Tutela dei lavoratori dalla violenza psicologica.
(C. 6410 Benvenuto).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Stefania PRESTIGIACOMO (FI), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede spiegazioni sul motivo per cui una proposta di legge in materia di violenza psicologica nei luoghi di lavoro presentata dal deputato Cicu risulta assegnata alla II Commissione. Sarebbe invece opportuna una trattazione abbinata al provvedimento in esame, in modo da evitare di affrontare la problematica in maniera frammentaria e quindi incompleta. Pertanto chiede se non ci sia un modo per effettuare tale abbinamento.
Renzo INNOCENTI, presidente, premette che l'assegnazione alla II Commissione è giustificata dal fatto che il provvedimento si incentra sulla previsione di nuove figure di reato relative alle violenze psicologiche.
Non si può naturalmente abbinare d'ufficio delle proposte di legge assegnate ad altre Commissioni. Ritiene pertanto che l'unica via ragionevolmente percorribile sia quella dell'invio, da parte del deputato Cicu, di una richiesta al Presidente della Camera che motivatamente solleciti il cambiamento di assegnazione, dalla II Commissione alla XI.
Carlo STELLUTI (DS-U), relatore, premette che sull'argomento affrontato dal provvedimento in esame risultano presentate al Senato altri due progetti di legge.
Si tratta di una materia che si potrebbe collocare tra i diritti dei lavoratori «di seconda generazione», tipici di una società post-industriale sempre più incentrata sul terziario, dove la dimensione relazionale tra le persone va assumendo una problematica complessità.
Il provvedimento in esame amplia l'area dei diritti protetti dei lavoratori, introducendo il dovere del datore di lavoro e delle rappresentanze sindacali di prevenire e rimuovere la persecuzione psicologica nei rapporti di lavoro.
La relazione allegata al provvedimento sottolinea come, nell'esperienza quotidiana, assumano particolare rilevanza comportamenti e atti che, pur non penalmente perseguibili, incidono in maniera determinante sulle condizioni psicologiche dei lavoratori.
La disciplina della psicologia del lavoro ha attentamente studiato questa problematica soprattutto nei paese del nord Europa, ove già esiste una regolamentazione indiscutibilmente avanzata.
Gli studi sin qui condotti affermano che il mobbing si sostanzia in una strategia comportamentale volta alla distruzione psicologica e professionale della vittima, soprattutto quando viene perseguita con continuità temporale nel luogo di lavoro.
Il fenomeno si presenta in vari modi a seconda dei contesti culturali e sociali, anche se il dato costante è rappresentato dal fatto che la vittima è in una posizione di inferiorità nell'organizzazione, sia essa intesa in senso formale o informale.
Il mobbing, producendo nella vittima la graduale perdita dell'autostima e dell'entusiasmo nel lavoro, ha determinato, in casi estremi, anche episodi di suicidio, di omicidio o di gravi infortuni sul lavoro.
Secondo studi effettuati in Italia sono state rilevate organizzazioni illegali che operavano all'interno delle aziende le quali, attraverso la pratica del mobbing, non miravano ad eliminare i dipendenti scomodi ma, al contrario, a legarli, seppur con un metodo perverso, più saldamente alle sorti della azienda.