Dietrich Bonhoeffer

"È la fine, per me è l'inizio della vita": queste le ultime parole di Bonhoeffer prima di essere assassinato per ordine diretto di Hitler nel campo di concentramento di Flossenbürg il 9 aprile 1945.

 

In queste poche pagine volevamo delineare più che il pensiero  di questo grande  teologo protestante, la sua vita che è comunque indissolubilmente legata ai suoi ideali. In tutta la sua vita, infatti, come nelle sue opere si percepisce questa correlazione. E’ per questo che è stato inserito fra i Testimoni della Carità.Vorremmo approfittare di questo spazio di per presentare a te invece Dietrich Bonhoeffer in maniera più accessibile e meno teologica. Se vuoi leggere alcuni suoi brani vai alla pagina testi di Dietrich Bonhoeffer

Bonoheffer nasce nel 1906 a Breslavia, ma la sua famiglia è di origine berlinese. E' una famiglia dell'alta borghesia, il padre era psichiatra. Una famiglia molto importante e molto in vista che aveva relazioni ai livelli alti dell'amministrazione dello stato.

Bonoheffer sceglie di studiare teologia, una scelta "strana" per la sua famiglia che frequentava sì la Chiesa luterana , ma guardava con ironia la Chiesa e la teologia, gente convinta cioè che la vera cultura moderna sia la cultura laica e la scienza.

Lui fa questa scelta e compie molto velocemente gli studi e nel 1927 a soli 21 anni si laurea con il suo primo libro che viene pubblicato due anni dopo aver conseguito la laurea dal titolo "Santorum comunio", la Comunione dei santi, cioè un libro dedicato alla Chiesa.Questa sua opera pero' venne per lo piu' snobbata.
Dopo qualche anno pubblica un altro libro sempre sul tema della Chiesa. Dimostra quindi un grande interesse non solo per la teologia, ma anche per la Chiesa nella sua figura concreta, per la comunità, per la vita concreta della comunità, per l'aspetto sociologico, come diceva lui, della Chiesa.

Molto importanti nella sua vita sono stati anche i periodi di residenza all'estero. Passa quasi un anno a Barcellona, in Spagna, e poi parecchi mesi a New York sempre studiando teologia ma cercando di conoscere altre tradizioni, altri aspetti di problemi che venivano messi in evidenza a Berlino, e questo è un aspetto, una dimensione molto importante della sua personalità: l'apertura e la curiosità verso tradizioni diverse. Entra infatti in contatto con il Social Gospel e celebra funzioni religiose nei ghetti neri

Dal '31 al '33 insegna (e quella è la sua vera professione) a Berlino. Nel suo insegnamento mostra una carica innovativa, coinolgendo gli studenti in iniziative non legate solo all-ambito accademico ma anche alla situazione politica esistente.

Inizia in questo ambito la sua opposizione sempre maggiore al Nazismo. Nel 1933 in una trasmissione radiofonica definisce il Hitler non un Fürher ma un Verfürher (seduttore). La trasmissione viene subito interrotta.

Alla fine di gennaio del 1933 Hitler va al potere e Bonoheffer si convince ben presto che non c'è più spazio all'Università per fare teologia come egli voleva farla, per il controllo che il regime immediatamente acquisisce, anche sulle attività culturali. Lascia quindi Berlino a si stabilisce a Londra per un paio d'anni, ma nel 1935 torna in Germania dove resta fino al '39. Sono questi gli anni del cosiddetto KirchemKampf, o lotta, che una parte della Chiesa protestante conduce contro il regime nazista. Lui entra a far parte di questa Chiesa, che si chiama "confessante" per distinguerla dalla Chiesa ufficiale, Chiesa che non recepisce le direttive del regime al suo interno. Il problema grosso che si poneva era quello della discriminazione degli ebrei.

Bonoheffer è tra quei pochi, in Germania, che fin dal 1933 afferma che una prospettiva razziale che discriminasse in qualsiasi modo all'interno di una comunità cristiana gli ebrei, è inaccettabile per un cristiano. Lui conduce la sua lotta in questa Chiesa di opposizione, la "Chiesa confessante", come direttore di un seminario quello di FinKenWalde, dove vengono avviati agli studi e preparati ad esercitare il ministero pastorale proprio quei giovani che non si ritrovano all'interno dell'ideologia nazista. Qui inizia con i suoi studenti una esperienza di vita comune da cui nasceranno libri come "Vita comune"

Nel 39, verso la fine del periodo di pace tra luglio e agosto, poco prima dello scoppio della guerra che avviene in settembre. Emigra in America di nuovo perché la sua posizione era già compromessa, aveva già ricevuto vari provvedimenti di polizia: non poteva spostarsi liberamente, non poteva parlare in pubblico, gli era stato ritirato il permesso di abilitazione alla docenza non poteva scrivere. Quindi era abbastanza chiaro a lui e ai suoi amici che una volta scoppiata la guerra avrebbe corso seri pericoli. Gli viene trovata una sistemazione in vari istituti universitari americani e lui resta in America per circa un mese ma gli scrupoli di coscienza per aver abbandonato il suo popolo nel momento del pericolo sono tali che nel giro di poche settimane ritorna nella sua decisione e a ritorno in patria sapendo benissimo a che cosa andava incontro. Qui c'è un altro aspetto da mettere in evidenza.

Se Bonoheffer è morto come un martire, non è morto perché si è trovato all'interno di un meccanismo infernale che l'ha schiacciato, ma anche perché in qualche modo ha liberamente voluto assumersi la responsabilità di condividere la sorte del suo popolo. Torna in Germania e nel 40 comincia ad avere i primi contatti con gli ambienti della resistenza.

La resistenza tedesca non ha avuto dimensione popolare . La resistenza in Germania non ha avuto una dimensione popolare, non è stata neanche prevalentemente una resistenza di sinistra perché dopo lo scoppio della guerra le organizzazioni clandestine della sinistra erano state quasi tutte e quasi completamente eliminate dalla misura di repressione della polizia e della GESTAPO e quindi stranamente alcuni centri di resistenza più attivi si costituiscono all'interno dell'esercito per vari motivi, qualche volta semplicemente per gelosia tra l'esercito e l'organizzazione nazista; l'esercito si sentiva estraneo all'organizzazione nazista, alle SS. alla GESTAPO e anche il fatto che Hitler fosse divenuto ad un certo punto capo dell'esercito era stato considerato un affronto alla relativa autonomia dell'esercito stesso, la grande tradizione prussiana dietro e per questi motivi e in alcuni casi anche per motivi morali più elevati, per una sorta di rigetto davanti alle barbarie delle misure che venivano attuate durante la guerra, per esempio l'ordine dato, una volta incominciata la campagna di Russia di uccidere i civili che avessero un qualche ruolo all'interno dell'organizzazione del partito comunista, senza processo, anche se non avevano partecipato ad attività belliche, uccidere i civili se era difficile trasportarli, i prigionieri se era difficile trasportarli e via dicendo... Davanti a queste motivazioni c'è una serie di generali incomincia a dire che bisogna fermare quel pazzo, che forse poi tanto pazzo non era (perché non è il caso di semplificare la figura di Hitler in questo senso).

Incominciano a costituirsi dei gruppi e all'interno di uno di questo opera Bonhoeffer, finché nel 43 viene arrestato perché viene scoperta la rete del complotto. Viene internato nel carcere militare di Tegel. Viene internato in un carcere militare non perché fosse un teologo che in nome della fede combatteva il nazismo ma perché era entrato a far parte di una organizzazione dell'esercito con una motivazione prettamente laica come tanti altri ufficiali e soldati.

"Ad un detenuto italiano che gli chiedeva come lui, cristiano e pastore, potesse prender parte ad un complotto che cercava la morte di Hitler, Bonhoeffer rispose: "Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mmi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante."

Viene messo dunque in un carcere dell'esercito insieme a molti altri ufficiali e soldati e questa situazione "mondana" come dice lui, è anche il contesto vitale che spiega queste grandi riflessioni selle lettere scritte dal carcere che sono gli scritti che gli hanno dato maggior fama e che sono stati raccolti in un volume intitolato "Resistenza e resa" dove riflette su che cosa è cristiano, che cosa è mondo,, che cosa è la vita di fede, quale rapporto c'è, tentando di superare i dualismi tipici della tradizione cristiana, particolarmente della tradizione moderna. Finché resta nel carcere militare la situazione è particolarmente tranquilla, può avere contati con la famiglia, scrivere lettere, ma aggravandosi la sua situazione viene poi internato in un carcere della GESTAPO in Prinz- Achracht Strasse a Berlino. Da lì è uscita soltanto una lettera. Non si hanno più notizie di lui fino a quando il 9 aprile 1945 viene impiccato nel campo di concentramento di Flossebürg.

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