Goffredo Petrassi
PREFAZIONE, in AA. VV., di Domenico Guaccero prassi e teoria, Nuova Consonanza, Roma 1984

La sperimentazione, in Guaccero, si è rivelata essere la sua vocazione naturale subito terminato l'apprendistato al Conservatorio. Ma già durante gli studi nella mia classe di composizione a S. Cecilia non mancavano segni premonitori dovuti alla vivacità culturale e agli interessi intellettuali molteplici coltivati con passione e acutezza critica, caratteri preminenti della sua individualità. Il bagno nella piscina probatica di Darmstadt fece il resto, ma non lo condizionò se non per quella parte accettabile che gli permise di volare con le proprie ali. E Domenico volò con arditezza, consapevole che lo sperimentare era una necessità; i pensieri e le idee valevano in quanto trovavano riscontro nel fare, prendere corpo, incarnarsi sulla carta da musica e nell'azione sociale, indipendentemente dai risultati che pur vi furono, e non di poco conto. Non posso dimenticare, tra l'altro, la rappresentazione al romano Teatro delle Arti delle Scene del potere. Si infliggeva qualche scomodità al pubblico che mugugnava, in cambio si ebbe uno spettacolo indicativo ed emblematico di una situazione sociale da un lato, e come arredarla musicalmente annullando tutte le convenzioni teatrali. Esiti musicali importanti, e mi riferisco a una delle sue ultime opere, il Quartetto, di una musicalità elevata che testimonia l'originalità creativa di Domenico, al di là di ogni sperimentalismo.

Non temeva di contaminarsi praticando la musica alta e quella bassa perché la realtà era questa e si doveva stravolgere ad altri fini, anche contraddittori. Un operare disinteressato da uomo generoso qual' era, tanto da lasciare inediti la maggior parte dei suoi lavori, poco preoccupato dei traffici spiccioli del carrierismo. Artista di estri vivaci. Uomo integro. Amico appassionato.

Il 24 aprile 1984 è stata una data funesta per quanti, fedelissimi, gli sono stati vicino e avevano trepidato nei lunghi mesi della sua malattia. Si è visto quanta umanità e fervore avesse suscitato intorno a sé.

Due giorni dopo ci congedò col dolcissimo suono delle voci bianche de Il sole e le altre stelle.

Vale, Domenico, te amamus.

GOFFREDO PETRASSI

 

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