Montecassino

Finita la leggenda il nonno ci mandò a letto perché si era fatto troppo tardi. Restammo sveglie tutta la notte per parlare della storia narrataci.
"E' stata  significativa"  disse  entusiasta
Caterina.
"Già è
stata magnifica questa storia" esclamò Martina seguita da Giorgia: "Trovo però che non sia niente di così eccitante".
"Non
capisci niente, è molto profonda e commovente", ribatté Ginevra. Continuammo così per l'intera nottata fino a quando il nonno si svegliò e venne da noi, "Siete ancora sveglie!!!",  disse "È tardi ora, non pensate più alla leggenda; domani ci sarà un sorpresa per voi". Dopo queste parole il discorso   mutò   repentinamente,   adesso parlavamo di quale potesse essere la sorpresa. Il giorno seguente il nonno entrò di buon ora nella nostra stanza e spalancò le persiane per svegliarci. Martina con il viso sotto le coperte cercava di nascondere i propri occhi dai raggi del sole, che entravano prepotentemente nella stanza, mentre Giorgia urlava: "Lasciatemi dormire". Intanto Caterina e Ginevra si erano già alzate e attendevano impazientemente per fare colazione. Dopo una mezz'oretta eravamo tutte pronte per partire e recarci in un luogo sconosciuto.
Questa volta il nostro abbigliamento era completamente diverso dal solito.  Sembravamo  4  turiste  americane. Giorgia aveva una gonnellina nera con una camicetta bianca e una maglietta di filo nera; Caterina uno scamiciato blu, una maglietta bianca e una felpa bianca e
blu in mano, Martina invece indossava una gonna blu con un twin-set bianco, e Ginevra una gonnellina blu, una maglietta a mezze maniche verde e una felpa blu e verde. Portavamo tutte un cappello e uno zaino in coordinato al vestito. Saliti in auto il nonno disse: " Siete pronte per andare a visitare Montecassino?". Noi  rispondemmo tutte in coro: "Si!!". Montecassino. era vicino ma il tempo sembrava non passare mai.
Per l'intero percorso non aprimmo bocca ed estasiate, ammirammo il paesaggio che via via si snodava sotto di noi come fosse un lungo serpentone. Tutto ci sembrava
nuovo, eppure quel luogo lo avevamo visitato tante volte. Il sole filtrava tra i rami degli alberi e rendeva l'atmosfera magica e pittoresca. La ricca e
verde vegetazione, a tratti era interrotta da radure  di un marrone intenso a causa dei frequenti incendi che avevano colpito la zona. Guardando giù cercavamo di scorgere ed individuare le varie strade della nostra Cassino, la scuola le nostre rispettive abitazioni.
Tutto ci sembrava diverso da lassù. Con la testa fuori dal finestrino cercavamo di catturare il tepore dei primi raggi del sole. Continuavamo a salire e già l'imponente costruzione si manifestava ai nostri occhi superba come non si era mai vista. 
L'Abbazia,  luogo  sacro,  sembrava.  ora racchiudere nelle sue mura il dolore di tanta gente vittime di una guerra atroce. Poco lontano, il cimitero con le sue croci era la testimonianza di quanto ci aveva raccontato il nonno e fu proprio   verso di esso che rivolgemmo il nostro sguardo. Quanti e quali ricordi dovevano ora affiorare nell'animo del nostro caro nonno Enzo, perché quell'azzurro profondo dei suoi occhi sembrava essere improvvisamente scomparso e noi guardandoci attonite, capimmo.