Superconduttori di Tipo II e vortici
I
superconduttori di tipo II sono i più utili per le
applicazioni.
La profondità di penetrazione in questi materiali è
maggiore della lunghezza di coerenza e rimangono nello stato di
superconduzione anche dopo la penetrazione del campo magnetico. I
superconduttori di II tipo possono sopportare campi molto forti e
quindi trasportare correnti più intense.
Questa classe di
superconduttori è stata identificata a partire dal 1930 con i
composti di piombo-bismuto.
Tutti i superconduttori d’interesse
tecnologico, inclusi quelli ad alta temperatura critica finora noti,
sono di questo tipo.
Il tipo II raggiunge una Tc più alta del
tipo I con un meccanismo che, però, non è stato ancora del tutto
compreso.
Fino ad oggi la Tc max. è stata di 138K.
I
superconduttori di tipo II differiscono dagli altri perché la loro
transizione dallo stato normale a quel superconduttore è graduale e
attraversa una regione di "stato misto" e permettono anche alcune
penetrazioni di campi magnetici esterni applicati sulla sua
superficie.
Negli anni cinquanta il fisico russo Aleksej A.
Abrikosov pubblicò la teoria di base sul comportamento di un
superconduttore convenzionale di tipo II in presenza di un campo
magnetico.
Abrikosov riuscì a dimostrare che il comportamento
magnetico di un superconduttore di tipo II al di sotto della
temperatura critica dipende dall'intensità del campo applicato e
dalla temperatura.
Tale relazione può essere rappresentata da un
diagramma di fase magnetico, il quale mostra che un superconduttore
convenzionale ha tre stati magnetici distinti.
Il primo è lo stato Meissner completo.
Cioè lo stato in cui il materiale espelle totalmente il flusso
magnetico applicato.
Il superconduttore esiste in questo stato finché il campo magnetico
resta al di sotto di una certa intensità: questo campo, chiamato
campo critico inferiore, dipende in generale dalla temperatura,
assume il suo valore massimo a temperatura zero e si annulla
alla temperatura critica.
Il secondo è lo stato Meissner parziale.
Si presenta se il campo applicato viene portato a un livello
più alto del campo critico inferiore.
A questo punto il campo magnetico può penetrare nel superconduttore,
ma non completamente o uniformemente.
La penetrazione del campo magnetico nel materiale avviene per
mezzo di tubi di flusso discreti che formano intrusioni tubolari
del campo applicato.
La meccanica quantistica dei superconduttori richiede che ogni
tubo di flusso (flussoide) porti la stessa quantità di flusso
magnetico: questa unità di flusso è nota come quanto di flusso.
Dato che ogni flussoide deve portare la stessa quantità di flusso,
ogni cambiamento del campo magnetico applicato deve modificare
la densità dei flussoidi.
In altre parole, al variare del campo applicato varierà la distanza
fra i flussoidi.
La struttura di una singola linea di vortice dipende dalla lunghezza
di coerenza e dalla lunghezza di penetrazione.
Ogni linea di flusso presenta un piccolo «nucleo» centrale,
il cui diametro è legato alla lunghezza di coerenza.
All'interno del nucleo il materiale è un metallo normale, mentre
attorno a esso circolano le supercorrenti.
(La corrente circolante è la ragione per la quale il nucleo
viene indicato come linea di vortice.)
Queste supercorrenti producono un campo magnetico che tende
schermare il campo magnetico esterno applicato e la distanza
lungo la quale il campo persiste è la profondità di penetrazione.
Al terzo e ultimo stato di un superconduttore
si perviene se il campo magnetico applicato raggiunge un secondo
e più alto valore critico.
Al di sopra di questo valore (campo critico superiore) lo stato
di superconduzione viene completamente distrutto e il materiale
è ricondotto al suo stato normale.
La distruzione si verifica perché l'incremento dell'intensità
del campo magnetico forza i vortici gli uni sempre più vicini
agli altri.
Quando i nuclei dei vortici, che si comportano come metalli
normali, si sovrappongono, non c'è più spazio a sufficienza
fra di essi per mantenere la superconduttività.