La ex-cabinovia "pulsè" dei Tondi di Faloria


Nel 1951 la Ceretti & Tanfani predispose un impianto bifune con quattro cabine, il quale serviva per la risalita dal pianoro del Faloria, da quota 2123 m s. l. m., fino ai Tondi di Faloria (dove tuttora si trova la "Capanna Tondi") a quota 2327 s. l. m.

L'impianto comprendeva due stazioni (motrice e rinvio) ed un unico traliccio posto poco distante la stazione a monte.

Le quattro cabine erano poste equidistanti l'una dall'altra a chiudere l'anello trattivo, il quale funzionava in modo simile alle seggiovie, ma con fermata al giro-stazione.

 

Schede tecniche della Ceretti & Tanfani riguardanti la cabinovia "Tondi di Faloria"

 

Cosicchè la linea procedeva nel seguente modo: mentre due cabine si trovavano alle rispettive stazioni, le altre due venivano a trovarsi in linea, una di fronte all'altra, esattamente a metà del percorso. Questo era l'inconveniente più evidente dell'impianto. Infatti, mentre nelle stazioni di procedeva all'imbarco-sbarco dei passeggeri dalle due cabine terminali, i passeggeri che si fossero trovati nelle cabine in linea erano costretti ad aspettare fermi e sospesi nel vuoto.

 

Vecchia cartolina della cabinovia nella sua configurazione originaria

 

Per ovviare a tale inconveniente, la linea fu in seguito convertita in "va e vieni" (come le normali funivie) e le cabine furono poste in gruppi di due + due (in ogni gruppo la distanza tra le due cabine era di pochi metri) cosicchè da evitare lo spiacevole inconveniente dell'arresto dei passeggeri a metà linea.

La velocità della cabinovia era di circa 4,8 m al secondo.

 

Vecchia cartolina con la cabinovia convertita in "va e vieni"

 


 

Video della cabinovia in esercizio nel 1972

 


 

L'impianto rimase in esercizio fino ai primi anni '80 quando, inaspettatamente, successe una disgrazia. Quel giorno, mentre il gestore della "Capanna Tondi" si apprestava alla discesa per rientrare a casa, la vettura, avvicinandosi al traliccio, cadde nel vuoto senza lasciare scampo al passeggero.

La causa fu in seguito riconosciuta. Il cavo portante si spezzò all'imbocco della scarpa del pilone. Infatti, come per tutti gli impianti di risalita, le funi portanti, subiscono una pressione da schiacciamento e conseguente sfregamento proprio in corrispondenza delle scarpe dei piloni, le quali al loro interno trattengono l'umidità e l'acqua piovana la quale contribuisce al deterioramento delle funi d'acciaio. Al fine di evitare ciò, le funi portanti degli impianti funiviari vengono periodicamente fatte scorrere di parecchi metri proprio per preservarle dall'usura.

In seguito al fatto, l'impianto venne smantellato. Tuttora esistono sul luogo la stazione inferiore (adibita al ricovero di attrezzature varie), il pilone e la stazione superiore.

La risalita viene ora assicurata da un servizio di navetta svolto con fuoristrada.

 


Un ringraziamento particolare a:

 

- Il Sig. Enrico Ghezze, direttore dell'impianto, e tutto il personale per la gentile e preziosa collaborazione e disponibilità per aver concesso la visita minuziosa alla funivia;

- L'amico Simone Bassi per aver fornito alcune schede tecniche della società "Ceretti & Tanfani";

- e tutti gli amici del forum per lo scambio informativo;

- Alcune immagini in formato cartolina sono di proprietà "Foto Ghedina - Cortina d'Ampezzo BL".

- I due filmati storici del 1939 presenti nel sito sull' inaugurazione della funivia sono di proprietà dell' Archivio Storico Istituto Luce.

 


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