|
EDMOND HALLEY E IL CASTELLO DI GORIZIA 1.
LA COMETA DI HALLEY
In molti hanno visto la cometa di Halley, o ne hanno sentito parlare, ma
pochi sanno chi era Halley e ancor di meno sono coloro che sono a conoscenza del
fatto che le vicende relative alla ristrutturazione del castello di Gorizia sono
in parte legate anche a questo eclettico personaggio venuto da lontano.
La cometa di Halley ricomparve in cielo nel 1986 dopo un’attesa che
durava da 76 anni, ma fu uno spettacolo piuttosto deludente in quanto tutti si
attendevano qualche cosa di simile a ciò che la stampa riportava attingendo
dalle cronache dell’inizio del secolo. A quel tempo, era il 1910, la cometa fu
visibile ad occhio nudo anche dai grandi centri abitati malgrado
l’illuminazione elettrica rendesse ormai il cielo notturno troppo chiaro per
distinguere gli oggetti celesti più deboli, ma in verità nemmeno allora si
trattò di uno spettacolo particolarmente esaltante. Vi erano state nella
seconda metà dell’Ottocento e anche agli inizi del Novecento apparizioni ben
più spettacolari, così come, in tempi recenti, la cometa Hale-Bopp del 1997 è
ricordata da tutti come un evento astronomico eccezionale.
Il passaggio delle comete ha sempre suscitato nell’antichità forte
preoccupazione fra la gente perché questi astri chiomati, che a quel tempo
apparivano all’improvviso e inaspettatamente, venivano considerati portatori
di disgrazie. In verità, all’inizio del secolo che si è appena concluso, le
conoscenze scientifiche erano già notevoli, ma questo, paradossalmente, invece
che tranquillizzare la popolazione aveva creato fra la gente qualche motivo di
apprensione in più. La cometa di Halley era un evento che tutti si aspettavano
perché di essa si conosceva il tragitto e il periodo, ossia il tempo del suo
ritorno nello stesso punto del cielo. Era stato infatti calcolato, in base alle
osservazioni effettuate, che intorno ai primi giorni di maggio di quell’anno
la cometa sarebbe passata fra Terra e Sole a soltanto 23 milioni di kilometri da
noi, investendo probabilmente con la sua lunghissima coda la nostra Terra. Ora,
poiché la spettroscopia (una tecnica d’indagine a distanza della materia),
nata da poco, aveva mostrato la composizione chimica della coda, la quale
conteneva gas irrespirabili e velenosi come ossido di carbonio e cianogeno, si
temeva che queste sostanze potessero inquinare la nostra atmosfera.
Della possibilità di un evento del genere parlò Camille Flammarion
famoso astronomo francese noto al grande pubblico e apprezzato per alcuni testi
di divulgazione scientifica come Astronomia popolare del 1879, il quale
trattò l’argomento in un articolo apparso su una rivista scientifica che la
stampa quotidiana riprese e trasformò in una notizia sensazionale, mettendo in
evidenza le frasi inopportune e di effetto alle quali si era lasciato andare lo
scrittore, ma trascurando, nel contempo, le affermazioni scientificamente
corrette. La conclusione fu che la gente temette seriamente che potesse arrivare
la fine del mondo.
Naturalmente si sapeva che la materia che compone la coda delle comete è
infinitamente meno densa di quella della nostra atmosfera e quindi che
l’incontro sarebbe stato simile a quello di un treno che attraversa un banco
di nebbia. Tuttavia i pericoli sarebbero potuti derivare dal mescolamento
dell’idrogeno contenuto nella coda della cometa con l’ossigeno della nostra
atmosfera che, provocando un’esplosione violenta, avrebbe potuto causare il
soffocamento immediato del genere umano. Inoltre anche l’ossido di carbonio
avrebbe potuto causare una intossicazione generale.
La Terra passò effettivamente attraverso la coda della cometa ma non
successe assolutamente nulla, anche se la paura fu tanta e come sempre avviene
in questi casi, si assistette a comportamenti irrazionali e a volte anche un
po’ ridicoli. Vi fu qualcuno che si tolse la vita preferendo morire gettandosi
da un ponte piuttosto che essere ucciso da una stella con la coda, qualcun altro
si dette alla pazza gioia spendendo allegramente i propri risparmi nella
convinzione che non vi fosse tempo da perdere e quindi fosse meglio godersi
appieno quell’ultimo scorcio di vita. Vi fu naturalmente anche chi approfittò
delle superstizioni e della dabbenaggine della gente più semplice e ingenua per
raccogliere soldi col pretesto di fare celebrare servizi religiosi speciali
durante quel terribile mese di maggio. Questi fatti, purtroppo, avvengono anche
attualmente senza bisogno della cometa (!).
2.
HALLEY: UNO SCIENZIATO ECLETTICO
Torniamo ora allo scopritore della nostra cometa per conoscerlo da vicino
e capire i motivi che lo indussero a venire a Gorizia. Edmond Halley nacque il
29 ottobre 1656 ad Haggerston, un sobborgo di Londra, dove compì gli studi
elementari. E’ interessante notare che in alcuni testi viene riportato un
giorno diverso per la nascita e precisamente l’8 novembre dello stesso anno:
entrambe le date sono tuttavia accettabili in quanto si riferiscono a calendari
diversi. In Inghilterra, ai tempi di Halley, vigeva ancora il calendario
giuliano mentre in gran parte dell’Europa era già in uso il nuovo calendario
gregoriano, che era sfasato di dieci giorni rispetto al primo.
Terminati gli studi primari si iscrisse al Queen’s College di Oxford,
dove ebbe un’ottima formazione sia nel campo delle materie letterarie sia in
quello delle discipline scientifiche. Imparò alla perfezione molte lingue tra
cui il latino, il greco e l’ebraico, ma l’astronomia era la sua vera
passione. Prima di laurearsi intraprese una spedizione scientifica sull’isola
di S. Elena, nell’Atlantico meridionale, per preparare un catalogo delle
stelle dell’emisfero australe, che pubblicò al ritorno in patria all’età
di soli 22 anni. Durante il soggiorno nell’isola di S. Elena gli capitò di
osservare il passaggio di Mercurio davanti al Sole e ciò gli suggerì l’idea
che un’analoga osservazione di Venere, in transito davanti al Sole, avrebbe
potuto fornire l’occasione per la determinazione della distanza della Terra
dall’astro centrale. In effetti fu proprio questa circostanza, verificatasi
nel 1761, a consentire la misurazione molto precisa della distanza Terra-Sole e,
di conseguenza, la determinazione delle dimensioni dell’intero sistema solare.
Ma Halley non fu solo un grande astronomo, si interessò pure di
magnetismo terrestre, di mineralogia, di climatologia, di storia e di
archeologia (partecipò, fra l’altro, agli scavi di Palmira, antica città
della Siria, le cui rovine furono scoperte nel 1691). Introdusse l’uso del
mercurio per la fabbricazione dei termometri e ideò particolari scafandri per
le immersioni subacquee. Halley merita inoltre di essere ricordato come editore
di testi scientifici presso la Royal Society, di cui fu membro. Curò infine, a
proprie spese, la pubblicazione dell’opera completa di Newton, i “Principia
mathematica”, nella quale veniva esposta la teoria della gravitazione
universale.
Una attenta lettura delle osservazioni astronomiche effettuate in passato
unita ad una conoscenza profonda della matematica gli consentì di fare in cielo
importanti scoperte. La prima riguardava il “moto proprio”, ossia il moto
reale delle stelle che egli scoprì confrontando le registrazioni delle loro
posizioni su antichi cataloghi e quelli calcolati in base alle tavole più
aggiornate. Questa scoperta non solo dimostrava che le stelle non erano fisse
come si era sempre creduto, ma anche che quelle che avevano un moto proprio più
evidente dovevano essere le più vicine. E’ interessante notare che proprio
quest’ultima scoperta sarebbe servita da base per la determinazione delle
prime distanze stellari.
La seconda scoperta riguardava appunto la cometa che porta il suo nome.
Avvalendosi della dinamica newtoniana e delle leggi di Keplero sul moto dei
pianeti intorno al Sole, Halley calcolò le orbite percorse da 24 comete apparse
fra il 1337 e il 1698 e si accorse che tre di queste erano molto simili. Ciò lo
indusse a pensare che potesse trattarsi di uno stesso astro che sembrava
descrivere un’orbita chiusa con periodo di circa 76 anni. Predisse quindi il
suo ritorno per il 1758 e in effetti la notte di Natale di quell’anno la
cometa riapparve in cielo e da allora viene indicata con il suo nome.
3.
IL VIAGGIO VERSO LA NOSTRA REGIONE
Halley viaggiò molto; fu ambasciatore di sua Maestà Britannica presso
le Corti europee ed ingegnere militare. Nel 1702 la regina Anna lo inviò in
missione diplomatica a Trieste per esaminare la fortificazione del porto di
quella città. In quell’occasione le autorità triestine prospettarono
l’ipotesi dell’istituzione di un porto
franco a Trieste finalizzato allo sviluppo della città e del suo entroterra, e
su questo progetto chiesero il parere all’illustre ospite. Halley li dissuase
ritenendo la localizzazione della città non adatta ad un’impresa del genere
ed indicò invece Buccari come soluzione ottimale. Nello stesso anno da Trieste
si portò a Gorizia dove, come riferisce lo storiografo goriziano Giovanni Maria
Marussig (1641 – 1712) , cappellano del convento di S. Chiara, allestì alcune
opere di fortificazione del castello sotto il governo del capitano della contea
Giovanni Filippo conte di Koblenz.
Don Marussig scrive nel suo libro “Goritia, sua Origine ecc.”: Fu
fabricato l’ novo Bastione, e alzatta la lunga muralgia del Castello verso la
Castagnavizza” e prosegue: “I lavori furono diretti dal celebre
ingegnere, astronomo e matematico Edmondo Halley”. Il “novo
Bastione” di cui si parla non è altro che l’attuale Bastione fiorito
che, attraverso la lunga muraglia posta ad est, è collegato all’altro
bastione che guarda a sud, il quale si allaccia, a sua volta, sempre attraverso
un muraglione, con la Porta leopoldina (quella che oggi rappresenta l’ingresso
al Borgo Castello). A questo periodo risale anche la costruzione della
cosiddetta “torre della polvere” che, pur avendo uno stile tipicamente
anglosassone, sicuramente non fu da lui messa in opera (ma potrebbe essere stata
progettata), in quanto l’astronomo inglese, alla fine del 1702, era partito da
Gorizia per recarsi, sempre come diplomatico, prima a Osnaburg, poi ad Hannover
e infine a Vienna (per rientrare nella sua Londra nel 1703), mentre la sopra
citata “torre della polvere” è datata 1704. Halley si spense serenamente a
Greenwich il 14 gennaio 1742 alla veneranda età di 86 anni.
Per i triestini Halley rappresentò un personaggio da ricordare soprattutto per l’atteggiamento negativo che tenne nei loro confronti, sconsigliando l’istituzione del porto franco; la storia, per buona sorte, ha dato invece ragione a quei personaggi illuminati e lungimiranti che nel 1700 non dettero peso alle sue indicazioni. Per i goriziani invece Halley fu un personaggio verso il quale si deve riconoscenza ed è quindi da ricordare non solo come “quello della cometa” ma anche come un grande e colto gentiluomo inglese che tra i tanti impegni e le tante attività trovò anche il tempo di venire nella nostra città per dare il suo contributo di arricchimento architettonico a Gorizia. |