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POLIZIOTTO SCUGNIZZO

Soggetto di Luciano Martino & Ernesto Gastaldi

sceneggiatura di Ernesto Gastaldi

secondo tempo

SCENA 37

STANZA DI OSPEDALE Int. giorno

Aldo ha una flebo al braccio e il ventre fasciato. Accarezza fra le sue mani quella 

di Angela, seduta accanto al letto. Ciro seduto da una parte sfoglia una rivista con 

aria annoiata.

                            ALDO

Ti guardavo passare tutti i giorni. Io facevo terza elementare e tu seconda. Eri bellissima.

ANGELA (sorride)

Adesso sono invecchiata…

ALDO (abbassando la voce)

Certo … e da bella sei diventata pure bbbona… 

Ciro scavalla e riaccavalla le gambe, senza levare lo sguardo dalle pagine della 

rivista

                            CIRO

Guarda che ti sento lo stesso, Aldo. Siamo tra uomini, no?

ALDO (ride)

E come no… ahi…

ANGELA

Ti fa male…

ALDO

Solo se rido…

ANGELA

Comunque ero io che ti guardavo. Tu andavi già a scuola e io facevo ancora l’asilo. Mi parevi grande, uomo, inarrivabile…

 

SCENA 38

COMMISSARIATO. UFFICIO DEL COMMISSARIO. Int. giorno

Policriti annuncia a Carmelo, seduto alla sua scrivania e intento a sfogliare delle 

carte

POLICRITI

Ispettore, ispettore…. C’è don Peppino Esposito, qui, di persona!

CARMELO

Calma, calma! E che è? La regina d’Inghilterra? Fallo trasìre….

Policriti torna verso la porta e già don Peppino entra facendo un cenno all’uomo 

che lo scorta di stare fuori dall’ufficio. Tende la mano e va verso Carmelo

ESPOSITO

Ispettore Panetta, come state? Io sono un vostro ammiratore per come fate il vostro lavoro, con coscienza ma pure con cuore… così dovrebbe essere la legge… tollerante coi poveri e dura, durissima con quelli che stanno in coppa alla piramide… 

Carmelo guarda quella mano tesa, esitando, poi la stringe senza entusiasmo

CARMELO

Eh buongiorno, don Peppino. Venite qui a pigliarmi pu cule?

ESPOSITO

Non mi permetterei mai, ispettore! Posso sedere?

CARMELO

E come no? Sono sedie pagate dai contribuenti. E voi contribuite, vero don Peppino?

ESPOSITO

E come no! Copiosamente, ispettore, copiosamente.

CARMELO

Bene, adesso che so che siete dalla parte della legge, a cosa devo l’onore della visita? Volete costituirvi?

ESPOSITO

Vi piace pazziare, eh ispettore? Io sono un cittadino incensurato…

CARMELO (secco)

Allora, che volete?

ESPOSITO

Darvi una mano. Una mano amichevole in quella brutta storia dei due uomini bruciati.

CARMELO

Sapete chi li ha bruciati?

ESPOSITO

No, questo no. Vi volevo però garantire che anche se quei due disgraziati lavorano per quel puzzone, Giordano o Cafune, lo conoscete no?

CARMELO

Conosco puro a isse… 

ESPOSITO

Bene, dicevo, anche se quei due lavoravano per quel fetiente la gente mia non ne sa niente. Capito, ispettore: niente di niente.

CARMELO

Già. C’ero già arrivato da solo.

ESPOSITO

Ma davvero? E come?

CARMELO

Perché pure voi state cercando chi è il piromane.

M’hanno detto che avete pure messo una taglia di un milione…

ESPOSITO

Pure questo sapete, ispettore? Non è più la Napoli di una volta se pure la polizia sa quello che succede…

CARMELO

La polizia non lo sa quello che succede. E quando lo sa non ha le prove.

ESPOSITO

E quando ha le prove la possiamo sempre buttare in politica…. Non l’ho inventato io questo mondaccio, ispettore!

CARMELO

Inventato no, però ce ne avete messo del vostro, don Peppino… 

Don Peppino spalanca le braccia e si alza.

 

SCENA 39

PARCHEGGIO ALL’APERTO. Est. giorno

Una coppia di coniugi corpulenti stanno riempiendo il bagagliaio di una berlina 

con le buste della spesa. L’ultima è piena di "friarelli", broccoli di rape.

All’improvviso l’auto parte, col bagagliaio aperto, lasciando i due coniugi 

esterrefatti e senza parole.

Accorre Rocco, col berrettino ufficiale da parcheggiatore abusivo, e scuote i due 

coniugi rimasti impietriti e senza fiato

ROCCO

Ma non era meglio che mi davate le chiavi a me! Per risparmiare fottute mille lire vi siete fatti fottere la macchina!

 

SCENA 40

VICOLO RESIDENZA DEGLI ESPOSITO E INGRESSO GARAGE. Est. Giorno

Salvatore ride come un matto guidando l’auto appena rubata nel dedalo dei vicoli. 

Ha ancora il bagagliaio aperto e un po’ di broccoli vengono sbalzati fuori dagli 

scossoni. Salvatore infila la rampa del garage e subito la saracinesca scende 

automaticamente dopo l’ingresso della macchina.

 

SCENA 41

GARAGE. Int. Giorno

Salvatore ha fermato l’auto e balza a terra.

Molotoff che ha ancora il dito sul telecomando con cui ha chiuso la saracinesca 

del garage, gira intorno alla vettura per valutarla

MOLOTOFF

T’avevo detto l’ultimo modello. Questo ormai non lo vuole più nessuno…

guarda le borse della spesa nel bagagliaio

Ma che, hai fatto la spesa?

SALVATORE (ridendo)

Sì! Dovevi vedere le facce di quei due polli! Hanno riempito il bagagliaio e poi si son visti la macchina scappare via!

Un’esplosione fa tremare le pareti.

MOLOTOFF

Madonna mia, e che è stato? Altro che molotoff, questo è un bazooka…

SALVATORE (impaurito)

Apri che me ne vado! E fai sparire la macchina prima che arrivino gli sbirri.

Molotoff schiaccia un telecomando e la porta del garage si alza lentamente. 

Salvatore inforca la sua moto che sta da parte e dà gas.

 

SCENA 42

VICOLO RESIDENZA ESPOSITO E INGRESSO GARAGE. Est. Giorno

Salvatore fa schizzare la moto oltre la rampa. C’è un gran polverone nel vicolo. 

Alcune persone stanno uscendo dai bassi gridando, frastornate.

VOCI NAPOLETANE

Il muro di cinta che difende la casa di Peppino Esposito ha un grosso buco per un 

colpo di bazooka. Si sentono le sirene della polizia e Salvatore accelera.

In fondo al vicolo sbuca la prima auto della polizia e Salvatore la scansa con agilità 

e fugge.

Una seconda auto tenta invano di bloccarlo. Il vicolo è troppo stretto per permettere 

alle auto di fare manovra.

Dalla seconda auto della Polizia, salta a terra Carmelo che corre verso la cinta 

semidiroccata e ancora fumante.

Dal buco si affaccia il Picchiatore, quello che schiaffeggiò Belillo, e guarda la 

rovina pieno di rabbia.

CARMELO

Che è successo? Che è stato?

Il Picchiatore assume una comica aria da angioletto e sospira

PICCHIATORE

Una fuga di gas?

 

SCENA 43

COMMISSARIATO. UFFICIO DEL COMMISSARIO. Int. giorno

Il sostituto Procuratore fissa severamente il commissario Maria Luisa Casiraghi

PROCURATORE

Un bazooka, commissario, un bazooka! Quelli vanno in giro coi bazooka e i suoi neppure li vedono!

Si apre la porta dell’ufficio è fa capolino Carmelo

CARMELO

Mi cercava, commissaria?

COMMISSARIO

Sì, la cercavo! Ha sentito per caso, passando, qualche rumorino nei quartieri? Eh? Un petardino, un bottarello…

CARMELO

Commissaria, ci stanno lavorando i tecnici. Nessuno ha visto niente e gli Esposito dicono che è stata una fuga da gas.

COMMISSARIO

Qui siamo ai limiti della complicità, caro il mio Panetta! E se lei continua a non vedere niente, a non sentire niente, a non scoprire niente, io la denuncio, altro che pensione! In galera la mando!

 

SCENA 44

PIAZZALE PERIFERICO. Est. Giorno

Qualcuno sta succhiando benzina da un furgone con una canna di gomma e riempie 

dei fiaschi che allinea a terra.

La manona di un uomo cala dall’alto e acchiappa per il collo Depicol, intento a 

succhiare benzina dal serbatoio del furgone.

La benzina gli va di traverso e Depicol tossisce come un dannato. L’omone lo solleva 

da terra, semistrozzandolo.

UOMO DEL FURGONE

T’ho beccato finalmente! Ladraccio di merda!  Sei tu che mi fotti la benzina tutti i giorni!

In fondo al piazzale ci sono Anna e Ciro. Anna si getta in avanti e Ciro cerca 

invano di fermarla. Allora Ciro tira fuori il suo telefonino e fa un numero.

ANNA

Lascialo! Non lo vedi che si sta strozzando? Lascialo! Mica ruba lui! E’ veneto, viene dal nordest!!!

UOMO DEL FURGONE

Oh scusa, allora mi stava facendo il pieno, vero? O figlie 'n drocchia veneta me la sputava dentro la benzina!

Però lascia cadere a terra Depicol che fatica a riprendere a respirare.

ANNA

Volete ammazzare un cristiano per un po’ di benzina?

UOMO DEL FURGONE

Nooo! Io non vi ammazzo! Io vi faccio nu cule accussì! A tutti e due!

Acchiappa Anna con brutalità mentre Depicol continua a tossire senza riuscire 

ad alzarsi.

POLICRITI (off)

Lasci quella ragazza! Polizia!

L’energumeno si volta, senza lasciare Anna che scalcia.

Policriti è sbucato da dietro il furgone e ha la pistola in mano. Non la punta contro 

l’uomo ma è pronto a farlo.

UOMO DEL FURGONE

Guarda, sbirro, che i delinquenti sono loro due.

POLICRITI

Sbirro lo dici a tuo nonno.

E alza la pistola. L’energumeno lascia Anna e guarda Policriti a bocca aperta

UOMO DEL FURGONE

Mamma santissima! Che, sbirro è un insulto?

POLICRITI

Tu stavi per violentare la ragazza.

UOMO DEL FURGONE

Mi hanno rubato la benzina! Mica oggi, sono giorni che mi fottono la benzina questi due fetienti!

POLICRITI

Violenza su una minore è un reato grave. Deve venire con me al commissariato.

UOMO DEL FURGONE

Ma quale violenza! Dicevo per dire… senti, sbirr.. agente. Possiamo lasciare perdere? Io dimentico la benzina e tu… 

Policriti mette via la pistola e annuisce

POLICRITI

Per questa volta va bene così. Che non succeda più. Vattinne.

Depicol ha smesso di tossire e prende i due fiaschi che ha già riempito. 

L’uomo del furgone cerca di strapparglieli di mano, ma Policriti insiste

POLICRITI

Vattinne.

UOMO DEL FURGONE

Ma quella benzina…

POLICRITI

E vattinne!

L’uomo ha un gesto di rabbia, sale sul furgone e con una sgasata si allontana.

Anna si alza in punta di piedi e stampa un bacio sulla guancia di Policriti che si 

imbarazza

POLICRITI

Se rubi la benzina un giorno o l’altro ti capita un guaio. E quello chi è?

ANNA

E’ Depicol.

POLICRITI

Depicol chi?

ANNA (fa spallucce)

E che ne sacc’io? E’ veneto.

POLICRITI

Lo devo arrestare.

ANNA

Cosaaa?

Si avvicina saltando sul suo monopattino, Ciro e chiede a Policriti

CIRO

Per due fiaschi di benzina?

POLICRITI

Ne basta meno per bruciare un uomo.

 

SCENA 45

CASA PANETTA. Int. Giorno

E’ un ambiente simile architettonicamente a quello di Pucino, situato al piano di 

sopra. Però è meno arredato, dà l’idea di non essere abitato.

Con destrezza, Carmelo rovescia la napoletana per fare passare il caffè. Porta sul 

tavolo una tazzina sul piattino. La zuccheriera con un cucchiaino è già sul tavolo. 

Poi per sé prende un tazzone di camomilla fumante.

CARMELO

Pasquale… senza zucchero vero?

Pasquale si siede davanti al tavolo della cucina.

PASQUALE

No, oggi con zucchero… è una giornataccia.

Angela se ne vuole andare con quello che hanno accoltellato qua davanti.

Carmelo mette un cucchiaino di zucchero nella tazza vuota poi va a prendere la 

caffettiera napoletana fumante e versa il caffè a Pasquale

CARMELO

Pasquale, quella è cresciuta.

PASQUALE

Tra pochi mesi sarà maggiorenne e se ne andrà.

Carmelo beve un sorso di camomilla e ha una smorfia di disgusto seguita da un 

brivido per tutto il corpo

CARMELO

E che ci vuoi fare, Pasquale? E’ un fatto di natura. I figli crescono e se ne vanno.

PASQUALE

Tu dici così perché non ne hai.

Altro sorso di Carmelo e altro brivido con smorfia di disgusto

CARMELO

E già. Io non ce li ho.

PASQUALE

Ma perché bevi quella roba se ti fa schifo?

CARMELO

La mia mamma. Mi diceva sempre che quando uno sta male una bella camomilla lava tutto.

PASQUALE

T’è rimasto qualcosa sullo stomaco?

Suona il telefono e Carmelo va a rispondere, intanto dice

CARMELO

Sì, pronto! Cosa?….. Vengo subito! …

Pasquale, devo scappare! Hanno preso quello con la benzina!

 

SCENA 46

COMMISSARIATO. STANZA DEL ISP. PANETTA. Int. giorno

DETTAGLIO: I due fiaschi di benzina rubati da Depicol sono sul tavolo di 

Carmelo. Si spalanca la porta ed irrompe Carmelo ansimando. Guarda i due 

fiaschi e poi volge lo sguardo su Policriti, Depicol, Anna e Ciro che sono in piedi 

nella stanza. Depicol ha le manette.

CARMELO (ai ragazzi)

E voi che ci fate qui?

ANNA

Chiedilo allo sbirretto tuo!

CIRO

Non è stato lui. Sputa fuoco ma è veneto…

POLICRITI

Quest’uomo sputa fuoco con la bocca! Non è che ce ne sono tanti a Napoli, Quindi potrebbe essere lui che ha bruciato quei due, ispettore!

CARMELO (a Depicol)

Chi sei, come ti chiami?

DEPICOL

Giovanni Depicolzuane. Depicolzuane xè un cognome veneto. Significa "del piccolo Giovanni". E no g’ho brusato nesuno io!

Agita le mani ammanettate in segno di protesta.

Carmelo si siede dietro il suo tavolo sospirando. Si passa una mano sulla faccia e 

resta con la mano sulla bocca e lo sguardo fisso su Policriti che si agita imbarazzato

POLICRITI

Rubava la benzina per soffiare fuoco e…

CARMELO

…ed è veneto…

POLICRITI

Non si può avere tutto…

Policriti fa un gesto vago e Ciro va verso Carmelo

CIRO

L’avevo già individuato io, zì Carmelo. Ma un veneto non sa neanche che cosa sia la camorra. Come può bruciare due esattori di Giordano O Cafune? Impossibile.

CARMELO

Oh! L’avevi già individuato tu!!! (annuisce e poi esplode)

Fuoriiiiiiiii!!! Tutti, viaaaa! E tu libera il veneto e vatti a fare un giro, va!

 

SCENA 47

VICOLI AI QUARTIERI. Est. giorno

Anna e Depicol camminano nel vicolo tenendosi per mano e Ciro cammina loro 

accanto, portando il monopattino per mano.

Vengono attorniati da alcuni ragazzi, tra cui Little Stuart, Belillo, Pokemon e 

ultima Assuntina.

STUART LITTLE

Siete stati dagli sbirri?

POKEMON

Ciro, ti volevi beccare il milione di Peppino Esposito?

BELILLO

Sei vai dalla polizia, Peppino mica ti paga!

CIRO

Buoni, buoni! Non mi sto occupando del caso, okay?

STUART LITTLE

E come mai? non sei l’intelligentone dei quartieri spagnoli?

ASSUNTINA (piccata)

Se Ciro volesse lo risolverebbe in tre giorni!

STUART LITTLE

Zitta tu, cozzarella in calore!

POKEMON (sghignazzando)

Ogni scarrafone è bello a cozzarella sua!

CIRO

Assuntina ha ragione. Se volessi potrei scoprire l’assassino in tre giorni.

POKEMON

La playstation due! Te la giochi? Tre giorni da adesso.

CIRO

E se vinco io, tu mi dai la collezione dei pokemon: tutta quanta!

STUART LITTLE

Più un centone per pagare da bere a tutti. Ci state?

POKEMON

Andata!

I tre ragazzini si cambiano un "cinque" all’americana.

ANNA (stizzita, a Ciro)

Sei tutto scemo? Gli hai regalato la playstation che poi ci gioco anch’io!

CIRO

La playstation è mia, primo. Secondo, le scommesse le vinco sempre.

Anna se ne va con Depicol, facendogli una linguaccia con la perlina sopra

ASSUNTINA (schifata)

Ma non se la leva mai quella cosa dalla lingua?

CIRO

No, ma non sono affari tuoi. Andiamo!

Salta sul monopattino, Assuntina gli si aggrappa dietro e partono veloci.

 

SCENA 48

VIA TOLEDO. Est. Giorno

Ciro percorre lentamente via Toledo in monopattino, con Assuntina abbrancata 

dietro, guardando la gente e dentro ai negozi.

ASSUNTINA

Chi cerchiamo, Ciro?

CIRO

E chi dobbiamo cercare? Il nuovo esattore di Giordano O Cafune e sperare che l’assassino bruci pure questo…

ASSUNTINA (illuminata)

Oooh…. Quanto sei intelligentissimo, Ciro… 

Si stringe a Ciro che ferma bruscamente il monopattino e poi accosta oltre l’angolo 

di un vicolo, all’altezza della Rinascente

CIRO

Scendi e vai dritto a casa.

ASSUNTINA

Perché?

CIRO

Perché l’ho trovato.

Tano infatti sta uscendo da un negozio con la sua borsa per la raccolta del pizzo. 

Si guarda intorno con aria torva e poi entra in un altro.

ASSUNTINA

Ma non poss…

CIRO

No. Obbedisci, Assuntina. Per favore.

Assuntina emette un lungo sospirone e obbedisce. Guarda Ciro con le stelline negli 

occhi e dice giudiziosa

ASSUNTINA

Però dovrei imparare a dirti di no qualche volta.

CIRO

Non adesso.

Ciro lascia Assuntina all’angolo e dà un colpo di piede spostandosi col monopattino.

Tano esce dal negozio in cui era entrato, controlla la strada in su e in giù e poi va 

dritto verso la bottega di Rosario devoto, il robivecchi all’angolo. Entra nel negozio.

Ciro accosta lentamente, incerto sul da farsi. Passa davanti al negozio e lo supera 

cercando di gettarci un’occhiata dentro, ma i vetri sono sporchi e fanno specchio. 

Si ferma a pensare. Poi imbocca il vicolo in cui il negozio di Rosario fa angolo.

 

SCENA 49

NEGOZIO DI ROBIVECCHI. Int. Giorno

Tano fa il gradasso e con una mano fa cadere tutta una fila di alabarde allineate 

contro una delle pareti. Rosario è terrorizzato e se ne sta addossato al bancone.

Tano afferra una delle alabarde e la preme alla gola del povero robivecchi i cui 

baffi cominciano a tremare. Segno di grande paura.  Tano lo irride

TANO

Ti stai cacando sotto, raccattamerda?

ROSARIO

Tano, io non ce la faccio proprio a pagare il doppio! Giuro!

Tano preme di più l’alabarda contro la gola del disgraziato

TANO

Voi cacasotto non imparate mai, eh? già una volta ti sei rifiutato di pagare e ci han rimesso la pelle quella puttana di sua moglie e il tuo bastardino… 

Rosario diventa paonazzo, spalanca la bocca per reagire, gli manca l’aria e ha un 

attacco di cuore. Agita le braccia a vuoto e poi scivola, pallido, sul pavimento.

TANO

Non fare la scena che con me non attacca!

Mette un piede sul petto di Rosario e gli preme l’alabarda contro la gola. 

Il pover’uomo trema tutto e cerca con la mano di arrivare alla tasca dove tiene le 

sue pillole e Tano equivoca, spingendogli di più la lama contro la gola

TANO

Fermo con quella mano o ti sgozzo!

Con un sibilo, un dardo di balestra, si conficca nella mano di Tano che regge 

l’alabarda, passandogliela da parte a parte..

Tano lancia un urlo di dolore e lascia cadere l’alabarda. Guarda il dardo che gli 

trapassa la mano che sta gocciolando sangue e con un grido di rabbia la strappa. 

Poi con la mano sana estrae la pistola e si guarda intorno per capire da dove è venuto 

il colpo.

 Vede la porticina che dà sul retro socchiusa. Con un ruggito di rabbia corre da 

quella parte e la spalanca pronto a sparare ma non c’è nessuno: solo la porticina 

che dà sul cortile sbatte al vento. Corre fin sulla soglia e scruta nel cortile.

 

SCENA 50

CORTILE NEGOZIO ROBIVECCHI. Est. Giorno

Come visto da Tano: il cortile è sporco.

Vecchie assi abbandonate. Cumuli di sabbia e calcinacci. Alcuni motorini sono 

parcheggiati e legati con enormi catene antifurto.

Noi vediamo anche il monopattino di Ciro, ma Tano non ci fa caso e rientra nel 

negozio, sempre con la pistola nella sinistra e la destra gocciolante di sangue.

 

SCENA 51

NEGOZIO DI ROBIVECCHI. Int. Giorno

Ciro appoggia a terra il suo cellulare, accanto a corpo di Rosario, svenuto a terra. 

Il ragazzo prende l’astuccio delle pillole dalla tasca della giacca di Rosario e cerca 

di fargliene trangugiare una.

 

Irrompe Tano furibondo, la pistola spianata e Ciro, con la faccia più tosta del mondo, 

lo apostrofa così:

CIRO

Un po’ d’acqua! Presto! Il signor Devoto si è sentito male e non riesco a fargli prendere la pillola senza l’acqua!

TANO (arrabbiatissimo)

Ma chi vuoi pigliare pu cule, stronzetto… sei stato tu a bucarmi la mano e adesso… 

Spiana la pistola e sta per sparare a Ciro che lo guarda cercando di mantenere sulla faccia un’espressione ingenua e indica la mano ferita di Tano

CIRO

Ma siete ferito…

TANO

E tu sì muorte… 

Sta per premere il grilletto della pistola ma la voce di Carmelo lo gela

CARMELO (off)

Fermo! Butta la pistola! Che sta succedendo qui?

Ciro corre verso Carmelo e Policriti apparsi sulla soglia del negozio appena in tempo. 

Passa davanti Tano che si tiene la mano ferita ma non che non ha mollato la pistola 

e dice in fretta al ispettore

CIRO

Rosario s’è sentito male…. Chiamate un’ambulanza per favore!

Policriti tira fuori il telefono e compone un numero.

Ciro corre verso il retro del negozio ripassando davanti a Tano schiumante di dolore 

e rabbia. Carmelo muove un passo dentro al negozio

CARMELO

Fermo, maledizione! Dove vai?

CIRO (senza fermarsi)

Serve un po’ d’acqua! Se non prende subito la pillola, muore!

CARMELO (a Tano)

Vuoi posare quel cannone o no?

TANO

Ispettore, io ho il porto d’armi, lo sapete… 

Tuttavia si infila in tasca il revolver e mostra a Carmelo la mano straziata

CARMELO

Un bel buco! Come te lo sei fatto?

TANO

Non me lo sono fatto. Me l’ha fatto uno stronzo, probabilmente un piccolo maledetto stronzo… 

E guarda Ciro che gli passa di nuovo davanti con un mezzo bicchiere d’acqua e si 

china su Rosario spingendogli la pillola oltre la chiostra dei denti e poi gli alza la 

testa cercando di fargli bere un po’ d’acqua.

Rosario e sempre privo di sensi ma un sorso lo manda giù.

CARMELO

Vuoi fare regolare denuncia?

TANO (ghignando)

No, farò regolare vendetta.

E se ne va a grandi passi, tenendosi la mano sanguinante.

Carmelo lo guarda allontanarsi e poi si volta affannato verso Ciro che sta versando 

altra acqua nella bocca di Rosario, bagnandogli i baffetti.

CARMELO

Sei stato tu?

CIRO

Sì. Lo stava ammazzando.

CARMELO

Tu sai chi è quello, vero?

CIRO

Certo. E’ Tano, il killer di Giordano O Cafune.

CARMELO

E se avevo o scarrafone staccato, o non pigliava, o non lo sentivo? Eri già morto, lo sai?

CIRO

Non mi ha visto. Non poteva essere sicuro e poi io mi fido della tecnologia… Però, zi’ Carmelo, non dirglielo a papà, lui non si ricorda neppure che ce l’ho il telefonino… 

così dicendo raccoglie il cellulare posato accanto a Rosario e se lo infila in tasca.

 

SCENA 52

VIA TOLEDO. Est. Giorno

Un’autoambulanza del Pronto Soccorso dell’Ospedale Cardarelli, a sirena spiegata, 

si ferma davanti alla bottega di Rosario. Saltano giù due infermieri

POLICRITI

Da questa parte, svelti… 

I due infermieri corono dentro il negozio con una barella.

Intanto Carmelo spinge fuori Ciro e gli dà un’affettuosa arruffata ai capelli

CARMELO

Ma tu davvero vuoi fare il poliziotto da grande?

CIRO

Sì.

CARMELO

Guarda che è un mestieraccio, mal pagato e da molti anche mal visto.

CIRO

Lo so. Ma potrebbe anche cambiare, no?

Carmelo annuisce con una smorfia di dubbio.

I due infermieri escono dal negozio con Rosario sulla barella. L’uomo apre gli occhi 

e Ciro accorre accanto a lui

CIRO

Don Rosario, tutto bene… vi portano all’ospedale per un controllo… verrò a trovarvi… 

Rosario non riesce a parlare ma gli sorride debolmente.

I due infermieri caricano Rosario sull’autoambulanza, riaccendono la sirena e 

ripartono veloci.

CARMELO

Ciro, non ci andare. Vai a casa e non uscire per una settimana. Io intanto vedo che succede con quel bastardo che hai ferito. D’accordo?

CIRO

Grazie per il consiglio.

Corre verso il cancello del cortile che dà oltre l’angolo e dopo un attimo esce di 

nuovo pedalando come un forsennato sul suo monopattino.

Carmelo scuote la testa, preoccupato

CARMELO (a Policriti)

Bisognerà fermare quel Tano in qualche modo…

POLICRITI

Con un po’ di benzina?

CARMELO (incuriosito)

Magari…

 

 SCENA 53

BORDELLO. SALA DI ATTESA. Int. Notte

Tano, la mano destra pesantemente fasciata, afferra la signora Maria per i capelli 

e la scuote come una bambola di pezza

TANO

Cambia la musica, puttanona! Adesso comando io e si paga doppio! E voglio pure fottere gratis, capito?

SIGNORA MARIA

E lasciami! Ahi! Mi fai male!

ma Tano la lascia ma la spinge verso la cassa

TANO

Fuori la grana, zoccola!

Naomi accorre in aiuto della maitresse

NAOMI

E lasciala, animale, non vedi che… 

Tano tira fuori la pistola e Naomi si fa indietro.

TANO

Tu, negra di merda, dì a quel puttaniere di Peppino Esposito, amico tuo, che quello di oggi è solo un avvertimento e che gliela faremo pagare cara!

Punta l’arma sulla signora Maria che apre il tiretto dei soldi.

Tano mette via la pistola e affonda la mano sana nelle banconote da cento e da 

cinquantamila,: ne prende una manciata e ficca le banconote nel borsello che porta 

a tracolla. Guarda Naomi e le due donne apparse sulla scala e le deride, uscendo

TANO

Brave ragazze, lavorate bene che poi ripasso…

 

SCENA 54

VICOLO NEI QUARTIERI SPAGNOLI. Est. Notte

Tano esce in strada e si avvia verso la sua moto lasciata sul cavalletto vicino alla 

porta del bordello, col casco appeso al manubrio.

L’uomo si mette a cavallo della moto, avvia il motore con un colpo di piede, prova 

la destra fasciata sul manubrio articolando un poco le dita e prende il casco con la 

mano sinistra e se lo mette in testa: nel casco c’è un mezzo litro di un liquido che gli 

scende sulla faccia e sul collo.

TANO

Ma porc… 

non fa in tempo a levarsi il casco: appare un uomo in tuta davanti a lui che gli sputa 

addosso un gran soffio di fuoco. La testa di Tano è subito avvolta dalle fiamme.

Tano si strappa il casco dalla testa, ma le fiamme lo trasformano in una torcia 

umana. Tano cerca di saltar giù dalla moto ma le fiamme lo avvolgono tutto. 

Urla, resta impigliato. La moto balza in avanti portandosi per qualche metro l’uomo 

dilaniato dal fuoco, poi va a sbattere contro un muro.

L’aggressore, che noi vediamo sempre solo di spalle, ombra nella penombra del vicolo, 

va verso di lui con un fiasco in una mano e un coltello nell'altra: si china su Tano 

agonizzante e taglia la correggia che regge la borsa dei soldi, poi con la stessa mano, 

la afferra. Tano ha uno scatto e con la sinistra agguanta il braccio del suo aggressore 

tirandolo un poco a sé

TANO

Tu!

ma quello versa il contenuto del fiasco che ha nell’altra mano sulle fiamme che già 

stanno bruciando vivo Tano.

E’ benzina e il fuoco divampa violento. Tano urla. Il serbatoio della moto esplode.

Le porte e le finestre del vicolo si aprono.

Naomi e la signora Maria occhieggiano dalla porta del bordello.

Gennaro corre fuori dalla sua bisca insieme a due clienti e al suo buttafuori. 

Gennaro muove qualche passo verso il rogo della moto e il corpo ormai immobile 

di Tano che sta ancora bruciando. Poi si volta e incrocia lo sguardo di Naomi e 

della signora Maria che chiude in fretta l’uscio.

 

SCENA 55

COMMISSARIATO. UFFICIO DEL COMMISSARIO. Int. giorno

DETTAGLIO: un titolo del giornale Il Mattino

"GUERRA DI CAMORRA?"

un terzo uomo di Giordano O Cafune bruciato vivo ai quartieri spagnoli

Anna Maria Casiraghi ha il giornale sulla scrivania mentre sta al telefono con la Procura

COMMISSARIO (al teelfono)

Sì, signor procuratore…. Certo. E’ insopportabile. Lo so ma stiamo facendo del nostro meglio…

davanti alla scrivania ci sono Carmelo e Policriti con aria compunta. Si

sente un vociare venire da fuori.

Carmelo va alla finestra, la apre e guarda sotto:

 

SCENA 56

STRADA DEL COMMISSARIATO. Est. Giorno

Come visto da una finestra del primo piano: un gruppetto di persone, una dozzina o 

poco più, sta protestando davanti al Commissariato, tenuti a bada da due poliziotti 

in divisa. Hanno anche alcuni cartelli scritti a mano e protestano

VOCI GENTE

Non vogliamo bruciare vivi!

Vogliamo protezione!

Siete pagati per prendere gli assassini!

Quelli sono i bastardi no la camorra!

Si legge sui cartelli

"POLIZIA, CI FATE ACCENDERE?"

"STATO INETTO, CRIMINE PERFETTO"

qualcuno si accorge che Carmelo si è affacciato alla finestra e il clamore sale. 

Dietro a Carmelo appare il Commissario

UNA VOCE DALLA FOLLA

Le donne so’ buone per una cosa sola!

 

SCENA 57

COMMISSARIATO. UFFICIO DEL COMMISSARIO. Int. giorno

Anna Maria Casiraghi chiude la finestra, spintonando Carmelo e anche Policriti 

che si stava affacciando

COMMISSARIO

Vede, ispettore? La gente protesta. I cittadini sono indignati quindi non è vero che non collaborano!

CARMELO (sbuffando)

Quelli sono i parenti dei camorristi e protestano perché qualcuno sta ammazzando i loro esattori.

Capito? Sono cittadini ma cittadini camorristi!

COMMISSARIO (piccata)

I cittadini sono tutti eguali davanti alla legge!

CARMELO

E’ guerra di camorra! Miliardari contro miliardari! Ha visto lei mai un miliardario finire in galera? Guardi, questa e la fedina penale di quel Tano che hanno bruciato… 

Carmelo lascia srotolare un fax lungo un metro e legge

Ufficialmente stalliere di Giordano, accusato di spaccio di stupefacenti, rapina a mano armata, sospettato in 18 omicidi, traffico d’armi…

 COMMISSARIO (piccata)

E con questo? Vuol dire che si meritava di esser bruciato vivo? Ha per caso, lei ispettore Carmelo Panetta, instaurato la pena di morte nel quartiere e non me l’ha detto?

Carmelo spalanca le braccia in un gesto di impotenza ed esclama di gusto

CARMELO

Ma ragazza mia, perché non se ne torna a Milano?

COMMISSARIO (furibonda)

Ma come si permette! Fuoriiii!

 

SCENA 58

CASA PUCINO. Int. notte

Donna Letizia riempie il piatto di maccheroni a Carmelo

LETIZIA

I maccheroni levano l’ansia.

 

Intorno alla tavola c’è la famiglia Pucino al gran completo e Carmelo.

Angela tormenta i due maccheroni che ha nel piatto con la forchetta ma non mangia.

Trilla un telefonino e tutti si mettono una mano in tasca, ma è quello di Ciro che lo mette sul tavolo aperto.

Angela dà un’occhiata al fratello e poi sbircia il display.

 

DETTAGLIO DISPLAY :

" 16 Aldo dici amore"

Angela si illumina e inforchetta i maccheroni.

ANDREA

In fondo, zì Carmelo, finché si ammazzano fra loro non sono affari nostri e neanche dovrebbero essere affari della polizia…

CARMELO

Ma che dici ??? Gli omicidi non sono affari della polizia?

CONCETTA

Andrea voleva dire gli omicidi di camorra…

Pasqualino si ficca un indice nel naso e Concetta gli dà uno schiaffetto

CONCETTA (a Pasqualino)

Pasqualino! Se proprio lo devi fare, usa il dito mignolo, no?

CIRO (intromettendosi)

Dovrebbero essere affari di tutti i cittadini…

CARMELO

Maggiorenni. Di tutti i cittadini maggiorenni.

ANNA (deridendo Ciro)

Ti ha detto in pratica di farti gli affari tuoi!

E gli fa una linguaccia con la solita perla.

                                                  PASQUALE

Ma ti vuoi levare quella porcheria dalla lingua almeno quando mangi?

SALVATORE

Quel Tano che hanno bruciato era uno dei killer più pericolosi del clan di Giordano O Cafune.

Qui la cosa si fa seria. Un conto era bruciare degli ometti da niente, un conto è far fuori Tano. L’assassino è un professionista.

CARMELO

Così sembrerebbe. Ma chi può essere? Gli Esposito giurano sulla Madonna del Divino Amore che non sono loro a fare quei fuochi.

CIRO

Infatti non sono loro, ma non perché lo giurano.

ANNA

Zitti tutti, ha parlato il genio.

CARMELO

Quelli sono delinquenti, ma non giurerebbero mai il falso sulla Madonna del Divino Amore…

ANDREA

Comunque, loro o non loro, ripeto finché non ammazzano brava gente…

CONCETTA

…sono affaracci loro e tu da solo non ci può fare proprio niente.

CARMELO

Eh già, ci vorrebbe l’aiuto del popolo… Toccherebbe a tutti noi, tutti insieme per farli smettere… 

Pasquale si stringe nelle spalle e sospira

PASQUALE

Teniamo tutti famiglia, Carmelo… 

Carmelo sbuffa seccato e respinge il piatto. Si alza e getta il tovagliolo sul tavolo.

CARMELO

Ma è proprio per quello che dovremmo eliminarli! O aspetti che ti ammazzino un figlio? Non è che succede sempre agli altri, eh?

e dà un’occhiata a Ciro che non raccoglie, intentissimo a mangiare.

 

SCENA 59

PRONTO SOCCORSO CARDARELLI. Int. sera

Ciro, portando il monopattino a mano, si avvicina all’infermiere seduto dietro il 

banco dell’accettazione

CIRO

Rosario Devoto, per favore. E’ stato ricoverato ieri pomeriggio.

L’infermiere controlla sul computer

INFERMIERE

Ah sì. Arresto cardiaco. Gli abbiamo fatto un’iniezione ed è stato dimesso.

CIRO

Ma se era mezzo muorte…

INFERMIERE

A guagliò, con l’altra metà, quella viva, ha firmato e se n’è andato. Che vuoi da me?

CIRO

Che voglio? Niente, solo l’informazione… 

Ciro salta sul suo monopattino e parte come una freccia approfittando che le porte 

si aprono per fare entrare due infermieri che spingono una lettiga.

 

SCENA 60

CORTILE NEGOZIO ROBIVECCHI. Est. notte

Ciro entra nel cortile dietro la bottega, scendendo dal monopattino. E’ buio.

Si avvicina alla porta che dà nel retro della bottega: è socchiusa. La spinge con 

cautela, la porta cigola un poco. Ciro sosta e ascolta.

Dall’interno viene un gemito flebile, come di un’anima in pena.

Ciro deve respirare due o tre volte profondamente prima di trovare il coraggio di 

entrare, lasciando il monopattino accanto alla porta.

 

SCENA 61

NEGOZIO ROBIVECCHI. Int. notte

Il rantolo proviene dalla bottega.

Ciro intravede una vecchia spada e la impugna, poi come un guerriero medievale si 

avventura tra le ombre degli scaffali.

Illuminato dalla luce lunare che filtra dalla finestrella, vede Rosario seduto sulla 

sedia a dondolo dietro il bancone, la testa reclinata sul petto che rantola. Sul bancone 

c’è un bicchiere colmo d’acqua.

CIRO

Rosario! Ma perché avete lasciato l’ospedale?

Ciro corre ad accendere la luce nel negozio. Ci sono delle borse sul pavimento ma 

Ciro non ci bada: Rosario muove la mano verso la tasca in cui tiene le pillole contro 

gli attacchi cardiaci e Ciro gli infila la mano in tasca, prende il flacone delle pillole, 

ne fa cadere due sul palmo della mano e poi le infila nella bocca di Rosario. 

Con difficoltà perché la chiostra dei denti è serrata.

Ciro cercando di aprire la bocca dell’uomo con le mani, nota

DETTAGLIO: le punte dei baffetti di Rosario sono bruciacchiate.

Ciro si dà una manata in fronte

CIRO

Che strunze!

Rosario inghiotte le pillole che Ciro gli forza nella bocca e beve l’acqua del 

bicchiere che il ragazzo gli sta dando.

Il respiro di Rosario torna normale e l’uomo socchiude gli occhi. Sorride a Ciro

ROSARIO

E’ bello vedere sempre te, Ciro, quando riapro gli occhi…

CIRO

Ve li hanno ammazzati, vero? E’ per questo che lo fate?

Ciro mette un cuscino sotto la testa di Rosario

Rosario guarda Ciro con gli occhi che gli si van riempiendo di lacrime.

Ciro gli prende una mano e gli fa passare un polpastrello sulla peluria che lui ha 

sul labbro

CIRO

Sentite i peli? Sono bruciati… come i vostri… perché anch’io ho soffiato benzina incendiata… -

ROSARIO

E poi quelle sono le borse… i soldi li nascosti sotto il pavimento… insieme alla tuta ignifuga… 

Rosario indica le borse sparse sul pavimento e si china a prenderne una: è il borsello 

di Tano. Ciro sorride

CIRO

Songhe e puliziotte e mmerda, eh? C’erano le borse dei morti bruciati e io ho guardato il pelo… 

ROSARIO

No. Tu sei molto bravo, Ciro. Molto bravo.

Rosario ha un altro piccolo attacco e si porta una mano sul petto con una smorfia 

di dolore

CIRO

Don Rosario, dovete tornare subito all’ospedale!

Ciro estrae il suo telefonino di tasca ma Rosario lo ferma con un gesto perentorio

ROSARIO

No. Per me è finita per fortuna. Non sono ancora morto solo perché devo ammazzare chillu fetiente di Giordano O Cafune. E’ stato lui ad ammazzare mia moglie e mio figlio. Per trecentomila lire che non avevo potuto pagargli, capisci? Per fottute trecentomila lire… hanno versato della benzina e gli han dato fuoco. Mia moglie dormiva nel rsto col bambino… il fumo li ha uccisi tutti e due! Chille Giordano non è solo cafune, chille è uno bastardo assassino! Deve morire.

CIRO

Se scopre sta cosa, sarà lui ad accidere voi!

Rosario scuote la testa e si alza

ROSARIO

Ti dispiace spostare la sedia in mezzo al negozio? Là, davanti a quell’armatura…

 

Ciro esegue e poi aiuta Rosario a raggiungere la sedia e a sedercisi di nuovo. 

Rosario sorride felice con una luce di follia nello sguardo

ROSARIO

E’ tutto pronto da tanto tempo, sai.

Vai da O Cafune e digli che sono stato io a a bruciare i suoi uomini. Fallo venire qui…

CIRO

Ma che dite, Rosario! Io non vi tradirò mai. Voi vi siete confidato e io sono come un prete… no, come un avvocato. Segreto professionale. State tranquillo.

ROSARIO

Sono io che te lo chiedo. Vai da quel bastardo e digli che sono io l’uomo che cerca. Così verrà qui…

CIRO

… e vi farà a fette! Rosario, voi dovete tornare in ospedale.

Rosario ha un guizzo di energia inaspettato e si alza di scatto

ROSARIO

No! Guagliò tu puoi andare o non andare da Giordano O Cafune, ma non mi dire quello che devo fare io, intesi?

 

SCENA 62

BISCA CLANDESTINA. Int. Notte

Gennaro martellato da pugni come fosse il sacco di un pugile.

Due picchiatori di Giordano O Cafune lo pestano a sangue. Intorno tutti i tavoli 

sono sfasciati. Giordano O Cafune fa cenno ai suoi di sospendere il pestaggio e 

acchiappa Gennaro per il bavero. L’uomo lo guarda con gli occhi gonfi per le botte 

e il naso che perde sangue

O CAFUNE

Vedete, don Gennaro: o siete strunze o sfortunate.

E’ il secondo uomo mio che abbruciano davanti al vostro locale e voi non vedete mai niente…

GENNARO

Ve lo giuro, don Giordano! Sono uscito  quando ho sentito il botto della moto! Ma c’era la puttana nera già sulla porta della bordello, forse lei ha visto qualcosa… 

 

SCENA 63

VIA TOLEDO. Est. notte

Naomi cammina lungo via Toledo.

Un auto si ferma al suo fianco, ne scendono due uomini che la acchiappano, le infilano 

una borsa di plastica in testa e la costringono a salire sulla macchina che subito riparte 

veloce. Sono i due picchiatori di Giordano O Cafune.

 

SCENA 64

SCALE PALAZZO A PORTA PICCOLA. Int. notte

Ciro e Assuntina sono seduti accanto, su uno dei consunti scalini di pietra del palazzo. 

C’è poca luce.

Un topolino corre lungo il muro e si infila sotto una delle porte degli appartamenti.

CIRO (contando sulle dita)

Cos’è giusto, secondo te? Fare come dice Rosario e andare da O Cafune? Denunciarlo a Carmelo? Tacere?

Per la legge dovrei denunciare Rosario perché è un assassino, ma come faccio? Gli hanno ammazzato moglie e figlio… e poi ho promesso il mio silenzio. Però quando Giordano O Cafune lo scoprirà, lo ammazzerà!

Assuntina sospira perplessa. Ha in mano uno zoccoletto col quale di tanto in tanto 

schiaccia gli scarafaggi che passano troppo vicino.

ASSUNTINA

E hai pure scommesso la play station…

CIRO (sbuffa)

Assuntì, quello è il meno! Chi se ne fotte della play station!

ASSUNTINA

Aiutare Carmelo va bene ma inguaiare Rosario non è giusto. Che poi lo ammazzerebbero subito, anche in prigione.

Ciro bacia su una guancia la ragazzina che si scioglie per l’emozione.

CIRO

Giusto! Sei grande Assuntì, grande! Niente di meglio che il cuore di una donna in queste cose… 

Assuntina si sente davvero svenire e si aggrappa al braccio di Ciro, fissandolo con 

le stelline negli occhi

ASSUNTINA (emozionatissima)

Grazie…. uomo…

CIRO

E poi come si dice? Meglio il papa e un coglione che il papa da solo.

BELILLO (off)

Ciro, sei lì?

Ciro si alza e guarda per le scale, Belillo sale ansimante

BELILLO

Hanno preso Naomi, quelli di Giordano O Cafune… forse aveva visto quello che brucia la gente… 

Ciro ha un gesto di disperazione, fa per scappare via ma Assuntina lo ferma

ASSUNTINA

Scusa, ma se tu sei il papa, io sono…

CIRO

Dopo, Assuntì, dopo.

 

SCENA 65

NEGOZIO ROBIVECCHI. Int. notte

A fatica, Rosario sta tendendo una sottile corda che non si capisce dove vada a finire, 

si perde fra le cianfrusaglie del negozio, e la lega alla lunghe gambe di uno sgabello 

che tira vicino alla sedia a dondolo.

Gli manca il fiato e si deve fermare per respirare. Prende un’altra delle sue pillole e 

la inghiotte senz’acqua.

Il negozio è in penombra, solo una piccola lampada di opale illumina Rosario che si 

lascia andare sulla sedia che dondola un poco. Chiude gli occhi esausto.

Si sente un rumore. Rosario si erge sul busto e guarda verso la porta del negozio che 

si sta aprendo: è Ciro col suo monopattino.

Controlla con lo sguardo che nel negozio ci sia solo Rosario e poi gli si avvicina

CIRO

Don Rosario! Naomi, quella nera che lavora dalla signora Maria, vi ha visto quando avete bruciato Tano?

ROSARIO (annuisce)

Benissimo e mi ha anche sorriso: quel bastardo morendo ha dato sollievo a tanta gente…

CIRO

L’hanno presa! Parlerà! Quei bastardi sanno come fare a far parlare la gente….

Rosario non sembra affatto preoccupato. Anzi sorride e annuisce, con uno sguardo 

folle

ROSARIO

Perfetto. Così Giordano O Cafune verrà qui.

CIRO

O mamma mia… 

Ciro corre via dal negozio e salta sul suo monopattino.

 

SCENA 66

STRADA COMMISSARIATO. Esterno notte

Ciro arriva col monopattino a tutta velocità fin sulla soglia del Commissariato e sbatte contro un agente che sta uscendo

CIRO

Devo vedere l’ispettore Carmelo Panetta! E’ urgentissimo!

AGENTE

L’ispettore è al porto. Anno ripescato il cadavere di una donna. Se vuoi dire a me… 

Ma Ciro non lo sta più a sentire e "pedala" via come un dannato.

 

SCENA 67

BANCHINA DEL PORTO NAPOLI. Est. Notte

Il corpo mutilato di Naomi viene scaricato sulla banchina e Carmelo lo fissa 

addolorato

CARMELO

Ma tu guarda che han fatto a sta povera figlia…

Quei bastardi non devono bruciare solo qui, ma all’inferno per l’eternità… 

Si volta di scatto perché uno strano suono in avvicinamento: è Ciro col monopattino, 

che derapa, accanto a Carmelo. Vede il corpo di Naomi e gira via la testa per non 

guardare.

CARMELO

Ciro! Che fai a quest’ora! Vattenne a casa! Subito!

Ciro non guarda più verso il cadavere di Naomi, afferra una manica della giacca di 

Carmelo e lo scuote

CIRO

Zì Carmelo, l’hanno torturata per farsi dire il nome dell’uomo che ha bruciato Tano e gli altri!

CARMELO

A me non l’ha voluto dire, ma quegli aguzzini l’avrà detto…

CIRO

E’ Rosario! Rosario Devoto! Staranno andando ad ucciderlo! Dobbiamo correre al suo negozio!

CARMELO

Dobbiamo??? E poi tu come lo sai?

CIRO

Non c’è tempo adesso, zì Carmelo! Lo stanno uccidendo adesso!!!

Ciro scappa via con il suo monopattino e Carmelo esita, poi fa un cenno a Policriti

CARMELO

Chiama la centrale. Due macchine nel negozio di Devoto, a via Toledo.

 

SCENA 68

NEGOZIO ROBIVECCHI. Int. notte

Infatti è già tardi: Rosario è trattenuto da uno sgherro di Giordano O Cafune sulla 

sua sedia a dondolo nella sua bottega, e ha davanti il camorrista che lo sta innaffiando 

ben bene di benzina.

Giordano O Cafune, spalleggiato da un terzo uomo armato di pistola, gli versa addosso 

la benzina e parla senza astio, con un lieve sorriso

O CAFUNE

Vedi, Rosario, dovevo capirlo che eri tu. Ma noi non volevamo ucciderti la moglie e il figlio. Tu non pagavi e ti volevamo solo dare un avvertimento. Chi poteva immaginare che tua moglie e tuo figlio dormivano nel retro proprio quella notte? Nessuno. Quello fu volere di dio, non volere mio. E tu invece te la sei presa con povera gente che lavora, pensionati, guaglioni che vanno in giro a raccogliere il giusto per mio conto. Tu hai sbagliato volendo sbagliare e devi pagare.

Rosario annuisce, sembra in trance. Anche lui sorride.

Giordano O Cafune fa scattare la fiammella di un accendino e Rosario spalanca gli 

occhi fissando il camorrista

ROSARIO

Aspetta che ti guardo bene negli occhi. Ecco così. Io voglio morire guardando negli occhi quel fetiente camorrista assassino che tu sei che per quattro soldi ha ammazzato il la mia donna e il mio bambino. E adesso sia fatta la volontà di dio. Ci vediamo all’inferno, bastardo!

Per quanto trattenuto per le spalle, Rosario, con un guizzo di agilità del tutto 

inaspettato, allunga un calcio allo sgabello dalle lunghe zampe su cui aveva legato 

la funicella.

Lo sgabello, cadendo, tira una fune che passa in una carrucola collegata con qualcosa 

nel buio del soffitto ingombro di pezzi di armature medioevali, ruote di antichi telai, 

recipienti di rame.

E’ proprio ad un grosso paiolo di rame che è collegata la corda: il paiolo rovescia su 

Giordano O Cafune una cascata di benzina.

Il fuoco esplode in una fiammata gigantesca avvolgendo Rosario, O Cafune e il suo 

sgherro. L’uomo con la pistola viene investito dal fuoco e fa un salto indietro.

L’intera bottega è in preda alle fiamme.

Lo sgherro si rotola nel fuoco urlando e Giordano O Cafune urla anche lui avvolto 

dal fuoco ma bloccato dalla presa ferrea di Rosario, che pur bruciando anche lui tiene 

la sua faccia vicina a quella del camorrista: occhi negli occhi finche il calore non li 

cuoce a entrambi.

 

SCENA 69

VIA TOLEDO. Est. notte

Dalla porta della bottega di Rosario esce un denso fumo e il riverbero delle fiamme.

Ciro arriva col suo monopattino che getta di lato e corre verso la porta

CIRO

Don Rosario!!!

La mano di Carmelo lo agguanta e lo solleva di peso, mentre da negozio esce tossendo 

e dandosi manate sui vestiti ancora incendiati il camorrista con la pistola che viene 

subito soccorso e arrestato da Policriti e da un altro agente mentre si sente la sirena 

dei pompieri in arrivo.

 

SCENA 70

COMMISSARIATO. UFFICIO DEL COMMISSARIO. Int. giorno

DETTAGLIO: il giornale "Il Mattino" titola in prima pagina

SUCCESSO DELLA POLIZIA. MORTO IL PIROMANE INSIEME A UN CAPO CAMORRISTA

Nell’ufficio c’è il Sostituto Procuratore, il Commissario Anna Maria Casiraghi e il 

sindaco di Napoli con tanto di fascia tricolore, nonché l’ispettore Carmelo Panetta, 

il sovrintendente Policriti e una mezza dozzina di agenti e una troupe della TV.

SINDACO

Ho voluto venire a stringervi la mano ed esprimervi personalmente la gratitudine di tutta la città. Bravi! Grande lavoro investigativo in un terreno che sappiamo omertoso non facile. Soprattutto per lei commissaria, che viene dal profondo nord… (ride) Quando e a chi è scattata l’idea geniale?

Carmelo si guarda la punta delle scarpe.

 

SCENA 71

BAR DI MEROLA. Int. Giorno

Dallo schermo TV del bar

SINDACO (dalla TV)

Comunque il merito va a tutti voi che siete riusciti a liberare la città dal pericolo… 

Una mano spegne la TV. E’ quella di Stuart Little, sigaretta accesa fra le labbra, che 

stappa una bottiglia di champagne e riempie una fila di bicchieri preparati da Merola, 

il barista.

STUART LITTLE

Al nostro poliziotto scugnizzo! vero genio napoletano!

Segue un’ovazione.

Ci sono Ciro, Assuntina, Pokemon con una valigia e una faccia da funerale, Belillo, 

i due scippatori e un’altra mezza dozzina di scugnizzi plaudenti

STUART LITTLE

Che al terzo giorno risolse l’enigma come promesso e vinse la scommessa… cin cin e in culo alla balena!

Tutti brindano ripetendo

CORO

In culo alla balenaaaa!

Solo Pokemon beve in silenzio, solo un sorso, poi con aria afflitta rovescia su uno dei 

tavoli il contenuto della sua valigia: una cascata di carte Pokemon.

Il ragazzino piange in silenzio: le lacrime gli colano giù per le guance mentre passa le 

mani per l’ultima volta suo tesoro.

Ciro si avvicina e mette anche lui le mani sulla montagna di carte, poi dice a Pokemon

POKEMON

Prendi le mie Pokemon. Quello che è giusto è giusto.

CIRO

Bellissime! Unqa collezione stupenda… Hai pagato la scommessa. Bravo. Però tienile tu.

Pokemon guarda Ciro fra le lacrime, aggrottando la fronte, offeso

POKEMON (offeso)

Vuoi dire che… non le vuoi?

CIRO

No, no. Sono bellissime e sono mie. Però continua a tenerle tu. OK?

Pokemon piange e ride, abbraccia le sue amate carte e le ributta nella sua valigia, 

mentre tutti applaudono e Assuntina bacia Ciro su una guancia.

I ragazzi ritmano un applauso

CORO SCUGNIZZI

Ba-cio! Ba-cio! Ba-cio!

Assuntina sorride a Ciro, chiude gli occhi e protende le labbra per farsi baciare. 

Ciro imbarazzato, si china a sfiorare apopena le labbra di lei con le sue. 

Si ritirerebbe subito, se Assuntina non lo afferrasse e

ASSUNTINA (facendo l’occhiolino)

Anche i geni non è che sanno proprio tutto tutto… 

e, tenendolo fermo, lo bacia a bocca chiusa ma premendo forte le sue labbra contro quelle di Ciro che ci prende gusto e Assuntina si stacca e gli sussurra in un orecchio

ASSUNTINA

Prima mi spieghi quella cosa del papa e del coglione…

CIRO (imbarazzato)

Dopo… 

Alza un bicchiere con lo champagne e brinda

CIRO

A Napoli e ai napoletani!

f i n e

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