Stress

 

 

Definizione di Stress
"Sindrome generale da adattamento", Seyle 1936

In fisica, la parola stress indica la reazione di opposizione dei materiali al carico eccessivo. Nella lingua inglese vuol dire "accentuare" e "porre in risalto". In psicologia i due gruppi di significati sono integrati : lo stress è la risposta psicofisica ad una quantità di compiti (cognitivi, emotivi o sociali) percepiti come eccessivi.

 Secondo le prime concettualizzazione risalenti al 1936, il processo stressogeno si articola in tre fasi: una prima fase di allarme, in cui il soggetto segnala l'esubero di doveri e mobilita le risorse per adempiervi; una seconda fase di resistenza in cui stabilizza le sue condizioni e si adatta al nuovo tenore di richieste, una fase conclusiva di esaurimento con la caduta delle difese, la comparsa di sintomi fisici come la spossatezza, fisiologici come la caduta immunitaria,emotivi come ansia, senso di impotenza e sfiducia.

 Fattori soggettivi determinano l'intensità e la durata della resistenza : in presenza di forti motivazioni ed entusiasmo, la persona resiste a lungo ad un sovraccarico di compiti. Quando non si dispone di risorse sufficienti perché si è presi da altre situazioni, anche una piccola quantità di compiti è avvertita come insostenibile e capace di scatenare lo stress: è il caso dell'inefficienza sul lavoro, quando non è causata da difficoltà interne al lavoro stesso, ma dipende da problemi nella vita privata, che si ripercuotono sul modo di svolgere le incombenze professionali, e le rendono più alienanti di quanto siano.

Effetti cognitivi ed emotivi
Come cambia la percezione di sé e degli altri

La persona sotto stress cambia la percezione di sé : prova complessi di inferiorità e di impotenza, sopravvaluta persone e situazioni, perde fiducia in sé e nella sua capacità di incidere sugli eventi. Diventa insicura, ansiosa e demotivata.

Ingigantisce difficoltà e davanti a situazioni di ambiguità e di contraddizione, reagisce con ansia e intolleranza, perché avverte intensamente l'esigenza di chiarezza, ordine e rigore. Risulta meno creativa e tende a comportamenti stereotipati. La condizione opposta allo stress è il comfort: produce distensione e serenità, orgoglio e consapevolezza dei propri meriti, autonomia e sicurezza, predispone alla creatività e all'originalità.

Una situazione limite
L'isolamento

Una particolare tipologia di esprimenti ha monitorato gli effetti cognitivi ed emotivi dell'isolamento,cioè di circostanze di prolungata alienazione, di assenza di stimoli e di interazione, come si verifica nei monasteri, nelle navicelle, nei sottomarini, nelle carceri o nelle altre situazioni di vita di confino. Sono state riprodotte anche in laboratorio situazioni analoghe di privazione sensoriale e precisamente di:

  • privazione sensomotoria, ottenuta costringendo all'immobilità
  • privazione uditiva con stanze insonorizzate
  • privazione visiva parziale con maschere omogeneizzanti che riducevano il campo visivo del soggetto che le indossava

Effetti: gli spazi chiusi e la mancanza prolungata di contatti sociali incentivano l'immaginazione, nei casi più estremi provocano esperienze di allucinazione. La monotonia, la noia, la stanchezza, sollecitano il pensiero analitico e frammentato, l'attenzione ai particolari, la capacità di cogliere differenze, ambiguità e contraddizioni. Si verifica una "saturazione da omogeneità" che attiva il bisogno opposto di complessità. Si sviluppa la capacità di "spaccare il capello in quattro" per rendere l'esperienza più eterogenea e variegata. Invece la situazione opposta all'isolamento è il sovraccarico sensoriale e induce la sintesi e il desiderio di semplicità, regolarità e omogeneità.

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