro
presentandolo come una battaglia della fede oltre che delle armi.
Gli antecedenti razziali di Piankhy sono oscuri e l'ipotesi che fosse di stirpe libica si basa su indizi assai tenui. Tuttavia la sua energica personalità, condivisa dai successori, rende altrettanto improbabile la congettura che fossero semplici discendenti di sacerdoti tebani emigrati prospettata da qualche studioso; i nomi non sono egizi, ma di origine straniera, e certo un sangue nuovo doveva avere immesso nella loro famiglia tanto vigore. E' strano che dopo la disfatta di Tefnakht, Piankhy, a quanto pare, si sia ritirato nella sua città natale di Napata non lasciando quasi traccia di sé nell'Egitto. Fu sepolto a Kuru nella prima piramide degna di questo nome fra una serie di tombe che risalgono a sei generazioni addietro