Lingua lunga
(Serapias vomeracea)


La Serapide decisamente più frequente presso Balsorano è la Serapias vomeracea. Nonostante che io l'abbia trovata soltanto in una località, nel punto in cui l'ho rinvenuta è diffusa a tal punto che forma quasi un prato di affascinanti orchidee sotto le più alte erbacce che nascondevano la loro bellezza. E' molto facile scoprirla tra prati aridi o in macchie nel periodo di maggio inizio giugno. Oltre che presso una stazione a Balsorano, la pianta aumenta la lista delle Orchidaceae presenti presso l'ormai famosaserapias cordigera (per i lettori del sito) casa dei miei zii. Tuttavia quest'anno, nella stessa località in cui l'anno scorso era fiorita, è stata mangiata dalle pecore in pascolo. Fare l'etimologia del genere Serapias mi è molto difficile, probabilmente le è stato dato in onore alla dea egiziana Serapide (in greco antico Sàrapis, Sarapidos) da un noto medico farmacologo greco Dioscorìdes (Dioscoride). Infatti, più correttamente era chiamato Sarapias, Sarapiàdos, a differenza della forma meno corretta ai tempi antichi (però non scorretta) di Serapias, Serapiados, latinizzata in Serapias, Serapiadis e resa in italiano nei nomi con singolare in "e" e plurale in "i" (Serapide, Serapidi). L'etimologia del nome della specie è molto più semplice; l'epichilo v. fig.1, in altre parole quella parte del labello a forma molto acuta che spunta dal casco perigoniale ha la forma di un vomero. Cos'è il vomero? In proposito cito le sagge e solenni parole del caro amico dizionario: il vomere è una parte dell'aratro costituita da una lama triangolare utilizzata a fendere in senso orizzontale la terra. Raramente è detto anche vomero (i contadini del Sorano utilizzano più frequentemente tale forma).

La pianta è alta dai 20 ai 50 cm, spunta da bulbi chiari e sferici. Nella maggior parte delle Orchidee lo stelo parta direttamente dai bulbi, a volte invece, nella Serapias vomeracea, il fusto è collegato alle radici da piccoli rizomi, tipologia di apparato radicale questa, detta "a Rizotuberi peduncolati", frequente anche nel genere Ophrys e in molte altre Serapidi. Le foglie variano di specie in specie il loro aspetto generalmente da lineari a lanceolate, acute (0.1-1 X 4-9 cm) e scanalate. L'infiorescenza è pauciflora (dal lat. pauci = pochi e flos-floris =fiori), in pratica che ha fiori radi (da 4 a 8). Il fiore delle Serapidi è davvero singolare (ciò che dico su ogni fiore di orchidea); nella Serapias vomeracea solo il lobo mediano del trilobo labello spunta fuori dal "casco" composto dai sepali. Detto epichilo, il già menzionato lobo (8-11 X 22-27 mm), coperto da una folta peluria, è colorato di rosso ruggine o molto raramente tendente al giallo. Sempre è distaccato dagli altri 2 lobi che formano l'ipochilo, dal color purpureo-nerastro sul margine. Aprendo un fiore di Serapide notiamo subito tale caratteristica. Il colore dei sepali spesso varia dal grigio roseo al violaceo intenso. La pianta vegeta preferibilmente nel piano collinare, in prati aridi o in macchie di tutta Italia; solo in Val Padana è molto rara e in gran parte della Puglia dove è però molto più frequente la Serapias orientalis apulica Nelson detta Lingua pugliese poiché è un endemismo della costa adriatica meridionale (dal Gargano a Ostuni)

 

IL VOLGO L'HA CHIAMATA ANCHE: Serapide vomeracea (a forma di vomero), Serapide maggiore, Lingua maggiore, Vomeretto.

ALTRI NOMI SCIENTIFICI: Serapias longipetala (Ten.) Pollini, Helleborine longipetala Ten., Serapias vomeracea subsp. longipetala (Ten.) Bauman, Serapiastrum vomeraceum (Borm.) Schinz & Theleung, Serapias pseudocordigera (Sebastiani) Moricand, Serapias senii Renz., Serapias cordigera subsp. vomeracea (Burman) Sunderman.

Antonio Di Pede


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