In questo mese sono ancora ben visibili diverse stelle a noi note. In particolare, cerchiamo di individuare una specie di semicerchio, con la concavità rivolta verso il basso,
formato da Bootes, Corona Boreale, Ercole e Aquila. Nella zona di cielo posta all'interno di questo semicerchio si trovano due costellazioni, Ofiuco e il Serpente, che formano un insieme piuttosto
particolare. Ofiuco, il Serpentario, rappresenta un uomo che trasporta un serpente. Di solito viene identificato con Esculapio, il primo medico, che accompagnò Giasone e gli Argonauti nella ricerca
del Vello d'oro. Il mito racconta che Esculapio era così abile nel guarire gli uomini da creare problemi a Plutone, dio dell'oltretomba, che vedeva ridursi l'arrivo di nuovi sudditi. Così Plutone
convinse il fratello Zeus a colpire Esculapio con la folgore e a portarlo fra le costellazioni. Per comprendere il legame fra il portatore di serpenti e un antico medico occorre ricordare che ancora
oggi il simbolo della medicina è costituito dall'immagine (che appare nell'insegna di molte farmacie) di un serpente attorcigliato attorno a un bastone. Attorno a Ofiuco c'è la costellazione del
Serpente, che ha la caratteristica unica di essere divisa in due parti: alla destra di Ofiuco (per chi guarda) c'è la testa del Serpente (Serpens Caput) e alla sinistra c'è la coda (Serpens
Cauda). Quindi le due costellazioni insieme creano l'immagine di una persona che porta sulle spalle un serpente, che sporge dalle due parti. Come accade spesso, le stelle delle due costellazioni
hanno nomi arabi. In particolare, la stella più luminosa di Ofiuco (che è anche quella posta più a nord) si chiama Ras Alhague (= testa dell'incantatore di serpenti); in modo analogo, la stella
più luminosa del Serpente, che è posta dalla parte della testa, circa nel mezzo, si chiama Unuk Elhaia (= il collo del serpente).
Orione è la costellazione che sorge in autunno nel cielo ed è ritenuta segno dell’inizio della cattiva stagione e del periodo delle piogge. Nella Bibbia ha spesso la
connotazione di incostante, tempestoso, per via del maltempo autunnale di cui sarebbe portatore. Anche gli autori latini gli attribuiscono gli appellativi di nimbosus, pluviosus, aquosus.
Il suo tramonto, verso aprile, è ritenuto anch’esso segno di piogge, quelle primaverili che aprono il passo alla buona stagione.
Scrive Esiodo: “Quando Orione e Sirio giungono a mezzo del cielo e Arturo contempla Eos dalle rosee dita, allora, o Perse, porta a casa tutto il vendemmiato: per 10 giorni e per
dieci notti lo terrai all’aperto, per cinque invece all’ombra; al sesto giorno poi porrai nei tuoi vasi i doni di Dioniso che danno molta gioia. Ma come tramontano le Pleiadi, le Iadi e Orione
possente, ricordati allora che è ora di arare, in tal modo darai tutto il tempo alla terra”.
Col nome di Presepe s’intende un ammasso stellare (detto anche Greppia o Mangiatoia) nella costellazione del Cancro che a occhio nudo appare come una grossa nebulosa. Vi si
possono distinguere tre stelle, o due, secondo la visibilità consentita dalla trasparenza dell’aria. Fin dall’antichità, dall’osservazione del Presepe si usò trarre pronostici per il tempo
meteorologico.
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cosa è di stagione
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barbabietole, bietole, broccoli, carote, cavoli cappuccio, cavoli verza, cetrioli, basilico, cicorie, cipolle, coste, erbette, fagioli, fagiolini, indivie, lattughe, melanzane,
peperone, piselli, pomodori, porri, radicchi rossi, rape, rapanelli, rucola, scalogni, sedano, sedano rapa, spinaci, valerianella, zucche. zucchine; banane, fichi, limoni, lamponi, mandorle, mele,
melograni, meloni, more, pere, pesche, prugne, uva. La barbabietola è ricchissima di betaina, una delle vitamine del gruppo B; mantiene sani soprattutto se grattugiata e mangiata cruda. L'uva, ricca
di sali minerali, è disintossicante e energetica. Il sovescio è una concimazione organica vegetale.
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idee verdi
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Proseguire, in terreno sabbioso, le talee di gerani, ortensie, garofani; nei luoghi molto freddi, a fine mese, si possono piantare i bulbi che fioriranno in primavera (giacinti,
crochi, tulipani ecc.); si potano per la seconda volta le rose rifiorenti.
Al ritorno dalle vacanze, procedere a una decisa pulizia delle piante in terrazzo e in giardino, eliminando foglie secche, eventuali rametti danneggiati, fiori appassiti, e
zappettare leggermente in superficie il terreno. Ridurre la dimensioni dei rampicanti eccessivamente cresciuti. Eliminare i fiori appassiti e le prime foglie gialle. Liberare le aiuole dalle piante
che sono giunte al loro totale esaurimento e sostituirle con altre in bocciolo. Le annaffiature, meno abbondanti che in agosto, devono essere regolari, possibilmente di mattina presto. Sollevare
leggermente il taglio dei tappeti verdi e concimare con fertilizzanti a lenta cessione. Riordinare il laghetto, togliendo le foglie cadute e quelle rovinate per evitare che, decomponendosi, possano
nuocere al benessere delle piante. Prima di riporre gli attrezzi da giardino, per ritrovarli a primavera senza tracce di ruggine, togliere con cura ogni residuo di terra e passare la carta smerigliata
sui punti dove ci sono tracce di ruggine. Poi coprirne le parti metalliche con cherosene, oppure con olio lubrificante e riporli in luogo asciutto.
Piante da appartamento. Le piante in vaso vanno nutrite con un concime adatto. E’ bene abituarle a ricevere il nutrimento a intervalli regolari. Il periodo più importante
va dalla metà di marzo alla fine dell’estate. Nei vasi o in cassoni ben fognati si trapiantano tutte le piantine che fioriranno in inverno o che bisogna riparare dalle gelate.
In giardino preparare le aiuole per le viole; trapiantare le piantine da conservarsi in serra. Prima che arrivi l’autunno, finché la temperatura non si abbassa sotto i
20°C, si possono seminare i fiori che sbocceranno la prossima primavera. Seminare subito, ad esempio, la malvarosa (o Althea rosea), le pratoline, le digitali, i lupini, i piselli odorosi, le
violacciocche, e i non ti scordar di me. Seminarli in cassette da sistemare in un luogo riparato dal sole e dal vento. Quando le piantine saranno formate, potranno essere trapiantate nella loro dimora
definitiva. Poiché le digitali, i piselli odorosi e le altea non amano i trapianti, conviene seminarli direttamente a dimora, oppure in vasetti di torba che potranno essere interrati insieme alle
piantine. A una temperatura intorno a 20°C, le pratoline richiedono circa una decina di giorni per germogliare, i non-ti-scordar-di-me richiedono invece 18 giorni e le viole del pensiero almeno 20.
Seminare bocche di leone, garofani della Cina, myosotis e viole del pensiero. Rimettere in vegetazione i ciclamini, cambiando loro la terra e innaffiandoli.
Dove il freddo è precoce, occorre trasportare in terreno riparato, nutrito e sabbioso i bulbi di tulipani, fresie, giacinti, narcisi, anemoni, ranuncoli e gigli, mentre a
fine mese si possono già interrare i bulbi a fioritura primaverile; è bene porre sotto ogni bulbo una manciatina di sabbia. quando saranno spuntate le prime foglie (nel frattempo il freddo sarà
alle porte), si poteranno in casa per avere fioriture precocissime. Estrarre i bulbi di anemoni, begonie, giacinti, gladioli, ranuncoli e tuberose (che hanno finito di fiorire) e, prima di conservarli
in un luogo asciutto, pulire bene le parti che stanno sottoterra, spolverizzarle con zolfo in polvere e conservarle appena coperte di torba umida, in ambiente buio e fresco. Settembre è il mese
giusto per riporre le bulbose, soprattutto se si vive al nord. Piantare i bulbi di tulipani, fresie, giacinti, narcisi, anemoni, croco, ranuncoli e gigli. Per proteggere le piantine che nascono quando
la temperatura è bassa e che temono il freddo, usare i contenitori trasparenti di plastica in cui si confezionano le verdure. Capovolgerli sulle piantine e interrarle per qualche cm. Di solito sono
già forati, altrimenti praticare qualche forellino.
Inizia la seconda fioritura delle rose, per la quale è bene aiutare le piante con buone concimature liquide. Concimare, perciò, le rose e, per l'ultima volta nell'anno, i
sempreverdi (come ad esempio, gli oleandri vecchi). Preparare le talee di rosa rifiorienti e metterle a radicare. Effettuare anche la seconda potatura di ortensie, fucsie e garofani in cassette di
sabbia e terriccio, riparate dal sole. Ottimo il tempo anche per fare talee di gerani che, come le ortensie e i garofani, si coltivano in terreno sabbioso.
Attenzione ai crisantemi: se sono troppo avanti, occorre cimarli e sbottonarli; togliere il cosiddetto “bocciolo di settembre” e gli altri superflui che seguiranno, lasciando il
migliore che darà un fiore unico. Concimare con sangue secco sciolto in acqua. Questa concimazione è ottima anche per altre piante (limoni, ortensie, ecc).
Le perenni crescono e con il tempo diventano un ammasso verde e poco fiorifero. E' l'autunno il momento migliore per dividere il cespo invecchiato e ricavare in questo modo
più piantine da allevare separatamente. Il principio della divisione è uguale per tutte le piante erbacee: dopo averle estirpate si seziona il cespo in più parti, ognuna dotata di radici, foglie e
almeno un germoglio: queste parti vanno subito interrate. In genere la parte centrale del cespo, la più vecchia, si elimina. L'anemone japonica si divide facilmente a mano, ma per le felci bisogna
adoperare un lungo coltello per affettare i cespi; per altre piante poi occorre l'aiuto di una cesoia. Per piante di grande costituzione (per esempio, l'"erba delle Pampas") può addirittura
rendersi necessario l'uso di una sega. Le peonie si dividono solo nel caso si desideri moltiplicare la pianta; la ripresa delle varie parti infatti è sempre difficoltosa e può succedere che le nuove
piante ottenute dopo la divisione non fioriscano che dopo molti anni. Inoltre, se la maggioranza delle perenni erbacee può essere temporaneamente piantata, dopo la divisione, in un'aiuola "di
servizio" (per farle irrobustire), le peonie vanno interrate nel posto definitivo.
Se in giardino c’è un'azalea piantata da almeno due anni, si può moltiplicare con il più facile dei sistemi: la propaggine. Curvare uno dei rami più bassi fino a fargli
toccare terra, coprire questo punto con un mucchietto sovrastante, alto una decina di cm, di buon terriccio. Fermare con dei sassi e poi dimenticatevi del lavoro fatto per due anni. Al termine di
questo periodo si potrà recidere il ramo, che nel frattempo avrà messo radici diventando una pianta.
La moltiplicazione delle piante può essere effettuata in questo periodo anche mediante talee. La talea è un pezzo di ramo, radice o anche di foglia, prelevato da una pianta di un
anno e trapiantato in vaso, al chiuso (in serra) dalla fine di agosto in poi (per le piante sempreverdi.). Il rametto, della lunghezza di 12-20 cm, che abbia almeno due gemme e sia tagliato
immediatamente al di sotto di un nodo, viene privato delle foglie e interrato in terriccio concimato, per i due terzi. La talea può essere effettuata anche con una foglia (la violetta africana si
moltiplica così) o con una radice. Moltiplicare per talea le piante erbacee perenni munite di radici, come l’achillea, l’altea, l’aster, la campanula, il crisantemo, la coreopsis,
il delphinium, il dianto, l’echinopsis, la gazania, la gerbera, l’elleboro, il myosotis, la phlox, il piretro, la sassifraga, la verbena, la viola mammola. Una volta
sistemate opportunamente, le talee non avranno bisogno di molte cure fino a quando non avranno messo le radici; nel frattempo andranno innaffiate senza esagerare e concimate ogni otto giorni.
Settembre è il mese ideale per procedere alla moltiplicazione per talea degli arbusti da fiore. I più adatti sono senz’altro l’abelia, dai profumati fiori rosati, il pruno nano, dai fiori
rosa-rosso, l’armeniaca, dai fiori rosati profumati, l’azalea, la buddleia, dalle pannocchie di profumati fiori lilla, il calicantus, la daphne, dai profumatissimi fiori rosati di
febbraio. Molto apprezzate anche deutzia, forsythia, hibiscus, hydrangea, lagerstroemia, dai grappoli di fiori banchi, la philadelpus, dai bianchi fiori profumati (meglio propagarla per
margotta), la rosa e il lillà.
Secondo il tipo di pianta che si vuole moltiplicare, esistono tecniche diverse cui ricorrere: la talea erbacea, quella semilegnosa, la legnosa, la fogliare ed anche la talea da
gemma. Le piante erbacee perenni come i lupini, i delphimium, i crisantemi, si possono moltiplicare prelevando un germoglio giovane dalla pianta della lunghezza di circa 8 cm e mettendolo a
radicare in un composto di torba, sfagno e sabbia in parti uguali. Prima però si devono eliminare le foglie più basse e, se si vuole favorire l'emissione di radici, si deve immergere la base della
talea in una sostanza a base di ormoni sintetici in uso presso i floricoltori. La terra va premuta intorno ai germogli che vanno poi messi al riparo in luogo caldo e coperti con una lastra di vetro o
un sacchetto di polietilene che devono essere rimossi più volte la settimana e per almeno un'ora per eliminare l'eccesso di condensa. Piante erbacee come i coleus, dalle belle foglie colorate,
e le impatiens si possono moltiplicare mettendo le loro talee a radicare in un vasetto d'acqua posto in zona calda e piena di luce. Tutte le talee erbacee comunque richiedono una temperatura
che si aggira intorno ai 27-28°C ed umidità costante.
Alcune piante che vivono nei nostri appartamenti come la violetta africana (o saintpaulia), la gloxinia dai fiori vellutati a campanula e la peperomia, si possono
moltiplicare interrando una loro foglia dalla parte del picciolo che deve essere completamente sommerso dalla terra composta di sabbia e torba in parti uguali, mentre la pagina fogliare deve essere
esposta alla luce; si preme la terra intorno e si assicurano umidità e caldo. Se si vuole invece moltiplicare una sanseviera, si tagliano le sue lunghe foglie con un rasoio o un coltello ben affilato
in segmenti di 5 cm e li si interrano per metà facendo attenzione a non capovolgerli. Le talee fogliari sono esigenti per quanto riguarda la temperatura: richiedono infatti lo stesso calore delle
talee erbacee.
Talee che non richiedono affatto del calore per emettere radici sono le talee legnose e vanno preparate da novembre fino a metà dicembre. Sono le talee di piante come le rose
botaniche, il caprifoglio, il ligustro ed anche di piante da frutto come la vite da uva, i fichi e il ribes. Per preparare una talea, si taglia un ramo lungo circa 20 cm, ben lignificato ma dell'anno,
appena sotto una gemma e lo si interra per due terzi dopo aver cosparso l'estremità inferiore di ormoni, per stimolare l'emissione di radici. Si preme il terreno tutt'intorno, si innaffia e si ripara
dal gelo. La talea, per radicare perfettamente e diventare una nuova pianta, impiegherà circa un anno.
Da luglio a settembre è il periodo adatto per fare talee semilegnose che si ottengono prelevando dei getti già lignificati alla base ma teneri all'estremità; eriche, deutzie,
buddleie, oleandri, sono piante adatte: si taglia in modo netto un rametto lungo circa 10 cm, si eliminano le foglie basse, come per le talee erbacee, e si mette a radicare la talea nel composto
adatto. Poi si preme la terra con cura intorno e si innaffia regolarmente. Per le talee semilegnose non è richiesta una elevata temperatura. Anche le talee semilegnose di fucsie ed oleandri possono
radicare se immerse per due terzi in un recipiente di vetro pieno d'acqua.
Per fare le talee di gemme, occorre procurarsi una porzione di ramo che porti una gemma dormiente che possa germogliare e formare la nuova pianta. Per la vite, ad esempio, basta
tagliare un pezzetto di ramo dell'anno, della lunghezza di 10 cm, che contenga una o due gemme. Dopo aver tagliato nella parte inferiore del rametto una striscia di legno, lo si interra parzialmente,
lasciando le gemme rivolte verso l'alto. I ficus, la clematide, le camelie ed altre piante possono invece essere moltiplicate con talee formate da pezzetti di rami di 3-4 cm che portano una foglia con
una gemma ascellare: si interra la piccola porzione di fusto, lasciando fuori la foglia. Per queste talee occorre una temperatura sui 25° ed un ambiente umido.
Talea di garofano: si inseriscono in torba e sabbia ben umide le gemme apicali che si trovano sulla sommità dei fusti.
Talea di begonia: si fanno dei tagli sulle venature di una foglia priva di picciolo e la si appoggia dalla parte della pagina inferiore sul terriccio, fermandola con sassolini.
Tenere al caldo e all'umido.
Talea di geranio: sotto il nodo di una foglia, si taglia un getto privo di fiori, si tolgono le foglie più basse e lo si colloca in terriccio umido. Si ricopre con un sacchetto
trasparente.
Il terreno argilloso o pesante contiene più del 40% di argilla: è pesante da lavorare, trattiene a lungo l’acqua e quando asciuga si crepa. Il terreno sciolto o leggero è
composto per più del 50% di sabbia: è leggero da lavorarsi e non forma zolle. Asciuga rapidamente. Il terreno di medio impasto è una via di mezzo fra questi due.
Seminare in piena terra calendule, anemoni, camelia, papavero, convolvolo. Eseguite su terra sabbiosa talee di gerani, garofani e ortensie per la primavera. Preparare il terreno per
le piantagioni del mese di ottobre. Interrare i bulbi di giacinti, tulipani, narcisi. Trapiantare garofani, non ti scordar di me, primule, campanule, violacciocche.
Verso la fine del mese si invasano le piante che temono il freddo; si piantano in vasi giacinti e narcisi per la fioritura precoce.
Nel giardino piantare in terreno riparato nutrito e sabbioso: bulbi di tulipani, fresie, giacinti, narcisi, anemoni, croco, ranuncoli e gigli.
Gli usignoli hanno un becco sottile, esclusivo degli insettivori. Insieme alle capinere si nutrono di mosche, bruchi, piccoli coleotteri, ragni, larve; il pettirosso, sterminatore
di insetti nocivi, è uno strenuo difensore dei beni della terra.
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L'autunno è la stagione più indicata per la messa a dimora delle bulbose, facili da coltivare e di grande soddisfazione. I
bulbi, piantati in ottobre e novembre, avranno il tempo di radicare prima del gelo e di preparare il germoglio che fiorirà in primavera. Dopo la fioritura, si continua ad innaffiare sino al completo
ingiallimento dei fiori e delle foglie; allora, e non prima, i bulbi si tolgono dal terreno e si conservano in un ambiente secco e ben aerato. Se non si rispettano questi tempi, le bulbose non
riescono a immagazzinare nuove riserve per le fioriture dell'anno successivo.
Per avere un balcone fiorito fin da febbraio, questo è il momento di piantare i bulbi a fioritura primaverile. La scelta spazia fra bucaneve, crochi, narcisi, giacinti, tulipani e
iris. Piantateli in un vaso, ad una profondità che sia il doppio dell'altezza del bulbo, rivolgendo verso l'alto la sua parte appuntita. Mescolare il terriccio a una manciata di sabbia e sistemare il
vaso sul terrazzo, in modo che possa godere dei benefici della pioggia. In caso contrario, innaffiarli regolarmente. E, in caso di gelo, porre i vasi al riparo.
I bulbi di giglio generalmente si propagano a fioritura conclusa, e cioè con l'arrivo dell'autunno. Ma vi è una specie che termina di fiorire a fine maggio, il Lilium candidum.
L'occasione per propagarlo può coincidere con le operazioni di trapianto, che si effettuano ogni tre-quattro anni, in seguito all'eccessivo affollamento dei bulbi. Si procede seminando i bulbetti che
si formano all'ascella delle foglie, oppure per talea: si staccano dal bulbo le scaglie sane e turgide, e si interrano leggermente in posizione verticale, in una seminiera con torba e sabbia; ad una
temperatura di 18°C radicano in breve tempo.
Si dice che se in autunno le foglie cadono presto, l’estate successiva sarà bella.
L’autunno, quando le piante sono in riposo vegetativo, è il periodo più indicato per eseguire i primi trattamenti contro gli agenti delle malattie fungine che passano l’inverno
sul legno (per esempio, cancri del legno, sclerotinia, bolla, corineo, ecc.). In tutti questi casi la poltiglia bordolese, rimedio vecchio di oltre un secolo., rimane ancora oggi l’anticrittogamico
più efficace ed ecologico, e il suo impiego è consentito anche in agricoltura biologica. La sua applicazione è indicata sulle pomacee (melo, pero, cotogno, nashi), le drupacee (pesco, nettarina,
susino, albicocco, ciliegio, mandorlo), l’actinidia, il castagno e numerosi altri fruttiferi. Il periodo più adatto per eseguire i trattamenti è quello in cui le piante hanno perduto gran parte
delle foglie, ma nel caso di piccoli frutteti misti, si può attendere senza timore che tutte le piante siano spoglie. La poltiglia bordolese può essere preparata in casa senza grandi difficoltà: è
sufficiente avere a disposizione due contenitori abbastanza capienti e una bilancia da cucina. Se però non avete spazio, tempo e pazienza, il solfato di rame pentaidrato, già in polvere e pronto per
essere sciolto in acqua, si può acquistare presso una qualsiasi rivendita di prodotti per l’agricoltura. Di norma si utilizza la miscela al 20% di rame metallico, distribuito alla dose di 0,7-1,5
kg/ettolitro: nei trattamenti, per preparare la poltiglia, si versano 80 litri di acqua in una vecchia tinozza o in un contenitore analogo e quindi si aggiunge il solfato di rame. Il modo migliore di
procedere consiste nel porre il solfato in un sacchetto di tela sospeso, con una funicella, al centro di un bastone poggiato trasversalmente sulla tinozza che contiene l’acqua, in modo che rimanga
completamente sommerso. Il tempo necessario perché tutto il sale si sciolga varia da poche ore (per il solfato di tipo “neve” o “granitello”) fino a 12 ore e più per i tipi ordinari. In ogni
caso prima di utilizzare la miscela è consigliabile controllare che tutto il contenuto del sacchetto sospeso al bastone sia esaurito. Un altro segnale è rappresentato dal colore dell’acqua che man
mano assume una bella tonalità azzurra. Nel frattempo, porre in un secchio i 2 kg di calce in polvere e aggiungere, un po’ alla volta, 20 litri di acqua, rimestando lentamente per evitare la
formazione di grumi. Quando la calce sarà completamente sciolta, versarla con grande cura (fare attenzione perché la calce idratata è molto caustica!) nella tinozza contenente la soluzione
azzurrognola di solfato di rame. Via via che si aggiunge la calce, continuare a rimestare fino a quando l’intera soluzione non avrà assunto un aspetto omogeneo. Prima di utilizzare la poltiglia,
ricordarsi di verificare che la soluzione abbia raggiunto il pH desiderato. E’ sufficiente immergervi per qualche istante una cartina al tornasole (che si trova in vendita in tutti i negozi di
prodotti agricoli): se il suo colore vira verso il blu, vuol dire che la miscela ha un pH alcalino e che quindi la preparazione della poltiglia è andato a buon fine, se invece si ottengono altri
colori, è segno che la miscela è o troppo acida o troppo alcalina e quindi il suo impiego può danneggiare le piante. Meglio riprovare o chiedere l’aiuto di un esperto. La verifica con la carta
alla fenolftaleina, le cartine al tornasole, o con altri sistemi di misurazione del pH è importante perché molte volte la calce in commercio presenta caratteristiche chimiche molto variabili che
possono alterare la composizione finale della poltiglia. In genere, nei trattamenti anticrittogamici si utilizza poltiglia bordolese neutra (ottenuta utilizzando 1 kg di calce e 2 kg di solfato di
rame per ogni 100 litri di acqua); quando invece si vuole eseguire un trattamento a pronto effetto (per esempio, contro il cancro della corteccia) si può preparare una poltiglia più acida (600 g di
calce al posto dei 2 kg). Va anche detto che le poltiglie più acide hanno azione più aggressiva, ma risultano poco persistenti; le poltiglie alcaline, invece, come quella suggerita, sono meno
aggressive, ma di contro presentano una maggiore adesività sulle piante e una persistenza maggiore grazie alla maggiore quantità di calce. In ogni caso è consigliabile impiegare la miscela il
giorno stesso della preparazione, poiché in seguito subisce alterazioni che ne riducono l’efficacia fungicida.
Essere come la cartina al tornasole = essere un elemento rivelatore della natura delle cose, delle caratteristiche di una situazione. In chimica, la cartina al tornasole ha la
proprietà di colorarsi di azzurro in ambiente basico e di rosso in ambiente acido.
L'autunno è la stagione delle brume e dei frutti maturi. E' il tempo in cui tutti i raccolti vanno portati al coperto e messi al riparo per l'inverno. Il buon agricoltore cercherà
di spargere a questo punto concime vegetale ovunque vi siano tratti liberi di terreno, per quanto i coltivatori vecchio stile preferiscano dare una pesante rivoltata alla terra, in modo che il gelo
possa penetrarvi.
Le cassette e la serra possono ricevere la semina di lattughe invernali, di cavoli primaverili e di cavolfiori estivi. Questi ultimi due saranno trapiantati la primavera seguente.
Tagliare e mettere nella concimaia le foglie degli asparagi, colpendo così duramente gli insetti parassiti. Le patate possono essere messe in cantina (o dovunque faccia freddo, sia buio e al riparo
dal gelo). Se ci sono ancora carciofi, è il momento di finirli. Poi si lasciano stare, coperti da uno strato di paglia, per ripararli dal gelo. Nei luoghi dove ciò è possibile, è una buona idea
coprire il terreno ad asparagi di alghe marine, di concime o di ambedue contemporaneamente.
Campo A: è il momento di togliere piselli e fagioli, anche quelli rampicanti, la soia e altre specie della famiglia, che si vogliono essiccare e conservare per l'inverno.
Questo campo è destinato alle crocifere invernali e primaverili, piantate forse tardi, ma poco male, dato che hanno potuto prosperare finora nel campo di "parcheggio". I cavoli
approfitteranno della calce rimasta dopo i piselli e i fagioli e del residuo dell'abbondante concimazione fatta alle patate. Una volta eliminate le erbacce, è utile coprire di pacciame con composta i
cavoli, ma bisogna dare una caccia accanita alle lumache.
Campo B: Tutte le piante di questa striscia di terreno (che sono a breve stagione di crescita), devono essere già state raccolte. Una volta ripulito il terreno, bisognerà
rivoltarlo leggermente con i forconi e seminarvi sopra segale invernale come concime vegetale. Sfortunatamente, non è facile tentare di seminare trifoglio per questo uso, perché è ormai tardi; va
bene soltanto un prodotto che cresce anche d'inverno, come la segale.
Campo C: Le pastinache possono restare nel terreno indefinitamente. Una volta interrato, il sedano sopravviverà a buona parte dell'inverno. Il resto delle verdure a radice va
raccolto in settembre e messo al sicuro. Le barbabietole richiedono molta attenzione nella raccolta, perché, se si graffiano, "sanguinano". A mano a mano che si ripulisce il terreno, si
può seminare segale invernale, almeno fino alla fine di settembre. Questo campo andrà a patate l'anno seguente, e ora si può cominciare a concimarlo.
Campo D: Il raccolto principale delle patate si fa abbastanza tardi, prima dell'arrivo del gelo intenso. I tuberi così si irrobustiranno sotto terra e si conserveranno meglio.
Questo metodo non vale però per le colture da seme e oggi si va diffondendo l'estirpazione precoce dei culmi, per eliminare gli afidi. I tuberi dovrebbero restare al sole per un giorno e mezzo al
massimo, ad asciugare e a far indurire la buccia; quindi vengono messi sotto paglia o portati al coperto. I porri vanno interrati e rappresentano una riserva per l'inverno.
Appezzamento a frutta: eliminare il sistema radicale delle fragole, pulire il terreno ed effettuare una buona concimazione superficiale con concime o strame. Tutta la frutta va
raccolta a mano a mano che matura, poi si mettono mele e pere in un magazzino fresco, ma non esposto al gelo, senza che si tocchino. Tagliare col potatoio i rami vecchi dei lamponi, lasciando quelli
giovani. A novembre e dicembre potare il ribes. Se il terreno non è troppo umido, in novembre si possono piantare nuovi alberelli da frutto.
Nei campi vengono coltivate erbe (trifoglio, erba medica, ecc.) che poi vengono falciate, lasciate leggermente appassire al sole e successivamente interrate con l'aratura, in
modo tale da fornire sostanza organica al suolo. Il rospo mangia parassiti come chiocciole, lumache, cavallette.
Per quanto riguarda le api, nel mese di settembre si tolgono i melari, riducendo le famiglie al nido e per quelle piccole riducendo anche queste. Nelle zone dove manca totalmente il
raccolto estivo, fare un po’ di nutrizione stimolante. Nel mese di ottobre bisogna cominciare a portare a termine l’operazione di invernamento. Essa avrà un’importanza decisiva sul futuro
raccolto. Riordinare il magazzino di apicoltura: dividere i vuoti dai pieni, onde siano pronti per la primavera. Le api hanno bisogno solo di tranquillità.
Si dice che il rigongolo (Oriolus oriolus) prima di partire, a settembre, chiami il freddo. Può darsi che questo uccello, che pratica i boschi di latifoglie, l’unico
variopinto delle nostre terre coi colori giallo rosso e nero, rinforzi come dicono i contadini, il suo canto alla stagione dei fichi, di cui è ghiottissimo. Infatti, se ne impinza fino a divenire
bello grasso e qualcuno in questo periodo sente nel suo canto le parole: “E’ maturo ‘l fio...”. In realtà ha un richiamo sonoro e melodioso, vagamente: ghyake, yake, yake e un avviso
di pericolo del tipo: sprokrr sprokrr... Il freddo arriva mentre il rigongolo parte per l’Africa.
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