Brani tratti dagli scritti di Dietrich Bonhoeffer:

"Dobbiamo essere pronti a lasciarci interrompere da Dio" D. Bonhoeffer

        Chi sono io?

Chi sono io? Spesso mi dicono
che esco dalla mia cella
disteso, lieto e risoluto
come un signore dal suo castello.

Chi sono io? Spesso mi dicono
che parlo alle guardie
con libertà, affabilità e chiarezza
come spettasse a me di comandare.

Chi sono io? Anche mi dicono
che sopporto i giorni del dolore
imperturbabile, sorridente e fiero
come chi è avvezzo alla vittoria.

Sono io veramente ciò che gli altri dicono di me?
O sono soltanto quale io mi conosco?
Inquieto, pieno di nostalgia, malato come uccello in gabbia,
bramoso di aria come mi strangolassero alla gola,
affamato di colori, di fiori, di voci d'uccelli,
assetato di parole buone, di compagnia
tremante di collera davanti all'arbitrio e all'offesa più meschina,
agitato per l'attesa di grandi cose,
preoccupato e impotente per 1' amico infinitamente lontano,
stanco e vuoto nel pregare, nel pensare, nel creare,
spossato e pronto a prendere congedo da ogni cosa?

Chi sono io?
Oggi sono uno, domani un altro?
Sono tutt'e due insieme? Davanti agli uomini un simulatore
e davanti a me uno spregevole vigliacco?
Chi sono io? Questo porre domande da soli è derisione.
Chiunque io sia, tu mi conosci, o Dio, io sono tuo!

                                    (Dietrich Bonhoeffer, da RESISTENZA E RESA,
                                        Lettere e scritti dal carcere, edizioni paoline)


Per me è nuovamente evidente che non dobbiamo attribuire a Dio il ruolo di tappabuchi nei confronti dell'incompletezza delle nostre conoscenze; se infatti i limiti della conoscenza continueranno ad allargarsi - il che è oggettivamente inevitabile - con essi anche Dio viene continuamente sospinto via, e di conseguenza si trova in una continua ritirata.

Dobbiamo trovare Dio in ciò che conosciamo; Dio vuole esser colto da noi non nelle questioni irrisolte, ma in quelle risolte. Questo vale per la relazione tra Dio e la conoscenza scientifica. Ma vale anche per le questioni umane in generale, quelle della morte, della sofferenza e della colpa. Oggi le cose stanno in modo tale che anche per simili questioni esistono delle risposte umane che possono prescindere completamente da Dio. Gli uomini di fatto vengono a capo di queste domande - e così è stato in ogni tempo - anche senza Dio, ed è semplicemente falso che solo il cristianesimo abbia una soluzione per loro. Per quel che riguarda il concetto di " soluzione ", le risposte cristiane sono invece poco (o tanto) cogenti esattamente quanto le altre soluzioni possibili. Anche qui, Dio non è un tappabuchi; Dio non deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza, e non solamente nella sofferenza; nell'agire, e non solamente nel peccato. La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo - Egli è il centro della vita, e non è affatto " venuto apposta " per rispondere a questioni irrisolte.

(tratto da Resistenza e Resa)


Gesù visse fra i suoi nemici e così deve fare anche un cristiano.

  Il periodo che intercorre tra la morte di Cristo e il giudizio universale è solo una anticipazione concessa dalla Grazia di Dio, se dei cristiani già qui possono vivere insieme con altri cristiani in comunità.

  “Comunione Cristiana è comunione per mezzo di Gesù Cristo e in Gesù Cristo”

  “Chi guarda il fratello sappia che è unito eternamente a lui in Gesù Cristo.”

“La comunità: non è un ideale umano ma realtà divina…. Infinite volte una comunità si è spezzata perché viveva di un ideale. La forza del signore farà crollare tutti questi ideali."

"Dio ha posto una volta per sempre l'unico fondamento della nostra comunione. Dio ci ha uniti in un sol corpo in Gesu' Cristo, molto prima che non entrassimo a far parte di una comunit' con altri cristiani.[...] Comunione cristiana non e' un ideale da realizzare, ma una realta' data da Dio in Cristo."

( da Gemeisames Leben, "Vita comune")

 


 

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