I Cypripedium, tra le orchidee più belle e
desiderabili come forma, grandezza dei fiori, colori e profumi, sono anche, purtroppo tra
quelle che pongono più problemi di coltivazione.
O meglio
pongono grossi problemi di coltivazione nei climi temperati. Infatti sono
quasi tutte specie o da climi freddi o di alta montagna, richiedendo per cui temperature
estive fresche ed inverni anche piuttosto rigidi.
Per chi vive in montagna, queste orchidee possono rivelarsi relativamente semplici da
coltivare. Al contrario, chi vive in pianura o al sud, dovrà escogitare sistemi in grado
di tenere le temperature estive piuttosto basse e dovrà pure stare molto attento alle
temperature invernali, in genere fin troppo calde.
Molte specie ed ibridi infatti richiedono anche 4 mesi di temperature sotto i 5°, periodo
in cui entrano in riposo e sopportano bene temperature di molti gradi sotto zero.
I Cypripedium si presentano come rizomi striscianti che crescono poco
sotto terra, da cui nascono dei getti annuali, che spuntano in primavera e si seccano in
autunno.
Per alcune specie i rizomi crescono di pochi cm all'anno, biforcandosi solo di tanto in
tanto o facendo anche numerosi getti nuovi all'anno, mentre altre specie hanno rizomi che
si allungano anche di 15/20 cm ad ogni stagione vegetativa.
Intanto un avvertimento. Comprare una pianta di Cypripedium vuol dire
farsi carico di una notevole responsabilità. I Cypripedium sono piante spesso rare in
natura, generalmente molto più rare di molte altre orchidee, di alcune specie sono stati
trovati solo pochi esemplari, che a volte trovano difficoltà a moltiplicarsi nel loro
stesso ambiente. Per di più i loro habitat naturali sono minacciati dall'espansione
dell'uomo, dalle strade, dalle fabbriche, dai campi coltivati ... e da noi stessi amatori.
La mia e vostra responsabilità sarà quella di accudire queste piante come fossero (ed in
effetti lo sono) gioielli, rare gemme della natura. Fare il possibile per farle
sopravvivere e se possibile, per moltiplicarle e diffonderle. Non acquistate Cypripedium
se non pensate di potergli dare le cure che richiedono.
Se ne acquistate 'per prova' scegliete le specie più 'facili'. Informatevi di ciò che
richiedono PRIMA dell'acquisto.
Ok, adesso che ho fatto la doverosa predica, passiamo a vedere come si
possono coltivare ;-)
Il composto
Considerando che deve stare quasi costantemente umido è di vitale
importanza che abbia un drenaggio ottimale, che sia leggero, che non si compatti e
che non soggetto a ristagni, pena marciumi in grado di uccidere la pianta in tempi anche
brevi. Quindi sono fondamentali composti molto ben drenanti, che non rimangano zuppi a
lungo dopo le annaffiature.
Un ottimo materiale di partenza, base di molti mix che vengono usati per i cypripedium, è
la ghiaia di pomice. Un altro buon materiale è l'argilla espansa usata per l'idrocoltura.
Altri materiali usati per i composti sono: sabbia, ghiaia, bark, aghi di pino, pezzetti di
legno e terriccio di bosco.
Per le specie non acidofile (sezione Cypripedium in generale) che
vogliono un pH neutro, sul 7, un composto che uso è:
3 parti pomice
2 parti sabbia
1 parte argilla espansa
1 parte bark fino
1 parte terriccio
Per le specie che richiedono composti più calcarei si può aggiungere sabbia o ghiaia
calcarea, gusci d'uovo tritati, osso di seppia tritato (ma solo se molto ben lavato!).
Per le specie acidofile (reginae, formosanum ed altre) che amano un pH
di circa 6/6,5 invece può essere:
2 parti pomice
2 parti sabbia silicea
1 parte bark fine
1 parte aghi di pino
Sul fondo del vaso va messo un strato di drenaggio di almeno 5/10 cm
composto da argilla espansa (per le prime) o ghiaia silicea (per le seconde).
Per quanto riguarda le prime, in teoria dovrebbero gradire una stratificazione del
composto, con il drenaggio, poi uno strato fondamentalmente minerale su cui si posa il
rizoma e le radici, quindi uno strato superficiale con un po' di materiale organico.
Questo perché in natura i rizomi e le radici crescono al livello della separazione tra lo
strato di humus e terricio superficiale con lo strato roccioso sottostante.
Questi composti possono essere usati indifferentemente in vaso o in giardino.
Vaso vs Giardino
Entrambi i metodi hanno pregi e difetti. Il primo presenta "un
'ambiente" più facilmente controllabile, ma più soggetto a variazioni repentine. In
giardino (piena terra) sicuramente le condizioni sono più stabili, ma più difficilmente
controllabili.
Un vaso si inzuppa e si asciuga più facilmente e velocemente, quindi va controllato
costantemente, va fatta più attenzione. Ma ha il vantaggio di poterlo spostare in caso di
'bufera' e si possono controllare più facilmente attacchi di malattie e parassiti
(dannosissime lumache e limacce, ghiotte di getti e rizomi, che possono falciare una
pianta in pochi minuti).
Parassiti, piogge fuori stagione e bufere varie sono i pericoli maggiori della
coltivazione in piena terra. Tuttavia, se si riesce a controllare questi elementi, le
piante crescono solitamente più forti e grandi, il livello di acidità ed umidità del
suolo varia molto più lentamente (con minor pericolo quindi di trovare il composto
dannosamente asciutto) con gran beneficio di queste piante.
Le temperature
Praticamente utti i Cypripedium sono piante da climi freschi,
anzi, diverse specie sono da climi freddi. Crescono ad altezze che vanno dal
livello del suolo (in Alaska e Siberia) ai 5.000 metri (sulla catena himalaiana). Man mano
che si scende verso l'equatore, e quindi verso climi più caldi, l'altezza a cui crescono
aumenta.
Sono temperature più o meno assimilabili a quelle delle nostre montagne del centro-nord.
Si può ben capire quindi che coltivandoli in pianura si può andare incontro ad alcune
difficoltà, la principale delle quali è di riuscire a tenerli freschi in estate.
Chi ha una serra provvista di cooler ad evaporazione può trovare condizioni ottimali
mettendo i vasi proprio di fronte al flusso di aria fresca. Chi ne è sprovvisto può
cercare di tenere fresca almeno la temperatura alle radici.
In questo secondo caso, è utilissimo il coccio. Infatti traspirando, l'evaporazione
riesce ad abbassare le temperature all'interno del vaso almeno di qualche grado rispetto
alla temperatura ambiente, a patto che non riceva sole diretto.
Un buon sistema di abbassarla di qualche ulteriore grado è quello di inserire il vaso in
un altro più grande, mettendo dell'argilla espansa nello spazio tra i due. In questo
modo, aumentando di non molto il volume, si aumenta tantissimo la superficie soggetta ad
evaporazione, riuscendo a far abbassare la temperatura interna del composto in maniera
notevole, perlomeno finanto che il coccio e l'argilla espansa restano umidi.
In inverno le temperature dovrebbero scendere per circa 3-4 mesi (per alcune specie anche
di più, fino a sei) sotto i 5°.
Se le vostre zone non hanno inverni abbastanza freschi, è opportuno togliere i rizomi dal
vaso in autunno (quando secca la parte aerea) e metterli a riposo in frigorifero, dopo
averli 'imbustati' in compagnia di qualche ciuffo di sfagno umido e tenerceli da
novembre/dicembre a febbraio/marzo.
Le annaffiature
E' consigliato usare un'acqua il più pura possibile. L'acqua piovana
è in assoluto la migliore, altrimenti si può usare acqua da osmosi inversa. Per le
specie che vivono in suoli calcarei è possibile usare anche l'acqua della conduttura, a
patto di lasciarla decantare un paio di giorni per far evaporare il cloro. Se viene usata
l'acqua della conduttura è di vitale importanza cambiare composto ogni anno. Questo
perché le radici dei Cypripedium sono molto delicate e sono assolutamente intolleranti
agli accumuli salini. Da evitare nel modo più assoluto l'acqua degli 'addolcitori'
casalinghi.
Il composto deve rimanere costantemente umido, perché le riserve dei cypripedium
consistono nel solo rizoma che è piuttosto 'smilzo', ma non costantemente zuppo,
altrimenti si va incontro a marciumi.
Le fertilizzazioni
La frequenza e la concentrazione delle fertilizzazioni dipendono molto dalla
composizione del composto. Se viene usato un composto molto ricco di humus o materie
organiche, si può anche evitare le concimazioni, o al limite darne un paio all'anno. Se
invece viene utilizzato un composto quasi totalmente inorganico, allora conviene
fertilizzare ogni 2-3 annaffiature. Le concentrazioni devono essere in ogni la materia
organica: ogni 2-3 annaffiature con concentrazioni da 1/10 a 1/20
In ogni caso prima di fertilizzare nuovamente conviene dare un'annaffiata molto
abbondante, in maniera che l'acqua che fuoriesce dal vaso si porti via i residui della
fertilizzazione precedente.
La luce
Contrariamente a quanto si possa pensare, la maggior parte dei
Cypripedium amano alti livelli di luminosità. Anche se il sole diretto estivo può
danneggiare le foglie con bruciature, qualche ora di sole al mattino è benefica. Conviene
quindi trovare posizioni riparate ma molto luminose, più luminose di quelle che
gradiscono la maggior parte dei loro cugini Paphiopedilum.
Le specie e gli ibridi
Le specie abitualmente coltivate sono relativamente poche. Questo per
la difficoltà intrinseca che pone la coltivazione dei Cypripedium, per la difficoltà di
reperire le piante e non ultimo per il costo che hanno. Alcune specie comunque sono in
coltivazione da oltre un secolo, altre solo da pochi anni. Esistono inoltre anche alcuni
ibridi.
Cypripedium calceolus
Il cypripedium più conosciuto e studiato, dato che il suo areale di crescita comprende
anche l'europa occidentale. Il fatto di essere la più grande e vistosa orchidea europea
ha causato non pochi problemi a questa specie, che è stata soggetta a raccolte almeno da
un paio di secoli ed adesso rischia l'estinzione, almeno dalle nostre parti. Fa uno,
raramente due, fiori piuttosto grandi, sui 10 cm, dal labello giallo, con sepali e petali
scuri. Le piante arrivano ad un'altezza di anche 60/70 cm. Il C. calceolus richiede
temperature fresche, terreni sostanzialmente neutri o leggermente acidi, con aggiunte di
ghiaie calcaree, ben drenanti. Purtroppo la coltivazione non è assolutamente facile ed è
sconsigliabile per chi non abbia esperienza con altri Cypripedium. In natura vive in
boschi aperti, luminosi, su suoli natura calcarea, ma ricoperti da uno strato di humus, su
cui spesso crescono muschi. Ecco perché gradisce anche composti leggermente acidi.
Cypripedium flavum
Anche questa specie proviene dalla Cina. Porta un fiore giallo, raramente due, a volte
maculato di rosso, molto bello e di dimensioni notevoli, con un labello di 3-5 cm
piuttosto sferico. La pianta viene alta fino a circa 60 cm e vive in Cina, tra i 2500 ed i
3500 metri, in boschi a perti o coste erbose, di natura calcarea. Vuole composti
assolutamente molto drenanti, poveri di materia organica, con pH neutro o leggermente
basico. Può essere coltivata anche in pomice pura. Visto che il terriccio contiene
pochissimi elemente, va concimata blandamente ma molto spesso. Richiede temperature
piuttosto fresche. Se si riesce a trovare un giusto equilibrio di composto, concimazioni e
temperature, può emettere numerosi nuovi getti ogni anno. Composti troppo organici o che
ritengono troppa acqua causano facilmente marciumi. Se si assicura un composto adatto
questa specie cresce e si moltiplica facilmente.
Cypripedium formosanum
Solitamente è considerato il Cypripedium di più facile coltivazione. Proviene da Taiwan,
dove cresce in montagne tra i 2000 ed i 3000 metri, in boschi aperti, in prossimità di
ruscelli o sorgenti. La parte aerea è formata da uno stelo con due curiose foglie a
ventaglio, dal cui centro parte lo stelo fiorale. Il fiore è piuttosto grande, sui 10 cm,
di colore bianco rosato con macchioline rosa, con un labello che si presenta in posizione
più o meno verticale.
Rispetto alle altre specie, perdona assai meglio eventuali errori di coltivazione, ma è
più sensibile al freddo. La vegetazione annuale inizia il suo sviluppo verso febbraio,
attenzione quindi alle gelate tardive, che possono far abortire il fiore e riportare
severi danni alla pianta intera. Al limite può essere coltivato in serra fredda,
considerato che pare siano sufficienti un paio di mesi a 10° o poco meno per il riposo.
Vuole fertilizzazioni più frequenti rispetto alle altre specie, quindi concimare (alla
stessa bassissima concentrazione) ogni 15-30 giorni tra aprile e settembre, con una pausa
tra luglio e agosto.
Il pur simile Cypripedium japonicum è di coltivazione assolutamente più
difficile, tanto da dare notevoli grattacapi pure ai coltivatori più esperti.
Cypripedium henryi
Specie cinese, affine al calceolus, alta fino ad una sessantina di centimetri. Porta
solitamente 2 fiori, snelli, di circa 10 cm, di colore verde uniforme. La mancanza di
colori vistosi tuttavia è compensata da un'eccezionale ed intenso profumo, nonché dalla
facilità di coltivazione. La specie cresce in Cina, tra i 1800 ed i 2800 metri, in boschi
aperti o prati, su suoli calcarei. Al composto va quindi aggiunta ghiaia dolomitica o
qualche altro materiale in grado di apportare calcio. Se si invasa in un composto leggero
e drenante, con alti percentuali di pomice e ghiaia (o sabbia) calcarea e solo un po' di
bark e terriccio, cresce e si moltiplica senza troppi problemi.
Cypripedium macranthos (o macranthum)
Questa bellissima specie ha un'areale di crescita molto vasto, che va dagli Urali al
Giappone, dal circolo polare a Taiwan. La pianta, alta fino a 60cm, porta un singolo
fiore, di dimensioni generalmente piuttosto grandi, fino ai 13-14 cm, con colori che
variano dal porpora/magenta intenso al bianco puro, al crema. Sono conosciute molte
varietà, la maggior parte delle quali valide solo ai fini orticoli, come la var.
hotei-atsumorianum dal fiore enorme e dai colori intensi, proveniente dal Giappone.
Gradisce composti da leggermente basici a leggermente acidi, con una buona percentuale di
pomice. A seconda della provenienza richiede temperature piuttosto fresche anche in estate
o può sopportare climi un po' più caldi.
Cypripedium parviflorum e pubescens
Le 'sorelle' nordamericane del C. calceolus, a cui assomigliano notevolmente. Si
distinguono tra loro per pochi particolari, se si escludono le dimensioni. Il C.
pubescens infatti arriva ad altezze di 80 cm, con fiori di dimensioni notevoli (petali
lunghi fino a 10 cm, labello fino a 6x3 cm), mentre il C. parviflorum è
notevolmente più piccolo, arrivando al massimo a circa 60 cm (ma generalmente è più
piccolo), con fiori grandi circa la metà (petali fino a 5 cm, labello fino a 3x2 cm) .
Nel pubescent sepali e petali sono solitamente più chiari che nel parviflorum, in alcune
piante sono quasi gialli. Come coltivazione vogliono più o meno le stesse cose del
calceolus anche se preferiscono terreni leggermente acidi, quindi privi del calcare e
magari con aggiunte di aghi di pino, soprattutto il C. parviflorum. Il C.
parviflorum gradisce e sopporta composti più umidi del C. pubescens. Sono
adesso considerate come varietà della stessa specie e li troviamo quindi anche con i nomi
C. parviflorum var. parviflorum e C. parviflorum var. pubescent.
Cypripedium reginae
La bellissima 'Showy Lady Slipper' nordamericana è una delle specie di coltura più
semplice, oltre ad essere uno dei Cypripedium più grandi e dal fiore più vistoso. La
pianta viene alta fino ad 85 cm e porta uno o due fiori di circa 10 cm, rotondeggianti,
bianchi con il labello rosato che ricorda come forma e colori i cugini Paph. delenatii
e Phrag. schlimii. Sopporta composti più bagnati di molti altri Cypripedium in
quanto cresce solitamente in zone paludose. Il composto, in cui può entrare anche una
forte componente organica, mista a sabbia silicea, deve risultare leggermente acido.
Cypripedium x ventricosum
Parte degli areali di C. calceolus e di C. macranthos si sovrappongono
(Siberia e Manchuria) e dove questo succede, si assiste a fenomeni di ibridazione tra le
due specie. Il C. x ventricosum è il risultato: l'ibrido naturale tra due dei Cypripedium
più belli e grandi. Il C. x ventricosum assume caratteristiche intermedie tra le due
specie progenitrici, con colori spesso rosati, fiori di dimensioni generose, dalla forma
elegante, con petali affusolati e spiraleggianti, incantevole profumo. Pianta robusta, non
pone eccessivi problemi di coltivazione. Alcune piante, chiamate C. manchuricum o
C. barbeyi sono riconducibili al C. x ventricosum. Come coltivazione va
trattato come il C. macranthos, quindi con composti ben drenanti e temperature
fresche anche in estate. Si trovano anche piante riprodotte artificialmente che
differiscono da quelle naturali solo per il nome: C. Ventricosum (in maiuscoletto)
Altri cypripedium scarsamente presenti in coltivazione:
Cypripedium himalaicum, tibeticum, smithii, corrugatum
Specie affini al C. macranthos, di difficile coltivazione nelle nostre zone. In natura
infatti crescono sulle pendici dell'Hymalaia, ad altezze anche notevoli (fino ai 5.000
metri), dal clima rigido, con inverni lunghi e freddi ed estati molto brevi.
Cypripedium margaritaceum ed affini
Un bellissimo gruppo di specie cinesi che presenta corti fusti, due belle foglie ovali con
maculature porpora e dei fiori particolari, di dimensioni non eccezionali ma altamente
suggestivi. Purtoppo la loro coltivazione è difficile e non ancora molto sperimentata. In
definitiva non consigliabili per chi comincia
Cypripedium irapeanum ed affini
Bellissima specie messicana, con fusti alti fino ad un metro e mezzo che porta diversi
fiori gialli, molto grandi, che si aprono in successione. Altre due specie simili, ma di
dimensioni più piccole sono originarie del MessicoNon si hanno notizie di coltivazione
con successo al di fuori del Messico.
Altre specie affini al C. calceolus
Molte bellissime (e spesso rarissime) specie fanno parte di questo gruppo: C. montanum,
C. fasciolatum, C. farreri, C. cordigerum, C. shanxiense, C.
segawai ed altri.
Tra questi, quello più facilmente riscontrabile in coltivazione è il C. segawai,
una rara specie nativa di Taiwan. Pur essendo molto piccolo rispetto ad altre specie (una
vera miniatura) è relativamente frequente in coltivazione, a causa della relativa
semplicità di coltivazione. Va trattato più o meno come il C. henryi di cui è
stretto parente, anche se, per via delle sue piccole dimensioni, ha bisogno di maggiori
attenzioni, soprattutto per quanto riguarda l'umidità. E' di vitale importanza infatti
che il composto non si asciughi mai del tutto. La pianta, che viene alta solo 10-20 cm,
porta uno o due fiori gialli, a volte macchiettati di rosso, molto carini.
Cypripedium acaule
Questa specie rappresenta un caso emblematico. Piuttosto diffusa in coltivazione si trova
in vendita con una certa frequenza. Tuttavia è una delle specie più restie alla
coltivazione. Alcuni riportano moderati successi coltivandola in sfagno puro o in un mix
di sabbia silicea e sfagno. Tuttavia non sembra che in coltivazione riesca a sopravvivere
più di due o tre anni. In ogni caso il composto deve essere terribilmente acido, con pH
tra 3,5 e 4.
Ibridi artificiali
Oltre ad un certo numero di ibridi naturali, tra i quali il C. x ventricosum è il più
famoso, sono stati registrati negli ultimi anni un certo numero di ibridi artificiali,
creati quasi tutti da due sole persone: Carson Whitlow e Werner Frosch. Tra i più famosi
abbiamo i C. Gisela (parviflorum x macranthos), Emil (parviflorum x calceolus), Rascal
(kentuckiense x parviflorum), oltre ai primi due in assoluto che fecero, in qualche modo,
scalpore: C. Genesis (reginae x pubescens, Whitlow 1987) e C. Promises (formosanum x
acaule, Whitlow 1988).
Pur essendo solitamente più forti e robusti dei loro genitori, questi ibridi sono ancora
piuttosto rari. La coltivazione di questi ibridi richiede condizioni più o meno
intermedie rispetto alle specie genitrici, anche se sembrano sopportare assai meglio
variazioni anche notevoli dall'optimum.
In definitiva, le specie che è possibile affrontare come 'prima prova'
sono drammaticamente poche. La scelta si riduce a: C. reginae, C. formosanum, C.
henryi e C. parviflorum. Se contiamo anche quelle 'quasi facili' possiamo
aggiungere C. macranthos, C. segawai,C. flavum. Naturalmente è
possibile cimentarsi con i vari ibridi. Tutte le altre specie sono altamente
sconsigliabili per un primo approccio.
Poniamo adesso che abbiate comprato un Cypripedium. Solitamente vengono
spediti tra novembre e febbraio, durante il riposo.