Paphiopedilum
(Cypripedioideae)


paphiopedilum ibridoI Paphiopedilum, le "orchidee scarpetta",sono uno dei generi di orchidea più conosciuti, apprezzati e coltivati del mondo. Sono orchidee terrestri, al contrario della maggior parte dei generi tropicali comunemente coltivati.

La particolarità della sottofamiglia delle Cypripedioideae, alla quale questo genere appartiene è quella di avere una struttura assai differente dal resto delle altre orchidee (non a caso c'è chi propone di separarle dalle orchidee e farne una famiglia a sé) soprattutto per quanto riguarda il fiore (non tanto per il caratteristico labello a forma di pantofola, quanto per la colonna a forma di scudo).

Paphiopedilum ibrido, sukhakulii e bellatulumHanno un rizoma abbastanza accorciato da cui si sviluppano i ciuffi di foglie (sono simpodiali anche se mancano completamente gli pseudobulbi) ed i fiori. Le molte specie del genere sono diffuse in tutta l’Asia sud orientale, dall’Himalaya alla Nuova Guinea, quindi con habitat assai differenti. Alcune specie (P. insigne,P. spicerianum, ed in generale quelli a foglie verdi uniforme e fiore singolo), quelle che provengono dalle regioni himalayane o comunque da regioni montane amano temperature fresche con minime invernali intorno ai 10°-12° e massime estive sui 25°, mentre altre (quelle a foglia variegata e quelle a foglia verde con fiori multipli), che provengono da regioni con clima più "tropicale" amano temperature da serra calda con minime invernali intorno ai 16°-18°. Tutte però amano condizioni di luce tenue e non sopportano la luce piena del sole che può bruciare le foglie, inoltre (essendo terrestri) gradiscono un substrato più umido della maggior parte delle orchidee epifite. Infatti il motto base sulle annaffiature (se non sei sicuro, aspetta) per i Paphiopedilum va rovesciato (se non sei sicuro, bagna). Le radici in effetti sono molto delicate (anche se il loro aspetto robusto e peloso potrebbe far pensare altrimenti) e desiderano che il composto sia sempre umido anche se non zuppo. Anche se vengono bene in bark puro, è bene aggiungere una certa quantità di torba e/o foglie di faggio tritate, in modo che assorba più acqua e rimanga umido più a lungo. Con un composto di questo tipo, si può quasi fare a meno di ogni fertilizzazione, anche se, per aiutare lo sviluppo e la fioritura, è bene dare di tanto in tanto (basta una volta al mese o più) diluito il doppio rispetto Paphiopedilum Wiston Churchillalle normali orchidee (quindi diluito 4 volte rispetto alle indicazioni delle etichette). I nuovi getti maturano in uno-due anni (a seconda della bontà delle condizioni colturali) e fioriscono un'unica volta, dopodiché passano il testimone ai nuovi germogli, quindi se comprate una pianta in fiore con solo uno o due ciuffi di foglie è probabile che l'anno successivo non fiorisca. Però non vi disperate, se sono coltivate bene rifioriranno sicuramente anche se con un anno di ritardo.

Tutti i Paphiopedilum andrebbero rinvasati ogni due anni, in quanto il composto, essendo sempre umido, si degrada piuttosto velocemente e se si rimanda quest'operazione troppo a lungo, potrebbero asfissiare le radici a causa del cattivo drenaggio. Il vaso va scelto non molto più grande della pianta, così le radici, crescendo, occupano più velocemente lo spazio rimasto libero. Durante il rinvaso si possono effettuare le divisioni facendo gruppi di 2-3 ciuffi, anche se è consigliabile tenere la pianta intatta il più a lungo possibile. Come composto si può usare bark di media pezzatura con aggiunte di pezzi di polistirolo (che tra l'altro è ottimo per effettuare uno strato di drenaggio sul fondo del vaso), spugna, torba, carbonella e foglie di faggio.

paphiopedilum ibridoAttualmente in commercio è molto più facile trovare gli ibridi che le specie botaniche, anche se queste ultime (anche se con fioriPaphiopedilum ibrido più piccoli o meno colorati) sono spesso più graziose o particolari dei propri discendenti. Gli ibridi, che solitamente sono ottenuti da specie sia da temperature fredde che calde, si accontentano di temperature medie sui 15°, anche se resistono a variazioni assai meglio dei genitori e quindi tollerano temperature dai 10° ai 18°. Questa resistenza a temperature anche non ideali, unita al fatto che si accontentano di condizioni di luce anche scarsa e che rifioriscono senza troppi problemi, fa di loro delle ottime piante da appartamento, a condizione che si possa fornire loro un’adeguata umidità ambientale, almeno intorno al 60% (meglio 70-80%). Sempre a riguardo degli ibridi, c’è da fare una distinzione tra le diverse tendenze che si sono sviluppate nel tempo; fino a non molti anni fa, infatti, le ibridazioni tendevano ad ottenere fiori che avessero grossePaphiopedilum Deperle dimensioni e forme generosamente tondeggianti, nei quali la parte da padrone la facevano il P. insigne (per il colore e la dimensione) ed il P. bellatulum (per la forma tondeggiante).

Le nuove ibridazioni tendono invece ad avere fiori multipli e di colori pastello, con forme più slanciate, oppure fiori piccoli ma rotondi ed intensamente colorati. Le specie che più ricorrono nei nuovi ibridi sono il P. rothschildianum (per le dimensioni e la forma del fiore), il P. chamberlanianum (per il delicato colore rosa che conferisce agli ibridi), il P. sukhakulii (per la particolare forma del fiore) e quelli della sezione "parvisepalum" (per i vivaci colori, la compattezza delle piante e le forme "nuove") come ad esempio il P. armeniacum che è di colore giallo vivo o il P. micranthum dai petali variegati e dal grande labello rosa.

Per ulteriori novità ed approfondimenti puoi leggere il nuovo aricolo sulle cypripedioideae e le note sul genere Paphiopedilum


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