UNO DI NOI...
Casa, parrocchia, amici... e soprattutto la bontà d’animo e lo spirito missionario.
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Testi e preghiere di Luciano | |
Dall'omelia del Vescovo | Il saluto di un'amica |
Luciano Bottan è un giovane nato e vissuto a Treviso, nella parrocchia di Sant’Angelo e Santa Maria sul Sile.
I genitori Ludovico e Gina accolsero Luciano nel giorno della nascita il 1º novembre 1965, insieme ad altri due figli, Lucia ed Emanuele. "Percorrendo la via della missione" in Ciad, lo scorso 20 ottobre, a causa di un incidente sulla strada che collega la capitale Njamena alla missione diocesana di Fianga, Luciano termina il suo pellegrinaggio terreno all’età di 35 anni.
La sua morte ha toccato il cuore di moltissime persone. Egli si propose ai nostri occhi all’insegna della semplicità, dell’umiltà e del sorriso. La sua dedizione ai poveri mediante le attività promosse dal Gruppone missionario diocesano e con i mille servizi resi ai poveri ‘locali’, il collegamento con la vita dei missionari, furono le dimensioni che caratterizzarono i suoi ultimi anni di vita.
Dove affondano le radici della sua scelta? Luciano visse gli anni della sua fanciullezza, dell’adolescenza, nel modo comune a tutti noi: casa, scuola, parrocchia, amici. Il suo temperamento era fondamentalmente connotato da una bontà d’animo che gli permise di familiarizzare senza difficoltà con tutti. Nell’adolescenza si aggregò alla compagnia di giovani della parrocchia, con il bar come punto di riferimento. Il suo percorso di crescita conobbe le tipiche dinamiche e problematiche dei giovani in ricerca della definitiva identità. Voleva provare sulla sua pelle quelle esperienze, che lo avvicinarono al travagliato procedere della vita. Chi lo conosceva da vicino ne coglieva la serenità d’animo anche in quegli anni, che potevano destare qualche preoccupazione agli occhi degli educatori.
Il salto di qualità lo compì quando assistette alla morte di un amico, schiantatosi con la moto su di un albero: da quel momento la sua ricerca e maturazione del perché vivere furono più chiare e decise.
A 20 anni entrò nel gruppo missionario parrocchiale e successivamente nel Gruppone, nel quale potè vedere realizzata maggiormente la sua sensibilità verso il prossimo e l’aiuto concreto. Importante fu il rapporto con un sacerdote che lo accompagnò nel decifrare il suo mondo interiore. Per lui furono dieci anni intensi in cui maturò una chiara esperienza di fede; nella relazione con Dio, fatta di preghiera quotidiana, messa feriale e meditazione della Parola trovava la forza e il senso del suo essere per il povero e per gli altri.
Il servizio al prossimo lo condusse alla ricerca vocazionale, nella quale si interrogò se il Signore lo chiamasse a una scelta a tempo pieno per la missione. Per questo si sentì stimolato a ottenere il diploma di maturità magistrale. Rendendosi conto di quanto fosse preziosa nella vita un’adeguata preparazione intellettuale, si prefisse l’impegno nello studio.
Ottenuto il diploma, ebbe maggiore confidenza con la lettura. Si dedicò a libri di spiritualità, formativi della persona e informativi della realtà missionaria.
A testimonianza della sua ricerca interiore e della sua
maturità spirituale, riportiamo alcuni passi dell’agenda in cui riportava
riflessioni e preghiere.
Mi son sempre chiesto chi sono. Me lo chiedevo sempre in maniera superficiale, senza confronto, senza andare troppo profondo. Soprattutto sempre di fretta.
Il tempo per recuperare me stesso lo schivavo. Guardare gli altri e aiutarli mi veniva meglio. L’esempio di Gesù col Suo messaggio era ed è impresso a me. Volevo fare altrettanto, imitandoLo. Mi giocavano sempre emozioni, orgoglio, l’idea di me stesso troppo grande. Fare del bene è cosa che ho per natura ma quando mi trovavo da solo crollava tutto. C’è sempre stato contrasto in me. Dio vuole da me qualcosa di molto grande, l’ha sempre voluta, io l’ho sempre evitata, ho sempre avuto paura. "Da solo ce la faccio, riesco nella mia vita, non ho bisogno di nessuno". Credo di essere sincero con chi mi sta di fronte, gli offro la mia simpatia, la mia fiducia, ma non capisco niente di lui perché non ho capito niente di me.
Capire l’umiltà e annientare quello di falso che ho costruito: pregiudizi, paure, complessi, dubbi, non mi è facile. Passare per la porta stretta ed arrivare a Dio secondo la sua volontà è ciò che sento. Il ruolo di Gesù in me è molto importante.
Dio - Gesù – Spirito Santo. Quello Spirito
che viene dal Padre e che Gesù, il Figlio, ha seguito e ci ha lasciato per
sempre. Quello che ci darà la vita eterna. La medicina per me. Le parole del
Vangelo le sento in me: "Voi siete già mondi per le mie parole". Se amo Gesù e
lo amo veramente, devo lasciare tutto e andare verso gli ultimi per servire
l’uomo, per costruire quel Regno che mi ha sempre chiesto. Non so come ancora.
In me sta crescendo sempre più quella speranza di essere e di fare secondo le
Sue esigenze. I limiti che ho sono tanti. Imparare ad essere umili non è cosa da
poco. Sentirsi distruggere dentro e lasciar spazio al suo amore mi fa star male,
ma è ciò che dopo gioirà in me. Devo combattere l’ignoranza che
ho.
Ciò che ti chiedo me lo stai donando e
ti chiedo il mio posto nel regno dei cieli, e ti chiedo di abbracciare la
povertà, come S. Francesco che la chiamava Madonna Povertà. E ti chiedo
soprattutto di amare, di saper amare, di imparare ad amare chiunque, ovunque e
in qualsiasi momento, e di vivere il vangelo, di viverlo con tutto il mio
cuore.
Signore, fammi essere sempre gioioso, di avere sempre la gioia nel cuore, che ella non tramonti mai, ma che accresca sempre più con la stessa intensità per cui Tu mi ami. Che sia gioia ogni volta faccio qualcosa per Te, che sia gioia solo quella che viene da Te. Ed è la fatica di essere che ti fa aprire gli orizzonti, che ti fa vedere la verità su ciò che incontri, che ti fa sentire uno insieme a tanti, che ti fa capire ogni momento e capire quello successivo, che ti fa mettere in ordine le cose perché Dio ha fatto bene ogni cosa. Ma vale al pena di essere, essere come ha fatto Gesù.
A Te la gloria, oh Padre, oh Gesù, oh Spirito Santo.
Fa che io veda il Tuo Volto in ogni
persona, in modo da capire il bisogno che necessita, da far risplendere il mio
volto nel Tuo.
VOGLIO DARE LA MIA VITA.
LA VOGLIO DARE A TE, PERCHÉ TU LA DIA AGLI ALTRI.
SONO IMPORTANTE PER TE PERCHÉ TU SEI MORTO PER ME.
RIUSCIRO' IO A DARE LA MIA VITA PER I MIEI AMICI'?
RIUSCIRÒ A CAPIRE L'AMORE CHE TU HAI PER ME?
STAMMI VICINO GESÙ, E CAPIRÒ TUTTO
SE LA MIA VITA DIPENDESSE DA ME
SAREBBE CIECA E PIENA DI ORGOGLIO, SICCOME DIPENDE DA DIO
E' LUCE E VERITIERA
PARLAMI SIGNORE,
SOFFIA IL TUO SPIRITO SU DI ME.
INSEGNAMI L'ATTEGGIAMENTO DI ASCOLTO.
CHE VEDA TUO FIGLIO, NEL PROSSIMO E DAMMI
IL SENTIMENTO DI COMPASSIONE VERSO GLI ULTIMI.
E ciò che ti chiedo me lo stai donando e ti chiedo il mio posto nel regno dei cieli, e ti chiedo di abbracciare la povertà, come Francesco che la chiamava Madonna Povertà. E ti chiedo soprattutto di amare, di saper amare, di imparare ad amare chiunque, ovunque e in qualsiasi momento, e di vivere il vangelo, di viverlo con tutto il mio cuore.
Ho voglia di impregnarmi di Te, Signore.
Non solo nell'Eucarestia, massima fonte del Tuo Amore, ma in ogni momento della
giornata, con preghiere, lodi, vespri. E sento i Tuoi occhi sopra di me, e
questo mi dà sicurezza, e sento il Tuo entrare in me, e questo mi dà gioia, e
sento il piano della Tua salvezza, e questo mi dà speranza, e mi sento prendere
per mano e questo mi dà fiducia. E' bello prendersi cura degli altri, a volte si
fa fatica, perché non si sa come comportarsi e che cosa dire. Mandami il Tuo
Spirito, Signore, lo Spirito Santo da potermi donare nel modo più perfetto agli
altri.
Fammi sempre sentire unico come la mia
vocazione, sia sempre più chiara, limpida e autentica.
Riportiamo un brano tratto dall’omelia che il Vescovo ha
tenuto in Cattedrale il 28 ottobre 2000, in occasione delle esequie di Luciano
Bottan
Amare tutti, amare chiunque, amare dovunque, e qui riecheggio una frase di Luciano stesso: "Amare chiunque sia".
Luciano su questo punto è stato lucido: ecco come si rivolge a Gesù: "Voglio dare a Te la mia vita, la voglio dare a Te perché Tu la dia agli altri. Sono importante per Te perché Tu sei morto per me. Riuscirò io a dare la mia vita per i miei amici? Riuscirò io a capire l’amore che Tu hai per me? Stammi vicino, o Gesù, e capirò tutto".
Domandiamoci: qual è il centro ispiratore unitario di tutta la sua esistenza?
Qual è stata la sua vera vocazione? Dove ci porta la sua testimonianza?
Ci porta alla sua famiglia, alla sua parrocchia, ci porta al suo compito di animatore parrocchiale, al suo impegno missionario, di membro del Gruppone, di animatore liturgico, di perseverante presenza in certi ritiri spirituali?
Il Signore ce lo farà capire in futuro.
Ora è tempo di pregare, di
riflettere. Ed è tempo di imitare.
Il saluto di un'amica
Sono trascorsi tanti anni, ma se chiudo gli
occhi, la prima cosa che si affaccia alla mia memoria sono i tuoi occhi azzurri
ed il tuo sorriso.
Occhi
buoni e sempre sorridenti.
Sono ricordi di tanto tempo fa, flash che accompagneranno per sempre la
mia vita.
La vita continua,
gli avvenimenti si susseguono velocemente e soprattutto le persone cambiano
perchè gli avvenimenti tragici lasciano un solco profondo nel cuore di ognuno di
noi.
Sono convinta che tutti
quelli che ti hanno voluto bene ti porteranno per sempre dentro di loro e
faranno tesoro di te e di tutto quello che sei stato.
Nadia
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