LE
BALENE
Testo
e foto di Annamaria "Lilla Mariotti
Ci troviamo a Las
Galeras, nella Repubblica Domenicana, un nome che è tutto un programma,
infatti nelle sue vicinanze c'è una prigione, ma non è per questo che
noi siamo qui.
Las Galeras
è un piccolo villaggio sulla costa nord orientale dell'isola, un posto
dimenticato, soprattutto dai turisti, dove le donne del luogo fanno il
bagno vestite e guardano con occhio severo e critico i pochi bikini che
incontrano. Siamo alloggiati in un villaggio frequentato solo da gruppi
sparuti di tedeschi che arrivano sempre nel tardo pomeriggio, e sempre in
ritardo sull'orario fissato, stipati in un pulmino che li porta
dall'aeroporto.
Il paesaggio
sembra quello stereotipato delle cartoline, palme e sabbia, ma non è la
stessa cosa: è vivo, sospira con il vento tra le foglie delle palme, il
rumore della risacca sulla barriera corallina ed il suono del merengue che
vola sull'aria. I bungalows sono nascosti da cespugli di poinsettia e
buganville e il suo scenario è un prato all'inglese, del tutto naturale,
sotto un bosco di palme, altissime e piegate dal vento, che finiscono su
una lingua di sabbia bianchissima. Cosa importa se, durante il solito
temporale notturno, qualche goccia d'acqua entra dal tetto ?
Il
ristorante è una capanna col tetto di paglia e il menù e adatto agli
ospiti del nord
Europa, ma c'è
anche la cucina locale, le abiciuelas con arroz e il pollo ruspante cotto
in tutti i modi possibili, sempre con l'onnipresente riso. E la frutta,
papaya, mango, piccole e saporitissime banane rosa, meloncini che
profumano di sole e che rendono bella la vita sin dal mattino. Le aragoste
che fanno bella mostra di sé nella fotografia del depliant che ci hanno
consegnato all'ingresso devono essere state prese in prestito per
l'occasione e forse sono ritornate in quel mare da cui le avevano raccolte
solo per essere protagoniste di una fugace occasione.
Ma noi
vogliamo vedere le balene. Nella Baia di Samanà, durante l'inverno,
scendono dai freddi mari atlantici verso i caldi mari tropicali per
riprodursi e allevare i "cuccioli", e ora è febbraio, la
stagione giusta.
Sappiamo che
dalla cittadina di Samanà partono delle grosse barche per l'avvistamento
dei cetacei, ma si fermano lontano da loro e non consentono una buona
visibilità. Noi vogliamo andare più vicino, vedere bene le balene, e
allora cerchiamo Carlos. Lui è un'istituzione del posto, sa tutto e trova
tutto, da solo ha imparato a parlare in quattro lingue ed è pieno di
iniziative.
Una volta
trovato il ragazzo l'accordo è presto fatto, e l'appuntamento viene
fissato per il mattino seguente alla spiaggia di Los Cacaos dove ci
troviamo di buon'ora e ci imbarchiamo su una lancia con un piccolo
fuoribordo, guidata da un taciturno isolano. In breve tempo siamo al
largo, vediamo a distanza le barche dei turisti, ma noi continuiamo ad
andare avanti e finalmente il nostro nocchiero spegne il motore. Tutto è
fermo e tranquillo, il mare è turchese liquido, così trasparente che la
nostra barca sembra sospesa sul nulla. Siamo in attesa, in silenzio,
guardandoci in giro quando, improvvisamente, uno sbuffo d'acqua, poi un
altro e un altro ancora; ecco il primo dorso possente che esce dall'acqua
e si immerge portandosi dietro la sua grande coda. Eccolo il grande
mammifero marino, il nostro avo acquatico, l'enorme leviatano, è così
vicino che quasi possiamo toccarlo e noi inforchiamo le nostre macchine
fotografiche per immortalare questa scena, per riportarcela indietro e non
dimenticarla mai; proprio allora, sotto la barca, passa un'enorme ombra
scura, lentissima, grandissima, e noi restiamo tutti immobili, tratteniamo
il respiro, incapaci di parlare e di scattare una foto davanti a quello
spettacolo imprevisto, a quel momento memorabile e interminabile. Quando
l'ombra svanisce, sulla barca riprendiamo tutti fiato simultaneamente con
un unico, lungo sospiro, e poco più avanti il nostro amico - perché tale
ormai lo sentiamo - esce possente dall'acqua e si rituffa sotto levando
alta la coda, e a noi piace pensare che così ci stia salutando.
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