Mario Pasi nasce a Ravenna il 21
luglio 1913 da Enrico e Fabbri Alessandrina. Nella
città frequenta gli studi fino al liceo quindi si
trasferisce a Bologna per frequentare l'università
dove nel 1936 si laurea in medicina e nel gennaio 1937
ottiene a Perugia l'attestato alla professione di medico
chirurgo. Il mese successivo, chiamato alle armi, viene
destinato alla Scuola di Applicazione di Sanità
Militare a Firenze e in luglio, quale Aspirante Ufficiale
Medico, assegnato all'infermeria presidiaria di Ravenna del
28° Reggimento Fanteria Divisione Pavia. Promosso
Sottotenente ed espletato il servizio di prima nomina viene
congedato nel settembre 1938. Dopo un breve periodo
trascorso a Ravenna nel quale si prepara ad un concorso
indetto dall'Ospedale Civile Santa Chiara di Trento, lo
vince ed è assunto come assistente nella sezione
chirurgia e ostetricia. Con l'imminente entrata in guerra
dell'Italia viene richiamato alle armi nel maggio 1940
assegnato al 7° Reggimento Alpini e in giugno partecipa
alle operazioni sul fronte occidentale. Dal 6 dicembre passa
in forza al 643° Ospedale da Campo della Divisione
Alpina Punteria inviata sul fronte greco-albanese. Promosso
Tenente nel gennaio 1941, a maggio viene rimpatriato per
malattia e convalescenza. Dichiarato inabile al servizio
militare a fine anno viene definitivamente congedato.
Riprende la sua professione medica a Trento e si avvicina
sempre più all'ideale di una attività politica
contro il Regime. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si
prodiga nel medicare e soprattutto nascondere i soldati
italiani feriti dal colpo di mano dei tedeschi che hanno
occupato Trento. Ormai sospettato dalla polizia tedesca
lascia l'ospedale ed entra nel movimento clandestino
partigiano. Resosi conto delle difficoltà ad
organizzare una efficace azione di resistenza locale, con
alcuni compagni raggiunge le formazioni combattenti
partigiane operanti nella provincia di Belluno. Assunto il
nome di "Alberto Montagna" diviene Commissario Politico
della Brigata Garibaldina Mazzini nella quale militavano
molti bolognesi. Partecipa a numerose imprese di guerriglia,
tra cui la più rilevante è l'attacco al
carcere di Belluno dove vengono liberati tutti i prigionieri
politici. Nella notte del 10 novembre 1944 in occasione di
una riunione in una casa a Belluno nella quale sono attesi i
capi partigiani della zona, a seguito di una spiata viene
catturato dai tedeschi. Rinchiuso nel carcere giudiziario
subisce per diversi mesi ripetute e selvagge torture al fine
di ottenere i nomi dei capi dell'organizzazione. Dopo
l'ennesima sevizia, visto inutile ogni tentativo, il 10
marzo 1945 è finito a colpi di bastone che lo
riducono in fin di vita e per ulteriore oltraggio condotto
nel vicino Bosco delle Castagne ed impiccato, assieme ad
altri detenuti politici, ai rami di grossi castagni.
Consapevole della fine a cui va incontro, poco prima
dell'ultima bastonatura scrive con il suo sangue sul
tavolaccio della cella "io muoio, ma voi ricordate di non
tradire i vostri compagni". Dopo alcuni giorni di
esposizione, il cadavere è sepolto nel cimitero
comunale di Belluno. A fine guerra per interessamento del
comune di Ravenna e della madre, la salma viene traslata ed
inumata nel cimitero di Ravenna. Alla memoria viene
decretata la medaglia d'oro al valore militare. A lui sono
intitolate una via cittadina di Ravenna, una piazza a Trento
ed una lapide posta nell'Ospedale Civile Santa Chiara..
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